SHARDANA I POPOLI DEL MARE (Leonardo Melis)

Posts written by Elsa Gammata

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    Ah Ah Ah!!ora sei in nettissima minoranza ...... tieni duro !
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    Tantissimi Auguri image

    Adesso ovviamente aspettiamo anche il maschietto!!
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    Edited by Elsa Gammata - 22/9/2010, 20:41
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    CITAZIONE (SaCraba @ 20/9/2010, 18:33)
    Devo dire che la cima del bastone non assomiglia affatto alla perfetta mezzaluna che ho visto nel disegno,questo è molto più rozzo.

    E' vero, però va anche considerato che la "qualità artistica" di questo bronzetto non è elevatissima..... sembra che sia tutto l' insieme ad essere un pò più "rozzo"

    :blink:
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    Be..... non ci dimentichiamo anche del nostro bronzetto orante /sacerdote con la sua stampella/bastone a mezzaluna.... ;)

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    :) ;)

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    CITAZIONE (SaCraba @ 20/9/2010, 15:10)
    .. come ha potuto Lamarmora inventarsi un restauro del genere? :cry: :cry:

    Questa è una domanda da 1 milione di euro!!

    Chissà che non avesse qualche elemento concreto che giustificasse la scelta di quella mezzaluna per il restauro -_-

    Non ci dimentichiamo che babbai Lilliu considerava quel bronzetto un musico, quindi aveva tutto l' interesse a credere e/o far credere che avesse fra le mani una specie di mazza ........piuttosto che qul un bastone ;)

    :dev.gif:

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    Da un mio vecchio post......
    Dal sito di Komos , a Creta, attribuito al periodo Fenicio , ( datazione ufficiale almeno VII-VII secolo a.C.) ecco un frantoio per produrre olio:

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    :salute:

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    CITAZIONE (LessàAlessandro @ 17/9/2010, 15:15)
    CITAZIONE (Elsa Gammata @ 17/9/2010, 14:08)
    E' Pittau, che le definisce "tavole sacrificali con canaletto per lo scolo del sangue dell' animale sacrificale" nel suo "la Sardegna Nuragica ed 1977"

    :salute:

    grazie elsa!

    Visto che ho con me il libro ma non lo scanner...... per ora due semplici foto:

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    Da "La sardegna Nuragica" ed. Libreria Dessi - Massimo Pittau

    :salute:
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    CITAZIONE (dedalonur9 @ 17/9/2010, 13:59)
    non ricordo dove avessi letto l'interpretazione come altare...perdonate :cry:

    E' Pittau, che le definisce "tavole sacrificali con canaletto per lo scolo del sangue dell' animale sacrificale" nel suo "la Sardegna Nuragica ed 1977"

    :salute:
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    Erano cure per greci e romani
    Ricercatori americani hanno analizzato delle pastiglie rinvenute a bordo del vascello di Pozzino, in Toscana. Risalenti al 140-120 a. C., rappresentano le prime prove empiriche dei composti con cui si curavano gli antichi

    CAROTA, ravanello e sedano, ma anche ibisco, erba medica e Achillea millefoglie. Sono solo alcuni dei reperti trovati vent'anni fa in fondo al mare della Toscana sotto forma di pastiglie, e ora passati al setaccio dai ricercatori della Smithsonian Institution e dell'Institute for the Preservation of Medical Traditions di Washington DC. A ospitare le medicine per più di ventuno secoli è stato un vascello di pino, quercia e noce affondato al largo del Golfo di Baratti attorno al 140-120 avanti Cristo. Il suo rinvenimento fece la gioia di scienziati e botanici appassionati ai segreti della medicina antica: dentro, insieme a vetri, ceramiche e anfore colorate, c'era una cassetta contenente un rifornimento di pasticche quasi intatte. Le sostanze, simili a quelle descritte da medici e farmacisti come Dioscoride e Galeno, sono considerate la prima prova empirica dei composti curativi utilizzati nell'Antica Grecia e poi a Roma.

    Il "tesoro" del Pozzino. A individuare il relitto nel Golfo di Baratti fu il Centro Sperimentale di Archeologia Sottomarina di Albenga, nel 1974. Una prima spedizione organizzata dalla Sovraintendenza Archeologica della Toscana, in collaborazione con il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, portò alla luce due strumenti che parlavano chiaro sulla presenza di un medico a bordo: un uncino utilizzato a scopi chirurgici e una ventosa per il sangue. Fu nel 1989, però, che gli archeologi incapparono nel corrispettivo di una cassetta del dottore ante litteram: 136 fiale di legno e scatolette di pastiglie. A più di vent'anni dal ritrovamento, oggi quelle pasticche sono state studiate dal punto di vista della genetica. I risultati della ricerca, condotta da Alain Touwaide, storico delle scienze presso il National Museum of Natural History e direttore scientifico dell'Institute for the Preservation of Medical Traditions, sono stati presentati al Quarto Simposio Internazionale di Archeologia Biomolecolare di Copenhagen. Gli altri reperti sono custoditi in un acquario nel Museo Archeologico di Piombino, ancora immersi in quello che ormai è diventato il loro elemento naturale.

    Dai fondali al laboratorio. Le analisi del Dna su queste medicine millenarie hanno riscontrato la presenza di diversi tipi di piante, dalla cipolla selvatica al cavolo, dalla quercia al girasole. Robert Fleischer, direttore dello Smithsonian Conservation Biology Institute presso il National Zoological Park di Washington, ha confrontato alcuni frammenti con le sequenze del database dei geni gestito dai National Institutes of Health. "In ogni pastiglia abbiamo trovato almeno dieci piante", ha spiegato Fleischer a Repubblica. it. "Alcuni estratti sembrano essere più comuni di altri, come l'alfa alfa, la carota, la cipolla e la noce. Altri corrispondono a biancospino, Achillea millefolium, Canavalia ensiformis e ibisco, probabilmente importato dall'est dell'Asia o dalle odierne India ed Etiopia. "In molti casi - ha aggiunto il ricercatore - si tratta di sostanze le cui proprietà benefiche sono elencate nei libri chiave della medicina antica".

    Sulle tracce dell'arte medica. Dioscoride, ad esempio, medico, botanico e farmacista greco, descriveva la carota come panacea a una serie di mali, dal morso dei rettili ai problemi di contraccezione. La sua opera in cinque libri, De Materia Medica, è considerata il primo erbario della medicina occidentale. Il lavoro venne copiato verso il 512 d. C. per la principessa bizantina Giuliana Anicia, che gli assicurò così lunga vita presso la comunità scientifica. Tra le piante descritte nel De Materia Medica e ritrovati sul relitto del Pozzino c'è anche l'Achillea millefolium, il cui nome viene dalla leggenda secondo cui fu proprio la foglia di questa pianta a guarire il piede del prode Achille. In linea con il mito, sia Dioscoride che Galeno la raccomandavano come emostatico, ossia sostanza capace di arrestare le perdite di sangue. Da qui deriverebbe la sua denominazione popolare di "erba dei tagli".

    L'incognita del girasole. In questa vicenda a metà strada tra scienza, mito e avventura, c'è posto anche per alcune speculazioni sulla storia della botanica. Dai primi rilevamenti, infatti, sembra che le pastiglie contengano delle tracce di girasole, una pianta la cui comparsa in Europa viene di solito fatta risalire a dopo la scoperta delle Americhe. "Si potrebbe trattare di una contaminazione avvenuta nella fase di prelievo o in laboratorio", ha spiegato Fleischer. "In caso contrario, potremmo essere di fronte a un elemento in grado di rivoluzionare la storia tradizionale di queste piante e della loro diffusione nel mondo", ha aggiunto Touwaide.

    Tra passato e futuro. Lo studio sulle pastiglie del Pozzino rappresenta un caso affascinante di contatto tra la medicina antica e la scienza più moderna. Per rilevare la composizione delle pastiglie, gli scienziati si sono avvalsi di diverse tecniche di biologia molecolare, focalizzandosi in particolare sul Dna contenuto nei cloroplasti. "E' stato grazie a metodi di sequenziamento all'avanguardia che siamo riusciti a identificare le piante da cui provengono gli estratti meno abbondanti", ha precisato Fleischer.

    Ma il ruolo del relitto dei farmacisti non è finito qui: nei prossimi mesi i ricercatori americani continueranno ad analizzare le pastiglie nella speranza di scoprire la teriaca, una medicina descritta da Galeno che dovrebbe contenere più di 80 estratti diversi. "Conoscere dosi, quantità e sistemi di misurazione utilizzati nell'antichità è interessante non solo dal punto di vista storico e antropologico", ha commentato Touwaide. L'idea è custodita nel motto dell'Institute for the Preservation of Medical Traditions: ispirare l'innovazione a partire dalla tradizione, nella speranza di individuare nuove possibilità per la ricerca sui farmaci. "E' la prima volta che abbiamo tra le mani medicine così antiche. Finora le nostre conoscenze si limitavano ai libri. E' possibile che questi composti millenari siano in grado di sorprenderci ancora, magari aprendo nuovi percorsi per la ricerca farmacologica".

    di GIULIA BELARDELLI (11 settembre 2010)
    Da : http://www.repubblica.it/scienze/2010/09/1...17/?ref=HRERO-1
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    Tanti auguri bagassedda!!

    A kent ' annos e prusu!!


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    :beoni:
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    CITAZIONE
    Poeta bai shi.. eo iscrio solu. Su valore a sos faeddos, chi lu tenet o non lu tenet, ci du jai su chi ligge. A misura e su coro suo.

    Pru mannu e su coro, pru manno su valori de su fueddus che unu iscriiri e beru...... ma su coro poidi cresci puru cun sa sabidoria e sa cherta de sa beridadi .

    bei enidu e bona cherta

    (più grande è il cuore e più grande è il valore delle parole che uno scrive..... ma il cuore può crescere anche con il sapere e con la ricerca della verità.
    Ben venuto e buona ricerca)

    :salute:
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    Ha ha ! image Divertente quanto attuale.......
    L' unico vero errore è l' uso del prefisso "fanta" prima di politica!

    :bangin.gif:
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    Notizia curiosa ed estreamente interessante, che darebbe nuova luce e significato ad uno dei più noti e significativi miti della Grecia antica:

    Archeologi greci hanno annunciato di avere trovato i resti del palazzo di Ulisse ad Itaca. La notizia se confermata significherebbe la più grande scoperta archeologica degli ultimi decenni.

    Il professor Atanasio Papadopolos, dell'Università di Ioannina, che ha guidato un'equipe di archeologi che da 16 anni compie scavi nel nord dell'isola, ha spiegato che il palazzo di grandi dimensioni ha una struttura simile a quella di altri edifici omerici scoperti in passato, fra cui quelli di Micene e Pylos. A confermare che quello ritrovato sarebbe effettivamente il palazzo di Ulisse, ha spiegato Papadopoulos, vi è il ritrovamento, nell'area dell'edificio, di una fontana che risale al 1300 a.C, il periodo in cui sarebbe vissuto l'eroe dell'Odissea tornato a casa dopo un lunghissimo viaggio alla fine della Guerra di Troia
    Lunedì 23 agosto 2010 13.10

    www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/192833

    :vandal:
    :salute:
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    Ho un vecchio libro sulle gesta dei Commandos inglesi nella seconda Guerra Mondiale, che leggevo da piccolo, immaginando le imprese di questi uomini e fantasticando sul loro eroismo, come si fa in tenera età...... Si descriveva molto bene questo ed altri avvenimenti che vedevano protagonista suonatore di cornamusa Bill Millin.

    Ora che ci penso..... sono trascorsi più di 25 anni da quelle letture!

    Il libro è ancora in uno scaffale apposito, assieme ad altri volumi sulle Guerre Mondiali, che conservo nella mia casa "natale" in Sardegna.

    Hai fatto bene a ricordarlo anzi, prometto che appena ripasso nel mio paese d' origine , posto qualche altra curiosità riguardo alla sua vita avventurosa....

    Inoltre, non dimentichiamoci un legame cultural/musicale importante che unisce le nostre Launeddas con la cornamusa scozzese. ;)

    Alla salute di Millin dunque :beoni:
    Però ,questa volta, con un buon Scotch Whisky della sua terra !
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    CITAZIONE (GESICO @ 19/8/2010, 02:00)
    Non entrerà certamente nel mio Pantheon dove trovano invece spazio Gramsci, Lussu, Giomaria Angioy, Sigismundo Asquer, Pigliaru, Melis ed altri pochi ancora. Loro si che hanno dato e speso molto per la Sardegna.

    Ognuno ha le sue idee, e vanno rispettate purchè non siano per partito preso.....


    CITAZIONE (GESICO @ 19/8/2010, 02:00)
    Ai grandi sapientoni che credono di saper tutto sulla Storia della Sardegna e dei Sardi! (......)Ditemi voi in concreto che cosa ha realizzato Francesco Cossiga per la Sardegna. Per la sua Autonomia, per la sua economia, per le riforme, per il suo Statuto, per i Sardi!

    Riporto un brano da qui :
    http://gianfrancopintore.blogspot.com/2010...-francesco.html


    Ognuno di noi, credo, ricorda le persone che non ci sono più per un episodio particolare, anche quando, come nel caso di Francesco Cossiga, le cose da ricordare, in bene e in male, sono moltissime. A me viene in mente la mattina del 31 marzo del 2007, quando al Mediterraneo di Cagliari presentammo la proposta di Nuovo Statuto speciale, “Sa carta de logu noa de sa natzione sarda”, in una sala affollatissima. Cossiga, che aveva letto la proposta fattagli avere tempo prima, chiamò al cellulare uno dei membri del Comitato per lo Statuto che collegandolo ai microfoni degli oratori diffuse nella sala la piena adesione di Cossiga alla nostra proposta.
    Qualche anno prima, egli aveva presentato in Senato un disegno di legge di “Noa carta de Logu”, adattamento alla Sardegna dell'avanzatissimo statuto catalano, poi ripreso e presentato in Consiglio regionale dall'ex presidente della Regione, Mario Floris. Ma non ne fu geloso: sostenne la proposta del Comitato che aveva sì colto la sua provocazione, ma aveva preferito scrivere una cosa nuova, non mutuata da esperienze estere, per avanzate che fossero. Cossiga, a differenza di altri frequentatori della politica italiana (e, ahimè, sarda) sapeva benissimo le differenza che c'è fra i concetti di Nazione e di Stato. E pur essendo stato presidente della Repubblica italiana ed essendo rimasto convinto assertore della sua unità, sapeva che l'esistenza di diverse nazioni all'interno dello Stato non confliggeva con l'unità della sua Repubblica.
    Certo, la cultura politica non si acquista sui banchi di un supermercato ed è difficile appropriarsene, soprattutto se non si vuole farlo e se ne temono le conseguenze. Raccontano le cronache dei disperati e periodici tentativi di Cossiga di convincere deputati e sanatori sardi ad essere autonomi prima di essere autonomisti e di metter mano ad un progetto di Statuto all'altezza della Sardegna. Qualcuno, Massidda del Pdl e Cabras del Pd, ci hanno provato, il primo facendo propria la proposta di Nuovo statuto del Comitato, il secondo con una timidissima e réfoulée proposta di riforma, ma vivaddio articolata e scritta.
    A metà del prossimo mese, il Consiglio regionale comincerà a ragionare intorno ad una mozione del Partito sardo sull'indipendenza della Sardegna. Una occasione, comunque la si pensi, per cominciare con anni e anni di ritardo un cammino che si troverà fra i piedi un paio di cose inquietanti: una sentenza della Corte dell'Aja che considera legale la dichiarazione unilaterale di indipendenza e i decreti attuativi del cosiddetto federalismo fiscale. E si troverà davanti a un bivio: ingoiare quel che Calderoli e i suoi hanno apparecchiato o apparecchiare un tavolo nuovo.
    Purtroppo, secondo quanto esce dalle segrete stanze, gli uni guardano con diffidenza le proposte degli altri e gli altri obiettano che non si può discutere su testi già articolati. L'eterna vicenda delle classi dirigenti sarde, incapaci di un minimo di unità se non sulle emergenze dettate dagli altri, una lettura banale e volgare della “costante resistenziale”, un modo di essere che scatta per resistere e si affloscia quando si tratta di pensare a che cosa fare. L'allora minoranza (il centrodestra appoggiò e se ne fece garante) la proposta del Comitato per lo Statuto; diventata maggioranza l'ha messa in un cantuccio, dimostrando ancora una volta che quanto si fa stando all'opposizione non va più tanto bene quando si governa.
    Oggi quasi tutti incensano Francesco Cossiga e qualcuno persino ricorda il suo desiderio di vedere approvata una nuova carta costituzionale della sua terra. Detto fra noi, ho la netta sensazione che egli avesse bene in mente come solo forti autonomie (nel caso della Sardegna, solo quote molto ampie di sovranità nazionale) potessero garantire l'unità della Repubblica, altrimenti destinata a finire. Ma temo che, sepolto e, fra una decina di giorni dimenticato, Cossiga, la nostra politica riuscirà prima o poi a regalarci uno Statuto vecchio riverniciato a nuovo.

    CITAZIONE (GESICO @ 19/8/2010, 02:00)
    Una per tutte cito la morte di Aldo Moro (che poteva essere salvato)

    E in quale modo si poteva salvare?? Dando ai terroristi tutto quello che chiedevano? Poi i rapimenti sarebbero stati all' ordine del giorno: ci mancava solo questo in quegli anni!!!

    Moro fu maestro e grande amico di Cossiga , che fece una scielta dolorosa e terribile , non scendere a patti con i terroristi-
    Sapeva cosa andava incontro , ma credeva nello stato e come dirà più avanti :«(..) mentre lasciavamo uccidere Moro, me ne rendevo conto.

    Cossiga diede le dimissioni da ministro dell'Interno in seguito al ritrovamento del cadavere di Moro, assumendosi tutte le responsabilità e senza cercare nessuna giustificazione, cosa rarissima se non impossibile, nel panorama politico di allora e di oggi.....

    Edited by Elsa Gammata - 19/8/2010, 03:06
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    CITAZIONE (GESICO @ 18/8/2010, 01:24)
    quando per lesa maestà (non avendolo votato) qualche dipendente venne lasciato a marcire in qualche ufficio a respirare polvere ed amianto! Chissà che risate gli orfani e le vedove!

    Ogni verità ha sempre due facce, e bisognerebbe conoscere anche l' altra......

    Magari quei dipendenti non meritavano nessuna promozione...... voto o non voto: cercare giustificazioni è sempre più facile che ammettere la realtà.

    Non capisco poi cosa centri Cossiga con l' amianto, problema di ben altra portata di un ufficio di banca.... e che all' epoca non era neanche conosciuto come oggi.

    CITAZIONE (GESICO @ 18/8/2010, 01:24)
    Già, ma erano altri tempi. I tempi della strage di Via Fani, di Gladio, di Ustica e di chissà quale altra porcheria di stato! Tutto allora era permesso.

    Guardati in giro oggi: i sistemi sono solo più raffinati , ma lasciano comunque la gente in miseria, basta guardarsi intorno e vedere alti esponenti politici e dell' economia sotto processo..... dall' associazione mafiosa alla corruzione,all' omicidio su commissione solo per citare i più gravi (penalmente).

    Oggi è veramente tutto permesso come e forse più di allora, ancor più grave poi , e che ci siamo assuefatti , e non ce ne accorgiamo neanche più.....
913 replies since 24/2/2008
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