Toscana

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    Incredibile scoperta: alla luce i resti dell'uomo primitivo
    E’ stato sufficiente un semplice quanto banale intervento in un campo ad aprire una ulteriore finestra sulla storia della nostra città


    Lucca, 9 aprile 2009 - Una finestra il cui panorama è senza dubbio magico, quasi surreale. E la scoperta archeologica, almeno dalle premesse, è una delle più incredibili mai effettuate in questi ultimi decenni. E’ bastato sollevare pochi metri di terra infatti per far tornare alla luce una «industria», in pratica un complesso di numerose pietre scheggiate. Resti arcaici dal grande valore storico, dal momento che testimonierebbero la presenza a Lucca dell’uomo primitivo, più precisamente dell’homo erectus, vissuto nel paleolitico inferiore. In pratica, se quelli che per il momento sono soltanto primi dati fossero successivamente confermati dagli esperimenti scientifici, la scoperta lucchese sarebbe un unicum in Italia. A quanto si è appreso dall’archeologo Michelangelo Zecchini nel corso della presentazione del libro «Lucca: le metamorfosi di una città romana. Lo scavo dell’area Banca del Monte di Lucca», che ha lavorato spalla a
    spalla con il soprintendente archeologico della Toscana, Giulio Ciampoltrini, e con il Centro studi archeologici di Lucca, «i resti sono emersi in seguito ad uno ‘scasso’ per realizzare una fossa — spiega — in un campo che si trova subito fuori le Mura di Lucca, nella prima periferia, vicino a quello che era il corso del fiume Auser. Sono venuti alla luce così ciottoli scheggiati molto arcaici». Quella che viene denominata come «industria litica», di pietre insomma, sarebbe direttamente riconducibile all’uomo primitivo e si tratta «dei reperti — aggiunge Zecchini — più antichi ritrovati in Lucchesìa, e comunque tra i più antichi della Toscana». «Fino ad oggi — prosegue l’archeologo — si è sempre parlato di ritrovamenti risalenti a circa 50.000 anni fa, nella Valle del Serchio o anche in alcune grotte della Versilia. Qui invece si potrebbe parlare addirittura dell’homo erectus». «Le pietre ritrovate — illustra ancora
    — sono molto grosse, alcune anche più del palmo di una mano, e servivano per spaccare le ossa di animali cacciati o per tagliare le pelli. Solo una ventina di queste pietre sono state ritrovate in una zona ristretta».


    Se Zecchini però non ha problemi a sbilanciarsi azzardando a sottolineare come le scoperte potranno aprire le porte allo studio dell’uomo primitivo in Lucchesia, diverso invece è il discorso quando cerchiamo di capire quale possa essere il periodo a cui risalgono tali reperti. Qui infatti Zecchini vuol essere molto cauto anche se è possibile parlare, approssimativamente , di un periodo compreso tra i 200.000 e i 300.000 anni fa. «Non voglio però — precisa subito l’archeologo — dare datazioni troppo precise. Ora faremo lo scavo, ma sorprese potrebbero arrivare anche dagli Stati Uniti». Sì, perché a quanto si apprende da Zecchini, le indagini scientifiche potrebbero anche stabilire datazioni molto più antiche, anche di 800.000 anni addietro. Proprio per non lasciare nulla al caso, sono stati presi contatti con una univerità dell’Indiana negli Usa, «per realizzare una datazione radiometrica — racconta Zecchini — che si basa in
    pratica sullo scadimento radioattivo dell’Alluminio 26 e del Berillio 26. Una tecnica con la quale è possibile, pensi un po’, datare addirittura le felci. L’errore previsto è nell’ordine del centesimo».


    Ma di che uomini parliamo? «Di uomini che vivevano già in gruppo — spiega l’archeologo — e che conoscevano già l’uso del fuoco. Insomma persone che cacciavano insieme e la cui evoluzione spirituale era già abbastanza pronunciata». Un’emozione immensa quella di Zecchini, soprattutto perché, pur se specializzato ormai nell’archeologia romana, guarda caso, a suo tempo si laureò in «Archeologia preistorica» con un esperto in paleolitico inferiore. «La Sovrintendenza ha uno stuolo di collaboratori di altissimo livello — conclude il racconto — . Dopo lo ‘scasso’ sono stato contattato da loro e così mi sono potuto render conto di che cosa si trattava. Sono andato a vedere. Per me è stata un’emozione».
    Cristiano Consorti

    http://lanazione. ilsole24ore. com/lucca/2009/04/09/163987-incredibi le_scoperta_ alla_luce. shtml
     
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    Archeologia: ritrovata copia del diario di Alessandro Ricci
    (ANSA) - PISA, 10 APR - E' stato ritrovato, dopo una caccia di quasi 200 anni il giornale di viaggio di Alessandro Ricci, esploratore italiano di due secoli fa. Ricci, senese, fu il primo italiano che a inizio '800 si avventuro' in zone inesplorate di Egitto e Sudan. 'Descrive e disegna siti che solo pochi anni dopo, al tempo della spedizione di Champollion e Rosellini cui partecipo' erano gia' andati distrutti', spiegano al dipartimento di scienze storiche del mondo antico dell'Ateneo di Pisa.

    10 aprile 2009
    http://www.unita. it/newsansa/27021/archeologia_ritrovata_copia_del_diario_di_alessandro_ricci
     
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    SOTTO IL TRIBUNALE, UN TEMPIO DI ISIDE

    Gli scavi hanno portato alla luce reperti risalenti al II secolo d.C. Una colonnina tortile, un trapezoforo, un incisione e centinaia di frammenti

    Potrebbero essere i resti del tempio di Iside quelli ritrovati durante gli scavi all’interno del tribunale di Firenze. Reperti risalenti al II secolo d.C. Si tratta di una colonna tortile, un trapezoforo (un sostegno di tavolo) un incisione e centinaia di frammenti dei quali molti policromi.

    GLI SCAVI – L’area era stata aperta per realizzare una cisterna di acqua per l’impianto antincendio. Da quest’area, grande cinque metri per tre e profonda neanche quattro metri, sono emersi i reperti risalenti al II secolo d.C. e appartenenti al tempio citato nella storia di Firenze di Davidson. Secondo gli studiosi, infatti, il tempio di Iside era stato realizzato poco fuori dalla porta romana della città, vicino all’attuale tribunale.

    LO STUDIO DI ARCHEOLOGIA ARES – «I reperti sono di straordinaria importanza», ha commentato Alessandro Palchetti, archeologo dello studio di Ares che ha seguito gli scavi. «Sono confrontabili con altri reperti trovati dal ’700 a oggi in altri scavi sempre nella zona e attribuiti al tempio di Iside, del quale non si conosce la collocazione precisa».

    I RESTI RINVENUTI – I reperti trovati non permettono di poter individuare la posizione precisa del tempio. Gli archeologi pensano che nel luogo degli scavi ci fosse un magazzino di stoccaggio di frammenti inutilizzati, che si trovava poco distante dal tempio vero e proprio. L’iscrizione, dove si riconoscono una “a” e una “e” «è totalmente confrontabile con il frammento di iscrizione dedicatoria del tempio a Iside già conservato nel museo archeologico fiorentino». La colonna ritrovata, doveva essere più alta di tre metri risulta essere di un edificio pubblico, molto probabilmente del tempio che secondo gli archeologi misurava circa dieci metri a lato. Il frammento di trapezoforo sosteneva un tavolino, forse utilizzato per riti sacri. Scoperta che conferma «l’influenza orientale sulla cultura romana - ha commentato l’assessore comunale alla cultura Eugenio Giani - e ci testimonia la ricchezza del sottosuolo di questo edificio, nel quale potremmo ospitare un museo civico quando il tribunale sarà trasferito nel quartiere di Novoli. La colonna sarà conservata nel museo Firenze com’era».

    IL NUOVO CORTILE PER ARRIVARE AL PALAZZO ROMANO – «Entro due anni i turisti potranno passare dal cortile della Dogana di Palazzo Vecchio e arrivare sopra l’antico palcoscenico del teatro romano» ad annunciare i lavori è sempre Giani. L’assessore ha presentato gli ultimi scavi sottostanti a Palazzo Vecchio: la burella centrale che permetteva agli ospiti del teatro di passare dalla parte superiore a quella inferiore. I lavori sono curati dalla cooperativa Nuova Archeologia e hanno già portato alla luce i resti murari della cavea del teatro, con tanto di costruzioni delle gradinate destinate agli spettatori e ad una parte dell’orchestra. «Continueremo a lavorare su questo corridoio centrale - ha detto Giani - che ci permetterà un collegamento diretto con il cortile della Dogana di Palazzo Vecchio: in quella che attualmente è una stanza utilizzata dall’economato, alta sette metri, realizzeremo una stanza degli arazzi con la discesa al teatro romano.
    Ci vorranno due anni per aprirne la visione al pubblico».
    Claudia Banchelli
    28 maggio 2009

    http://corrierefiorentino.corriere.it/fire...gio-2009/sotto- tribunale-tempio-iside-1501407274233.shtml
     
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    ARCHEOLOGIA: SCOPERTO TEMPIO ROMANO IN PARCO MAREMMA

    (AGI) - Firenze, 21 ott. - Un tempio romano all'interno del Parco Naturale della Maremma, lungo la strada che porta a Marina di Alberese: e' questa la scoperta di un gruppo di archeologi che hanno riportato alla luce i resti monumentali di un tempio databile intorno al IV secolo d.C.. Si tratta di una struttura rettangolare di circa 11,5 mt per 6,5 mt, costruito in 'opus testaceum' (tecnica edilizia romana, costituita da un muro in mattoni che riveste un vespaio in pietra) e successivamente rivestito da lastre marmoree. E' stato rinvenuto in localita' Scoglietto, all'interno del Parco Naturale dell'Uccellina a circa tre km dalla spiaggia di Marina d'Alberese. Insieme ai resti del tempio, che testimoniano un importante insediamento romano, sono state rinvenute oltre 50 monete e una ingente quantita' di reperti ceramici provenienti dall'intero bacino del Mediterraneo, in particolar modo dall'area africana tunisina. La scoperta, avvenuta dopo una campagna di scavi durata tre mesi, testimonia come, con molta probabilita', l'Uccellina e la foce dell'Ombrone fossero in epoca romana un importante porto di scambio merci provenienti dall'Africa e da tutto il Mediterraneo e dirette: a nord verso Roselle e Siena e a sud verso Heba e l'ager Cosanus. Il progetto archeologico prevede ulteriori campagne di scavi (il team di archeologi e' convinto che, sempre in localita' Scoglietto, sia presente un altro tempio eretto in onore di Diana Umbronensis) finalizzate a studiare le dinamiche insediative nell'area della foce dell'Ombrne tra il II secolo a.C e il VI secolo d.C.

    http://www.agi.it/rubriche/ultime-notizie-...n_parco_maremma
     
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    Archeologia: scoperto a Grosseto un villaggio marino dell’età del bronzo

    Scoperti i resti di un villaggio marino risalente all’eta’ del bronzo nel comune di Castiglion della Pescaia (Grosseto). La Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, in collaborazione con l’Universita’ degli Studi di Firenze, durante lo scavo nei pressi della passeggiata panoramica della torre della Troia, ha portato alla luce un’area abitata tra 4.000 e 5.000 anni fa. Le ricerche sono state finanziate dalla Societa’ Marina di Punta Ala. I resti dell’insediamento, che al momento risulta il piu’ antico del promontorio di Castiglion della Pescaia, era probabilmente legato al controllo della navigazione e alla segnalazione del pericolo rappresentato dagli scogli dei Porcellini. Il fortunato recupero di alcune strutture inerenti alla produzione del bronzo, assai rare in un periodo cosi’ antico, portano a ritenere l’insediamento di un avamposto di un piu’ ampio villaggio localizzabile, probabilmente, sulle pendici del colle che oggi ospita il forte appartenuto ad Italo Balbo. Dagli approfondimenti sviluppati in laboratorio sono emersi importanti risultati che saranno illustrati in un convegno che a settembre si svolgera’ a Valentano-Manciano (Grosseto) sulla ”Preistoria e Protostoria in Etruria”. Campioni di carbone sono stati inviati negli Usa per la datazione al radio carbonio, mentre le scorie saranno analizzate presso il centro di restauro della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Firenze.

    Fonte: Adnkronos

    http://www.tafter.it/2010/04/13/archeologi...eta-del-bronzo/
     
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  6. ARRUIASA DE GHENTIANA
     
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    mmmmmmmmmmmmmmmmmhhhhhhhhh????? :rolleyes:
     
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  7. vivamishapt
     
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    aspettiamo i riscontri.... non sarebbe la prima volta che si prendono abbagli ma..... Se fosse vero, ricordo che qui siamo a un tiro di schioppo dalla Sardegna e la Corsica.... se poi ci mettiamo che in una grotta della Versilia sono stati ritrovati resti della ceramica di Ozieri.... :rolleyes:

    La Sardinia Ferries era già in voga da molto prima di quel che pensavamo!!!
     
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  8. shardar
     
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    della ceramica di ozieri scoperta in una grotta di viareggio non lo sapevo, i giornali qui aprato non ne' hanno fatto menzione!
     
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  9. vivamishapt
     
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    Ecco il link alla Pdf
    http://www.arch.unipi.it/Novita/montepisan...gnoli_IIweb.pdf
     
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  10. Gratia
     
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    Scoperta a Vetulonia la prima Domus etrusca in Italia (2)

    (Adnkronos) - ''Si tratta dei resti migliori che siano mai stati trovati in Italia - ha spiegato la direttrice del museo civico archeologico Isidoro Falchi di Vetulonia, Simona Rafanelli, oggi durante una conferenza stampa - e che rappresentano un'importanza incredibile dal punto di vista archeologico e storico, perche' ci permettono finalmente di venire a conoscenza di nuove tecniche legate all'edilizia etrusca che fino ad oggi non conoscevamo. Oggi qui si riscrive la storia. E' un caso unico in Italia anche perche' con quello che abbiamo trovato fino ad oggi saremmo in grado di ricostruire tutta la casa per intero''.

    Gli archeologi hanno rinvenuto anche una specie di altarino, dove erano adagiate sei monete, un ''piccolo tesoretto'' per l'epoca, romane e etrusche. Vetulonia in quel periodo storico batteva infatti moneta per cui e' possibile ipotizzare che fosse questa la ragione che permise a questa ''Domus'' di non essere ancora stata rasa al suolo dalle guerre sillane, che invece avevano gia' devastato parte dell'Etruria.

    Questa per l'epoca rappresenta una casa di una grande importanza nella societa', appartenente senza dubbio ad un signore del paese. Era destinata sia ad abitazione che ad attivita' commerciale. E' stato possibile scoprire che con molta probabilita' nel corso della vita di questa casa sono state anche fatte modifiche e ingrandimenti. (segue)

    www.libero-news.it/regioneespanso.jsp?id=419531
     
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  11. vivamishapt
     
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    www.ansa.it/web/notizie/canali/invi...1878137295.html

    A Tarquinia importante ritrovamento etrusco
    Anticamera maestosa tomba a tumulo con i resti di un raro intonaco del VII secolo a.C.


    image

    Eccezionale scoperta durante la campagna di scavi avviata dall'Università degli Studi di Torino e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria meridionale, coordinata da Alessandro Mandolesi, nell'area della Doganaccia, situata nel cuore della necropoli etrusca di Tarquinia, dove furono probabilmente deposti re e principi del VII secolo a.C.
    Le ricerche hanno portato alla luce un imponente accesso con larga gradinata a cielo aperto relativo al più grande tumulo funerario di Tarquinia di età orientalizzante, detto 'della Regina' (dei decenni centrali del VII sec. a.C.), che, con quello 'del Re', costituisce una maestosa coppia di sepolcri che caratterizza la necropoli etrusca. Attraverso questo ingresso gli archeologi sono arrivati alla tomba di un personaggio di spicco della comunità etrusca, di rango probabilmente reale. Il locale è in gran parte rivestito di un consistente intonaco bianco in gesso alabastrino (il particolare nella foto), secondo una modalità nota nel Vicino-Oriente (Cipro, Egitto, area siro-palestinese).
    Si tratta di un raro esempio di rivestimento murario, finora sconosciuto in Etruria, presumibilmente realizzato da maestranze specializzate provenienti dal Levante mediterraneo; come il gemello tumulo 'del Re', anche quello 'della Regina' si ispira infatti a una tipologia di tombe reali 'omeriche' note a Cipro (in particolare a Salamina, nell’area sud-orientale dell’isola): è quindi probabile che all'origine di questo modello di tomba a tumulo ci siano proprio architetti e maestranze del Mediterraneo orientale arrivati a Tarquinia all’inizio del VII secolo a.C. L’intonaco ha restituito tracce di pitture costituite da una fascia orizzontale di colore rosso che doveva svilupparsi su tutti i lati dell’ingresso, sopra la quale si individua, al momento, una raffigurazione di incerta lettura; come nelle più antiche esperienze pittoriche etrusche, potrebbe forse trattarsi di un animale (campito in nero con contorni in rosso) con evidente significato religioso, allusivo al mondo ultraterreno.
    I labili dipinti sono ottenuti secondo la più antica tecnica pittorica (assimilabile alla tempera) ricordata dalla storiografia artistica (in particolare da Plinio il Vecchio), 'inventata' in Grecia da valenti maestri fra l’VIII e il VII secolo a.C. L’affresco riconduce ai primordi della pittura monumentale etrusca. Se il prosieguo degli scavi confermerà la datazione dei decori, si tratterebbe della più antica manifestazione di pittura funeraria tarquiniese, realizzata peraltro in un ambiente aperto che precede la camera funeraria, e quindi accessibile e destinato alle cerimonie sacre. La nuova testimonianza rialzerebbe così di qualche decennio le prime esperienze pittoriche del centro etrusco (fino ad oggi rappresentate dalle raffigurazioni della Tomba delle Pantere), noto nel mondo proprio per le sue tombe dipinte, e per queste riconosciuto dall’Unesco patrimonio culturale dell’Umanità.
    I recenti risultati archeologici si aggiungono all’altra importante scoperta avvenuta lo scorso anno, costituita dalla più antica tomba etrusca a due camere affiancate (cosiddetta Tomba Gemina), destinata ad accogliere le spoglie di due nobili personaggi, morti forse contemporaneamente per un tragico evento, personaggi imparentati con il principe (o il re) sepolto nell’adiacente grande tumulo. Queste importanti ricerche, sostenute dagli assessorati alla Cultura della Regione Lazio e del Comune di Tarquinia, con il contributo della Compagnia di San Paolo e del Gruppo Fondiaria-Sai, e la partecipazione dell’associazione di volontariato 'Fontana Antica', si inseriscono all’interno del progetto 'Via dei Principi', destinato alla valorizzazione turistico-culturale dei tumuli monumentali della necropoli tarquiniese. Un itinerario di straordinario interesse che aggiungerà alle tombe dipinte la conoscenza dei tumuli principeschi, monumenti ora accessibili nell’ambito del sito archeologico.
    La Doganaccia, necropoli dei 'Lucumoni' etruschi
    Nell'antichissimo sepolcreto della Doganaccia di Tarquinia furono deposti re e principi etruschi del VII secolo a.C., da mettere forse in relazione con gli antenati del primo re etrusco di Roma Tarquinio Prisco.Gli scavi archeologici svolti in un settore inesplorato della vasta necropoli etrusca di Tarquinia hanno portato alla scoperta di un sepolcreto antichissimo, risalente al VII secolo a.C.L'area della Doganaccia è caratterizzata dalla presenza di due grandiosi tumuli del periodo orientalizzante (VII secolo a.C.) denominati 'del Re' e 'della Regina'. Il primo dei due monumenti principeschi, situati in posizione dominante in corrispondenza di uno dei più antichi e suggestivi ingressi alla necropoli tarquiniese, fu esplorato nel lontano 1928 e, malgrado un antico saccheggio, restituì interessanti materiali, fra cui un'iscrizione che cita il nome di un greco: Hipucrates. Le fonti antiche citano la presenza a Tarquinia, nel VII secolo a.C., di altri importanti personaggi stranieri pienamente inseriti nel tessuto sociale; fra questi è noto il ricco mercante greco Demarato di Corinto che, trasferitosi a Tarquinia proprio intorno alla metà del VII secolo a.C. e sposatosi con una nobildonna locale, era ritenuto il padre del re di Roma Tarquinio Prisco.
    Le ricerche – concentrate sul secondo grande tumulo della Doganaccia, detto 'della Regina' e mai indagato – hanno permesso di mettere in luce un’imponente struttura architettonica del diametro di circa 40 metri, pertinente a un personaggio di spicco all’interno della comunità tarquiniese, di rango aristocratico e di ruolo probabilmente regale, vicino alla figura dei re etruschi, definiti dalle fonti antiche 'lucumoni'. Questo sepolcro si è rivelato come la più grande struttura a tumulo di Tarquinia finora nota. La monumentale tomba conserva nella parte anteriore un largo accesso, un vero e proprio "piazzaletto" a cielo aperto utilizzato per le celebrazioni e gli spettacoli in omaggio al nobile defunto.
    Il tumulo "della Regina" si ispira a una tipologia di tombe reali dell’VIII-VII secolo a.C. che si ritrova soltanto in un altro ambito del Mediterraneo: nella Cipro di cultura omerica (governata da greci che adottano usi e costumi eroici analoghi a quelli narrati da Omero). In particolare, nella necropoli regale di Salamina, sito archeologico dell'area sud-orientale dell'isola, sono presenti tombe con ricchissimi corredi funebri confrontabili direttamente con quelle di Tarquinia, accostabili sia per le grandi dimensioni dell'ingresso che per il tumulo.
    E' molto probabile che all'origine di questo modello introdotto in Italia centrale ci siano proprio architetti di formazione orientale sbarcati a Tarquinia circa 2700 anni fa, che qui avrebbero introdotto innovativi modelli architettonici.


    http://roma.corriere.it/notizie/arte_e_cul...527185246.shtml

    Tarquinia, scoperta tomba del VII sec a. C. appartenente a re e principi etruschi
    Tornato alla luce un imponente accesso con larga gradinata relativo al tumulo detto «della Regina»




    ROMA - È stata scoperta a Tarquinia la più antica tomba dipinta nella necropoli dei Lucumoni, re e principi etruschi del VII secolo a.C. Il ritrovamento è avvenuto durante la terza campagna di scavo dell'Università degli Studi di Torino e della soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale in un settore principesco della necropoli di Tarquinia. I lavori sono stati coordinati da Alessandro Mandolesi, nell'area della Doganaccia, situata nel cuore della necropoli etrusca di Tarquinia, dove furono probabilmente deposti re e principi del VII secolo a.C.
    RANGO REALE - Le ricerche hanno portato alla luce un imponente accesso con larga gradinata a cielo aperto relativo al più grande tumulo funerario di Tarquinia di età orientalizzante, detto «della Regina» (dei decenni centrali del VII sec. a.C.), che, con quello «del Re», costituisce una maestosa coppia di sepolcri che caratterizza la necropoli etrusca. Attraverso questo ingresso gli archeologi sono arrivati alla tomba di un personaggio di spicco della comunità etrusca, di rango probabilmente reale. Il locale è in gran parte rivestito di un consistente intonaco bianco in gesso alabastrino (il particolare nella foto), secondo una modalità nota nel Vicino-Oriente (Cipro, Egitto, area siro-palestinese). Se il prosieguo degli scavi confermerà la datazione dei decori, si tratterebbe della più antica manifestazione di pittura funeraria tarquiniese, realizzata peraltro in un ambiente aperto che precede la camera funeraria, e quindi accessibile e destinato alle cerimonie sacre. (Fonte Ansa)

    CITAZIONE
    Il locale è in gran parte rivestito di un consistente intonaco bianco in gesso alabastrino (il particolare nella foto), secondo una modalità nota nel Vicino-Oriente (Cipro, Egitto, area siro-palestinese).

    Stesse zone dei Popoli del Mare, dunque.... :rolleyes:





    Edited by vivamishapt - 5/8/2010, 17:05
     
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  12. ARRUIASA DE GHENTIANA
     
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    Questi Etruschi <_< di madre ignota :lol: :lol:
     
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  13. pietrusco
     
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    hanno dato notizia anche sul TG nazionale
     
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  14. vivamishapt
     
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    Il giallo delle dieci tombe Non sono pre-etrusche, ma l'età (per ora) è un mistero

    http:// http://iltirreno.gelocal.it/pistoia/cronac...i-tombe-5008144
    jpg_5008145

    Resta avvolta nell'aura del mistero l'identità dei dieci tumuli in pietra rinvenuti lo scorso giugno in località La Fontana nei pressi del Rio delle Lame, nel territorio del comune di Piteglio. A comunicarlo è la dottoressa Cristina Taddei. È lei che ha condotto le ricerche dirette dalla dottoressa Pierazzi, funzionario della Soprintendenza per i Beni archeologici della Toscana. I risultati delle indagini, cui hanno dato man forte i volontari del Gruppo di ricerche storiche "Valle Lune" di San Marcello, sono in fase di elaborazione. Molte sono le difficoltà di inquadramento dei tumuli, che appaiono unici nel loro genere e privi di elementi e manufatti che ne consentano un'adeguata datazione. «È bene mantenersi cauti con le ipotesi - raccomanda la dottoressa Taddei - i dati sinora raccolti fanno ipotizzare che i resti materiali del sito non siano di epoca troppo antica». Si sono riconosciute numerose tracce di lavorazione, testimoni del duro lavoro di cavatori e scalpellini che estrassero dal terreno grandi massi arenacei e li resero materiale da costruzione, sbozzandoli e spianandoli. Una cosa, però, è già sicura: occorre fare marcia indietro sulle affrettate attribuzioni del sito, individuate come testimonianza del popolamento ligure. «Il sito non possiede caratteristiche culturali prettamente archeologiche e non può essere giuridicamente definito "parco archeologico", non ci sono elementi per parlare di tombe o di recinto sacro pre-etrusco - prosegue Taddei - ciò non toglie che l'area sia degna di nota. Seppure non antiche, le strutture rivestono un interesse etnografico, testimonianze di uno stile di vita e di un approccio ecologico che, seppur non lontano nel tempo, ormai completamente dimenticato». Insomma, i tumuli dovrebbero essere più recenti, forse addirittura novecenteschi. Ma la loro memoria si è persa. Di qui il "giallo".
     
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  15. pietrusco
     
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    la cosa puzza un po
     
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20 replies since 11/4/2009, 17:01   1142 views
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