il gruppo faretra fodero spada nei guerrieri sardi

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  1. iperboreo50
     
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    Le tecniche di combattimento e d’impiego degli arcieri possiamo vagamente ricostruire guardando i graffiti e bassorilievi dei vari templi dell’epoca. Parlo ovviamente dell’Egitto e delle varie rappresentazioni delle battaglie con la presenza dei guerrieri shardana.
    In questo graffito è rappresentata la presa della città siriana di Tunip.
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    Si vedono gli arcieri inquadrati in un reparto mentre scagliano le frecce contro i difensori della città.
    Una tipica azione di copertura con tiri di saturazione, arcieri ordinati in più file assicurano una continuità di tiri per costringere i difensori a tenere bassa la testa . Un atto tattico di breve durata, necessario solamente a far avvicinare in relativa sicurezza le proprie fanterie, una volta a ridosso delle mura i tiri cessavano per evitare il “fuoco amico”. Essendo un atto tattico statico il rifornimento di frecce veniva assicurato dagli addetti alle salmerie.
    Se paragoniamo questi arcieri a quelli medioevali, allora nella faretra avevano una scorta personale di circa 30 frecce e un ulteriore contenitore con diverse decine di frecce fornite di punte di varia natura per diversi tipi di bersaglio.
    Se consideriamo che la distanza massima di tiro utile ma impreciso con frecce da guerra era di circa 220 – 250 metri e che questa distanza si percorre di corsa a piedi in circa un minuto, e che in un minuto non si tirava più di 10-12 frecce, allora vediamo che per un singolo atto tattico il consumo di frecce per arciere non era elevato. Ovviamente la guerra non finiva con una battaglia ma durava diverso tempo e allora le salmerie portavano centinaia di migliaia di frecce di riserva, anche perché non le si costruiva sul momento.

    In questo rilievo di Medinet Habu, abbiamo la ormai famigliare battaglia nel delta del Nilo.

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    Anche qui gli arcieri sono inquadrati in reparto uniforme e dall’inclinazione degli archi, assicurano il tiro entro 100 metri. Il tiro è sempre di saturazione (nel mucchio). Il nemico, in questo caso i p.d.m., sono costretti in una trappola senza via di scampo. La maggior parte è colpita dalle frecce. Questo ci dice che probabilmente era questo il modo maggiormente usato dagli arcieri dell’epoca.
    Nel caso di uno scontro campale questo tipo di schieramento avrebbe assicurato la copertura sempre per poco tempo (per le ragioni di cui sopra).
    Qui si vede anche la faretra personale da schiena ma con ogni probabilità stando a piè fermo usavano i tubi di riserva tenendo la scorta personale per altre evenienze.

    L’atto tattico dinamico nel mondo egizio si sviluppava coi carri (nel medioevo con arcieri montati).

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    I carri potevano scorazzare per il campo di battaglia e l’uso dell’arco era particolarmente efficace. La scorta delle frecce era posizionata sul carro nei tubi porta frecce di facile sostituzione.

    In nessuna rappresentazione si vede l’uso degli arcieri appiedati impegnati negli scontri ravvicinati. Per scontro ravvicinato si intende la distanza tra le file fino a 30 metri.
    Per poter combattere in uno scontro così ravvicinato era necessaria la capacità di un incocco rapido di frecce e la capacità di ingaggiare nel brevissimo tempo a disposizione i bersagli a diverse distanze in tutte le direzioni sia da fermo che in movimento. In questo frangente, l’arciere non guarda come incoccare la freccia e non la cerca nella faretra che ballonzola da tutte le parti. Lo sguardo è sempre fisso sui bersagli mentre la mano prende la freccia, una dopo l’altra e la incocca.
    La faretra sulla schiena non era particolarmente comoda per questo tipo di incocco rapido.
    La sequenza sarebbe questa: L’arciere muovendosi cerca il bersaglio adatto, alza il braccio per estrarre la freccia dalla faretra e lascia scoperto il fianco, per poterla incoccare velocemente senza spostare lo sguardo dal campo, dovrebbe tenere l’arco in orizzontale e quindi facilmente agganciarlo contro qualcuno nella mischia, poi dovrebbe drizzarlo e alla fine puntarlo contro il bersaglio. Non è impossibile ma troppo incasinato.

    Arcieri medioevali bizantini, arabi, e delle steppe asiatiche, per assicurare la rapidità dell’incocco tenevano un mazzetto di 6-8 frecce nella mano dell’arco e facendo così, in meno di 3 secondi si riesce incoccare tenendo l’arco sempre in posizione verticale. In una sequenza in movimento: l’estrazione, incocco, puntamento e tiro il tutto si svolge in meno di 5 secondi. Questa rapidità permette all’arciere sia di sopravvivere nella mischia che essere utile al risultato finale. Arcieri europei negli scontri ravvicinati, tenevano le frecce infilate nel cinturone da dove potevano estrarle velocemente.
    Ovviamente esaurite le frecce nella mano, si prelevava dalla faretra un altro mazzetto e così via fino all’esaurimento, poi si continuava la lotta con asce, spade e quant’altro.
    image image image

    Per tornare alla faretra dei bronzetti, secondo me invece che essere da schiena era da spalla e l’arciere veniva usato nei tiri a distanza e di copertura.
    Ricordo alcuni parametri importanti per questa valutazione:
    - la distanza max di tiro era di 220-250 metri
    - questa distanza si percorre di corsa in brevissimo tempo
    - in questo tempo si possono tirare nel mucchio un decina di frecce
    - dopo di che la parola passava alla fanteria mentre gli arcieri si rischiaravano per colpire sempre a distanza eventuali atti diversivi del nemico.

    Spero di essere stato utile

    P.S. disegni sono del libro: Gli Shardana nell’Egitto Ramesside di Giacomo Cavillier
    Le foto sono personali

    :salute: :salute:

     
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  2. LessàAlessandro
     
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    bravo Iper, un bell'excursus!
     
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    ENOCH

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    Nicola borrelli, giornalista specializzato in arcieria storica e archeologia sperimentale,scrisse alcuni articoli riguardo all' arco e alla faretra nuragica .
    Sosteneva che la faretra era probabilmente costruita in pelle animale e/o giunco di palude intrecciato (Scirpus Aculeatus) e che era portata sulle spalle dritta e centrale sulla linea della spina dorsale. Deducendone che l' imbragatura doveva essere simile a quella di un normale zainetto.

    Riportava inoltre che accanto alla faretra o nella parte alta o bassa, era collocato un piccolo contenitore cilindrico o tronco conico dove ipotizza che fossero contenuti grasso per l' arco oppure punte per freccia o corde di ricambio...
    La sua ricostruzione:

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    :vandal:
     
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  4. dedalonur9
     
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    un bravo anche da me ad Iper per l'esposizione e un grazie a Elsa per la citazione.

    CITAZIONE
    Per tornare alla faretra dei bronzetti, secondo me invece che essere da schiena era da spalla e l’arciere veniva usato nei tiri a distanza e di copertura.

    così trasmetti l'idea che deduci l'uso tattico dell'arco dei nuragici dai shardana.

    mettendo da parte il problema dell'identificazione dei primi nei secondi, bisogna dire che i shardana ritrati dagli egizi operavano in un ambito nel quale gli eserciti erano organizzati per specializzazioni, e in cui le esigenze erano molto diverse da quelle della parte occidentale.

    La specializzazione è evidente dal fatto che i mercenari shardana compaiono sempre armati di spada, scudo e corte lance, mai di arco. L'arco è sempre utilizzato dagli egizi.
    Nel periodo nuragico a cui i bronzetti fanno riferimento invece questa specializzazne per reparti non esisteva: lo si deduce dal fatto che i nobili nuragici sono armati sia con armi da lancio che da mischia, per cui mi vien difficile immaginare che l'uso dell'arco venisse inquadrato in quel modo.

    Come sempre nella storia militare, in occidente, il tipo di organizzazione diversa discendeva dai diversi fini della guerra, che era in sostanza una guerra per razzia (procacciarsi ricchezza) e raid (indebolire l'avversario privandolo dei mezzi di sussistenza), non di conquista, occupazione e imperialismo. è a partire dalle diverse finalità strategiche che occorre leggere i bronzetti.

    se i shardana sono i nuragici, inquadrati nell'esercito egizio come mercenari, potevano fare a meno dell'uso dell'arco: poichè in questo caso c'era un corpo di arcieri specializzato.
    ma nel loro habitat, gli spadaccinni Shardano nuragici dovevano provvedere da se all'arco...quindi dobbiamo spiegare la funzionalità del gruppo faretra fodero spada in una realtà occidentale ben diversa da quella orientale.

    :salute:
     
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  5. iperboreo50
     
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    CITAZIONE (dedalonur9 @ 16/5/2010, 10:51)
    un bravo anche da me ad Iper per l'esposizione e un grazie a Elsa per la citazione.

    CITAZIONE
    Per tornare alla faretra dei bronzetti, secondo me invece che essere da schiena era da spalla e l’arciere veniva usato nei tiri a distanza e di copertura.

    così trasmetti l'idea che deduci l'uso tattico dell'arco dei nuragici dai shardana.

    mettendo da parte il problema dell'identificazione dei primi nei secondi, bisogna dire che i shardana ritrati dagli egizi operavano in un ambito nel quale gli eserciti erano organizzati per specializzazioni, e in cui le esigenze erano molto diverse da quelle della parte occidentale.

    La specializzazione è evidente dal fatto che i mercenari shardana compaiono sempre armati di spada, scudo e corte lance, mai di arco. L'arco è sempre utilizzato dagli egizi.
    Nel periodo nuragico a cui i bronzetti fanno riferimento invece questa specializzazne per reparti non esisteva: lo si deduce dal fatto che i nobili nuragici sono armati sia con armi da lancio che da mischia, per cui mi vien difficile immaginare che l'uso dell'arco venisse inquadrato in quel modo.

    Come sempre nella storia militare, in occidente, il tipo di organizzazione diversa discendeva dai diversi fini della guerra, che era in sostanza una guerra per razzia (procacciarsi ricchezza) e raid (indebolire l'avversario privandolo dei mezzi di sussistenza), non di conquista, occupazione e imperialismo. è a partire dalle diverse finalità strategiche che occorre leggere i bronzetti.

    se i shardana sono i nuragici, inquadrati nell'esercito egizio come mercenari, potevano fare a meno dell'uso dell'arco: poichè in questo caso c'era un corpo di arcieri specializzato.
    ma nel loro habitat, gli spadaccinni Shardano nuragici dovevano provvedere da se all'arco...quindi dobbiamo spiegare la funzionalità del gruppo faretra fodero spada in una realtà occidentale ben diversa da quella orientale.

    :salute:

    prima una considerazione:
    - tra i bronzetti sardi ci sono moltissimi che presentano l'arciere, questo può voler dire che l'arco era un arma molto usata e quindi l'impiego era probabilmente di buon livello.
    - molti tra gli arcieri portano l'arco a doppia curvatura di tipo probabilmente composito, non di tipo egizio (triangolare) ma piuttosto di origine medio orientale. Questi archi erano per tempi di costruzione particolarmente lunghi (anche un anno) e prestazioni elevate, superiori agli archi in legno e pertanto mi è difficile pensare che venissero usati per razzie e bardane da poco. Erano armi di tutto rispetto e secondo me usati nei reparti particolarmente preparati e addestrati per dei compiti importanti:
    imageimageimage

    - ci sono altri bronzetti con arcieri armati di arco semplice probabilmente di legno:
    imageimage
    in questo secondo caso, l'arciere è vestito alla egiziana e porta la faretra da spalla come appunto arcieri egizi.
    - molti tra gli arcieri sono protetti da da quelle che sembrano corazze, probabilmente di cuoio.
    Tutto questo per dei razziatori? forse, può darsi, ma a me sembrano destinati a "opere" più importanti.

    Torniamo ora alla faretra da schiena.
    Se vogliamo fermarci al solo teatro operativo sardo e alle razzie e bardane, allora l'uso della faretra da spalla o da schiena è pienamente giustificato. (a parere mio ovviamente).
    Nel caso di difesa o di attacco dei villaggi nuragici, avere delle faretre da fianco era di disturbo, limitava la mobilità, lo stesso vale nel contrasto nei passaggi stretti, nei tiri da terrazze sopraelevate con forti angoli di tiro verso basso, in tutti questi casi avere le frecce sulla schiena favoriva la mobilità e permetteva comunque un relativamente veloce ricaricamento dell'arco. Quando il nemico era ormai vicino, lo si affrontava con altre armi come spadoni, asce o mazze. Nei posti stretti un tubo con frecce sul fianco ti strattonava, bloccava, impediva il combattimento.
    Lo stesso vale per tiri d'agguato, in una posizione accucciata, in ginocchio o sdraiati la faretra da fianco limitava la velocità di ricarica. Quindi anche in questo caso quella da schiena si rivela la più opportuna.

    Rimane strana la posizione della faretra in verticale sulla schiena invece che da spalla (come nel bronzetto egittizante).
    Estrarre velocemente la freccia dal tubo sulla verticale della schiena è da contorsionisti, se poi pensi che molti di loro avevano paraspalle e corpetti corazzati, allora una veloce estrazione era probabilmente una chimera.
    Una freccia della lunghezza di circa 60 cm affogata nel tubo per 2/3 della sua lunghezza obbligava l'arciere ad una estrazione in verticale di 40 cm. Non è impossibile, è semplicemente troppo complicato.
    Anche se consideri l'altezza delle persone di allora, la proporzione non cambia, la freccia sarà più corta ma anche le braccia saranno più corte. Usare una faretra più corta farebbe aprire a ventaglio incasinato le frecce con ulteriore rallentamento nella presa ed estrazione.
    Tutto questo non avverrebbe con la faretra da spalla posizionata in diagonale con frecce sopra la spalla destra. Comoda da usare e da portare, permette una presa e una estrazione delle frecce veloce.
    A questo punto si potrebbe ipotizzare che l'uso dell'arco come dici tu, era marginale e che era tutto predisposto per usare maggiormente le armi da taglio. In questo caso avere un tubo sempre fermo lungo la colonna vertebrale favoriva la mobilità delle mani e in più il tubo con le frecce dentro costituiva una protezione aggiuntiva contro dei colpi da dietro.

    Però mi è difficile pensare che un arma tecnologicamente avanzata nelle mani di una moltitudine di guerrieri fosse usata come un ripiego.

    :salute: :salute:
     
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  6. dedalonur9
     
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    CITAZIONE
    pertanto mi è difficile pensare che venissero usati per razzie e bardane da poco. Erano armi di tutto rispetto e secondo me usati nei reparti particolarmente preparati e addestrati per dei compiti importanti

    CITAZIONE
    Tutto questo per dei razziatori? forse, può darsi, ma a me sembrano destinati a "opere" più importanti.

    Carissimo Iper...questa è anzitutto l'occasione per dichiarare quanto sempre abbia apprezzato il tuo modo di ragionare... ;)
    però scusami, qui parti da un pregiudizio.
    io non credo che i sardi di allora in qualsivoglia guerra abbian partecipato, abbiano agito col fine strategico di conquista di territori continentali fino alla creazione di dominions d'oltre mare.
    Il fine strategico per me era sempre costituito dai moventi del raid (indebolire economicamente e politicamente l'avversario) e dalla razzia (arricchirsi).
    Forse però la colpa è anche mia, perchè avei dovuto far presente come la razzia storicamente giustifichi (qui sta il pregiudizio)grandi imprese, evoluzione delle tecniche militari quindi io non vedo alcuna stonatura con l'impiego di armi di ultima generazione, vascelli veloci ecc..

    tieni presente che si è calcolato che nel medioevo l'80% delle azioni armate era costituito da razzie e raid. mi pare obbligatorio dedurre come nell'europa occidentale (ma pure in quella orientale del tempo..la percentuale fosse di molto maggiore. Nel medioevo anche quando praticavano razzie e raid usavano tuttavia il materiale bellico più all'avanguardia, ma la specializzazione interviene nei grandi eserciti anche per il coordinamento di grandi masse d'uomini.

    in questo particolare tipo di guerra razzia e raid , l'organizzazione è più per bande che non per reparti specializzati...

    tuttavia, in realtà, non mi sento neppure io d'escluderla...in base a ragionamenti astratti
    forse una specializzazione si può vedere prorpio negli arcieri con gonnellino siriano; ma a questo punto sorgono varie domande:
    1) quegli arcieri sono del tutto dissimili rispetto agli arcieri uta abini
    2) sono coevi?
    3) rappresentano dei sardi nuragici?

    certo se rappresentassero un esercito conquistatore straniero dovrebbero esser più numerosi ma altrettanto se fossero nuragico sardi.
    L'unica figura che in qualche modo mette in crisi ma non risponde alle mie considerazioni è una figura di arciere con l'elmo a corna incrociate simile agli arcieri tipo Serri (quelli con il gonnellino a V) e dotato di corazza borchiata come gli arcieri "siriani".

    gli altri arcieri serri hanno la panoplia nuragica e portano il gruppo fodero-faretra; quest'ultimo non..solo arco..

    del resto l'uso dell'arco non s'improvvisa affatto. è un arma complicata da utilizzare

    d'altronde civiltà diverse possono acquisire armamenti da altre anche molto lontane perchè li ritengono più all'avanguardia e vantaggiosi contro i nemici....ma con questo non è detto che mutino ne fini strategici ne tattiche

    insomma è un casino decidersi...non c'è un argomento principe.

    io mi sento abbastanza sicuro solo nell'escludere il fine strategico di conquista a meno di una ipotesi di migrazione...che però non sembra esserci stata.






     
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  7. iperboreo50
     
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    CITAZIONE
    io non credo che i sardi di allora in qualsivoglia guerra abbian partecipato, abbiano agito col fine strategico di conquista di territori continentali fino alla creazione di dominions d'oltre mare.
    Il fine strategico per me era sempre costituito dai moventi del raid (indebolire economicamente e politicamente l'avversario) e dalla razzia (arricchirsi).

    effettivamente hai ragione, raid tipo commando con azioni veloci e potenti non sono da escludere, anzi, senz'altro erano la maggioranza degli eventi bellici. Un po' come continui raid dei saraceni nei confronti della Sardegna diversi secoli più avanti.
    Sbarcare, colpire potentemente, evitare grandi scontri campali, depredare e ritirarsi.
    Nulla da obiettare.
    Mi sono lasciato "trasportare" da grandi eventi bellici perché più appetibili dal punto di vista coreografico. Però in molti casi erano dei raid o incursioni ad avere cambiato la storia. Per esempio continue incursioni dei mori durate decenni contro la Sardegna portarono al dissanguamento e impoverimento della popolazione, quando mancarono le forze per una difesa autonoma dovettero chiedere aiuto a Pisa e a Genova. E da lì viene il resto.
    Non voglio iniziare la discussione sui mori, era solo un esempio di come azioni tipo raid, a bassa intensità, possono modificare la storia.

    Ma la ragione principale per cui non ho preso in considerazione la attica delle incursioni è un altra: è quella benedetta faretra da schiena. Un atto tattico rapido e potente, per riuscire (a meno che non si va a picchiare i bambini) ha bisogno della coordinazione e della velocità nel maneggio delle armi.
    La faretra in quella posizione lascia le mani e il corpo liberi per menare i fendenti con spada o lanci di giavellotto. Ma per tirare in velocità con l'arco non la vedo proprio.
    Scontri a sorpresa si sviluppavano sulle brevi distanze tra uno schieramento e l'altro. Ed è proprio per questa ragione che ricaricare velocemente l'arco era importante.
    Ripropongo due foto dove un gruppo di 3 arcieri sviluppa un attacco in formazione. Quello di destra perdeva tempo a cercare la faretra che ballonzolava qua e la, la ragazze nel mezzo con faretra fissa rigida da fianco estraeva velocemente ma doveva guardare le mani per incoccare, quello a sinistra con la faretra da spalla era più veloce, comunque nessuno riusciva ricaricare e tirare in 3-4 secondi, dover spostare continuamente lo sguardo faceva perdere la coordinazione sia a loro singolarmente che a tutto il gruppo.Ci mettevano lenti lenti 6-7 passi per poter tirare. In questo spazio e con questa lentezza sarebbero spazzati in un battibaleno. Per non dire che il potere d'arresto è dato da una bordata simultanea dopo altra. Anche 10 arcieri coordinati nella manovra e disciplinata riescono fare dei danni.

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    In questa seconda foto, lo si vede bene, l'azione è simultanea. una bordata di frecce partiva ogni 3 secondi.
    L'esercizio era questo: sei frecce tenute nella mano dell'arco, avanzata per circa 10 metri tirando contemporaneamente una bordata ogni 3 passi, ritirata sempre nello stesso spazio e sempre una bordata ogni 3 passi. Ma più importante in questa manovra è che lo sguardo era sempre rivolto verso i bersagli.
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    Per ragioni di spazio si componeva gruppi da 5 arcieri che manovrando negli spazzi ristretti scagliavano le frecce con una velocità e precisione assoluta.

    E qui ritorno alla solita faretra da schiena. Sarebbe stato possibile usarla per ricarica veloce senza distrarsi?
    Oppure l'arco era usato non come arma primaria ma solo in qualche occasione non determinante?
    L'unica risposta potrebbero darci i nostri due rievocatori, Lessà e Aristoi.
    Costruire questo tipo di faretra e provarla in tutti atti tattici possibili.

    :salute: :salute:
     
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  8. dedalonur9
     
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    CITAZIONE
    Non voglio iniziare la discussione sui mori, era solo un esempio di come azioni tipo raid, a bassa intensità, possono modificare la storia.

    ciao Iper...bassa intensità sino ad un certo punto e cmq è uno tra gli esempi che anche io avevo in mente. non rammento il secolo ma diciam0o tra il 1100 e il 1300 dc una flottiglia moresca (7 navi) attaccarono genova di sorpresa, arrecando ingentissimi danni, rapinando beni e uomini trasportati in Africa e lì venduti come schiavi...

    sarà che son fissato ma indipendentemente dal passo di Diodoro Siculo sulle tribù sarde di pirati...è questo ilgenere che i sardi potevano praticare oltremare e non un altro...a meno ripeto:
    - di non esser impiegati come mercenari
    - di non migrare..
    CITAZIONE
    E qui ritorno alla solita faretra da schiena. Sarebbe stato possibile usarla per ricarica veloce senza distrarsi?
    Oppure l'arco era usato non come arma primaria ma solo in qualche occasione non determinante?
    L'unica risposta potrebbero darci i nostri due rievocatori, Lessà e Aristoi.
    Costruire questo tipo di faretra e provarla in tutti atti tattici possibili.

    ebbene sì.....qui c'è bisogno dei rievocatori...

    sarebbe interessante capire per es....come i vichinghi, utilizzassero l'arco. vedrlò se riesco a reperire qualcosa...
    :salute:
     
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  9. iperboreo50
     
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    CITAZIONE
    dedalonur9 Inviato il: 18/5/2010, 23:56
    sarebbe interessante capire per es....come i vichinghi, utilizzassero l'arco. vedrlò se riesco a reperire qualcosa...

    Effettivamente si può fare un parallelo tra nuragici e vichinghi, riferito a modi di passare il tempo libero…..

    da: http://www.milesgloriosus.it/Public/data/r...46_Norsemen.pdf

    i vichinghi facevano largo uso dell’arco, sia in terra che per mare, al punto che in Svezia il termine arco era divenuto sinonimo di guerriero. I norvegesi, in particolar modo, erano riveriti e temuti come “famosi arcieri”. Il tiro all’arco costituiva lo sport preferito dei nobili e dei re. L’arco vichingo era quasi sempre di olmo, comune anche l’uso del legno di tasso. La faretra, di forma cilindrica, conteneva due dozzine di frecce lunghe, sembra, appena 50 cm. Diffuse anche, delle faretre più ampie contenenti sino a 45-48 frecce……

    Nel museo vichingo di Haithabu, ex Hedeby – importante centro vichingo, è esposto un arco con la faretra/contenitore per frecce piuttosto lunghe, mentre al Nationalmuseet di Copenhagen c’è questa raccolta di frecce e archi.
    image image

    Archi erano probabilmente usati nel momento dello sbarco per tiri contro costa, nelle incursioni all’interno come sbarramento contro eventuali minacce, e nel momento del reimbarco per coprirsi la ritirata.
    La faretra da spalla con una cinquantina di frecce serviva da contenitore e quindi invece di essere sistemata sulle spalle, era tenuta a terra o tra le gambe sulla nave. Questo poteva rendere più agevole una certa rapidità di tiri. Nella mischia probabilmente venivano usate solo le armi da botta o da taglio.
    Lo stesso sistema poteva essere usato dai nuragici. La faretra veniva tolta dalla schiena, poggiata per terra per favorire una certa celerità di tiro e reindossata per l’avanzata o combattimento ravvicinato.

    Simile sistema usavano arcieri inglesi. Per uso immediato avevano un mazzo di frecce in cintura, mentre un’abbondante scorta era racchiusa in un sacco legato alla cintura o a tracolla.
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    Nel momento di effettuare dei tiri di batteria, le frecce venivano infilzate nel terreno davanti all’arciere e da li prese per essere velocemente incoccate.
    Negli scontri ravvicinati, entro pochi metri dalla fila avversaria, il tiro doveva essere rapido e potente.
    In questa foto è presentata la battaglia di Crecy nella guerra dei 100 anni, vinta dagli inglesi.
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    Un campione arciere inglese tirava 15 frecce in un minuto nell’anello di 20 cm alla distanza di 15 metri.

    In questi due filmati, quello che si intende per tiro rapido negli scontri ravvicinati. Un filmato di arciere appiedato e una montato.

    12 frecce in 24 secondi


    dodici frecce in 18 secondi !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    :salute: :salute:
     
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  10. dedalonur9
     
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    CITAZIONE
    Archi erano probabilmente usati nel momento dello sbarco per tiri contro costa, nelle incursioni all’interno come sbarramento contro eventuali minacce, e nel momento del reimbarco per coprirsi la ritirata.

    proprio sull'impiego tattico è preferibile il confronto giacchè sulla scorta di Diodoro Siculo dobbiamo pensare a razziatori di montagna che in periodo estivo puntavano al litorale tosco-laziale per far rapina.

    Sul tiro rapido e sul fatto che fosse necessario ai Sardi non saprei; quel tiro rapido mi pare abbia senso in battaglie campali, come quelle che Anzicourt, clercy. Sul fatto che i sardi appiedassero la faretra o la portassero al fianco per incoccare in velocità, devo dire di averci pensato anche io.

    ma esistoo bronzetti in cui l'arciere porta la faretra in spalla. naturalmente questo non esclude nulla..
     
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24 replies since 12/5/2010, 07:13   3546 views
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