L'origine del popolo gitano

dall'india? o erano...

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  1. ELCERDEA
     
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    Desidero sottolineare che questo non è un mio lavoro. Non sapevo dove postarlo. Qui cerchero' di raccogliere quante più informazioni possibili. Riporto, insomma, solamente, gli studi altrui, opportunamente citati.<

    Preferirei iniziare con un interessante discorso generale sui popoli Rom, l'autore è Gitano; il discorso che offre sembra interessantissimo, sopratutto nelle conclusioni.
    Poi passeremo ad un discorso più incentrato alla'andalusia anche se finora la maggior parte della letteratura che ho trovato alla mitica cuesta de mojano è sul Flamenco... l'arte gitana...

    Di Sándor Avraham, studioso gitano delle origini dei popoli...

    L'origine dei Rom e Sinti

    Molti miti sono stati creati sull'origine di quel misterioso popolo
    che è presente in ogni paese occidentale e viene chiamato con diversi
    nomi, tali come Zigani, Gitanos, Gypsies, Cigány, ecc., la cui
    denominazione corretta è Rom (o meglio, Rhom) per la maggior parte dei
    gruppi oppure Sinti per altre comunità. Non esporremo qui le leggende
    universalmente riconosciute come tali, ma l'ultimo mito ed il più
    diffuso che è tuttavia tenuto in considerazione dagli studiosi: la
    loro presunta etnicità indica.
    Il fatto che i Rom raggiunsero l'Europa dopo un lungo viaggio che a
    quei tempi era iniziato in qualche regione dell'India non implica
    affatto che quella fosse la loro terra d'origine. Tutti dobbiamo
    provenire da qualche parte dove i propri antenati sono vissuti, magari
    essendo anch'essi arrivati lì da un altro paese.
    L'intera ipotesi che sostiene la loro presunta etnicità indica
    si fonda su un solo elemento: la lingua romanì. Tale teoria non tiene
    alcun conto di fattori culturali molto più rilevanti che mettono in
    evidenza il fatto che i Rom non hanno alcuna cosa in comune con i
    popoli indiani al di fuori di elementi puramente linguistici. Se
    dobbiamo prendere seriamente le ipotesi che si fondano sui soli indizi
    forniti dalla lingua per determinare l'origine dei popoli, dovremmo
    assumere che quasi tutti i nordafricani provengono dall'Arabia, che i
    Giudei Ashkenazim sono una tribù tedesca, che i Giudei Sefaradim sono
    soltanto una minoranza religiosa spagnola ma non un altro popolo, e
    così via. Gli afroamericani non conoscono nemmeno la lingua dei loro
    antenati e parlano soltanto inglese, quindi, dovrebbero essere
    inglesi. Insomma, la sola lingua non costituisce una base sufficiente
    per determinare l'etnicità, e tutti gli altri elementi culturali sono
    contrari alla presunta origine indiana dei Rom, compresi alcuni indizi
    presenti nella stessa lingua romanì. I fattori più importanti che
    permangono impressi nella cultura dei popoli sin dal passato più
    remoto sono di natura spirituale, i quali si manifestano nei loro
    sentimenti più intimi, comportamenti tipici, memoria collettiva,
    ovvero, un legame di carattere atavico. In questo studio, inizierò
    esponendo i miti prima di presentare le evidenze e l'ipotesi che ne
    deriva sulla vera origine dei Rom.


    Insomma penso che il nostro abramo inizi con una sorpresa e questo mi ha intrigato.
    La prima idea che espone sembra mettere al tappeto la derivazioni indica con una semplice considerazione, forse banale, ma sicuramente veritiera.


    Edited by ELCERDEA - 18/11/2009, 16:14
     
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  2. ELCERDEA
     
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    Gli studiosi hanno fatto molti sforzi allo scopo di provare l'origine
    indiana dei Rom, ciononostante tutti hanno fallito per mancanza di
    prove convincenti. Alcuni racconti presi come punti di riferimento,
    come le storie di Firdawsi, sono caduti in discredito. Tutti i popoli
    che sono stati presuntamente collegati ai Rom, ovvero Dom, Luri,
    Gaduliya Lohar, Lambadi, Banjara, ecc. non hanno in realtà alcun
    rapporto etnico con essi, e neanche origini comuni. L'unica
    somiglianza apparente consiste nello stile di vita errante e nei
    mestieri tipici comuni ad ogni tribù transumante, di qualsiasi
    estrazione etnica essa sia. Tutti questi mancati risultati sono la
    conseguenza naturale di ricerche svolte su dei parametri sbagliati:
    hanno infatti ignorato l'essenza della cultura Rom, cioè, l'eredità
    spirituale, la quale è incompatibile con qualsiasi popolo dell'India.

    Una teoria che ultimamente sta raccogliendo successo nell'ambiente
    intellettuale interessato all'argomento - e che è destinata a fallire
    come tutte le ipotesi precedenti - presume aver individuato la "città"
    originale da cui i Rom potrebbero provenire: Kànnaugi, in Uttar
    Pradesh, India. L'autore ha comunque raggiunto alcune conclusioni
    valide che hanno discreditato tutte le teorie precedenti, ma
    continuando sulla stessa traccia di quelle, cioè l'indizio
    linguistico, ha mancato comunque il bersaglio. Infatti, l'autore fonda
    la sua intera teoria sulla cosiddetta prova linguistica, che è
    assolutamente insufficiente a spiegare i fattori culturali non
    collegati alla lingua e che sono indubbiamente molto più rilevanti, e
    non provvede evidenze reali per sostenere la sua teoria.
    In questo studio citerò alcune asserzioni dell'autore, anche se
    sostituendo il suo strano modo di trascrivere le parole in lingua
    romanì con un sistema più preciso e comprensibile - ad esempio, la
    "rr" non rappresenta alcun fonema romanì; la "r" gutturale è meglio
    rappresentata come "rh", anche se non tutti i dialetti romanì la
    pronunciano, come la denominazione etnica "Rom" si pronuncia sia
    "Rhom" che semplicemente "Rom". Infatti, l'"h" viene usata
    convenzionalmente per segnalare una dizione complementare o modificata
    della consonante che la precede, quindi, quando l'uso di accenti
    grafici, circonflessi ed altri segni aggiuntivi devono evitarsi, l'"h"
    è la miglior lettera complementare in molti casi. Personalmente
    preferisco usare l'alfabeto sloveno con alcune varianti per
    trascrivere più accuratamente la lingua romanì, tuttavia, essendo che
    i segni grafici non convenzionali non sono sempre visualizzabili in
    internet, uso il sistema alternativo.

    Poi continuo
     
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  3. ELCERDEA
     
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    IL BLU DIFFERENZIA UN TESTO DA UN ALTRO, E VIA VIA ALTRI COLORI....

    Por Kim Perez



    Manuel Barrios ritiene che vi sia una differenza tra gli Zingari
    Andalusi (e in altre parti della Spagna, in generale, credo) e
    Zingari arrivati in Europa attraverso i Balcani.

    Nei costumi e tradizioni, senza dubbio. I Gitani, patrilineare;
    gli zingari, matrilineare, la differenza più profonda e decisiva,
    i gitani più propensi a stabilirsi, gli zingari al nomadismo. la
    gente delle grotte di fronte alla gente del carro.

    Ci può essere una base comune, forse tribù provenienti dall India, gli
    zincalés neri o indiani, come venivano chiamati dai persiani nel loro percorso;
    substrato che può essere maggioritario tra gli zingari
    Ci sono anche prove del fatto che questa gente è venuta a includere
    La maggior parte dei Mori che è rimasto in Spagna.

    poi continuo

    Edited by ELCERDEA - 18/11/2009, 16:14
     
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  4. SaCraba
     
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    ^_^ bentornato Elcer... non avevo dubbi che saresti tornato presto... :lol: grazie per avere aperto questo topic.. la storia di questo strano popolo mi incuriosisce molto... a quanto pare le loro origini si perdono nella notte dei tempi, ancora non si è capito da dove siano potuti partire..sono erranti da millenni... avendo letto che molto tempo fa sono vissuti per un periodo in Egitto mi chiedevo in quale periodo, e se avessero potuto entrare in contatto con i nostri Shardana.. chissà... tu che vivi in spagna hai possibilità di trovare i libri adatti sulla loro storia..

    :evil:
     
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  5. ELCERDEA
     
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    tranquilla, hai letto la descrizione del Topic, il saggio non è ancora finito, ecco qua un altra parte... (è abbastanza lungo). comunque nel mentre sto cercando altro materiale... sulla corida, in quanto abbia gi´avviato questo topic ed intervengano anche gli altri... la cosa si fa interessante... io l'ho giá letto quasi tutto

    Nell'esporre la suddetta teoria, inizierò citando un'affermazione
    dell'autore che è da considerarsi accertata e con cui sono d'accordo:

    "È saputo che non esiste alcun popolo nell'India chiaramente
    imparentato con i Rom; I vari gruppi nomadi etichettati come 'gypsies'
    (con 'g' minuscola) nell'India non hanno alcun rapporto etnico o
    genetico con i Rom. Hanno acquisito la denominazione di 'gypsies'
    dalla polizia colonialista britannica, che nel diciannovesimo secolo
    li associò con i 'Gypsies' dell'Inghilterra per analogia. Per giunta,
    applicarono loro le stesse leggi discriminatorie vigenti nei confronti
    dei 'Gypsies' inglesi. Successivamente, molti ricercatori europei,
    convinti che il nomadismo o la transumanza fosse un fattore
    fondamentale dell'identità Rom, insistettero in confrontare i Rom con
    le varie tribù nomadi dell'India, senza trovare alcuna caratteristica
    comune perché le loro ricerche erano condizionate dai loro preconcetti
    nei riguardi dei gruppi nomadi ".

    Questo è vero, i ricercatori hanno preso dei parametri pre-concepiti
    sui quali hanno costruito le loro ipotesi. Tuttavia, l'autore non è
    esente d'aver commesso lo stesso errore. Dalla sua propria
    dichiarazione emergono i seguenti quesiti: Perché non esiste nessun
    popolo in India che abbia alcun rapporto con i Rom? Perché l'intera
    popolazione Rom emigrò senza lasciare la minima traccia di sé, o dei
    popoli imparentati con loro? C'è solo una risposta verosimile: perché
    non erano indiani, i loro origini non appartenevano a quella terra e
    la loro cultura era profondamente incompatibile con quella dei popoli
    indiani. Soltanto una minoranza religiosa può emigrare in massa da una
    terra in cui la maggioranza degli abitanti appartiene allo stesso
    ceppo etnico. Ed una minoranza religiosa in quei tempi implicava un
    credo "importato", non generato nel seno della società indoariana. Il
    presunto esilio nel Khorassan che l'autore presenta come motivo per
    cui i Rom lasciarono l'India è infondato e manca nel fornire una
    spiegazione riguardante i credi e tradizioni ancestrali dei Rom, che
    non sono né indiane né islamiche (perché il Khorassan in quei tempi
    non era più mazdeista), ma riprenderò questo argomento più avanti.
    Comunque, l'autore debella un mito nella sua seguente affermazione:

    "In quanto alle presunte somiglianze fra il romanès e questa o quella
    lingua indiana, solitamente pundjabi e rajastani, questo è solo uno
    stratagemma praticato dai nazionalisti che parlano queste lingue e
    difendono le rispettive nazionalità: il loro scopo è semplicemente
    quello d'aumentare il numero della propria popolazione ".

    Questo è vero. Ho per caso trovato nella rete diversi gruppi di
    discussione Rajput/Jat, i quali sono (o dicono d'essere) convinti che
    i Rom sono un clan Jat o Rajput. Siano essi in buona fede o no, è
    certo che le loro dichiarazioni si pronunciano in un contesto
    nazionalistico e sembrano avere propositi politici. La cosiddetta
    prova che citano più frequentemente è che gli arabi chiamavano i Rom
    "zott", che significa "jat", da quando i Rom apparentemente giunsero
    nel Medio Oriente. Sinceramente, i racconti degli storici arabi sono
    leggermente più affidabili delle "1001 Notte" in quanto ad esattezza.


     
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  6. SaCraba
     
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    :evil: grazie Elcer.. cercherò qualcosa anche io riguardo i Gitani
     
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    STUDIOSO DEI POPOLI DEL MARE

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    non ci crederete, ma c'è molto di più in CAMARGUE e in provenza RIGUARDO I GITANI. Se qualcuno ha letto i custodi del tempo, avrà letto del RADUNO ANNUALE degli ZINGANRI DI TUTTO IL MONDO nella chiesa di SAINTES MARIES DE LA MER... ove si trova la staua NERA di Sarah l'EGIZIA, presunta figlia di Maria di magdalum e patrona degli ZINGARI.
    Per la cronaca, ne I CUSTODI DEL TEMPO si dice anche che MARIA di AMGDALUM era anch'essa EGIZIA. infatti MAGDALUM a quei tempi non eisteva in palestina, aveva un altro nome. ma esisteva in egitto, nella zona del Delta e pare che MARJA fosse un DOTTORE DI ALESSANDRIA. Ove sostava la FLOTTA TALNTICA di Juseppe d'Arimatea, armatore e commerciante di stagno... nonchè zio paterno di JESUS...
    il resto ve lo leggete nel libro... così lo comprate! :dev.gif: :dev.gif:

    CITAZIONE (SaCraba @ 17/11/2009, 17:59)
    ^_^ bentornato Elcer... non avevo dubbi che saresti tornato presto... :lol: grazie per avere aperto questo topic.. la storia di questo strano popolo mi incuriosisce molto... a quanto pare le loro origini si perdono nella notte dei tempi, ancora non si è capito da dove siano potuti partire..sono erranti da millenni... avendo letto che molto tempo fa sono vissuti per un periodo in Egitto mi chiedevo in quale periodo, e se avessero potuto entrare in contatto con i nostri Shardana.. chissà... tu che vivi in spagna hai possibilità di trovare i libri adatti sulla loro storia..

    :evil:

     
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  8. Eracle
     
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    Già comprato leo...
    Adesso una piccola curiosità, ma le madonne nere sono riprese dal gatto nero sacro egizio? Non ricordo ora il nome della divinità...
     
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  9. ELCERDEA
     
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    Grazie per gli interventi, pensavo che sto topic non se lo cagasse nessuno tranne Craby... comunque proseguo con il saggio...

    Avendo prestato il dovuto credito all'autore della "teoria Kànnaugi"
    per queste importanti riflessioni, ora esporrò le sue asserzioni su
    cui egli ha erratamente fondato tutta la sua ipotesi:

    "Contrariamente a quanto si legge in quasi tutte le pubblicazioni, i
    primi Rom arrivati in Europa erano pienamente consapevoli delle loro
    origini indiane. C'è evidenza di questo in diversi documenti del
    quindicesimo e sedicesimo secolo. È stato solo dopo che la mitica
    origine egizia sfidò i racconti originali dei Rom sulle reali origini
    indiane. Più prestigiose, eventualmente avrebbero contribuito alla
    loro integrazione in Europa. Di fatto, il mito dell'origine egizia dei
    Rom fu poi gradualmente accettato come autentico".

    Prima di rispondere a quest'asserzione, vorrei mostrare un'altra
    dichiarazione dell'autore in cui egli si contraddice:

    "Di tutte le leggende, una delle più persistenti è quella della
    presunta origine egizia del popolo Rom, che essi stessi iniziarono a
    diffondere già nel sedicesimo secolo. [...] In entrambi casi, il
    prestigio dell'Egitto, riflesso nella Bibbia, e le storie di
    persecuzioni sofferte dai cristiani in quel paese probabilmente
    agevolarono una maggior accettazione della leggenda egizia piuttosto
    che delle origini indiane, e probabilmente aiutò loro ad ottenere
    lasciapassare e lettere di raccomandazione da prìncipi, re e anche dal
    papa".
    (Lo spazio tra parentesi quadre sarà riportato più avanti)

    La prima asserzione è imprecisa, perchè ci sono documenti più antichi,
    persino del dodicesimo secolo D.c., in cui gli "Egizi" sono nominati
    con riferimento ai Rom. Solitamente i Rom sono stati chiamati in
    diversi modi secondo la loro provenienza immediata, ad esempio in
    Europa i primi Rom erano conosciuti come "bohémiens", "ungheresi"
    (questa denominazione è ancora molto in uso in molti paesi), ecc.,
    mentre gli arabi chiamavano loro "zott", volendo dire "jat", perché
    provenenti dalla Valle dell'Indo. Non sono mai stati chiamati
    "indiani" in Europa. Tuttavia, essendo i Rom arrivati in Europa
    dall'Iran e l'Armenia attraverso il Bòsforo, è improbabile che siano
    passati dall'Egitto - c'era nella loro propria memoria storica l'idea
    d'essere stati una volta in Egitto, da dove i loro pellegrinaggi
    ebbero inizio, e dichiaravano la loro origine più remota. In quel
    tempo, l'India era stata completamente dimenticata. Prima di giungere
    in territorio bizantino, come l'autore stesso ammette, i Rom vissero
    per un lungo periodo in paesi islamici, ed è risaputo che chiunque
    abbraccia l'islam difficilmente si convertirà al cristianesimo.
    Invece, quando i Rom arrivarono a Bisanzio erano già cristiani.
    Dunque, sorge un quesito interessante: Come potevano i Rom conoscere
    LA BIBBIA in territorio musulmano? Questo è qualcosa che l'autore non
    può spiegare, perché i Rom non conoscevano le Scritture se non per
    sentito dire fino a tempi recenti! Sicuramente in India, Persia e
    nelle terre degli arabi, dove sono passati prima di arrivare in
    Europa, non potevano certamente aver mai sentito un commento sulla
    Bibbia, e senz'altro neanche in Bisanzio o Europa, dove le Scritture
    erano vietate alla gente comune e non erano scritte in lingua
    corrente. Non esisteva alcuna possibilità che i Rom conoscessero la
    Bibbia, se non perché la storia biblica era profondamente impressa
    nella propria memoria collettiva. Questa memoria fu conservata durante
    il lungo esilio in India, in maniera così forte che non adottarono
    nemmeno il più insignificante elemento della cultura induista o di
    qualcun'altra esistente nell'India.
     
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  10. ELCERDEA
     
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    @ craby, hai la casella Mp piena...
    Proseguiamo con l'altro saggio:
    ho messo anche la versione spagnola, se per qualcuno può essere d'aiuto,
    se non mi ricordo male qualcuno stava studiando spagnolo
    P.S. la tradusione non è letterale



    La historia tradicional no trata de las minorías, y menos de las
    marginales. No las ve, como tampoco hoy, quienes no somos gitanos o no
    vivimos cerca de ellos, no los solemos ver. Existen junto a nosotros,
    en barrios más o menos descascarillados o en aglomeraciones de
    chabolas. Pero tenemos que ir allí para saber que existen, después de
    un siglo de cultura social.

    La storia tradizionale tratta delle minoranze e meno ancora di quelle marginali
    . Non le vede. Neanche oggi, e chi non siamo gitani viviamo a loro fianco,
    e non siamo soliti accorgerci di loro. Li abbiamo al nostro lato nelle chabolas
    (case di ferraglia), ma dobbiamo andare la per sapere che esistano.


    Entonces, más. La cultura era máximamente elitista, pero algunos
    documentos de tipo policial se han escapado para atestiguar que, en
    efecto, enre los gitanos había moriscos, o había moriscos que se
    llamaban gitanos. Pocos o muchos, los documentos no lo dicen, pero
    contamos con otros métodos, como el antropológico.

    La cultura era elitista, pero alcuni documenti di tipo poliziale
    Sono trapelati testificando che, in effetti, tra i gitani c’erano i mori,
    o c’erano mori che si facevano passari per gitani.
    Non si sa se fossero molti o pochi, ma possiamo contare con
    Mezzi antropologici.


    La boda es el centro de la cultura gitana, con su pañuelo y sus
    flores, y las comadres que lo testifican. Pues bien, la investigadora
    Unni Wikan describe las bodas de la ciudad de Sohar, en la costa de
    Omán, al Sureste de Arabia, contando cómo a la mañana siguiente se
    enseña un pañuelo, que debe tener manchas de sangre, a la persona
    -supongo que una mujer- que ha acompañado a la novia, quien, si no hay
    tal prueba, empieza a gritar, para anular la boda.

    Il matrimonio è al centro della cultura gitana, con i suoi foulard
    E i suoi fiori, e le comari che lo provano. Bene, la investigatrice
    Unni wican descrive lo sposalizio della cittá di Shoar, nella
    costa di omán, al sud est dell’arabia, raccontando come la mattina
    seguente si ostenta il foulard, che deve avere molta sangue,
    a la persona-si suppone una donna- che ha accompagnato
    alla promessa.sposa, la quale, se la prova del sangue non
    dá risultato positivo – la rottura dell’imene- comincia agridare
    affinché si annulli il matrimonio. Ossia un prova della verginitá.


    Se trata por tanto, de un rito central de la cultura gitana tomado,
    con total exactitud, de la cultura árabe de Arabia.

    Si tratta, quindi, di un rito centrale della cultura Gitana preso,
    con totale esattezza, dalla cultura araba dell’arabia


    Edited by ELCERDEA - 18/11/2009, 12:46
     
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  11. ELCERDEA
     
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    scusate l'interruzione, ma per rispondere ad eracle:
    CITAZIONE (Eracle @ 18/11/2009, 09:08)
    Già comprato leo...
    Adesso una piccola curiosità, ma le madonne nere sono riprese dal gatto nero sacro egizio? Non ricordo ora il nome della divinità...

    INTERESSANTE (fonte ignota)
    La Madonna Nera di Montovolo ed il suo Presunto Antico Tempio di Iside

    Le Madonne Nere sono tra le immagini più sacre della Chiesa Cattolica e si trovano nei più venerati Santuari e Cattedrali d’Europa. Tuttora esistono più di 450 luoghi in cui si trovano Madonne Nerea. Anche sul monte di Montovolo, situato nell’Appennino Tosco-Emiliano, tra Bologna e Firenze, c’è un Santuario dedicato ad una Madonna Nera con Bambino. In precedenza abbiamo riportato che Montovolo è stato probabilmente un antichissimo Centro Oracolare (vedi Montovolo Retreat 1) che era verosimilmente già presente in epoca Etrusca (VIII-I sec AC). Questa affermazione fu basata sulla presenza nella lunetta (vedi sopra) del portale del Santuario di due colombe e di due piante che sono stati i simboli più usati per rappresentare un centro oracolare. Successivamente, a conferma di quanto supposto, abbiamo trovato che la leggenda del serpente di Montovolo è molto simile ad una antichissima ballata di Delfi, il Centro Oracolare più famoso nell’antichità. Inoltre abbiamo individuato che alcune tradizioni religiose locali riguardo Montovolo sono riconducibili ad un importante sito religioso Etrusco dedicato alla dea Pale e che il monte si chiamava a quei tempi monte Palense.( see Montovolo Retreat 2).

    Ora analizziamo un'altra leggenda, riportata anche su alcuni libri, che narra che in tempi remotissimi a Montovolo c’era un tempio di Isideb,c,d,e. Questa storia può essere nata perchè a Montovolo esiste una Madonna Nera o perchè un tempo è esistita una statua di Iside di cui la Madonna Nera è una riproduzione. E’ difficile determinare l’esatta correlazione, tuttavia una relazione deve esistere tra la leggenda del tempio di Iside e la presenza sul luogo di una Madonna Nera. Infatti molti storici modernia riconoscono che la statua della dea Egiziana Iside con in braccio il figlio Horus, che è un reperto storico trovato in molti luoghi, è stata la prima Madonna con il Bambino. Probabilmente molte di queste statue di Iside, rappresentata con la pelle nera, furono rinominate Maria quando l’Europa fu Cristianizzata forzatamente per cui probabilmente molte delle Madonne Nere hanno questa origine.

    E’ riportato che

    "..Cirillo, Vescovo di Alessandria, aveva apertamente imbracciato la causa di Iside e l’aveva antropomorfizzata in Maria, la madre di Dio. "(H.P.Blavatsky, Isis Unveiled.)

    "Il culto di Iside si diffuse ampiamente in Egitto nel periodo dinastico. Dall'Egitto si diffuse alla Fenicia, Siria, Palestina; all'Asia Minore, a Cypro, Rodi, Samo e altre isole dell'Egeo; a molte parti della Grecia come Corinto, Argo, e la Tessaglia; quindi Malta e la Sicilia e da ultimo Roma. Nel primo secolo AC Iside fu la Dea più popolare nella Città Eterna, dalla quale il culto si espanse fino ai limiti dell'Impero Romano.," (Barbara Watterson, The Gods of Ancient Egypt )
    Probabilmente la sua immagine fu portata dai soldati Romani e dipinta di Nero per indicare la sua origine Africana anche se nell'antico Egitto Iside era dipinta convenzionalmente di giallo per indicare una divinità femminile. Il suo culto si rafforzò nel tempo come religione di "salvezza e consolazione" indirizzata a tutti i ceti con particolare riguardo per i più poveri. A Roma il culto si esaurì, più o meno forzatamente, con l’avvento del Cristianesimo ed in Egitto l'ultimo tempio di Iside fu chiuso nel 550 DC e trasformato in Chiesa Cristiana. Nella sola Roma antica circa un centinaio di templi di Iside furono trasformati in Chiese cristiane. Abbiamo tuttora nella città di Roma il più alto numero di chiese dedicate a Madonne Nere. E’ stato appuratof, da reperti, che anche la Chiesa di S. Stefano a Bologna, era in origine un tempio di Iside come pure Notre Dame a Parigi. Nei secoli passati molte immagini e statue delle originali Madonne Nere sono state distrutte o si trovano in collezioni private. Alcune sono state riprodotte e spesso sono diventate bianche (a volte riprodotte su marmo bianco!) forse per cancellare la loro origine "pagana"! Altre Madonne Nere descritte come tali da fonti antiche autorevoli o da foto non vengono riconosciute come tali dalle autorità religiose localia.

    Edited by ELCERDEA - 18/11/2009, 15:12
     
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  12. Eracle
     
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    Allora non ricordavo male, è ripreso da iside.
    Bravo elcerdea un'ottima risposta.
    Comunque di madonne nere ce ne sono anche in sardegna o sbaglio?
     
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  13. ELCERDEA
     
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    SANTA MARIA (CAGLIARI)

    Cappella di Santa Cecilia

    Dedicata a Santa Cecilia, Patrona della Cattedrale, è in stile barocco-piemontese. Al centro vi è un dipinto raffigurante Le Nozze mistiche di Santa Cecilia con San Valeriano, opera di Pietro Angeletti. Sul tabernacolo in argento sbalzato è raffigurata La cena di Emmaus, attribuita a Lorenzo Lavy.

    Cappella di Nostra Signora di Sant'Eusebio (detta anche Cappella della Madonna Nera)

    È chiamata anche Cappella della Madonna Nera per la presenza di una statua della Madonna di colore nero.
    La statua, in cedro del Libano ed alta 1,55 metri, è una delle tre copie dell'originale statua della Madonna nera che Sant'Eusebio, vescovo di Vercelli portò con sé al ritorno dal suo esilio in Palestina nel 362 (le altre due si trovano a Crea e ad Oropa).In

    Sardegna:
    M.N. presso il Santuario di Nostra Signora di Bonaria (CA);
    Nostra Signora di Sant'Eusebio, Cattedrale di Santa Maria, a Cagliari;
    M.N. dello Schiavo di Carloforte, Carbonia (CA).


    C'è anche la madonnina di valverde di Alghero che peró non so se sia annoverabile tra le meadonne nere... Judy forse ci puó dire di piú...
    Dovrebbe essereci qualche cosa in "edizioni del Sole" alghero

    Santuario Nostra Signora di Valverde / Diocesi: Alghero-Bosa. Calendario: la festa del santuario si celebra la domenica in Albis (la seconda domenica di Pasqua) e il 26 maggio, festa dell’incoronazione della Madonna di Valverde.

    La fondazione del santuario risale al XVI secolo. Secondo la tradizione un anacoreta, avvertito in sogno dalla Madonna, ritrova, sotto un “Pilar” davanti ad un’antica chiesetta, un piccolo simulacro di terracotta bruna (cm 33) della Madonna di Valverde, nascosto sotto quella colonna molti anni prima per sottrarlo alla profanazione delle orde saracene.
    Nel 1935 il simulacro verrà incoronato dal Capitolo Vaticano e nel 1949 Pio XII proclama Nostra Signora di Valverde compatrona della città e della diocesi.
    Il santuario ha forme tardorinascimentali, ristrutturate in varie riprese, le quali inglobarono l’antico e originario tempio, più antico di alcuni secoli, il cui nome è rimasto legato alla località in cui si trova la valle del rio Valverde.
    L’altare maggiore, realizzato da scalpellini genovesi in marmi policromi, appartiene alla prima metà del Settecento. La statua della Vergine ha nella mano destra Gesù Bambino ed è interamente rivestita di una veste ricamata in oro, adorna di molti oggetti d’oro e di gemme preziose ed è collocata su di un piccolo piedistallo in argento. Il 26 maggio 1935 è stata incoronata. Nelle cappelle si trovano alcuni quadri di buon livello artistico, due dei quali, il martirio di sant’Andrea e l’estasi di san Carlo Borromeo, sono attribuiti a Pantaleo Valvi e rispettivamente datati 1635 e 1631.

     
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  14. ELCERDEA
     
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    Seguiamo sempre con il saggio blu, in attesa che venga spostata la discussione sulle madonne nere

    La boda morisca tenía también en común con la gitana su exuberancia en
    cantes y bailes (las llamadas por los moriscos zambras) que extrañaban
    y hasta ofendían a los severos cristianos viejos, y que encima se
    prolongaban por varios días de diversión y alboroto.

    Il matrimonio dei mori aveva pure in comune con quella gitana
    La stessa esuberanza nei canti e nei balli (chiamate dai miri Zambras)
    Che offendevano e sorprendevano i cristiani più anziani, inoltre erano feste che si prolungavano per vari gironi con grande clamore.


    Que este rito árabe llegue a ser identificado como el rito gitano,
    sólo es concebible si la proporción de moriscos era entre ellos muy
    elevada.

    Che questo rito arabo sia identificato insieme al rito gitano,
    è concepibile solo se la proporzione di Mori era, tra loro, molto elevata.


    Los gitanos errantes eran muy acogedores de todo desgraciado, y entre
    ellos, de los moriscos también errantes, fugitivos de sus pueblos para
    no ser reconocidos y deportados. Además, podían camuflarse fácilmente
    entre ellos: la frecuencia con que los textos castellanos se refieren
    a algunos granadinos como de “tez verdinegra”, recuerda
    prodigiosamente al moreno verdoso, a la tez aceitunada de los gitanos,
    al “moreno de verde luna” de Lorca, y facilitaría que pasaran
    desapercibidos entre ellos: así fue descrito nada menos que Aben
    Humeya, Don Fernando de Válor.

    I gitani erranti erano molto accoglienti con i disgraziati, e tra loro,
    con i mori erranti, latitanti dal loro popolo, non volevano essere riconosciuti
    e deportati. In piú, potevano camuffarsi facilmente tra loro, la frequenza
    con i quali i testi casigliani si riferiscono ad alcuni Grandini (di granada)
    come “tez verdinegra”, ricorda prodigiosamente il moreno verdeggiante,
    a la tez (pelle della faccia) olivastra dei Gitani, al “moreno de verde luna” di Lorca,
    e feliciterebbe che passassero inosservati tra loro: così fu niente piú che
    Aben Humeya, Don Fernando de Valor


    Manuel Barrios menciona por su parte que, en el siglo XVI, las
    pequeñas bandas gitanas se convirtieron de pronto en un gran pueblo.
    Digo yo que hoy es tan numeroso, especialmente en Andalucía, y
    especialmente en Granada -¿es raro, no?-, que en algunas poblaciones
    constituye el cincuenta por ciento de sus habitantes, como en Pinos
    Puente.

    Manuel barrios menziona da parte sua che, nel XVI sec, le piccole bande gitane
    Si trasformarono subitamente in un gran popolo,.
    Dico io che oggi è così numeroso, specialmente in Andalusia, a Granada soprattutto-
    Che strano no?- che in alcune popolazioni costituisce il cinquanta per cento
    dei suoi abitanti, come a “Pinos Puente”
    .

    Queda la cuestión lingüística. Cabe suponer que, si los gitanos son
    medio moriscos, su habla será particularmente rica en arabismos. Me
    parece que el habla tradicional gitana no ha sido suficientemente
    estudiada. Manuel Barrios pretende desmitificar la cuestión señalando
    que los gitanos andaluces no han hablado caló, la lengua índica de los
    calés, como otros gitanos españoles ¿menos mezclados que ellos? y que
    los “caloismos” que usan son apenas cuarenta, casi nada.

    Rimane la questione linguistica. C’è da supporre che, se i gitani
    Sono mezzo mori, la sua parlata sará particolarmente ricca in arabismi.

    (Confrontate le opinioni di questo saggio con l’altro)

    Mi sembra che la parlata tradizionale gitana non sia stata sufficientemente
    Studiata. Manuel barrios pretende de.mistificare la questione segnalando
    Che i gitani andalusi non hanno parlato caló, la lingua indica dei kalès indici,
    come altri gitani spagnoli (meno mischiati che loro?) e che i “canoismi”
    che usano sono appena quaranta, praticamente nulla
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  15. SaCraba
     
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    :evil: grazie Elcer.. sei un tesoro.. :unsure: ma è inutile ripeterlo.. te l'ho anche detto nell'altra discussione...
    :lol:
     
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48 replies since 17/11/2009, 10:09   10075 views
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