Samuele Stochino, la tigre del'Ogliastra

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  1. dedalonur9
     
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    http://shardanapopolidelmare.forumcommunit...&st=30#lastpost
    Melqart scrive
    CITAZIONE
    Dedalo, prova a leggere La Tigre d'Ogliastra, è un pò difficile trovarlo (credo si possa ancora trovare in qualche biblioteca di paese) ma è magnifico come libro....era una personalità particolare, non era eroe di guerra per amor di patria, ma di una donna, esendo infatti latitante, propose di andare in guerra per assolvere il suo dovere con la giustizia e sposare finalmente la sua fidanzata!!! Chiaramente gli venne concesso perchè si era certi che un suo ritorno sarebbe stato impossibile....

    La mancata consegna della medaglia d'oro è stato l'inizio della fine...infatti dopo essere rientrato nella sua natìa Arzana...e dopo la morte della fidanzata (sepolta a Perda Liana dallo stesso Stochino, senza che nessuno sappia dove) si trasformò nel più terribile e sanguinoso dei banditi ogliastrini!!

    Melqart il tuo invito m'offre lo spunto per iniziare una discussione, Su Stochino e forse più in generale sul brigantaggio in Sardegna.
    Ampie regioni della Sardegna, un tempo selvagge e brutali diventano degli habitat miti e non violenti, individui miti e generosi come Stochino diventano pericolosi banditi, persino temuti dai regimi d'allora:

    CITAZIONE
    Io ho avuto al mio comando alla Brigata Sassari i Corraine e i Cossu, ed erano giovani buoni e valorosi, che meritavano ben altra fine. E Samuele Stocchino era un sot-tufficiale nell’altra guerra, decorato con medaglia d’argento al valor militare, umano e mite. Il bandito Stocchino fu poi un’altra personalità, non piú il sergente Stocchino, ma un’altra coscienza, non sua, venuta dal di fuori, dentro di lui, dalle lontane tenebre di un mondo bestiale, estraneo alla sua infanzia ed alla sua giovinezza. Io ho avuto il raro privilegio di essere stato il veterano della Brigata Sassari, in cui sono passati tutti i pastori sardi, tutti, poiché in quell’epoca dei sardi fu fatta la leva in massa e i cimiteri e gli ossari di tutti i fronti sono tanto popolati dei loro caduti; e ho di loro un’esperienza che considero unica. Buoni ed umani tutti, che si privavano del loro cibo e della loro acqua per offrirla ai prigionieri fatti in combattimento, affamati ed assetati essi stessi; che morivano tante volte per salvare un compagno ferito, oltre la linea, che morivano volentieri in azioni ardite per poterne mandare il premio – una decina di lire – alla moglie, ai bambini, poveri rannicchiati nei loro villaggi. E sono bene pastori o figli di pastori della Barbagia, uomini come Piero Borrotzu di Orani, che, comandante di una Brigata di partigiani in Liguria, il 7 aprile 1944, si consegnò volontariamente ai tede-schi, che lo fucilarono, per salvare dalla fucilazione per rappresaglia la popolazione di un villaggio, Chiusola – sua base militare –, uomini, donne, bambini. La medaglia d’oro al valore militare ne consacra la memoria. Noi stessi intellettuali sardi, fissi in Sardegna o dispersi in ogni regione d’Italia, che ab-biamo il privilegio di una cultura e di una conquistata coscienza civile, non siamo, an-che noi, una generazione prima o una generazione dopo, figli di pastori? Né alcuno di noi, io penso, ripudierà mai le proprie lontane o vicine origini. Dove cessa il deserto, cessano i furti e cessano le rapine, cessa il brigantaggio. Nella Nurra, nella Gallura, nel Sucis e anche nel Sarrabus (e la Gallura è, una regione a nord-ovest che da sé forma la dodicesima parte dell’Isola, in cui la popolazione non vive ag-glomerata nei villaggi, come in tutto il resto dell’Isola, ma in abitazioni disseminate in aziende individuali agricole e insieme pastorizie), sono cessati i furti, tutti i furti di be-stiame, sono cessate le rapine, è finito il brigantaggio. Eppure erano zone in cui, nel passato, pullulavano malavita rurale e banditismo. Nella Gallura inoltre, che è una im-migrazione prevalentemente corsa, da secoli, la vendetta era la feroce legge; è scompar-sa anche questa.
    Emilio Lussu


    Perchè certe regioni sarde mettono da parte il banditismo, mentre alcuni individui son costretti a diventarlo? contraddzioni dell'animo sardo.

    mi attendo contributi sulla storia di Stochino
     
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  2. melqart
     
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    Ahiahi Dedalo!!!! Melqart battuto sul tempo!!!

    Avevo anch'io un'idea simile, ma non sapevo bene come impostarlo in quanto considero il banditismo sardo prima di tutto il ricordo della resistenza e dell'indipendenza sarda nei confronti delle oppressioni (chiaramente solo quello protrattosi sino a fine '800)....e seconda cosa, fatto non meno importante...un fatto sociale.
     
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  3. dedalonur9
     
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    Caro Melqart, non saprei se sia giusto vedere nel banditismo, un moto di ribellione all'oppressione. Esistono casi, come qui in Gallura, in cui in effetti il banditismo era una specie di antistato, nel senso che alcune zone eran off-limits ai vari stranieri. in altre regioni sarda stessa cosa. Però molti banditi agivan per vendetta, o per latrocinio...sempre in Gallura agiva il Muto. in queste figure non è davedrsi un anti-stato mi pare.

    stiamo attenti. cmq puoi liberissimamente sviluppare il tuo pensiero...raccontaci un pò...!
    :salute:

    Lussu cmq la pensa come te:
    CITAZIONE
    E non credo azzardato pensare che il brigantaggio, fenomeno collettivo, quello che è finito nel secolo scorso, e del quale i rapsodi ciechi cantavano le gesta percorrendo l’Isola di festa in festa, fosse l’ultimo avanzo della resistenza delle regioni piú protette dai monti, fin dalle conquiste romane. Il che fa sí, in realtà, che noi non abbiamo avuto storia.

     
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  4. melqart
     
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    Inizio io, Samuele Stocchino, uomo particolarmente mite e rispettoso di tutti... follemente innamorato di una ragazza, Giovannangela, la chiese in sposa, questa acconsentì ma venne denunciato da alcuni suoi nemici per un furto (lui giurò sempre di non averlo compiuto) uno di questi era innamorato della ragazza appena fidanzata con Stochino...in sostanza lui si diede alla latitanza per evitare il carcere...mi pare che alla fine si costituì e venne inviato in Africa durante la guerra per scontare la sua pena da combattente. Sue furono alcune azioni gloriose, ma il suo pensiero era alla Sardegna ed a Giovannangela, fuggì e tornò ad Arzana...
    I suoi nemici lo braccavano ed alla fine, volendo sposare la donna, si costituì proponendo di partire al fronte (episodio della negata medaglia d'oro di cui si è parlato nell'altra sezione) fugge nuovamente e torna dalla sua amata che decide di seguirlo nella sua fuga...morirà non molto tempo dopo colpita da qualche malattia polmonare...sarà lui a seppellirla ai piedi di Perda Liana, sotto un letto di timo come uno sposo innamorato, solo lui sapeva dove...qui inizia la furia di Stocchino...a causa della medaglia negata, la sua donna era morta ed i suoi nemici cercavano di ucciderlo...oltre che essere comunque diretti responsabili della morte di lei!
    Pian piano uccise tutti...ponendo però su essi sempre un biglietto o qualcosa che fosse un suo simbolo...nessun innocente doveva venire accusato di un delitto da lui commesso!
    Da uomo dolce ed innamorato...si era trasformato nel più terribile bandito d'Ogliastra...la Tigre d'Ogliastra appunto...rispettato ed amato da tanti...commise però qualcosa che neppure lui riuscì a perdonarsi...uccise una bambina, la figlia di uno dei suoi avversari! Mai si era visto uno sfregio simile...il codice imponeva che donne e bambini non potevano essere toccati!
    La stima della gente finì...ma lui stesso si rese conto di aver fatto qualcosa di terribile...che andava ben oltre l'onore...forse il senso di colpa lo fece ammalare gravemente e morire in solitudine. Quando il suo corpo venne trovato, gli fu sparato un colpo al petto in modo da intascare la taglia!

    Appena trovo il libro posto qualche episodio della sua vita...era un genio e con il travestimento era insuperabile... fosse nato in un'altra realtà...sarebbe stato considerato un genio e chissà dove sarebbe potuto arrivare...ma il suo destino era quello di fare il bandito, è per questa ragione che sopra definisco il banditismo un fatto sociale....non avrebbe potuto essere nient'altro in quella realtà ed in quella condizione! non per quei tempi...e questa storia non è poi così diversa da quella di un altro bandito, Giovanni Tolu di Florinas!

    CITAZIONE
    Però molti banditi agivan per vendetta, o per latrocinio...sempre in Gallura agiva il Muto. in queste figure non è davedrsi un anti-stato mi pare.

    Aspetta, non generalizziamo...il muto era un assassino (ho qui la sua biografia) così come altri banditi sardi....Stochino, se leggi sopra era un bandito "d'onore" sin quando ha portato avanti la sua ricerca di libertà e giustizia, oltre che tentare di trascorrere il resto della vita accanto alla sua fidanzata da coppia libera e normale...dopo è diventato un assassino...è terribile l'omicidio della bambina..
    dovresti però leggere Massaiu che analizza il banditismo sardo da un punto di vista sociologico...forse solo così si riesce a capire il filo sottile che separa il banditismo dalla delinquenza...la balentìa antica (ricordo della resistenza contro i romani etc.) e la balentìa intesa in senso moderno!

    Lussu la pensa come me...ma anche Mario Massaiu...ma io non so...sono argomenti talmente delicati che sconfinano troppo nella psicologia e nella sociologia...e se si pensa alla Sardegna ottocentesca...boh
    è un argomento troppo complicato!
     
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  5. dedalonur9
     
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    bellissimo melqart! :wub:
     
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  6. suonosardo
     
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    Io ho una versione che discorda non poco da quella di Melqart

    SAMUELE STOCCHINO

    Figura leggendaria, Samuele Stocchino resta ancora nella memoria di molti come uno dei miti del banditismo isolano. Una taglia di duecentomila lire, la massima mai fissata per un ricercato, da la misura del terrore che Samuele Stocchino aveva seminato ovunque, in un succedersi di omicidi per vendetta e lucro quasi senza precedenti. Cadevano sotto i suoi colpi persone innocenti e stimate, che in un occasione avevano commesso il fatale "errore" di collaborare con la giustizia testimoniando contro il bandito. Uccideva e faceva scempio dei cadaveri, senza rinunciare a lasciare sui corpi straziati messaggi per le autorità. Quella dei messaggi era un pò la mania dello Stocchino, che frequentemente compariva nei villaggi e nei centri maggiori per affiggere bandi intimidatori contro i suoi nemici giurati: e fu proprio questa passione a tradirlo il 20 febbraio 1928, quando i carabinieri gli tesero un agguato fatale avendo appreso che lo Stocchino si sarebbe recato ad Arzana, quel giorno, per esporre un nuovo bando. Solo un mese e mezzo prima, il 19 gennaio,il procuratore generale di Cagliari, Canelles, aveva auspicato che la funesta attività del latitante potesse interrompersi al più presto : caddero entro l'anno successivamente sotto i colpi di questa belva in agguato dietro la macchia. Balzano Michele, Loi Giuseppe e Ferrari Antonio, colpevoli solo, secondo lo sterminatore, di aver adempiuto al loro dovere civico di agevolare le autorità nella caccia alla di lui persona già al di fuori della legge. Del cadavere del Ferrari egli fece osceno strazio, accompagnato dalla confessione spavalda e da promessa di altra prossima gesta, con uno scritto lasciato sul corpo ancora palpitante della vittima.
    Il fatto che la grossa taglia posta sul capo del bandito e i'impulso vigoroso dato dal prefetto Dinale alla sicurezza pubblica nella sua nuova forte Provincia la di cui efficacia già si manifesta con la sensibile diminuzione dello stato generale della delinquenza, non abbiano ancora portato alla cattura, non meraviglia chi conosce il teatro di quella triste attività. L'Ogliastra spopolata, montuosa e boschiva e consideri come e quanto tali condizioni possano essere sfruttate dal bandito, che in lunghi anni di vita errabonda e di lotta, deve aver affinato i sensi contro le insidie ed acquistato dimestichezza assoluta con quei luoghi impervi, a qualunque altro inaccessibili.(..)
    I drammatici momenti dell'uccisione della "belva in agguato" furono narrati da "L'unione sarda" del 21 febbraio 1928: Fu predisposto, di conseguenza, un grosso accerchiamento al quale prendevano parte quattro pattuglie. rispettivamente al commando del capitano Agnesa e del tenente Risi: per tutta la notte la zona era stata presidiata, ma soltanto alle luci del mattino il latitante fu avvistato, allorchè atttraversava una mulattiera.
    Alla intimazione di "fermo" gridato dal Risi, faceva pronta risposta il bandito, con due colpi di moschetto andati a vuoto, e con la immediata replica dell'ufficiale che colpiva il malvivente alla gamba sinistra. Ma questi non era certo uomo da bandiera bianca, porchè pur colpito, riusciva di spostarsi di circa cento metri in mezzo ad una folta macchia, e da quel punto cercò affannosamente di ricaricare il proprio moschetto.
    Da un'altra postazione partirono nuovi colpi ed il celebre ed anche leggendario fuorilegge, cadeva colpito a morte, era armato di un moschetto 91, di un binocolo, di un coltello e nel portafoglio, oltre a lire 31,35 teneva quattro bandi scritti di suo pugno, che doveva provvedere ad affiggere.
    Questo, infine, il testo di uno dei bandi trovato sul corpo del bandito: Popolazione di Arzana e ancora da questi circonvicini purchè impongono che io sia un malvagio invece noi sono una persona e savio e non voglio far del male a chi non lo merita. Dunque partecipo tutti Coloro che sono a custodire il bestiame dei miei avversari.
    Ormai tutti siete al corrente che m'anno perseguito ingiustamente a me e ancora gli altri...ed io ho cominciato e perseguirò a essere carnefice contro questi figliacchi. Dunque tutti i servi e mezzadri di Balzani Fortunato ardito suo nipote Giulio avrà di me in paga lo stesso.
    Bistocchi del fratello...e ancora l'altro famoso Ferrai Priamo assieme al suo figliacco figlio Luigi avrà di me in paga lo stesso confetto: dunque se li trovo ancora sotto la tutela de su indicati dopo dieci (10) giorni della mia pubblicazione saranno da me giustiziati ad una terribile e barbara morte. E ancora quelli che si permetteranno ad affittare i pascoli di questi figliacchi Balzani e di Ferrai Priamo avranno in paga la stessa caramella. Mi firmo e sono sempre Stocchino Samuele. ( il bando è conservato al Museo Storico dei Carabinieri di Roma )

    Da La legge e la macchia di Elettrio Corda
     
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  7. dedalonur9
     
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    :wacko: ....caspita a cosa si devono versioni tanto discordanti?
     
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  8. suonosardo
     
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    Ho postato una terza versione, questa in rima sarda, nel 3d dedicato alla poesia (sono solo 279 strofe :D )
    Pittanu Moretti sostanzialmente conferma quello che ha scritto Melqart, per esempio cominciò (Stocchino) a "firmare" i propri delitti dopo che due innocenti erano stati accusati di un assasssinio da lui commesso ecc. Volendo credere alla poesia di Moretti sarebbe stato un amico pastore che diede il colpo di grazia al gravemente malato Samuele su sua richiesta per porre fine alle sofferenze. Per il resto vale il commento del Moretti:
    Comente cherene sos giornales iscriene
    a chie cheren dare sa rejone diene.
     
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  9. melqart
     
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    CITAZIONE
    ....caspita a cosa si devono versioni tanto discordanti?

    Al libro che si è letto...Stocchino fu una persona molto controversa, come se vi fosse all'interno del suo corpo una duplice personalità...io mi rifaccio al libro "La Tigre d'Ogliastra", non ricordo l'autore (appena trovo il libro modifico il messaggio) si tratta di un libro molto vecchio, forse più vicino al periodo di Stocchino ed alle storie che si raccontano in giro di lui qui in Ogliastra (aveva dei parenti a Triei, si rifugiava nel Supramonte di Baunei quando ad Arzana si sentiva braccato, quasi tutti lo conoscevano)...sulla morte di Stocchino, le versioni sono controverse, ufficialmente è stato ucciso in uno scontro a fuoco con i carabinieri...ma ufficiosamente venne colpito al cuore solo dopo la morte avvenuta per cause naturali.

    Si racconta che, vicino a Lotzorai, vide due carabinieri a cavallo che si dirigevano verso di lui...probabilmente non lo avrebbero riconosciuto, ma le alternative erano poche: fuggire e quindi ingaggiare uno scontro a fuoco magari uccidendo i due militari nella macchia...ma loro erano a cavallo oppure...ne escogitò una terza...si gettò a terra contorcendosi ed urlando per un terribile mal di pancia...i due arrivarono subito a soccorrerlo, Stocchino li implorò di accompagnarlo dal medico perchè stava certamente per morire...lo issarono a cavallo e fecero un pezzo di strada assieme, mentre lui continuava a lamentarsi dei dolori che lo massacravano.
    Ad un certo punto chiese di scendere da cavallo visto che la sua casa dopotutto non era lontana da li ed il dolore si era un pochino attenuato. Ringraziò i due poveri carabinieri e si allontanò. Quando i due arrivarono in caserma, quello che aveva accompagnato Stocchino trovò un biglietto (alcuni dicono che questo messaggio sia stato scritto direttamente sulla bandoliera!!!) che diceva pressapoco così: Grazie per avermi accompagnato, ero veramente stanco. Cordiali saluti Samuele Stocchino!!!
    Era a lui che davano la caccia...poveri carabinieri!!!!!

    L'uomo più buono può diventare una belva...Niceforo sosteneva che la cattiveria dei banditi sardi fosse una caratteristica innata della razza sarda in generale per via di una particolare conformazione del cervello "il Sardo è delinquente sin dalla nascita" e pensare che propose di radere al suolo il paese di Aggius per tale ragione!!!!!!!!
     
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  10. dedalonur9
     
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    ....come direbbe una mia vecchia prof: acciderbolina!:D :D
     
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  11. bagassedda
     
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    ...complimenti a tutti voi per queste ricostruzioni...interessantissime... :-)
     
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  12. shardar
     
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    http://www.godotnews.it/public/new_home/ru...rica.asp?id=245

    http://taccuinodeiluoghicomuni.blog.katawe...to-leggendario/

    http://taccuinodeiluoghicomuni.blog.katawe...to-leggendario/

    http://www.editorisardi.it/news/novita/200.../3f8e66e3054ef/

    http://www.gentedisardegna.it/topic.asp?AR...ue&TOPIC_ID=331
     
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  13. SaCraba
     
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    il modo esatto di scrivere il cognome è : Stochino

    per oggi riporto solo un brevissimo passo dal libro di Paolo Pillonca " Vita di Samuele Stochino" che racconta con le parole di Emilio Lussu l'"epopea" del bandito, in un suo famoso discorso nel 1953 tenuto al Senato della Repubblica ...

    Lussu:

    " Era sottoufficiale decorato con medaglia d'argento al valore militare,umano e mite.Il bandito Stocchino fu poi un'altra coscienza,non sua,venuta dal di fuori,dentro di lui,dalle lontane tenebre di un mondo bestiale ed estranea alla sua infanzia e alla sua giovinezza"

    Edited by SaCraba - 30/11/2009, 16:16
     
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  14. SaCraba
     
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    di Paolo Pillonca " Vita di Samuele Stochino"

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    I primi anni di Samuele : dal Gennargentu alla trincea

    (....) la mattina del 22 maggio del 1895 intorno alle dieci venne al mondo Samuele Stochino. Vide la prima luce nel rione di Preda e' Maore, ........la tradizione sostiene che proprio a Preda e' Maore abbiano trovato asilo i superstiti del villaggio (nuragico) montano di Ruinas.
    Samuele era il quartogenito di Antioca Leporeddu,moglie trentaseienne di Felice Stochino,pastore di trentanove....... prima di Samuele, i coniugi avevano avuto altri tre figli: Ponziano, Maria e Angelo.Dopo Samuele nasceranno tre femmine: Rita, Genesia e Raffaela.

    Sull'infanzia di Samuele Stochino e sulla sua adolescenza non si hanno riscontri di particolare rilievo,se si eccettua qualche ricordo in ambito parentale sulla sua giovialità e sul suo gusto innato per le battute ironiche,caratteristica tipica delle comunità pastorali dell'interno e dote che forse più direttamente derivava dal padre Felice,di cui si tramanda ancora qualche uscita immaginifica come quella ai carabinieri che per l'ennesima volta ,durante la latitanza di Samuele, lo invitarono a seguirli in caserma: " A Santu Giuseppe jai 'os-i'- enit bene a ddu portari in processione,est cun Gesus Bambinu ci non ci arrennesceis " ( Vi viene facile portare in processione San Giuseppe,ma con Gesù Bambino finora non siete riusciti nell'intento).

    Il bambino dovette frequentare almeno qualche classe delle elementari.Non è vero ,come riporta il foglio matricolare,che Samuele non sapesse nè leggere nè scrivere.lo attestano numerose testimonianze documentali,varie missive inviate da Stochino ai suoi nemici,qualcuna delle quali è conservata nel museo dell'Arma dei carabinieri.
    Vi si evidenzia,fra l'altro, una grafia assai bella,con gli svolazzi caratteristici di quel tempo... ..se fosse stato analfabeta.... non sarebbe neppure potuto diventare sergente di fanteria.Del resto doveva essere alfabetizzato anche il padre,che sul muro di una cella del carcere San Daniele di Lanusei,dopo l'ennesimo arresto della serie terra bruciata ,si dice abbia lasciato scritto ironicamente di suo pugno : " Posto riservato a Felice Stochino".

    Prima di indossare la divisa di fante,il giovanissimo Samuele ebbe sicuramente modo di sviluppare le caratteristiche genetiche di nevrilità nel lavoro tutto particolare richiesto al capraro che alleva i suoi animali allo stato brado,mestiere avito della famiglia Stochino,completamente diverso da quello dell'allevamento di pecore.Il capraro per vocazione non ha dubbi di sorta: non condurrà mai altre specie di animali.Il capraro per necessità - o per scelta casuale, talvolta avventata ma comunque modificabile - capirà subito se si tratta di " arte " adatta o inadatta a lui. In caso negativo si vedrà costretto a cambiare mestiere.......................

    svolse il mestiere di capraro fino alla chiamata alle armi.

    Il Soldato Stochino Samuele - " numero di matricola 2567 ,altezza 1.64 cm. , torace o,84 ,capelli neri e lisci, occhi castani,naso aquilino, colorito bruno,mento giusto,dentatura sana,di professione pastore" - partì " il 7 giugno del 1915, per la Tripolirania e Cirenaica, imbarcatosi a Palermo" , come recita il foglio matricolare sulla cui redazione postuma,però è più che lecito nutrire seri dubbi.
    Oltre nove mesi dopo, il 24 marzo del 1916, sempre secondo il foglio dell'ufficio matricola, fu " messo alla prigione del corpo,in attesa di giudizio,imputato di rifiuto di obbedienza e calunnia" Venne giudicato il 30 giugno dello stesso anno e " condannato alla pena di reclusione militare per anni uno per rifiuto di obbedienza con sentenza del Tribunale Militare di Guerra di Tripoli " .

    continua......
     
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  15. SaCraba
     
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    continua.....

    di Paolo Pillonca " Vita di Samuele Stochino"

    image

    ....Dopo otto mesi di carcere......, il 27 marzo del 1917,uscì " per condono in seguito al regio decreto del 18 marzo 1917", quando peraltro gli rimanevano da scontare appena 6 giorni, carcerazione preventiva compresa.
    Assegnato all' 86° reggimento di fanteria,due giorni dopo andò sulla linea del Piave,dove in meno di un mese si distinse per ardimento in maniera così chiara da meritare,inizialmente ,la promozione al grado di sergente e la medaglia d'oro al valor militare...... Delle due onorificenze e della promozione non c'è traccia nel foglio matricolare.Dunque Samuele venne pure degradato.

    La medaglia di Samuele Stochino è come l'araba fenice: che ci sia ognuno lo dice,dove sia andata a finire nessuno lo sa.Ma che il combattente arzanese se ne fosse guadagnata bravamente una nella Grande Guerra è garantito da Emilio Lussu......
    l'azione fulminea di Samuele era stata una delle più ardimentose e aveva inflitto al nemico il tragico danno di qualche vita umana e l'imperdonabile beffa della sottrazione della bandiera del grande impero austro-ungarico.

    Giovanni Scattu..... racconta l'episodio: " Erano in due,Samuele e un altro fante.........Per arrivare al fortino nemico dovettero attraversare il Piave .... ma ad un certo punto il commilitone di Samuele si trovò in gravissima difficoltà nell'acqua alta del grande fiume senza che il suo compagno potesse salvarlo in alcuna maniera...... Samuele proseguì in solitudine e riuscì acompiere brillantemente l'impresa.Per lo sprezzo del pericolo dimostrato, connesso indissolubilmente all'atto di valore guerriero,fu mandato ad Arzana in licenza premio.Ma alcuni fra i maggiorenti del suo paese natale non lo vedevano di buon occhio......... Venne dato un bando pubblico: i militari arzanesi in licenza premio avrebbero dovuto riunirsi tutti nella piazza del Municipio per comunicazioni urgenti......."
    Era un pretesto scioccamente volgare,una trappola in piena regola. Ma Samuele Stochino non poteva sospettare nulla e andò alla riunione in Comune,sicuro si trattasse di cosa seria.Fu invece arrestato con la falsa accusa di furto di bestiame.Un tradimento volpino,imperdonabile come tutti i peccati di frode,senza diritto ad alcuna attenuante....

    Giovanni Scattu: " Ma Samuele Stochino non entrò mai nel carcere di Lanusei,perchè con uno stratagemma,uno strattone repentino dopo aver chiesto ai due carabinieri il permesso di legarsi una scarpa,si liberò della coppia di angeli custodi che lo conducevano all'interno del reclusorio".
    Nonostante i ferri ai polsi,il ventiduenne Samuele saltò agilmente da un muro molto alto,proprio come saltavano le sue capre sui roccioni del Gennargentu,e scomparve veloce nella vallata sottostante,come un cinghiale incalzato dai battitori. " Correva l'anno 1917,la latitanza del nostro parente iniziò allora " ricorda Giovanni Scattu.
    Ad Arzana si è sempre detto che Samuele arrivò in una cantoniera delle ferrovie complementari ,sulla linea Lanusei-Arbatax ,dove un ferroviere .... non meglio identificato,provvide a liberarlo dai ferri da campagna restituendoli l'uso delle mani e delle braccia.

    Per quanto riguarda i primi anni di latitanza furono,per quanto possibile a un bandito ricercato con particolare fervore,tranquilli......

    Il peggio iniziò per lui,molto concretamente con avvento del fascismo.Alla nuova formazione politica di Benito Mussolini,com'era abbastanza prevedibile anche nelle comunità della Sardegna interiore,aderì qualcuna tra le famiglie più in vista di Arzana.Quelle dei Balzano e dei Nieddu...... E siccome l'ordine e la sicurezza avevano notoriamente il primo posto nel programma del duce,una sorta di monomania,per Samuele Stochino,l'ex sergente decorato della Grande Guerra che aveva finito per schierarsi contro il regime delle camicie nere nella sua particolare morfologia arzanese,la situazione diventava estremamente critica.

    Ricorda Luigina Mura (figlia di Maria, sorella di Samuele): " I militari fascisti misero fuoco alla casa dei miei nonni materni,credendo che all'interno ci fosse lo zio" ... cita un episodio tra i tanti ripetuti arresti dei parenti di Samuele : " Mia mamma fu rinchiusa diverse volte in prigione.Una volta rimase in carcere per otto mesi.quando vennero a casa nostra,per metterle i ferri ai polsi,i carabinieri ci portarono via anche tutto il formaggio e i quattro prosciutti che mio padre confezionava ogni anno per la provvista di famiglia...... Mamma era incinta.fu liberata quando mancava poco alla nascita di mio fratellino.Ma la libertà di mia madre non durò molto.Due mesi dopo l'arrivo del nuovo nato,nel cuore della notte, i carabinieri bussarono ancora alla nostra porta. Mia madre domandò ancora: " che cos'ho fatto ,perchè mi arrestate? " militari dissero :" Lei è accusata di favoreggiamento".....Li condusse nella stanza dove dormivamo noi, tre bambini ignari di tutto.Mostrandoci ai militari,mia madre spiegò loro:" io sono responsabile di queste creature,non di mio fratello Samuele che non deve rispondere certamente a me delle sue azioni.....".

    Conobbero ripetutamente il carcere entrambi i genitori di Samuele, i fratelli, le sorelle, i cognati del bandito più ricercato d'Italia,oltre a una lunga schiera di favoreggiatori, Veri o presunti che fossero,importava poco a chi firmava gli ordini e i mandati di cattura......
     
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