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  1. bagassedda
     
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    http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/sar...ource=pulsenews
     
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  2. Yuris
     
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    Qualcuno ha visto questo articolo di Antonello Sechi? (La nuova Sardegna online)


    Archeologia, a Ottana scoperta un’industria preistorica
    Ritrovata un’enorme quantità di utensili risalenti a centinaia di migliaia d’anni fa, da riscrivere molte pagine del passato
    OTTANA. La chiamano “industria” ed è curioso che l’abbiano trovata in un punto da cui si vedono le due grandi ciminiere della centrale elettrica di Ottana, diventate prima il simbolo della modernità e ora della desolazione e del lento smottamento verso quella che per alcuni potrebbe diventare una nuova preistoria. Curioso e straordinario: perché l’industria litica lì scoperta dai paleontologi della sede nuorese della Soprintendenza archeologica di Sassari e Nuoro risale a una data tanto lontana che è anche difficile da immaginare. E che apre una nuova fantastica pagina nella conoscenza della storia dell’isola: le tracce più antiche di presenza umana, finora confinate in Anglona, tra Perfugas e Laerru, si spingono molto più a sud, nel centro della Sardegna.
    È un vero scoop scientifico.In un periodo compreso tra 700mila e 100mila anni fa, in quello che per i paleontologi è il Paleolitico inferiore e per i geologi il Pleistocene medio, nella piana che molti anni dopo sarebbe stata la culla del sogno industriale fallito della Sardegna centrale, gruppi di individui del genere “Homo”, probabilmente erectus, lavoravano pietre vulcaniche per farne grattatoi, schegge e altri utensili che utilizzavano per cacciare animali, lacerarne la pelle e la carne, scorticare frutti e radici, fabbricare qualcosa con cui ripararsi dalle intemperie e proteggere le grotte in cui vivevano. A Ottana sono stati trovati circa tremila manufatti, una «quantità impressionante», molti di più dei 6-700 scoperti a cavallo del 1980 in Anglona.
    La straordinaria scoperta è di qualche tempo fa ed è rimasta confinata nei magazzini e nel ristretto mondo degli specialisti. Ora, senza enfasi, la sede nuorese della soprintendenza ha deciso di metterla a disposizione di tutti. Due vetrinette, una selezione di una di cinquantina di pezzi, alcuni pannelli esplicativi, una piccola mostra che ha come titolo “Dai vulcani ai manufatti: il Paleolitico di Ottana”.
    Chi entra nel museo archeologico nazionale di Nuoro, ospitato nello storico palazzo che fu la residenza di Giorgio Asproni, da qualche giorno scopre con stupore la grande novità scientifica rappresentata da quei pezzi scheggiati di vulcanite dal colore vagamente rossiccio. A guardarli dalla vetrina permanente di fronte, nella sala che ospita la sezione paleontologica, c’è anche l’espressione buffa di “Remedia” come paleontologi e archeologi hanno ribattezzato affettuosamente la scimmietta fossile, che insieme a resti di animali canidi, bovidi, cervidi come il Megaceros cazioti e quella specie di coniglio che era il Prolagus sardus illustra il passato più lontano del Nuorese, scoperto tra gli altri fra le rocce calcaree del monte Tuttavista, a Orosei, e nella grotta Corbeddu di Oliena.
    «Nei limiti del possibile intendiamo rivitalizzare il museo divulgando un po’ alla volta le novità della ricerca», spiega con understatement sornione, davanti alla vetrina, Antonio Sanciu, responsabile della sede nuorese della soprintendenza.
    A illustrare la scoperta fatta a Ottana è, invece, la paleontologa Nella Tuveri, che ha studiato l’industria ottanese con Pino Fenu e Omar Filippi dell’Università di Siena, Mario Asole e Marisa Arca della soprintendenza di Sassari e Nuoro. «È stato un ritrovamento casuale della Soprintendenza – spiega con semplicità – A Ottana in passato era stato fatto un censimento, ma il sito in questione non era stato visto. I manufatti trovati sono tantissimi, alcune migliaia. Hanno utilizzato la riolite, una pietra vulcanica che ha avuto origine nell’Oligocene, trenta milioni di anni fa. Insieme a grattatoi, raschiatoi e denticolati, ci sono anche nuclei di pietra di cui era stata cominciata la lavorazione e schegge. Trattandosi di un ritrovamento di superficie non ci sono resti animali o vegetali ma tutto lascia pensare che siamo nel Paleolitico inferiore».
    La datazione è culturale, come quella di Perfugas. Il ritrovamento di superficie indica che la piana di Ottana non doveva essere troppo diversa da quella dei giorni nostri, almeno nella morfologia. In una zona a nord dell’abitato che non viene indicata con precisione per ragioni di tutela, dunque, viveva qualcuno che aveva scoperto che quella pietra rossiccia, battuta opportunamente (come ha dimostrato l’archeologia sperimentale) poteva trasformarsi in utensili utili per catturare animali, nutrirsi e proteggersi da un mondo ostile.
    Chi erano questi uomini? E da dove arrivavano? L’ipotesi, fatta dopo i ritrovamenti di Perfugas, è che, inseguendo la fauna migratoria di cui si nutrivano, siano arrivati dal continente attraverso quello che oggi è l’arcipelago toscano e la Corsica, allora unita alla Sardegna. Che non potessero essersi fermati in Anglona era un’ipotesi ovvia. Ma non c’era certezza, a parte alcune segnalazioni sparse, come quella che riguarda Sardara. Il ritrovamento di Ottana, che la soprintendenza archeologica ha reso finalmente disponibile, dimostra che anche la Sardegna centrale in quell’epoca antichissima era popolata. Tra le tante cose da capire, resta un mistero che cosa sia successo dopo. Perché a un certo punto – spiegano i paleontologi – spariscono tutti: uomini e animali.
    Quelli che verranno molto più tardi, nel Paleolitico superiore, gli homo diventati sapiens di cui sono state trovate tracce nella valle di Lanaitu, vissuti più o meno 30mila anni avanti Cristo, non hanno niente a che fare con chi li ha preceduti. Unica eccezione, forse, tra gli animali: il prolago. Ma questa è un’altra storia.
     
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  3. Gratia
     
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    http://lanuovasardegna.gelocal.it/regione/...orica-1.5859239

    Quando il nuraghe divenne un totem

    “Il simbolo di un simbolo”, una mostra a Ittireddu racconta l’epoca in cui i nuragici smisero di costruire le grandi torri

    ITTIREDDU. La civiltà nuragica appare ai più come un momento unico, nato e scomparso migliaia di anni fa. Naturalmente, come per tutta la storia dell'umanità, non è andata così. C'è stato un momento di nascita, uno classico e il tempo del ricordo del grande passato. Il popolo che abitava la Sardegna aveva smesso di costruire le grandi torri di pietra almeno da un secolo. La loro società aveva subito una metamorfosi profonda, la rete di relazioni parentali era stata sostituita da una classe gentilizia simile ad una aristocrazia. Una classe potente che governava un mondo di relazioni che si estendevano in tutto il Mediterraneo. Questa classe dirigente aveva un mezzo per giustificare la propria nobiltà e superiorità: la discendenza diretta dagli avi, i mitici costruttori dei nuraghi.

    Un oggetto diviene il simulacro, la bandiera e il totem intorno a cui la società si compatta e costruisce le sue gerarchie: il modello del nuraghe. La torre diventa simbolo, è al centro della capanne delle riunioni, svetta sull'albero delle navi, sulle corna del bastone del comando.

    È di questo che ci parla la mostra del Museo archeologico di Ittireddu, il centro del Monte Acuto dove è stato rinvenuto uno dei più interessanti modelli di nuraghe. Una mostra per capire piuttosto che per vedere. Nessun oggetto "feticcio" da ammirare dal vero, ma perfette riproduzioni per scala e materiali da soppesare con le mani e poter osservare, finalmente, da vicino. I bronzetti sono stati realizzati con le tecnologie antiche dall'artigiano Carmine Piras.

    L'intento divulgativo è ben realizzato attraverso grandi tabelloni, un meccanismo che parte dal ritrovamento per arrivare alla fase della comprensione. Una precisa ricostruzione degli elementi architettonici, come le mensole e il parapetto, ha permesso di riconoscere il nuraghe anche in manufatti molto piccoli, come nei bottoni o veramente miniaturizzati come l'apice delle corna del toro.

    Per la prima volta più di cinquanta siti vengono comparati attraverso i ritrovamenti dei modelli di nuraghe. Scoprendo la diffusione nell'intero territorio dell'isola di questo manufatto. La presenza in tutte le regioni della Sardegna ci svela una società estremamente articolata e coesa, conservatrice per quello che riguarda le proprie tradizioni, ma aperta ai commerci e alle relazioni. Partecipe di tutti i mutamenti dell'universo che rappresentava il Mediterraneo nei tempi protostorici.

    Gli archeologi Franco Campus e Valentina Leonelli hanno curato la mostra e l'esauriente catalogo: «Abbiamo scelto questo particolare periodo della nostra storia perché esso rappresenta certamente l'apogeo di questa grande civiltà. Il periodo fra l'XI e il IX secolo a.C. vede l'isola dei Nuraghi protagonista, capace di acquisire e trasmettere a sua volta un immenso patrimonio di conoscenze e di tecniche - dice Franco Campus -. Ne è prova la metallurgia del bronzo ma anche quella del Ferro, nota in Sardegna molto prima che altrove. I bronzi rappresentano lo stato più avanzato della tecnologia allora conosciuta un livello altissimo di metallurgia ma anche di estetica. Ma i nuragici ebbero il privilegio di ragionare sempre in grande anche nel piccolo. Abbiamo così i grandi nuraghi e la riproduzione degli stessi in pietra in bronzo su bottoni. Abbiamo le grandi statue di Mont'e Prama e i piccoli bronzi a figura umana identici e in scala. E abbiamo infine le navicelle “piccole” per il momento ma grandi quando solcavano i mari con il possente albero maestro conformato a nuraghe, simbolo di un simbolo di un passato illustre e da raccontare, di un futuro da scoprire».

    Il catalogo 380 pagine in grande formato, con numerose illustrazioni è un prodotto editoriale ben realizzato e uno strumento esauriente di conoscenza, ospita interventi di importanti studiosi.

    La mostra rimarrà aperta a Ittireddu fino al 10 dicembre con visite guidate giornaliere.

    Finanziata interamente dal piccolo comune è stata già prenotata da diversi musei nazionali anche fuori dalla Sardegna.

    http://lanuovasardegna.gelocal.it/sassari/...totem-1.5898161
     
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  4. shardar
     
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    Intreressante la storia dei misteriosi nuragici che merita di essere studiata e approfondita con orgoglio per tutti i sardi moderni.
     
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  5. Gratia
     
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    CAGLIARI, LA BARCA DEGLI SHARDANA SOLCA IL MARE DEL GOLFO

    Video: http://www.videolina.it/video/servizi/3477...-del-golfo.html
     
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  6. Gratia
     
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    Video

     
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  7. Gratia
     
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    www.youtube.com/watch?v=WfO6bI6_Lug
     
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  8. pietrusco
     
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    notevole, questo vuol dire che potrebbero essere più vicini agli antichi sardi che non agli orientali
     
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  9. pietrusco
     
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    ennesimo archeo attack, stavolta nel cuore dell'ateneo sassarese, il rettore , ricevuta una mail da uno pseudo sconosciuto, rischia di far saltare la conferenza all'università

    http://monteprama.blogspot.it/2013/02/scan...ssari.html#more

    e... 2° puntata....

    http://monteprama.blogspot.it/2013/02/dall...uo-ai.html#more
     
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    STUDIOSO DEI POPOLI DEL MARE

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    PSEUDO SCONOSCIUTO!!! :D :P :D ...
    Se mi capita a tiro glielo dò io lo PSEUDO!
    E' da tempo che aspetto di RI.INCONTRARLO!
     
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  11. pietrusco
     
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    tg videolina oggi, rapimento di doddore a terralba, indagini in corso

    http://sardegna.blogosfere.it/2013/02/dodd...-sequestro.html

    http://www.reset-italia.net/2013/02/16/dod...o/#.USDebBxuimQ
     
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  12. shardar
     
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    Brava gratia bei video!!!
     
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    SRDN

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    Tomba dei Giganti non censita rinvenuta a Quartu S. Elena.
     
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  14. shardar
     
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    Splendida notizia.
     
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    ENOCH

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    Il bisso di Chiara Vigo alla Triennale di Milano

    L'opera della maestra che lavora la seta del mare rimarrà esposta dal 1 marzo fino a settembre

    L' articolo su L ' Unione Sarda :

    https://www.unionesarda.it/articolo/sardi-...-43-839100.html

    E speriamo nella riapertura del museo del bisso ......
     
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539 replies since 11/12/2006, 22:40   23514 views
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