È morto Eliseo Spiga

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  1. ELCERDEA
     
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    http://gianfrancopintore.blogspot.com/2009...per-sempre.html

    Riposa in pace :( , la tristezza anche per il quasi silenzio della stampa.





    P.S. limitiamoci alla figura personale, giornalistica, letteraria...
    come sempre cerchiamo di non entrare nella politica vera e propria...


    Edited by ELCERDEA - 20/11/2009, 21:34
     
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  2. dedalonur9
     
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    purtroppo non so chi sia...
     
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  3. iperboreo50
     
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    CITAZIONE (ELCERDEA @ 20/11/2009, 17:58)
    http://gianfrancopintore.blogspot.com/2009...per-sempre.html

    Riposa in pace :( , la tristezza anche per il quasi silenzio della stampa.





    P.S. limitiamoci alla figura personale, giornalistica, letteraria...
    come sempre cerchiamo di non entrare nella politica vera e propria...

    CITAZIONE
    dedalonur9 Inviato il: 20/11/2009, 18:16

    purtroppo non so chi sia...

    Ci sarebbe un modo per commemorarlo, Chi ha letto i suoi libri (breve riassunto all'indirizzo postato da EL)
    potrebbe avviare una discussione sul forum. Il suo parere sui nuragici è curioso.
    Ci starebbe bene una bella discussione.

    Alla maniera dei popoli iperborei innalziamo i calici alla memoria di chi è partito............... :salute:
     
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  4. ELCERDEA
     
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    QUOTE (dedalonur9 @ 20/11/2009, 18:16)
    purtroppo non so chi sia...

    di Frantziscu Casula



    Nato ad Aosta il 14 giugno 1930 da genitori emigrati dalla Sardegna per ragioni vagamente politiche. Riportato nell'Isola subito dopo, svolge la sua esistenza a Cagliari e dintorni, compiendo tutti gli studi con scarso impegno e pari profitto.

    L'infanzia e l'adolescenza vengono profondamente segnate dalle ultime persistenze comunitarie nel suo paese, Quartucciu, dal trauma della seconda guerra mondiale, fatto di fame paura e malattie, e dalle tormentate vicissitudini della sua famiglia pienamente contadina ed operaia. E' nel clima culturale dell'immediato dopoguerra, carico di forti emozioni che lambivano anche il suo pur ristretto ambito familiare, che Spiga comincia a sentire l'attrazione delle grandi ideologie che domineranno i decenni successivi.

    L'incontro con Emilio Lussu, già leggenda eroica dei Sardi, combattente sardista e antifascista nonché grande scrittore, segnerà definitivamente le sue scelte e i suoi umori per tutti gli anni a venire.

    Si dedicherà, infatti, all’attività politica nell'ambito della sinistra, assumendo ruoli diversi sempre segnati dalla sua originaria vena utopica. Agitatore politico, dirigente di partito, militante etnicista, organizzatore di circoli politico-culturali, (come Città e Campagna), giornalista e fondatore dì giornali periodici, (come Nazione sarda e Tempus de Sardinnia)), animatore del movimento per i diritti linguistici dei Sardi, ideatore del primo ed unico sindacato etnico dei lavoratori. la Confederazione sindacale sarda (CSS). Al suo impegno politico accompagna un costante approfondimento dei temi fondamentali della cultura sarda, il sardismo, l'autonomismo e un rinnovamento economico-sociale.

    Nel 1968, già uscito dalla militanza di partito, (il PCI) comincerà ad allontanarsi dalle ideologie della sinistra, nei confronti delle quali svilupperà una polemica costante finita successivamente nel distacco totale. E' di questo periodo la pubblicazione di un libro collo pseudonimo di Giuliano Cabitza: Sardegna, rivolta contro la colonizzazione, in cui comincia ad affacciare la sua propensione per l'autogoverno comunitario, inteso non soltanto come aspirazione ideale, ma anche come prospettiva politica generale.

    Questo libro indica che Cabitza compie una svolta culturale definitiva, mai revocata ed anzi sempre più radicalizzata: soprattutto negli ultimi anni.

    La Sardegna, infatti, era diventata il centro dei suo universo, da cui aveva cacciato la città, il partito, quello comunista e gli altri, il marxismo-leninismo, la classe operaia, lo Stato.

    La Sardegna non gli appariva più un puntino sperduto nel mappamondo, ma gli si ergeva come torre d'osservazione dei problemi del mondo e come oracolo premonitore di possibili destini diversi dell'umanità. Dopo un'intensa e pluridecennale attività pubblicistica, nel 1998 consegna alla stampa un suo romanzo, Capezzoli di pietra, Zonza editori.

    Nel 2000, lo stesso editore Zonza pubblica un altro libro, che Spiga scrive assieme allo scrittore e poeta Francesco Masala e al filosofo Placido Cherchi, intitolato Manifesto della gioventù eretica e del comunitarismo nel quale si tenta di interpretare in riferimento alla realtà sarda corrente i principi e i valori della cultura nuragica e, in particolare, della concezione comunitaristica.

    Alla fine del 2006 l'Editrice CUEC cura l'edizione dell'ultimo libro di Spiga col titolo La sardità come utopia, note di un cospiratore. In esso l'Autore, rifiutando le ideologie della modernità quali illuminismo, liberalismo e socialismo, pone la propria biografia come base di un pensiero di terra, come base, cioè, di una elaborazione concettuale sospinta e sostenuta direttamente dalla personale esperienza esistenziale. L'ipotesi dì fondo é che la vita dì ogni essere umano contiene un messaggio, quali che siano la sua importanza e il suo contenuto, e che tale messaggio debba essere confrontato con gli altri messaggi personali per ricostituire un dialogo capace di diventare fonte di ricomposizione dell'unità del genere umano gravemente minacciato dai pericoli insiti nella crisi dell'età moderna e dell'intera civiltà prodotta dalla Storia.

     
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  5. bagassedda
     
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    ...non lo conoscevo nemmeno io...grazie Elcer per la biografia... :-)
     
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  6. ELCERDEA
     
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    La veritá è che anch'io non è che abbia una conoscenza profondissima dell'opera, e neanche sia s'accordo con alcune delle sue teorie, ma chiariamo che il segno da lui lasciato nella storia del pensiero italiano e insulare è grandissimo, oggi come oggi non mi stpisco se io cominciai a sapere di chi si parlava veramente, quando si menzionava Eliseo Spiga, solo quando arrivai a Madrid grazie ad un amico di muravera...
    Da tristezza sopratutto, ho postato anche un topic sulla "sardegna esportatrice di mediocritá", quando ti accorgi che non se ne è quasi parlato... l'importante è marco carta, qualche idiota che è andata al grande fratello...

    Capezzoli di Pietra delquale ho letto solo pochi passi recuperati qua e lá in spagna, e adesso dico: lo devo leggere tutto. E mi critico a me stesso dicendomi: devi aspettare che la gente muoia per renderle giustiza???)


    ELISEO SPIGA:

    Capezzoli di pietra:”Ormai il mondo era uno. Il mondo degli incubi di Caligola. Un’idea. Una legge. Una lingua. Un’eresia abrasa. Un’umanità indistinta. Una coscienza frollata. Un nuragico bruciato. Un barbaricino atrofizzato. Un’atmosfera lattea. Una natura atterrita. Un paesaggio spianato. Una luce fredda. Città villaggi campagne altipiani nazioni livellati ai miti e agli umori di cosmopolis”

    Edited by ELCERDEA - 20/11/2009, 21:57
     
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  7. ELCERDEA
     
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    Leggete questo articolo, aldilá dell'ormai frivolo vocabolario politico, guardate: quest'uomo dipingeva l'umanitá con crudezza e poesia, una delle piú bella dicotomie che si possano aver la fortuna, oltre che il piacere estetico, di incontrarsi...

    L'identità dei sardi non è perduta ma solo riposta: nei nuraghi
    maggio del 95, sull'unione sarda

    A leggere l'articolo in quattro pezzi di Giovanni Dettori pubblicato recentemente dall' Unione Sarda Unione Sarda sembrerebbe che il sogno di Caligola stia per compiersi in realtà planetaria. L'umanità come unica testa offerta alla scure. Un'unica testa, un'unica legge, un'unica lingua. «Non è improbabile che l'integrazione umana a venire, soffocherà sempre più anche queste sonnambule differenze residue... Inesorabile, la fine della civiltà del villaggio ha scandito anche l'ora di chiusura per la lingua... La perdita dell'identità. Negli anni, l'integrazione culturale ha finito col coincidere con la perdita di qualsiasi specificità o differenza o identità... Succede ai sardi quanto ai maori è accaduto in Nuova Zelanda Nuova Zelanda , e ad altri altrove: la riduzione -forzosa e infine accettata - all'abbruttimento dell'identico... Dell'assenso alla catastrofe, al disastro. visto il nostro destino, un patriottismo del genere mi sembra l'unico ragionevole patriottismo». Così scrive Dettori. Maori, sardi, pellerossa, ceceni, baschi, indios... ammutoliti, sbiancati, e infine gettati in una unica comune fossa.
    Ovvero, tutti apolidi entro e fuori patria, tutti viaggiatori a rischio di essere seppelliti prima del tramonto. A ben pensarci, però, Giovanni non ha completamente torto. Il destino cui allude è dentro la modernità e la modernizzazione, congenito e inestirpabile: la massificazione, la regressione all'uniforme e indistinto, il vuoto culturale e morale, l'inselvatichimento degli uomini. Si intreccia con altri destini non meno tenebrosi. La combustione dell'umanità dentro il forno nucleare e l'agonia nel collasso della natura. La città, nata dal villaggio fecondato dallo stupro del monarca, diventata metropoli, si avvia a concludere in necropoli, dopo essere passata per parassitopoli, patolopoli e per tangentopoli. Ma era questo l'unico destino percorribile, l'unica, inevitabile via evolutiva davanti all'umanità, il comando ineludibile, naturale o divino o di altra entità? Era fatale che Caino uccidesse Abele, e che se ne andasse in giro per il mondo a commettere altri omicidi, a sottomettere comunità di animali e di alberi e a seminare città? Di fatto, in epoca di neolitico calante, l'umanità, una piccola parte, scelse, in Sumer, stoltamente e non senza drammatiche contrapposizioni, la via del precipizio. L'urbanizzazione contro il nomadismo, Caino contro Abele.
    Coloni
    e pellerossa
    Come sarebbe, oggi, il mondo se cartaginesi e romani non avessero disfatto la società nuragica, i pakeha decimato i maori, i coloni sterminato i pellerossa, se cinquanta milioni di europei affamati non si fossero avventati sul pianeta, occupandone trenta milioni di chilometri quadrati, sessanta ettari per ciascuno, mille e duecento sardegne, per edificare nuove europe tutte simili alla vecchia, e se in queste non si fossero moltiplicati quattordici volte dando vita ad 'una delle più grandi aberrazioni demografiche della specie umana'? Commenta Arnold J.
    Toynbee: «Nel corso degli ultimi cinquemila anni i principali oggetti di culto dell'umanità sono stati gli Stati sovrani, e sono state divinità che hanno preteso e ottenuto ecatombi di sacrifici umani». Un calcolo recente ha rivelato che su 3500 anni di Storia ben 3270 sono stati di guerra.
    Per innalzare potenze preterumane, accumulare ricchezze destinate all'opulenza e allo spreco, abbattere città per ricostruirle, schiantare le comunità umane originarie, saccheggiare la natura. Oggi viviamo lo sfacelo, speriamo l'ultimo, connaturato alla scelta numerica, e la straordinaria accelerazione che gli hanno impresso la europeizzazione del mondo e la modernizzazione. Viviamo anche l'afflosciamento e il declino di quella scelta. Possiamo noi uomini del Duemila, noi sardi, per quanto poco possa esserci in noi di sardo, rimanere ancora impigliati in quella scelta e, peggio, assentirne il disastro per tutti? Non so cosa pensino in proposito i maori, e quanto destino possiamo avere davvero in comune. Credo, però, di sapere o, meglio, di intuire che gli isolani di 4000 anni fa non condivisero e anzi rifiutarono la scelta sumerica, che decisero di non entrare nella Storia incipiente e di proseguire nell'Anti-Storia. E, infatti, gli uomini incontratisi nell'isola da tutti i punti cardinali, dopo alcuni millenni impiegati ad amalgamarsi in una unica etnia e a elaborare una cultura e un'etica comuni, non si inventarono terribili divinità, non innalzarono stati centralizzati e monarchi onnipotenti, non costruirono città, palazzi di marmo e statue dorate, non aggredirono i popoli vicini, non trassero schiavi, non impugnarono la scrittura come scettro, non sacrificarono la Natura per far spazio all' agricoltura agricoltura , all'allevamento, all'industria su vasta scala. Uscirono dalla crisi del neolitico componendo i conflitti interni in una prospettiva del tutto opposta a quella che saliva dal Vicino Oriente, e la difesero, quella prospettiva, impiegando la tecnologia megalitica mediterranea in un modo che oggi chiamaremo alternativo. E cioé, non per edificare piramidi e cittadelle militari ma per costruire diecimila fortezze a presidio della loro scelta. Fu, quella nuragica, una scelta consapevole, profondamente maturata, o fu soltanto casuale o frutto di primitivismo? Se non fu consapevolezza matura, da dove i sardonuragici trassero la forza morale, il gigantesco vigore barbarico che li fece sopportare guerre, guerriglie estenuanti e insurrezioni? Se quanto abbiamo detto avesse soltanto un appena percettibile sapore di verità dovrebbe risultare chiaro che la cultura nuragica fu certo dissidente, eretica e barbarica ma non chiusa in se stessa, non nata e compiuta dentro i confini dell'isola. E se accettiamo, se decidiamo, di essere eredi, ancorché riottosi, di una controcultura mondiale che nella nostra terra, nella terra dei padri, di Giovanni Dettori come nostri, ha eretto potenti e perenni monumenti alla dissidenza, all'eresia, alla barbarità e, dunque, alla libertà, allora laresistenza costante , anche quella sulla muricce dell'ovile o sugli ultimi lembi della lingua sarda, non è solo segno di arroccamento disperato e sconfitto ma di fedeltà, istintiva, quasi genetica, alla scelta nuragica primordiale. Ma poi chi stabilisce , e come, che i maori hanno torto, che stanno dalla parte sbaglata e, quindi,debbono perire ? Perché sono stati abbattuti a colpi di moschetto, di malattie veneree e di whisky dalla europeizzazione? Perché si trovano fuori da una linea di pretesa evoluzione della umanità? Perché sarebbero primitivi e selvaggi al cospetto dei pakeha, i bianchi invasori civili e moderni? Forse, un secolo fa si poteva ancora ragionare in questo modo e dividere l'umanità in primitivi ed evoluti, in barbari e greci. Ma oggi che le ipotesi sulla linearità e progressione evolutive hanno mostrato tutta la loro infondatezza, e si afferma che l'umanità, come la foresta, non tende verso alcun progetto o fine, e che proprio per questo ogni comunità può perseguire un proprio progetto o fine, perserverare in concezioni esaurite risulterebbe del tutto fuori moda. Se poi si aggiunge che la modernizzazione ha finito la sua corsa, che la sua spinta interna rifluisce di fronte alla barriera di problemi morali, sociale, economici e politici che essa stessa ha accumulato, non è difficile vedere il modernista in ritardo come una figura curiosa e ben più umiliante di quella che rivestono i maori. La figura, mi pare, degli irriducibili inquilini dell'isola di Pasqua, tanto per restare in ambito polinesiano, che avendo bruciato tutte le risorse ambientali e umane per erigere idoli monumentali si trascinano a perire in un braciere di cenere fredda.
    Ostinazione
    e dignità
    In realtà, il dilemma non è tra maori superstiti e irriducibili di Rapa Nui, traprimitivi esausti e moderni decaduti. Marshall Berman, un modernistaradical del Bronx, suggerisce: «... che non dobbiamo smettere di essere ebrei, negri, portoricani per essere soltanto moderni... e ... che l'identità etnica -non soltanto la propria ma quella di ognuno - è essenziale per raggiungere quella profondità e quella pienezza dell'io che la vita moderna schiudeva e prometteva a tutti». L'identità etnica sarda, riposta più che perduta, è basilarmente quella nuragica. L'etnia sarda si costituì e si affermò come cultura nuragica. Ostinazione nella autonomia e dignità personali. Tensione eroica dell'uomo, intimità aspra e intensa con la natura. Possiamo rifiutarle, abiurarle ma non scambiarle. Perché proprio oggi dovremmo abiurarle? La civiltà del villaggio non è finita, inesorabilmente.
    Avanza al contrario, una cultura del villaggio rinnovata, fresca. Evocata dal bisogno dell'uomo di ricomporsi in un rapporto equilibrato con la comunità e con la natura.
    Sottintesa, quasi, dalle più avanzate e soffici tecnologie. Per sfuggire all'attanagliamento urbano. Per rovesciare lo 'sviluppo' del denaro e delle macchine-apparato in sviluppo della ragione e dei sentimenti. Per debellare la statolatria e fare spazio a istituzioni leggere, proporzionate e aperte ai cittadini. Per inquadrare la competizione entro ferree regole morali di solidarietà solidarietà e collaborazione.
    Per scampare a media usati come lanciafiamme. Solo dalle nostre radici barbariche (e da che altro se no?) Possiamo muovere perreinventare, ridisegnare una neo-modernità che ci reintegri nella antica vocazione di costruttori, ci restituisca al mondo e ci liberi, finalmente dalla modernità manipolata che ci appesta e ci esclude dalla nostra stessa identità, i sardi, i maori e gli altri, recludendoci nelle isole del corruccio o disperdendoci, apolidi in tutti i mari. Come dire che se Ulisse tornando ad Itaca non la riconoscerà, ed è quasi certo, dovrà cercarne le fondamenta tra le rovine del tempo, e accingersi a ricostruirla. Anche il sogno di Caligola, ossessione degli imperialismi, incubo del genere umano, svanirà come caligine lasciando intravedere il Parlamento circolare dell'umanità in cui ogni popolo, grande o piccolo, bianco nero rosso giallo, avrà il suo seggio, e s'intenderà con gli altri nella propria lingua. Per quanto ancora, caro Giovanni, lalocura esalante dalle nostre miserabili divisioni potrà vietare che ci si intenda? ELISEO SPIGA
     
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  8. ELCERDEA
     
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    Come potete vedere neanche io ho ne una conoscenza profonda, ho capitol'importanza del cognome spiga quando giá ero in spagna... ho una conoscenza di frammenti e di citazioni che però mi sono rimaste impressissime e spero che chi ne abbia una conoscenza maggiore ci possa illuminare...
    iperboreo ha dato l'idea giusta per la commemorazione
    e un saluto shardana certamente a Spiga: :salute:

     
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    SRDN

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    non lo conoscevo, me ne dispiaccio....
     
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  10. iperboreo50
     
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    Un bel lavoro EL, complimenti.
    Una carrellata che fa capire il travaglio del personaggio SPIGA. Ha attraversato le ideologie, ne era rimasta affascinato e poi resosi conto di quello che erano le ha abbandonate scegliendo L'UOMO.
    Uomo nuragico trasformato in un sogno di una nuova ma pur sempre vecchia ideologia.
    Penso che si capirebbero bene, Spiga, SaCraba e Gimbutas...................


    :salute: :salute:
     
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  11. SaCraba
     
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    caro Iper, non riesco a capacitarmi di quello che hai scritto,hai voluto inserire il mio nome tra quelli di due giganti.. lo considero come un segnale di stima così grande che appena l'ho letto è stato come ricevere un pugno nello stomaco, :lol: è la prima volta in vita mia che un complimento risulta doloroso, nella mia testa è partito un vortice di pensieri ma uno era fisso, il ricordo di una persona ha tentato in tutti i modi di spiegarmi che nel mondo gli Uomini sono rari e che nella mia vita ne avrei incontrato davvero molto pochi... non ho mai accettato questo pensiero,ogni tanto mi arrendo all'idea che in fondo avesse ragione e questo fa male perchè ci si sente soli, ma non tutti i mali vengono per nuocere ,infatti è proprio la rarità di questi che ti da la possibilità di riconoscerli immediatamente e quando succede è sempre una gioia spropositata... è inutile dirti che avendo un fiuto eccezionale ( ti posso garantire che non dico questo per ricambiare il segnale di stima ma perchè lo penso davvero) ho riconosciuto dal primo post che ho letto scritto da te che tu questa caratteristica rara ce l'hai...

    ps: :angry: non giocarmi più questi scherzetti perchè sono 2 ore che tento di riprendemi ... :lol:

    :evil:

    dico la verità.. non ho mai sentito nominare Eliseo Spiga e ne sono dispiaciuta.. ma non è mai troppo tardi per conoscere i suoi pensieri..
     
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  12. Judikess4
     
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    Craby è in pieno satori.......vai così: presto ne arriverà un altro......ma non cercarlo: è più bello quando ti arriva tra capo e collo.......
    JK
     
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  13. dedalonur9
     
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    CITAZIONE
    L'etnia sarda si costituì e si affermò come cultura nuragica. Ostinazione nella autonomia e dignità personali. Tensione eroica dell'uomo, intimità aspra e intensa con la natura. Possiamo rifiutarle, abiurarle ma non scambiarle. Perché proprio oggi dovremmo abiurarle? La civiltà del villaggio non è finita, inesorabilmente.

    beh come non essere d'accordo. Mi ricorda molto Nietzsche questo brano: tensione eroica, senso della terra, rifiuto della metafisica: perchè va contro l'uomo nuovo proposto da nazismo e comunismo.

    una caratteristica diversa dal pensatore tedesco sembrerebbe invece la riscoperta e valorizzazione della Nazione (sarda e non) come antidoto alla massifficazione. Non so se la nazione sia l'antidoto giusto, ma certo, è un valore imortante per l'individuo.

    ora posso dire anche io che mi dispiace: sopratutto perchè andava contro corrente ed era una voce fuori dal coro....Montanelli forse lo avrebbe senz'altro definito un "uomo contro", più che storto... ma d'altronde anche Montanelli si autodefiniva uno "spostato", che è sinonimo di storto..

    dovrò leggerlo prima o poi.
    Grazie Elce!
     
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  14.  
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    STUDIOSO DEI POPOLI DEL MARE

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    Ho già reso onori al guerriero Eliseo. Non posso non dare un contributo anche qui nel mio forum.
    Conoscevo Eliseop per il semplice motivo che TANTI TANTI ANNI FA militavamo ambedue nel Partito Sardo.
    Ricordo una delle tante battaglie di Eliseo anche all'INTERNO del Partito. Allora c'era il VENTO SARDISTA e la maggior parte dei sardi era per una parte di SARDISTA. Si svolgeva un MEGACONGRESSO a Chia Laguna, centinaia di delegati erano in sala. Ricordo che io ricevetti la nomina di CONSIGLIERE NAZIONALE, con la mozione contrari al mio quasi Zio Mario Melis. A un certo puinto sentii un mormorio in sla e mi girai. In fondo un gruppo di militanti con il fazzoletto alla Tex Willer stretto sulla bocca a significare il silenzio imposto dai capi a una parte del popolo sardista... a guidare la protesta: ELISEO SPIGA! Il solito guerriero indomito! :vandal: Si eravamo allora su due fronti (anche casula, pintore e altri amici... ) io eterno CONTESTATORE SESSANTOTTINO allora mi trovai nella MAGGIORANZA VINCENTE... ma l'amicizia restava sempre e risvegliava il comune amore per SARDINIA NOSTRA.
    BAY KUM DEUS, ELYS! :vandal:
     
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  15. iperboreo50
     
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    CITAZIONE (SaCraba @ 21/11/2009, 17:17)
    ps: :angry: non giocarmi più questi scherzetti perchè sono 2 ore che tento di riprendemi ... :lol:

    :evil:

    :salute: :evil: :salute:

    P.S. posso raccomandarti la camomilla di Judy, è eccezionale......... :)

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14 replies since 20/11/2009, 17:58   556 views
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