Misteriosi megaliti Vestini.

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  1. lupone60
     
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    MISTERIOSI MEGALITI VESTINI
    di L. Ceccareli e P. Cautilli
    sabato 07 marzo 2009

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    L’Universo, una accurata rivista di qualche anno fa edita dall’Istituto Geografico Militare, ospitò un’interessante relazione di un duplice enigmatico ritrovamento avvenuto a Capestrano (patria del celebre Guerriero) e a San Nicandro (L’Aquila), nei pressi del sito archeologico dell’antica città di Peltuinum, nel territorio abitato dall’arcaico popolo italico dei Vestini. Benedetto Orsatti fu l’autore della relazione e della stessa scoperta:
    “Molti anni orsono, nel 1965, rinvenimmo per caso un grosso manufatto litico ai margini di una stradina campestre vicino Capestrano. Ad un primo esame non avemmo alcun dubbio che era stato recentemente dissepolto. Il manufatto era costituito da un monolito calcareo di notevoli dimensioni (cm 190×105x68) e del peso di oltre tre tonnellare. Il nostro interesse fu stimolato, oltre che dalla grandezza, dalla forma a noi del tutto nuova”. Qualche anno dopo, alcuni vandali distrussero parte del manufatto. Attualmente non esiste nulla che possa documentare questo importante reperto al di fuori delle foto e del rilevamento dello stesso Orsatti. Alcuni anni dopo, nella zona di San Nicandro, vicino al lago di Sinizzo, durante il dissodamento di un terreno venne alla luce un monolito del tutto simile a quello di Capestrano. Il suo rilevamento permise agli archeologi di constatare che il reperto presentava la stessa tipologia del precedente, misure comprese. Analizzando attentamente i due manufatti, essi risultarono essere costituiti da un unico blocco di pietra calcarea e che il calcare del della statua del Guerriero di Capestrano è identico a quello del manufatto megalitico ivi ritrovato, al contrario di quello di San Nicandro costituito da un blocco di calcare bianco compatto del Cretaceo, di difficile lavorazione.
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    “Questi monoliti - si legge nella relazione - sono scavati per una profondità che varia da 25 a 40 centimetri in una forma quanto mai originale; un incavo a forma circolare, quasi una pignatta, è unito attraverso un foro posto nella parte basale ad un altro incavo a forma di H, con la barra centrale molto più larga delle due ‘gambe’. Il foro che unisce i due profondi incavi è inclinato dall’incavo a forma di H verso l’incavo a forma circolare; pertanto un eventuale liquido poteva scorrere, ammesso che i manufatti giacessero in posizione orizzontale, dal primo verso il secondo incavo e non viceversa”.
    Lo studioso ritenne di poter datare entrambi gli insoliti manufatti al VI secolo a.C., ma piuttosto ardua se ne presentò l’interpretazione, in quanto ad oggi non si conoscono altri oggetti simili da nessuna altra parte. A cosa servivano dunque questi stranissimi megaliti così dettagliatamente lavorati sul duro calcare? Ritenuto molto improbabile un uso agricolo, l’Orsatti si orientò verso l’ipotesi di un utilizzo rituale, pensando a altari destinati a sacrifici animali. Siamo tornati ad osservate con attenzione sia il manufatto che lo schema dell’enigmatico reperto. Dalla foto (e dal disegno che alleghiamo) si notano la precisione dell’incavo e uno scalino interno che ricorda un incastro. Avendo dato prova di possedere una grande padronanza nella lavorazione del ferro e della pietra, può essere il presupposto su cui ragionare per risolvere l’enigma del monolito Vestino. Come suggerisce lo stesso Orsatti, attraverso il foro che unisce i due profondo incavi poteva scorrere del liquido: due vasi comunicanti, ma solo dalla forma ad H verso quella circolare. Seguendo questa logica, supponiamo che il manufatto potesse servire come banco di prova da superare per chi aspirasse a diventare scultore, scalpellino, muratore, tagliapietre, antica conoscenza - lo ricordiamo - segreta e riservata ai più fin dall’antichità.

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    L’aspirante scultore, doveva realizzare un manufatto a forma di H dalle misure talmente precise da incastonarsi alla perfezione nell’incavo del monolito riempito di liquido. Se l’acqua (o il vino?) defluiva nella pignatta attraverso il condotto, dimostrava che il neofita aveva superato l’esame. Certamente, osservando questi strani oggetti riemersi dal buio dei secoli, restiamo sconcertati di fronte a simili testimonianze.
    Per approfondire: Dizionario dell’Italia misteriosa - Ed. Sug

    Fonte

    speriamo che il terremoto non li abbia danneggiati.
     
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  2. dedalonur9
     
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    molto interessante, grazie Lupone!
     
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  3. shardar
     
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    Veramente interessanti.
     
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  4. bagassedda
     
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    ...eccezionale...
     
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3 replies since 17/4/2009, 10:33   258 views
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