Quirra. documento ufficiale sul monitoraggio ambientale nella zona della base militare

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    Allarme radioattività alla Portovesme Srl, fermati tre camion contaminati

    Allarme radioattività alla Portovesme srl. All’ingresso della fabbrica sono stati fermati tre camion carichi di fumi di acciaieria che non hanno passato il controllo radioattività. Gli automezzi erano partiti da San Polo in provincia di Brescia ed erano passati indenni per i porti di Genova e Porto Torres. E così a Portovesme sono piombati i carabinieri del Noe e i tecnici dell’Arpas. Tutta la zona circostante l’area di parcheggio dei tre automezzi è stata interdetta

    di Erminio Ariu

    Hanno viaggiato da San Polo, in provincia di Brescia, fino a Portovesme, passando indenni per i porti di Genova e Porto Torres: nessuno si è accorto che dentro quei sacchi in similpelle pieni di fumi d’acciaieria c’erano sostanze radioattive. Solo il portale della Portovesme Srl, ultimo strumento abilitato al controllo, ha rilevato venerdì che un camion con fumi di acciaieria partito tre giorni prima dalla Lombardia attivava il contatore geiger installato all’ingresso dello stabilimento di piombo e zinco. Identico allarme si è registrato per due camion arrivati subito dopo. E così a Portovesme sono piombati i carabinieri del Noe e i tecnici dell’Arpas. Tutta la zona circostante l’area di parcheggio dei tre automezzi è stata interdetta.

    I tecnici dell’azienda metallurgica, nonostante le bolle di accompagnamento attestassero valori nulli di radioattività, hanno bloccato il mezzo per sottoporlo, secondo le disposizioni aziendali, a un ulteriore accertamento con un dispositivo radiometrico a mano che ha confermato che il materiale in ingresso (complessivamente settanta tonnellate) era contaminato presumibilmente da Cesio 137. Per scrupolo le verifiche sono state ripetute fino alla nausea, ma i picchi riportati dai videoterminali del sistema di controllo non hanno modificato i valori iniziali ed è scattato l’allarme.

    Camion e carico sono stati trasferiti immediatamente nell’area riservata, mentre altri due articolati provenienti da San Polo, con la bolla d’accompagnamento immacolata dello stabilimento Alfa Acciai, si sono presentati all’ingresso del settore materie prime facendo vibrare il contatore geiger. I tre mezzi scortati sono finiti in un cantuccio della fabbrica per ulteriori controlli. I primi ad arrivare a Portovesme sono stati i carabinieri del Noe di Cagliari, coordinati dal capitano Angelo Murgia, seguiti dai tecnici dell’Arpas, dipartimento del Sulcis Iglesiente.

    Sono stati prelevati campioni dai tre mezzi e sottoposti ad analisi chimico-fisiche. L’azienda ha immediatamente nominato come consulente il professor Antonio Sollai, dell’Università di Cagliari, per avere indicazioni sui possibili pericoli che potrebbero verificarsi anche con il solo stazionamento a lungo termine dei materiali contaminati dal cesio. Intanto l’a mministratore delegato della Portovesme Srl ha imposto la presenza di tecnici dell’Alfa Acciai, la ditta fornitrice dei fumi di acciaieria, e non è escluso che la società sarda ricorra ad azioni legali a tutela dell’immagine.

    «In tutta questa vicenda - ha spiegato Giorgio Tore, direttore dell’ Arpas del Sulcis Iglesiente - emergono alcuni aspetti positivi: il primo riguarda l’attenzione della fabbrica sarda alla qualità delle materia prime utilizzate nello stabilimento. La Portovesme Srl ha sistemato all’ingresso della fabbrica un portale radiometrico tarato per rilevare anche bassi valori di radioattività. Il secondo aspetto positivo è la tempestività con cui l’azienda e gli enti preposti hanno agito, e ciò ha consentito di mettere in moto le operazioni di messa in sicurezza riducendo a zero i rischi. Lunedì mattina si faranno ulteriori accertamenti con i tecnici di Alfa Acciai, ma mi preme affermare che si tratta di materiali con bassi tassi di radioattività».

    In fabbrica e soprattutto negli ambienti sindacali si punta il dito contro le istituzioni della penisola e sulla fabbrica di San Polo che hanno consentito che i tre carichi radioattivi potessero giungere a Portovesme senza alcun sospetto. Il rigore che la Portovesme Srl si era imposta anni addietro ha evitato di inviare nei forni Waeltz fumi radioattivi per settanta tonnellate contaminate da Cesio 137.

    «È un fatto gravissimo - ha commentato Francesco Carta della Cgil - perché nessuno si è accorto, nella penisola, della pericolosità del carico. Spero che dietro questa spedizione non ci sia un complotto per danneggiare la Portovesme Srl. Se quel carico fosse passato indenne anche al cancello della fabbrica qualcuno avrebbe potuto mettere in conto che inviare sostante radioattive in Sardegna è un gioco da ragazzi».

    I carabinieri del Nucleo operativo ecologico e di Cagliari e i tecnici dell’Agenzia regionale per l’ambiente hanno preso in mano la vicenda e hanno già inviato alla procura della Repubblica di Cagliari un rapporto informativo.
    (30 gennaio 2011)

    dalla Nuova Sardegna

    Rifiuti industriali, niente sanzioni. Via libera alle ecomafie.

    30 gennaio 2011

    Le vecchie sanzioni previste per chi trasporta rifiuti industriali non rispettando gli obblighi di legge sono state cancellate senza che però siano entrate in vigore le nuove.

    Lo scorso 22 dicembre, infatti, a tre giorni dall’entrata in vigore del decreto legislativo che dà attuazione alla direttiva europea 2008/98 in materia di rifiuti, il Consiglio dei Ministri harinviato al 1°giugno 2011la piena operatività del Sistri, il sistema di controllo per il monitoraggio dei traffici di rifiuti industriali, compito sinora affidato dalla legge ad un formulario di trasporto.

    Al momento dunque, l’inadempienza degli obblighi previsti dal vecchio formulario non viene più sanzionata e i nuovi obblighi previsti dal Sistri e le relative sanzioni non sono ancora applicabili. Ne consegue che per i prossimi cinque mesi i rifiuti possono essere trasportati senza obblighi né controlli.

    “Il massimo della pacchia per l’ecomafia e il massimo della vergogna per lo Stato” in un Paese in cui “una cospicua quantità di rifiuti industria
     
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