Graal

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    Il Santo Graal potrebbe essere a Roma

    A riferirlo è il Circolo culturale telematico per la Natura e la Storia

    Secondo lo studioso Alfredo Barbagallo, la rappresentazione del Sacro
    Calice nel mocaico della Basilica di S. Lorenzo fuori le Mura è una
    chiara segnalazione che indica le adiacenti catacombe di S. Ciriaca

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    Roma, 20 mar. - (Adnkronos) - Il leggendario Santo Graal,
    l'antichissimo Calice che avrebbe contenuto, secondo fonti e leggende
    plurisecolari, gocce del sangue di Gesù Cristo, potrebbe essere stato per molti
    secoli a Roma o, addirittura, la capitale potrebbe tuttora custodirlo. Lo
    studioso romano Alfredo Barbagallo ha infatti identificato una
    possibile netta rappresentazione del Sacro Calice nella Basilica romana di S.
    Lorenzo fuori le Mura, a pochi metri dall'altare di sepoltura del Santo
    e per l'esattezza, nell'ambito dello splendido mosaico centrale del
    grande pavimento cosmatesco della Basilica, risalente alla prima fase del
    XIII secolo ed in parte danneggiato dagli avvenimenti bellici.

    A riferirlo è il Circolo culturale telematico per la Natura e la Storia
    sottolineando che la straordinarietà della scoperta consiste nella
    conferma della grande e notissima leggenda che avrebbe visto S. Lorenzo, a
    pochi giorni dal martirio, nell'agosto 258, ricevere l'affidamento del
    Santo Graal da Papa Sisto II; il Calice sarebbe poi pervenuto,
    attraverso varie vicende, sino alla Cattedrale di Valencia, dove è oggetto di
    venerazione, ed ha di recente ricevuto l'omaggio di Papa Benedetto XVI.

    L'immagine medioevale rappresentata nel pavimento cosmatesco di S.
    Lorenzo fuori le Mura sembra chiaramente rappresentare una sorta di
    indicazione segnaletica che indirizza con precisione verso le adiacenti
    catacombe di S. Ciriaca, antico Cimitero Verano, luogo di sepoltura
    originaria del diacono e Santo Lorenzo.

    Anche la parte circostante, e persino la parte perduta del rarissimo
    mosaico pavimentale, sembrano avallare l'ipotesi di una complessa
    simbologia. L'ipotesi sarebbe quindi quella della permanenza rappresentata del
    Sacro Calice a Roma per molti secoli, o quella della sua attuale
    presenza nelle strutture catacombali indicate. Su questi importanti argomenti
    lo studioso Alfredo Barbagallo ritiene di poter effettuare una
    conferenza stampa a Roma la prossima settimana.

    http://www.adnkronos.com/IGN/Cultura/?id=1.0.816849686
     
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    Il Santo Graal è a Roma

    "Avviare una campagna di accertamenti per scoprire la verità"


    E' l'ipotesi dello studioso Alfredo Barbagallo secondo il quale la
    reliquia sarebbe stata sepolta con il suo custode, ovvero nel luogo dove
    poi fu edificata la Basilica di San Lorenzo al Verano (fotogallery
    http://www.adnkronos.com/IGN/Fotogallery/?fid=1.0.839057468 )


    Roma, 28 mar. (Adnkronos Cultura) - Secondo lo studioso Alfredo Barbagallo, presidente
    dell'associazione Arte e Mistero, il Santo Graal non si troverebbe in Francia, né
    in Spagna né altrove, ma a Roma, città dalla quale non si sarebbe mai
    spostato, nonostante ciò che afferma la tradizione medievale. La
    reliquia sarebbe sempre rimasta accanto all'uomo che, in vita, ne fu il
    custode, sepolta con le sue spoglie nel luogo sul quale venne poi edificata
    la Basilica di San Lorenzo al Verano (nella foto). A sostegno
    dell'ipotesi, in una conferenza stampa Barbagallo ha portato quelle che reputa
    essere le prove inconfutabili della presenza del Calice nel luogo della
    sepoltura di San Lorenzo, una vera e propria segnaletica realizzata
    dagli uomini del medioevo per indicarne l'ubicazione del Graal, ovvero la
    stessa iconografia degli affreschi e dei mosaici della chiesa che
    Barbagallo studia da due anni (fotogallery). D'altra parte, ''se il
    Graal esiste non può che trovarsi qui - ha dichiarato Barbagallo - io
    non ho fatto altro che andare a cercare l'acqua dove c'è la fonte''.

    Rappresentazioni di ''carattere graalistico'', come le definisce lo
    studioso, animano i numerosi dipinti ancora visibili, nonostante i danni
    causati dal tempo e soprattutto dai bombardamenti sul quartiere di San
    Lorenzo. A partire dal mosaico posto proprio sopra il luogo della
    sepoltura di San Lorenzo, all'interno della chiesa, raffigurante proprio un
    calice la cui parte superiore, stilizzata, rappresenterebbe gocce di
    sangue. Secondo la tradizione medievale, il diacono Lorenzo ricevette,
    nell'agosto del 258, i tesori della Chiesa da Papa Sisto II: una Chiesa
    perseguitata e nell'ombra, i cui tesori erano fondamentalmente composti
    dalle reliquie. Appena quattro giorni dopo aver ricevuto questi tesori,
    il loro custode venne martirizzato e sepolto nel luogo sul quale oggi
    sorge la Chiesa di San Lorenzo al Verano. Sempre secondo la tradizione
    medievale, poco prima di morire, Lorenzo consegnò il Sacro Graal a un
    soldato spagnolo che portò la preziosa reliquia nella sua patria.

    ''La mia teoria - ha dichiarato Barbagallo - è che il Graal non sia mai
    uscito da Roma e quello che chiedo ora, alle sovrintendenze competenti
    e alle autorità religiose, è una campagna di accertamento su cosa si
    trova all'interno dell'area catacombale, anche perche' sia dalle guide
    della basilica che dai dati della soprintendenza ai Beni Culturali del
    comune di Roma emergono dati inquietanti''. Mentre la soprintendenza ai
    Beni Culturali di Roma ha rilevato la presenza, accanto alla primitiva
    sepoltura del Santo, e quindi proprio sotto il mosaico raffigurante il
    Calice, di un ambiente absidale la cui funzione e la cui datazione
    restano ancora ignote, nella guida alla chiesa scritta da Padre Sergio
    Martina, ''La Basilica patriarcale di San Lorenzo e i suoi Santi'', si
    legge: ''Nell'angolo della stessa stanza, dove è scavato un sedile a muro,
    si vede un imbuto di terracotta, la cui parte inferiore finisce sopra il
    volto di uno scheletro, e ciò ricorda le libazioni che
    avvenivano durante i banchetti funebri''.

    Sarà questo imbuto quello che viene ripetutamente rappresentato nelle
    pitture all'interno e all'esterno della chiesa? Un calice, infatti, è
    stato più volte raffigurato da tre diversi gruppi di pittori medievali, i
    cui nomi restano tuttora ignoti, accomunati dalla volontà di farsi
    interpreti della coppia San Lorenzo-Graal.

    Oltre al mosaico, Barbagallo ha indicato e fotografato numerose altre
    raffigurazioni del presunto Graal: dall'affresco accanto alla porta di
    ingresso a sinistra che raffigura San Lorenzo morto, sul cui corpo
    aleggiano due coppe ''che evidentemente indicano il luogo della sepoltura
    del Santo come luogo della sepoltura del Graal stesso'', agli affreschi
    in fondo alla navata sinistra che raffigurano San Lorenzo che stringe a
    sé il Calice e San Lorenzo di fronte a un ripiano sul quale è posto il
    Calice, agli affreschi nella parete laterale destra che rappresentano
    l'imperatore Enrico II di Baviera nell'atto di donare un simbolico
    calice d'oro a San Lorenzo e altre scene collegate ai miracoli del Graal.

    ''Io non sono un cercatore di Graal - ha voluto sottolineare Barbagallo
    - né uno dei tanti illusionisti che diffondono teorie New Age. Sono uno
    studioso che ha ritenuto di affrontare uno studio culturale, a partire
    da un dato logico: se esiste un Santo Graal, perché andarlo a cercare
    in Bretagna e non nel luogo in cui è sepolto colui che fu il suo
    detentore?''.

    http://www.adnkronos.com/IGN/Cultura/?id=1.0.839108785


     
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    L'ultima sul mistero del Graal: è a Roma

    ROMA (19 giugno) - Da secoli tutti cercano il Santo Graal e ogni tanto
    qualcuno dice di aver localizzato il calice nel quale Gesù bevve
    durante l'ultima cena. Di solito viene dato nel nord Europa, Francia,
    Inghilterra, Scozia. E se stesse a Roma, nella basilica di San Lorenzo Fuori
    le Mura, a due passi dal Verano? E' la suggestiva ipotesi
    dell'archeologo Alfredo M. Barbagallo, presidente dell'Associazione Arte e Mistero
    che si basa su un testo storico. Nel 258 d.C, durante la persecuzione di
    Valeriano, i Tesori ecclesiali (tra cui un Sacro Calice) furono
    consegnati dal Papa Sisto V al diacono Lorenzo, che morì dopo quattro giorni.
    Ad avvalorare le ipotesi dello studioso una lunga ricerca svolta sulle
    iconografie medievali che rappresentano il Sacro Calice e che si
    trovano all'interno della Basilica, orientate verso le adiacenti catacombe di
    S. Ciriaca, poste al disotto della chiesa (chiuse da anni),
    all'interno delle quali si troverebbe, appunto, la coppa.

    «È una stanza di circa 20 mq. di superficie, coperta a volta. (..)
    Nell'angolo di un sedile a muro vedesi un imbuto di terracotta (colum) la
    cui parte inferiore sbocca sopra il volto di uno scheletro. Serviva a
    versarvi parte delle libazioni duranti i banchetti funebri in refrigerio
    del defunto. Negli scavi del pavimento di questa cappella furono
    trovati allineati altri quattro scheletri, che rinserravano nella bocca
    monete conservatissime dei primi tempi dell'epoca imperiale e degli ultimi
    tempi della repubblica».

    Questo brano, tratto dalla Guida di S. Lorenzo Fuori Le Mura e delle
    Catacombe di S.Ciriaca, scritto dal cappuccino Giuseppe Da Bra nel 1938,
    sarebbe l'ulteriore dimostrazione, secondo Barbagallo, della presenza
    del calice all'interno della Basilica. Il colum descritto sarebbe
    infatti uno strumento di distribuzione del vino nell'ambito di una cena di
    gruppo (come il Santo Graal usato da Gesù durante l'ultima cena). I
    quattro scheletri, inoltre, in posizione adorante, più uno in posizione di
    refrigerium rispetto al calice, e le quattro monete nella bocca dei
    defunti, di diverse epoche, dal secondo secolo a.C. al secondo secolo d.C.,
    dimostrerebbero l'importanza dell'oggetto.

    «Sono assolutamente convinto che quello sia l'oggetto poi denominato
    Santo Graal», ha detto Barbagallo. Ora la parola passa alla
    Sovrintendenza, che dovrà procedere all'apertura delle catacombe e alla verifica e
    analisi degli oggetti e degli scheletri in essa contenuti per verificare
    la veridicità delle ipotesi dell'archeologo

    http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id...HOME_SPETTACOLO


     
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  4. Gratia
     
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    Il calice si è perso 1500 anni fa

    Sarebbe nascosto a Roma o in Puglia di ANTONIO ANGELI NON
    è mai emerso dalle nebbie del tempo: il Santo Graal, il calice
    miracoloso che raccolse il sangue di Gesù crocifisso, è il più grande mistero
    di tutti i tempi. Ogni tentativo per svelare la sua magica essenza,
    dagli scavi archeologici alle interpretazioni esoteriche in stile «Il
    codice Da Vinci», ne hanno solo reso più profondo l’enigma. Eppure, negli
    ultimi tempi, una grande schiarita sul mistero del Graal c’è stata: il
    calice, se esiste, è in Italia e non altrove. Sì, perché se tutta una
    «letteratura del mistero», vecchia ormai di qualche decennio, situava il
    nascondiglio tra le nebbie della Gran Bretagna o, tutt’al più, in
    Bretagna, la parte nord-ovest della Francia, le più recenti rivelazioni
    individuano il misterioso manufatto in Italia. Da Torino a Bari, da Roma a
    Castel del Monte i nuovi cavalieri della Tavola Rotonda oggi inseguono
    il mito sotto il sole del Belpaese. Ma andiamo per ordine: il
    Santo Graal, per chi non fosse fresco di studi sul Ciclo Bretone, è la
    coppa con la quale il Salvatore celebrò l’Ultima Cena, utilizzata
    successivamente da Giuseppe d'Arimatea (un amico della famiglia di Gesù)
    per raccogliervi il sangue del Cristo. L’origine della parola è complessa
    e misteriosa: il termine Graal potrebbe derivare, secondo alcuni
    studiosi, dalla parola, in un latino tardo e corrotto, «gradalis», che vuol
    dire piatto o da un termine greco che significa «vaso». Secondo alcuni
    «esperti del mistero» «Santo Graal» deriverebbe da «Sang Real», ovvero
    sangue reale, il sangue di Gesù Cristo. Dopo essere stato usato per
    l’Ultima Cena il calice venne riutilizzato da questo amico della famiglia
    di Gesù per raccogliere le gocce di sangue che uscivano dal costato del
    Cristo trafitto dal colpo di lancia del centurione Gaio Cassio
    Longino. Una curiosità: i due oggetti protagonisti di questo episodio, un
    piatto ritenuto il Santo Graal e la lancia ritenuta di Longino, sono
    oggi esposti vicini, a Vienna, nel palazzo dell’Hofburg. Ma nessuno
    più crede che siano gli originali. Tornando alla storia del Graal il
    calice iniziò, secondo la leggenda, a manifestare strabilianti poteri.
    Giuseppe d’Arimatea lo portò in Britannia, l’attuale Inghilterra, dove
    rimase per cinque secoli. Intorno al 500 dopo Cristo, per proteggerlo dalle
    scorribande dei barbari pagani, si decise di portarlo a Roma, dal
    Papa. Ma l’avventuroso viaggio si fermò sull’isola di Comacina, al centro
    del lago di Como, dove i cristiani si asserragliarono combattendo contro
    i Longobardi. Narra la leggenda che i cavalieri cristiani riuscirono a
    resistere ai longobardi grazie agli influssi magici del Graal. E alla
    fine nascosero il preziosissimo oggetto così bene, ma così bene che,
    negli ultimi 1500 anni, nessuno è più riuscito a trovarlo. Per anni si è
    ritenuto che il vaso fosse nell’attuale Gran Bretagna e più
    precisamente nella zona di Glastonbury, dove ancora oggi, sorgono le rovine
    di una grandiosa abbazia. Fu qui, nel sud di quello che ora è il Regno
    Unito, che cercarono il Graal i cavalieri della Tavola Rotonda ed è
    qui, secondo la leggenda, che è seppellito Re Artù. Qualcuno ha però
    sostenuto che il Graal fosse celato in Francia, tra le pietre diroccate del
    castello di Montségur. E gli italiani, esterofili per vocazione, non
    hanno mai protestato. E invece il Graal, sembra, lo abbiamo proprio noi.
    Per una serie complessa di eventi il calice, in epoca medievale,
    sarebbe divenuto proprietà della nobile famiglia sveva degli Hohenstaufen e
    l’imperatore Federico II avrebbe fatto costruire, nel 1240,
    l’enigmatica fortezza di Castel del Monte, in Puglia, per custodirlo. Altri
    recenti studi situerebbero invece il Graal nella basilica di San Nicola di
    Bari, che a tutti gli studiosi di storia dell’arte è sempre apparsa più
    un fortino che un luogo di culto. E che dire di un’antica tradizione,
    recentemente riscoperta, che vorrebbe il Graal custodito in un
    dedalo sotterraneo per celare il quale, nel 1814, fu costruita
    l’insolita chiesa della Gran Madre di Dio, a Torino? Per completare la storia
    «italiana» del Graal ci sono i recentissimi studi dell’archeologo
    Alfredo Barbagallo che, nella basilica romana di San Lorenzo fuori le Mura,
    ha individuato una serie di segni che indicano che il calice sarebbe,
    da secoli, a Roma, nascosto proprio sotto il luogo di culto. E la
    domanda che nasce spontanea è: se esiste, il Graal, dove altro dovrebbe
    essere se non in Italia, la culla del Cristianesimo e della civiltà? Strano
    sarebbe, sempre che esista, se non fosse nel nostro meraviglioso paese.
    [email protected]
    venerdì 22 giugno 2007

    http://www.iltempo.it/approfondimenti/index.aspx?id=1219955

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  5. Gratia
     
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    Il Graal dei Templari? Forse era la Sacra Sindone
    Il Faro on line - Forse svelato il mistero del Sacro Graal. Non una coppa d'oro, né una donna. ma la Sindone. Nella misteriosa e rocambolesca storia dei Templari, infatti, l'Osservatore Romano aggiunge un tassello inedito: i 'Compagni d'armi di Cristo e del Tempio di Salomone' entrarono in possesso della Sacra Sindone, scomparsa da Costantinopoli durante il saccheggio del 1204, perpetrato contro la capitale bizantina dagli eserciti cattolici della quarta crociata. Per alcuni secoli non si seppe più nulla del telo che - secondo la tradizione - era stato poggiato sul volto di Cristo morto e ne ritraeva i lineamenti come in un negativo di fotografia. Il giornale vaticano, in un articolo firmato dalla studiosa Barbara Frale - rilancia l'ipotesi che la Sindone finì nelle mani dei Templari
    o durante lo stesso saccheggio di Costantinopoli o perchè se ne impossessarono negli anni successivi. L'ordine, sorto in seguito alla prima crociata (1096), fu sciolto nel 1312-14 dopo un drammatico processo per eresia; in realtà, secondo la storiografia moderna, perchè la monarchia francese volve a impossessarsi degli enormi beni dei Templari. Tra le accuse rivolte ai cavalieri del Tempio dal re di
    Francia vi era quella di adorare un misterioso idolo barbuto. Sarebbe stata la Sindone "chiusa in una teca speciale fatta apposta per lasciar vedere solo l'immagine del volto, e venerata in assoluto segreto in quanto la sua stessa esistenza all'interno dell'ordine era un fatto molto compromettente: l'oggetto era stato rubato durante un orribile saccheggio".
    Secondo la Frale, che sta per pubblicare in un libro i risultati delle sue ricerche, "i Templari si procurarono la sindone per scongiurare il rischio che il loro ordine subisse la stessa contaminazione ereticale che stava affliggendo gran parte della società cristiana al loro tempo: era il miglior antidoto contro tutte le eresie". Infatti "i catari e gli altri eretici affermavano che Cristo non aveva vero corpo umano nè vero sangue, che non aveva mai sofferto la Passione, non era mai morto, non era risorto; per questo non celebravano l'Eucarestia, considerata a loro giudizio un rito privo di senso non avendo Cristo mai avuto una vera carne".
    http://www.ilfaroonline.it/magazine.php?id=210
     
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  6. Gratia
     
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    Google metterà on-line i Rotoli del Mar Morto. Partnership con autorità archeologiche israeliane

    Gerusalemme, 19 ott. (Ap) – I Rotoli del Mar Morto, manoscritti risalenti al primo secolo e ritrovati nel 1940 nella località cisgiordana di Qumran, potrebbero finire on-line grazie ad una partnership fra Google e le autorità archeologiche israeliane.

    Il progetto permetterà di accedere al testo – considerato una delle più importanti scoperte archeologiche del secolo scorso – grazie a delle immagini ad alta risoluzione: le prime scansioni dovrebbero essere messe on-line entro pochi mesi.

    Inoltre, verrà approntata anche una trascrizione dei manoscritti nel testo originale e in traduzione: gli esperti si sono lamentati delle difficoltà di accedere ai Rotoli, che contengono parti della Bibbia ebraica e si ritiene appartenessero ad una comunità essena, una setta religiosa ebraica contemporanea al primo cristianesimo.

    http://www.dailyblog.it/google-mettera-on-...ane/19/10/2010/
     
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5 replies since 21/3/2007, 22:12   1338 views
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