Quirra. documento ufficiale sul monitoraggio ambientale nella zona della base militare

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  1. SaCraba
     
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    “A Quirra animali deformi e allevatori morti di tumore”: ecco le conclusioni del documento ufficiale sul monitoraggio ambientale nella zona della base militare

    Pubblicato il6 gennaio 2011 da vitobiolchini

    Sono venuto in possesso della relazione stilata dai medici veterinari delle Asl di Lanusei e Cagliari, Giorgio Mellis e Sandro Lorrai, che documenta come il 65 per cento degli allevatori che lavora intorno al Poligono di Quirra-Perdasdefogu si è ammalato di tumore, e che molti animali in questi anni sono nati con gravi malformazioni.
    La relazione è lunga 50 pagine (compresi tre allegati). Nella prima parte si spiega con quale metodo si è proceduto e si propongono le schede anamnestiche dei 21 allevamenti presi in osservazione. Nella seconda parte della relazione si parla invece del campionamento delle matrici biologiche (ovini, formaggi, miele) e anellidi terricoli.
    Io vi propongo integralmente (ad eccezione delle immagini) la terza parte, quella che va, nel documento originale, da pagina 36 a pagina 43. Le sottolineature, i corsivi e i grassetti sono nell’originale.


    Riunione del Comitato d’Indirizzo Territoriale in data 17/06/2010

    Alla riunione del Comitato d’Indirizzo Territoriale, in data 17-06-2010 il dr Mellis ha presentato lo sviluppo delle attività di indagine per quanto riguarda le analisi sulle matrici animali ed ha illustrato i risultati dell’indagine anamnestica sugli allevamenti fino qui esaminati.
    Da quanto esposto è emerso un quadro di particolare criticità per cui ha avanzato la richiesta di un approfondimento estendendo l’indagine agli altri allevamenti stanziali di Quirra e soprattutto un confronto con dati i sanitari di un gruppo di allevamenti situati lontano dall’area del poligono possibilmente nel area del Gennargentu..
    Per il completamento dell’indagine conoscitiva su matrici ambientali e biologiche del territorio del PISQ ha proposto :
    a) Il campionamento degli organi bersaglio di altri quattro ovini ( per un totale di 32 ) provenienti da tre allevamenti ubicati nel territorio di Quirra i cui conduttori (allevatori) sono stati colpiti da gravi malattie .
    b) Estendere l’indagine anamnestica a tutti gli allevamenti stanziali di Quirra e del Poligono di Perdasdefogu
    c) Individuare 12 allevamenti lontani dall’area del Poligono ( area Gennargentu ) come indicatore di confronto .
    Il dr Pintus Francesco commissario della Azienda Sanitaria Locale n. 4 di Lanusei (competente per il territorio del PISQ) presente alla riunione ha espresso parere favorevole alla prosecuzione dell’indagine. A questa proposta ha espresso parere favorevole anche la C.T.E.
    L’agenzia Namsa ed il Comitato Territoriale d’Indirizzo hanno accolto la proposta ed autorizzato il completamento dell’indagine. Vedi verbale del 17/06/2010.

    TERZA PARTE

    a) Indicatore di confronto (Allevamenti situati nelle montagne del Gennargentu.)

    Come indicatore di confronto è stato utilizzato un gruppo di allevamenti stanziali nel territorio del Gennargentu, ricadenti nel Comune di Villagrande Strisaili. In collaborazione con il dr Giaccu Salvatore Veterinario della ASL N° 4 di Lanusei sono stati raccolti i dati di sedici (16 ) allevamenti con 2650 capi tra ovini e caprini.
    Tali allevamenti sono ubicati al di sopra dei 600 m l.m. e risultano anagrafati alla ASL N° 4 di Lanusei con codici aziendali IT 101 NU …., ecc, ecc,
    Gli allevamenti in questi pascoli sono stanziali e paragonabili, sia come specie che come numero di animali a quelli esaminati nel territorio di Quirra.
    I dati sanitari Veterinari raccolti dagli allevamenti i cui animali pascolano nelle montagne di Gennargentu, sono di una grande linearità e regolarità
    In particolare :
    a) I casi di gravi malformazioni sono stati quantificati nell’ordine di circa un caso ogni quattromila capi animali ( ovini, caprini) ogni tre anni.
    b) Non sono stati riscontrati allevamenti in cui gli agnelli appena nati abbiano presentato la malformazione riguardante “ linea alba non saldata completamente e visceri con localizzazione ectopica” . Solo in un allevamento di capre è stato segnalato qualche caso sporadico.
    c) I casi di ipofecondità sono risultati molto limitati ad eccezione di quelli derivanti da aborti infettivi.
    Infine, i casi rilevati di malattie tumorali alle persone, che si occupano degli allevamenti interessati nel Gennargentu sono negativi.

    b) Analisi degli elementi raccolti.

    L’indagine ha interessato 25 aziende zootecniche residenti nel territorio del PISQ.
    Quattro (4) allevamenti i cui animali pascolano nel territorio di Perdasdefogu e ventuno (21) allevamenti stanziali di Quirra.
    Per il campione “bianco” è stato scelto un allevamento residente nel territorio del Comune di Talana.
    Altri sedici (16) allevamenti ubicati nel territorio del Gennargentu sono stati esaminati come indicatore di confronto.

    DATI SULLO STATO SANITARIO DEGLI ANIMALI PASCOLANTI NEL TERRITORIO DI PERDASDEFOGU

    L’indagine anamnestica finora ha riguardato solo i quattro allevamenti ( 1105 capi animali) individuati per il prelievo dei campioni. I quattro allevamenti di ovini esaminati del territorio del Poligono di Perdasdefogu, risultano di origine cronologica relativamente “recente” rispetto agli allevamenti di Quirra. L’indagine non è ancora terminata, sta proseguendo con l’ interessamento di tutti gli allevamenti presenti nel territorio del Poligono di Perdasdefogu. Con il dr Pintus Francesco Direttore Generale della ASL n 4 di Lanusei, competente per territorio degli allevamenti del PISQ anagrafati in questa Azienda Sanitaria, è stato programmato il proseguo dell’indagine. A lavoro terminato verrà redatta la relativa relazione e verrà integrata alla presente.

    DATI SULLO STATO SANITARIO DEGLI ANIMALI PASCOLANTI NEL TERRITORIO DI QUIRRA .

    L’indagine ha interessato complessivamente 21 (ventuno ) allevamenti stanziali di Quirra. Importanti indicazioni epidemiologiche sono emerse dai dati anamnestici di Veterinaria sullo stato sanitario degli animali pascolanti nel territorio adiacente al Poligono di Capo San Lorenzo. Vedi foto n.63.
    L’indagine anamnestica è stata condotta in collaborazione con il Medico Veterinario incaricato della ASL che da sedici anni segue lo stato sanitario di questi allevamenti. Profondo conoscitore dello stato di salute degli allevamenti della zona, professionista che riscuote la fiducia degli allevatori e in grado di valutare al meglio l’attendibilità dei dati sanitari anamnestici forniti degli stessi. Inoltre la procedura seguita per la selezione dei dati è stata rigorosa e molto selettiva. Sono stati presi in considerazione solo i dati che hanno trovato un riscontro diretto nelle ASL o riscontrati in almeno tre allevamenti della zona.
    Dal punto di vista clinico, ricordiamo che l’eventuale contaminazione degli animali, da radioattività o metalli pesanti essendo molto subdola, difficilmente viene percepita dall’allevatore come caso clinico che implica la chiamata del Medico Veterinario.
    Il quadro anatomopatologico quando non presenta lesioni evidenti ( tumori di un certo sviluppo di grandezza o altre lesioni anatomopatologiche evidenti ) non allarma il proprietario degli animali ammalati.
    L’allevatore che nota un animale in stato di malessere spesso lo attribuisce a cause eziologiche comuni (alimentazione, parassitosi, ecc, ecc,) macella l’animale senza rivolgersi al Veterinario. Questo comportamento non contribuisce al rilevamento e registrazione dei dati sanitari al Servizio veterinario delle ASL per cui l’ allevatore in questo caso non è stato di aiuto all’indagine. La segnalazione spesso riscontrata durante l’indagine di agnelli nati con malformazione tipo, “camminavano sulle ginocchia” o nascevano con “ collo storto”, non sono state prese in considerazione in quanto potrebbero essere dovute: la prima alla mancanza di selenio nelle madri*, la seconda a problemi verificatesi durante il parto.
    *La bibliografia scientifica Veterinaria attribuisce questi casi ad una insufficiente quantità di Selenio(Sl)
    - Gli allevamenti del territorio di Quirra, in base alla loro ubicazione sono stati suddivisi in due GRUPPI . Vedi foto n. 63
    Come limite naturale è stato individuato il fiume “Rio Quirra” , distante 2,7 km dalla base Militare di Capo San Lorenzo.
    IL PRIMO GRUPPO è costituito da dodici (12) allevamenti per un numero complessivo di animali 2038, che pascolano nei terreni vicino alla base militare di Capo San Lorenzo, entro il raggio di 2,7 km ( L’ allevamento con codice aziendale 097CA 223 ubicato entro tale raggio non è stanziale , ma si trasferisce spesso in terreni lontani da questa zona del territorio).
    IL SECONDO GRUPPO comprende nove (9) allevamenti per un numero di capi 2179, che pascolano oltre il limite dei 2,7 km dalla base militare e a Nord-Ovest raggiunge il territorio del Poligono di Perdasdefogu. Questo secondo gruppo risulta più lontano dalla base militare e più vicino alla miniera di Baccu Locci.
    FOTO N. 63 Tabella A

    STATO SANITARIO DEGLI ALLEVAMENTI DEL PRIMO GRUPPO

    Allevamenti ubicati entro il raggio di 2,7 km dalla base di Capo San Lorenzo
    A ) Periodo degli anni 1980 – 1995.
    gli allevatori hanno riferito che gli anni 1984 -1987 sono da considerarsi il peggior periodo per la maggior parte degli allevamenti. Dai dati raccolti la problematica risulta estesa in tutto il territorio ed interessa quasi tutti gli allevamenti. In questo periodo si sono verificati, negli animali, picchi alti di problemi sanitari e malformazioni genetiche. In particolare :
    a ) Casi di animali nati con gravi malformazioni( animali nati con testa deformata, con un solo occhio, senza occhi, senza bocca , con numero di zampe inferiore o a volte superiore a quattro ecc.ecc.). Non è stato possibile elaborare la percentuale. Le malformazioni leggere non sono state prese in considerazione.
    b ) Agnelli o capretti nati con la linea alba non saldata completamente ed una localizzazione ectopica dei visceri addominali in percentuale del 5% – 7% in numerosi allevamenti. Questa malformazione continua a interessare gli animali .
    c ) Ipofertilità elevata in alcuni greggi. Interessa sia greggi di pecore, che di capre. Gli allevatori hanno utilizzato un massiccio “ turn over” per disfarsi degli animali non fecondi . Gli allevamenti colpiti da ipofertilità in percentuale bassa, hanno eliminato spontaneamente il problema e dopo uno, due anni la fertilità di questi animali è rientrata nella norma.
    B) Periodo anni 1995 -2010
    Durante il secondo quindicennio, dai dati anamnestici raccolti risulta, che i casi di malformazione genetiche negli animali sono diminuiti, ma vengono segnalati casi gravi teratologici con frequenza periodica costante anche durante questi ultimi anni. Gli aborti sono sempre nella media 0,5 % e non si segnalano particolari periodi di ipofertilità o ipofecondità degli animali.

    STATO SANITARIO DEGLI ALLEVAMENTI DEL SECONDO GRUPPO


    Allevamenti ubicati oltre il limite di 2,7 km dalla Base di Capo San Lorenzo
    A) Anche questo gruppo di allevatori ( secondo i dati anamnestici raccolti) indica negli anni che vanno dal 1985 al 1988 il periodo di maggior interessamento degli animali da malformazioni genetiche:
    a) casi di animali nati malformati
    b) linea alba non chiusa completamente ecc..
    B) gli allevamenti che si trovano nelle località “Scala de sa maista” e “Cirronis” con coordinate geografiche 39,562328 – 9,556648 e 39,539433 – 9,552258 sono stati interessati da un intenso fenomeno di malformazioni degli animali anche durante gli anni 2003-2005 e queste riguardavano:
    la nascita di capretti ( 10 % – 15 % ) ciechi e con lesioni cerebrali ( dalla descrizione si presume che si trattasse di Idrocefalo) seguita da ipofertilità.

    CONSIDERAZIONI

    Definito lo stato delle conoscenze emerse dallo studio dei dati anamnestici degli allevamenti di Quirra si ritiene utile qui richiamare alcune considerazioni di stretto profilo epidemiologico.
    I dati anamnestici di veterinaria rilevati ( nascite di animali con gravi malformazioni, ipofertilità, aborti, stato di nutrizione scadente, morte ecc, ecc.) non imputabili a cause infettive o infestive, da soli non dovrebbero essere utilizzati come indicatori. Infatti un dato anamnestico preso in esame singolarmente può significare poco o nulla.
    Inserito in un contesto di monitoraggio ambientale con altri indicatori di contaminazione ambientale di origine antropica al di sopra della soglia consentita, sicuramente indica una certa criticità del territorio monitorato.
    Emblematico il caso del territorio di Quirra in località “Tintinau” ,sede di due allevamenti di circa 200 capi ovini per allevamento, condotti da quattro fratelli . Tre fratelli impegnati con l’allevamento degli animali in quella zona, nell’arco di pochi anni si sono ammalati da malattie tumorali.
    Contemporaneamente anche gli animali che pascolano in quei terreni sono stati interessati da problemi sanitari e da problematiche genetiche. E di recente (Dicembre 2009) è stata registrata la nascita di un agnello con una gravissima malformazione. Vedi Foto 20 e 21
    In un “sito ambientale potenzialmente contaminato” (definizione, art. 2 comma c del DM 471 /1999) l’insorgenza di tre casi di gravi malattie neoplastiche in altrettante persone in un breve arco cronologico, ed il contemporaneo interessamento degli animali pascolanti in quel territorio con casi di grave malformazione genetiche è indubbiamente indice di una elevatissima criticità dell’ambiente e di quel territorio
    Situazioni sanitarie analoghe sono presenti anche ad altri allevamenti di Quirra.
    Si può riepilogare che :
    -I problemi sanitari degli animali di Quirra per quanto riguarda casi di aborti, moria di animali adulti, moria di animali neonati, scomputati dai dati riferibili ad una probabile origine infettiva ed infestiva, risultano nella media degli animali del gruppo di riferimento del Gennargentu.
    -Per quanto riguarda i casi di ipofertilità degli animali ovini e caprini che pascolano nei territori di Quirra risultano in leggero eccesso solo in alcune aree geografiche di quel territorio.
    -Esiste invece un chiaro eccesso statisticamente significativo di casi di malformazioni genetiche degli animali nati in quel territorio con picchi alti durante alcuni periodi, la cui incidenza non subisce evidente variazione geografica tra diverse aree del territorio di Quirra.

    b) DATI SULLO STATO SANITARIO DEL PERSONALE ADDETTO DELLA CONDUZIONE DEGLI ANIMALI


    Sulla scheda di rilevamento dati anamnestici di ogni allevamento sono riportati anche i dati sullo stato di salute del personale, in particolare i casi emersi di malattie tumorali .
    La popolazione studiata è esclusivamente quella degli allevatori e loro familiari che in modo diretto si occupano dell’allevamento degli animali nel territorio di Quirra.
    Sono stati esaminati tutti gli allevamenti stanziali del territorio di Quirra, dodici allevamenti ubicati entro il raggio di 2,7 km dalla base di Capo San Lorenzo e nove presenti al di fuori di tale limite.
    Sotto la definizione di gravi malattie tumorali alle persone sono comprese tutte le neoplasie emerse es. leucemia linfatica acuta, (LLA), linfomi di Hodgkin ( LH) e non Hodgkin (LNH) e tumori solidi.
    Le informazioni sui casi di tumore alle persone, sono state fornite inizialmente dalle stesse persone (allevatori) colpite da tale male o dai parenti presenti nell’azienda zootecnica.
    Tutti i casi emersi inizialmente, in seguito, sono stati confermati attraverso o l’esibizione di un documento sanitario, la diagnosi o copia delle cartelle cliniche, ecc., in possesso delle persone interessate ed in via informale alcune diagnosi sono state anche confermate dalle Strutture Sanitarie interessate. La maggior parte delle diagnosi sono state eseguite negli Ospedali, oncologico e microcitemico di Cagliari, ad eccezione di due casi diagnosticati all’ Ospedale di Milano, (uno al Fatebenfratelli, l’altro all’istituto neurologico Carlo Besta) ed uno all’Ospedale di Arezzo . Non sono stati inclusi altri due casi di tumori ad altrettanti allevatori di Villaputzu ( deceduti ) ed un caso di tumore alla tiroide in quanto, pur essendo confermati dai familiari, privi di riscontri.
    Come è stato evidenziato, nella scheda di descrizione dei singoli allevamenti, alcuni allevatori vivono con le loro famiglie presso le stesse aziende zootecniche e praticano costantemente la coltivazione di orti e di frutteti nei terreni adiacenti all’ovile. ( vedi foto n. 15 e 19) I prodotti vengono consumati dai familiari .

    CONSIDERAZIONI

    I dati raccolti dall’indagine, sulla salute delle persone impegnate direttamente nella conduzione degli allevamenti, evidenziano la seguente situazione sanitaria:
    Il 65 % del personale, impegnato con la conduzione degli animali negli allevamenti ubicati entro il raggio di 2,7 km dalla Base militare di Capo San Lorenzo a Quirra, risulta colpito da gravi malattie tumorali.
    Gli allevamenti interessati , il cui personale risulta colpito da malattie neoplastiche, sono sette ( 7 ) su un totale di dodici. Vedi Foto n. 63 Tabella A. indicati con la lettera S.
    Nel decennio 2000 – 2010, sono dieci le persone che risultano colpite da neoplasie tumorali su un totale di diciotto, impegnate nei suddetti allevamenti. Si evidenzia una tendenza all’incremento, negli ultimi due anni 2009 – 2010 sono quattro i nuovi casi di neoplasie che hanno colpito altrettanti allevatori della zona.*
    Il “grave fenomeno sanitario di neoplasie alle persone” emerso, è paragonabile solo ad una grave “antropo – zoonosi” che colpisce indistintamente giovani, meno giovani, anziani, decimando le persone occupate nell’allevamento degli animali nei territori del Quirra, in particolare nella zona perimetrale dalla base militare di Capo San Lorenzo.
    Diversa risulta la situazione sanitaria del personale le cui aziende zootecniche distano oltre 2,7 km dalla base di Capo San Lorenzo.
    Dai dati raccolti il tasso d’incidenza di neoplasie nelle persone, è inferiore rispetto al primo gruppo.
    Sono tre ( 3 ) gli allevamenti interessati il cui personale risulta colpito da neoplasie, sul totale di nove ( 9 ). Due di questi allevatori risultano colpiti da tumori nello stesso periodo cronologico, svolgendo l’attività in terreni pascolanti geograficamente molto vicini.
    * Negli allevamenti ubicati nel Gennargentu ed utilizzati come indicatore di confronto, durante lo stesso periodo 2000 – 2010 non sono stati registrati casi di neoplasie alle persone.
    Gli allevamenti inclusi nel I GRUPPO risultano vicini alla Base di Capo San Lorenzo e sono ubicati nel territorio perimetrale della zona.
    Gli allevamenti inclusi nel II GRUPPO cioè oltre il limite di 2,7 km dalla base di Capo San Lorenzo, risultano geograficamente più vicini alla Miniera di Baccu Locci, alcuni dei quali pascolano gli animali sui terreni della stessa miniera. Sono tutti allevamenti stanziali.

    CONCLUSIONI

    Alla luce di quanto esposto in precedenza, si può affermare che questa indagine ha messo in evidenza
    l’insorgere contemporaneo di problematiche genetiche ( malformazione) negli animali e gravi malattie tumorali nelle persone che si occupano della conduzione degli allevamenti intorno alla zona perimetrale della base militare di Capo San Lorenzo nei territori di Quirra. É sicuramente da approfondire il fatto che alla nascita di animali con malformazioni genetiche negli allevamenti corrisponda l’insorgenza di malattie tumorali nelle persone che lavorano in quel settore.
    A tale proposito questo fenomeno potrebbe essere ritenuto una sentinella d’allarme per l’uomo, quasi si trattasse di “sistemi sentinella animali” ( SSA)
    Si ritiene indispensabile un impegno immediato dell’Autorità Sanitaria per arginare il grave fenomeno di neoplasie che colpisce le persone impegnate negli allevamenti della zona ( ultimo caso in ordine di tempo l’allevatore ventiquattrenne deceduto il 10 luglio 2010, codice allevamento IT097CA153 ), mentre ulteriori approfondimenti sono ritenuti essenziali al fine di evidenziare eventuali correlazioni causa – effetto.
    Si ringraziano per la collaborazione i medici veterinari:
    Dr. Mario Lai , Dirigente del servizio Veterinario di Sanità Animale ASL n.8 Cagliari
    Dr. Dino Garau , Dirigente del Servizio Veterinario di Sanità Animale ASL n.4 Lanusei
    Dr. Giuseppe Cannas , Dirigente del Servizio Veterinario Igiene degli Alimenti della ASL 4 Lanusei.
    Dr. Mario Orrù , Veterinario ufficiale del Mattatoio del Comune di Perdasdefogu.
    Dr. Salvatore Giaccu , Veterinario Dirigente della ASL n. 4 per il Comune di Villagrande.
    Dr. Efisio Serra , Veterinario Dirigente della ASL n. 4 per il Comune di Talana.
    Dr. Gabrielangelo Melis, Veterinario Dirigente per il Comune di Perdasdefogu.
    Dr. Mario Moro, Veterinario Dirigente per la ricerca del campione “bianco” di miele
    Dr. Antonio Casula, Veterinario Dirigente della ASL n.4 di Lanusei
    Dr. Adriano Cotza, Veterinario Dirigente della ASL n.8 di Cagliari
    Lanusei 13 – 11 – 2010
    Dr. Giorgio Mellis, Dr. Sandro Lorrai

    http://vitobiolchini.wordpress.com/2011/01...-base-militare/
     
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  2. Eracle
     
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    Quando pagheranno per i morti che hanno causato?
    Quando pagheranno per i danni all'ambiente?
    Quando pagheranno per tutto questo?

    Questo è omicidio.
    Questo è disastro ambientale.
    Questa gente andrebbe giustiziata in diretta mondiale
     
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    STUDIOSO DEI POPOLI DEL MARE

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    ATTENTI però... le colpe sono anche dei SARDI.
    Con il miraggio dei POSTI DI LAVORO si fecero infinocchiare a La Maddalena e a Teulada e naturalmente anche a Perdas...
    Mi accadeva sovente negli anni 70-80 di venire a diverbio con gli abitanti di questi luoghi quando CONTESTAVO queste BASI (allora ero in politica ATTIVA e MILITANTE) :rolleyes: ...
    LA RISPOSTA era sempre la stessa "Si faccia i fatti suoi, adesso qui c'è benessere! Prima c'erano solo PASTORI e PECORE"... naturlamente a La maddalena NON c'erano nenche le pecore... quindi... :blink: ..
    ECCO IL BENESSERE è ARRIVATO PUNTUALE! :cry: :wacko:
     
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  4. Eracle
     
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    Quella è ignoranza.
    Quella è propaganda.
    La propaganda che farsi avvelenare per quattro spicci è benessere.
    Certo non saranno stati molto svegli, però c'è da dire che immaginarsi che lo stato ammazzi te e la tua famiglia non era molto facile, cosa che con il senno di poi risulta essere pure scontato
     
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  5. vivamishapt
     
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    Confermo... Ha fatto comodo che la base NATO rimborsasse, agli allevatori e proprietari dei terreni, fior di quattrini per le giornate in cui c'erano le esercitazioni e chiudevano l'accesso....
    Da una parte i sardi sono stati zitti per via dei soldi e lo sono tuttora... Almeno quelli interessati anche adesso...

    Dall'altra, come non condannare il ricorso sistematico ai soldi per "comprare" la vita delle persone? Mio nonno ci ha rimesso una gamba, 5 dita e altre 42 ferite per bonificare i campi minati a fine guerra..... Cosa che gli americani so son ben guardati dal fare, demandando tutto a noi poveracci con il miraggio di una valanga di soldi... E della compagnia di mio nonno ne erano rimasti in 3... Con mio nonno messo fra i caduti perché dopo l'esplosione su una mina, all'ospedale lo davano già per spacciato e che non sarebbe arrivato al giorno dopo.



     
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  6. SaCraba
     
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    altro documento interessante

    Occupazione militare in Sardegna


    Herzeleid Atzori

    Qualche settimana fa un collega mi ha passato un libretto rosso molto artigianale dal titolo “Occupazione Militare in Sardegna”, realizzato da vari gruppi anarchici. Nonostante non possa definirmi anarchica, ho deciso di leggerlo perché non m’ero mai interessata a questa tematica. Una volta richiuso mi son chiesta come avessi potuto ignorare questo problema per tanto tempo ed ho deciso di informarmi, verificare i dati in esso contenuti, ed eccomi girare tra mille siti diversi ed avere conferme che avrei preferito non ottenere. Per questo ho deciso di scrivere un articolo in proposito, fornire alcuni dati sulla militarizzazione della nostra terra, perché penso che tutti i sardi dovrebbero sapere cosa si nasconde dietro le reti di filo spinato.

    Occupazione militare in Sardegna

    La nostra isola ospita il 60% del demanio militare in Italia; una superficie di circa 24.000 ettari a terra cui si aggiungono quelli sul mare, che occupano un’area che supera in grandezza la stessa Sardegna. La costruzione delle basi militari si colloca tra la fine degli anni ‘40 e l’inizio dei ‘50; la maggior parte veniva usata dalla NATO e da vari eserciti, tra i quali quello statunitense, quello tedesco, quello inglese e tanti altri. All’interno di queste installazioni si svolgono vari tipi di esercitazioni, si trovano piste per il decollo e l’atterraggio di mezzi aerei ed il mare viene usato come discarica di missili e proiettili esplosi o meno. Tutto questo porta ovviamente delle conseguenze, tra le quali l’inquinamento delle terre e del mare e malattie per le persone, sopratutto per quelle che abitano nelle zone limitrofe alla base.

    Tra le più importanti della nostra isola ci sono la base di Teulada; l’aeroporto militare di Decimomannu, collegato col poligono di tiro di Capo Frasca; la base di La Maddalena-Santo Stefano-Tavolara (ora dismessa); ed il PISQ (Poligono Interforze del Salto di Quirra). Darò ora qualche dato sintetico su queste installazioni, sulle attività che vi si svolgono e sull’impatto che esse hanno sull’ambiente circostante.

    TEULADA

    TEULADA – La base di Teulada si trova nella costa sud- occidentale dell’isola ed è il secondo poligono d’Italia per grandezza: occupa una superficie di 720 kmq su terra e 750 kmq sul mare (di cui 50 permanentemente interdetti e 700 temporaneamente interdetti alla navigazione a causa delle esercitazioni) ed è utilizzata per esercitazioni terra- terra, terra- mare, mare- terra. Avviata la sua costruzione nel 1957, la base è affidata all’Esercito Italiano e messa a disposizione della NATO.

    Le sempre crescenti attività militari, i continui bombardamenti e le cannonate hanno portato alla distruzione delle dune naturali di Capo Teulada ed all’inaridimento della terra; oltretutto l’accumulo degli ordigni inesplosi è tale da rendere il 40% dell’area non più bonificabile. Oltre ai danni all’ambiente, la base ha portato vari problemi anche a livello economico, sopratutto nei riguardi della pesca nella zona di Teulada e Sant’Anna Arresi. I pescatori, infatti, sono dovuti spesso rimanere a terra durante lo svolgersi delle attività militari, vedendo impedito lo svolgersi del loro lavoro. Spesso si sono opposti al fermo ed hanno lottato per ottenere un indennizzo per le giornate di lavoro perse in vari modi: alla fine degli anni ’90 hanno in parte ottenuto questi risarcimenti; successivamente gli accordi non sono stati rispettati ed i giorni di fermo sono diventati 365 all’anno. Nel 2003 i pescatori hanno ripreso la protesta con presidi all’ingresso della base ed ostacolando lo svolgersi delle esercitazioni sul mare. L’azione più eclatante l’hanno compiuta nell’ottobre del 2004, impedendo lo svolgersi della “Destined Glory” (un’esercitazione annuale che ha impegnato varie volte le basi sarde): pur di far iniziare l’esercitazione, fu inviato in Sardegna il sottosegretario alla Difesa Cicu, che accolse le richieste dei pescatori ( tra cui 158 giorni retribuiti, la promessa della bonifica dell’area interdetta e la possibilità di pescare nei periodi in cui non si svolgevano esercitazioni). Nel marzo del 2005, non vedendo rispettati gli accordi fatti da Cicu, i pescatori ripresero il blocco delle esercitazioni militari ed alla fine ottennero il pagamento degli indennizzi per gli anni 2003,2004,2005. Nell’ottobre dello stesso anno i pescatori di Sant’Antioco bloccarono la “Destined Glory” , che a causa di queste proteste fu trasferita al PISQ.

    INCIDENTI - Oltre a tutti questi problemi, la base ha anche provocato vari incidenti,tra cui alcuni dei più clamorosi sono lo sbarco di truppe d’assalto in esercitazione nello stagno di Porto Pino il 28 luglio 1998 (in quel momento nello stagno si trovavano vari pescatori) ed un episodio accaduto il 1 giugno 2004: tre proiettili di grosse dimensioni sparati durante un’esercitazione finiscono per errore nella spiaggia di Sant’Anna Arresi, provocando il panico tra i bagnanti.

    DECIMOMANNU

    Un altra installazione militare molto importante è l’aeroporto di Decimomannu-poligono di tiro di Capo Frasca; l’aeroporto occupa una superficie di 18,16 kmq , di cui 5,72 di demanio e 12,44 di servitù. Nasce come aeroporto nel 1940, ma la costruzione delle strutture attuali, basata sugli standard della NATO, risale al 1955.

    Da allora è stato utilizzato per l’addestramento delle aviazioni Canadese, Statunitense, Britannica, Tedesca ed Italiana; ora è utilizzato solo dalle ultime due, in stretto collegamento col poligono di tiro di Capo Frasca. Col passare degli anni la base è arrivata ad avere il più alto numero di decolli ed atterraggi d’Europa, con circa 450 movimenti giornalieri.

    In essa si svolgono esercitazioni aria- aria ed aria- superficie; essa è inoltre teatro della più importante esercitazione aerea annuale organizzata dall’Aeronautica Militare Italiana: la Spring Flag. In essa sono impegnati militari italiani, francesi, tedeschi, inglesi, spagnoli, americani, greci e turchi, che si preparano a costituire una “Coalition of the Willing” (coalizione di volenterosi), stesso nome che è stato dato al gruppo di eserciti che hanno invaso l’Iraq nel 2003. All’edizione del 2008 hanno partecipato, in qualità di osservatori e potenziali acquirenti di armi, gli addetti militari delle ambasciate di Algeria, Brasile, Egitto, Emirati Arabi, Finlandia, Giordania, Kuwait e Romania.

    CAPO FRASCA


    Per quanto riguarda il poligono di tiro di Capo Frasca, esso si trova nella costa occidentale dell’isola ed occupa una superficie a terra di 14,16 kmq più 3 miglia di fascia costiera ed un’area di 3 miglia quadrate a mare, interdette alla navigazione. Vi si svolgono attività di tiro a fuoco aria- terra e mare- terra.

    Nel territorio interessato, la pesca è vietata e si trovano spesso ordigni inesplosi; inoltre il vicino paese di Sant’Antonio di Santadi, dopo l’espropriazione dei terreni, è praticamente morto.

    Anche questa base non è stata esente da incidenti vari, accaduti tra il 1969 ed oggi. Tra i più importanti se ne possono segnalare uno accaduto il 23 maggio 2001, quando una nave da pesca è stata affondata da un missile,

    ed uno avvenuto il 20 ottobre del 2005: un caccia bombardiere diretto alla base di capo frasca ha subito un’avaria dopo il decollo, avvenuto a Decimomannu; il pilota, dopo aver scaricato sulle campagne carburante e munizioni, si gettò col paracadute. L’aereo sfiorò delle case prima di schiantarsi sui campi.

    LA MADDALENA

    Fino a due anni fa, quando è stata dismessa, tra le basi della nostra isola c’era quella de La Maddalena-Santo Stefano- Tavolara, che occupava 8,044 kmq in cui si concentravano strutture di supporto logistico, caserme di capitaneria di porto, polizia giudiziaria e guardia costiera.

    Come tutti ben sanno, la base era utilizzata dalla Marina Statunitense, che vi teneva sommergibili a propulsione nucleare, con conseguenti dispersioni di radioattività e di vari elementi chimici dannosissimi per l’ambiente e per l’uomo.

    Infatti, già dalla prima metà degli anni ’70 trapelavano notizie di contaminazioni radioattive degli equipaggi, della dispersione di materiali come il cobalto, il radio-nichel, il radio-ferro e, nel 2005, in seguito ad un incidente in cui fu coinvolto un sommergibile nucleare, viene rilevata nelle acque la presenza di torio 234 e plutonio. Bisogna inoltre aggiungere l’abnorme incidenza di casi di cranioschisi (si verificarono cioè nascite di bambini senza il cervello); per esempio tra il 1976 ed il 1981 si verificarono ben quattro casi.

    QUIRRA

    Ma veniamo al problema più grosso: il PISQ, cioè il Poligono Interforze del Salto di Quirra, il poligono più grande d’Europa.

    Situato nella Sardegna sud-orientale, occupa una superficie pari a 11.600 ettari a terra (su cui si trova il comando) più 3.600 ettari di servitù, cui vanno aggiunte le aree distaccate a Capo San Lorenzo: 1.100 ettari a terra più 11.237 miglia quadrate in mare (esso occupa dunque una superficie più grande dell’isola stessa). La base nacque nei territori di Perdasdefogu e Quirra nel 1956 e, nel 1963, divenne pienamente operativa. Nella seconda metà degli anni ’60 il Ministero della Difesa permise l’utilizzo della base anche ad altri eserciti, oltre a quello italiano.

    Al suo interno si sperimentano vari tipi di armi e le esercitazioni consistono nel lancio di razzi e missili, sganci di bombe, test esplosivi, addestramento incursori, tiri d’artiglieria ecc. All’interno della base si trovano spesso rappresentanti di industrie private che collaudano armi e/o assistono alle esercitazioni per poi decidere l’acquisto delle stesse. Vengono inoltre testati da queste imprese i motori utilizzati per il lancio di satelliti, la resistenza dei gasdotti ed i sistemi d’arma dell’Eurofighter.

    Nell’ottobre 2003 il comandante del PISQ fornì dei dati riguardanti l’affitto della base a privati per la sperimentazione d’armi: il costo era di 50.000 euro l’ora, con la possibilità di usare il mare sardo come bersaglio e poi discarica per i missili.

    Recentemente la base è stata indicata come “sede del futuro poligono di guerra elettronica”,con l’obiettivo di sbaragliare la concorrenza e di trovare nuovi clienti per la “fiera-mercato” delle armi. Per fare ciò, la base sarà ampliata e modernizzata: sono previste la costruzione di una “striscia tattica” e di un aeroporto; un centro-poligono di sperimentazione aero-spaziale; una scuola per piloti ed un centro addestramento per la guerra elettronica (con armi antimissile); sperimentazione di sistemi d’arma a guida laser, di aerei senza pilota e chi più ne ha più ne metta.

    Il problema della costruzione della striscia tattica è uno tra i più gravi: essa sarebbe costituita da un aeroporto con una pista lunga 2.3 km che dovrebbe sorgere sopra ad un sistema di grotte carsiche che si sviluppano per 12 km sotto la base: le grotte di Is Ingutidroxus. Queste grotte subiranno l’infiltrazione dal terreno sovrastante di diserbanti (usati per controllare la vegetazione vicino alla pista) e del cherosene disperso dagli aerei, contaminando la riserva delle acque sotterranee e distruggendo il loro ecosistema; oltretutto in esse si trovano specie animali come il geotritone sardo, che sono in via d’estinzione e, perciò, protette.

    In questo aeroporto saranno testati degli aerei molto particolari, detti UAV (unmanned air vehicicle) o droni: la loro caratteristica è il fatto di non aver bisogno di un pilota.

    Il governo italiano ha deciso di spendere nel 2008 per l’acquisto dell’ultimo modello di questi velivoli (armato di mine anticarro e bombe a guida laser) 330 milioni di euro e progetta ora l’utilizzo di un UCAV (unmanned combat air vehicile), un aereo telecomandato capace di sfuggire ai radar, monitorare i territori e di volare per 14 ore.

    Per portare a termine il progetto sono state coinvolte varie industrie, tra cui la Finmeccanica (italiana), la Dessault Aviatio (francese), la Saab Aviation (svedese, la Eads (spagnola).

    Le conseguenze dell’attività della base per la popolazione sono state devastanti. Oltre agli incidenti, causati da missili fuori controllo, ritrovamenti di materiale inesploso nelle zone limitrofe al poligono, si devono fare presenti il cronico spopolamento dei paesi vicini alla base e l’abnorme tasso di malattie, sopratutto tumori, rilevati tra la popolazione.

    Tra il 1971 ed il 2001 è stato registrato un forte movimento di migrazione degli abitanti di Armungia, Ballao, San Vito,Villasalto, Arzana, Escaplano, Ierzu, Perdasdefogu, Ulassai e Villagrande verso altri paesi della Sardegna; tra le cause di questo fatto, oltre all’entità dei terreni comunali espropriati per la costruzione della base, c’è anche il fatto che questa non da sbocchi occupazionali alla popolazione dei paesi limitrofi (secondo i dati disponibili nel 2003, erano occupati nella base 90 civili, un numero bassissimo rispetto al personale militare, che ammontava a 663 persone).

    Tra le cause di spopolamento non può essere negata l’incidenza di malattie come tumori e malformazioni che si sono verificate con un’incidenza fuori dal normale. Questa situazione sanitaria è meglio nota con il nome di “Sindrome di Quirra” (vedi video), le cui cause sono tuttora sconosciute.

    A partire dal 2001 sono emersi dati allarmanti riguardanti il tasso di tumori emolinfatici tra coloro che abitano vicino alle zone interessate dalle esercitazioni (14 casi letali nel 2002, oggi 20 su 150 persone). Nel 2002 è stata registrata nel comune di Escaplano la nascita di 8 neonati (sul totale di 21) affetti da gravi malformazioni. Inoltre si riscontrano vari casi di morte per linfomi e leucemie fulminanti tra il personale della base.

    Per spiegare questa situazione si sono svolte delle indagini sul territorio e, dopo esiti controversi, è stato ipotizzato che, tra le cause potrebbero esserci inquinanti di tipo radiologico (uranio impoverito), chimico (nanoparticelle di metalli pesanti e diossine) ed elettromagnetico (causato dalle emissioni dei radar).

    Nel 2004 il Ministero della Difesa dichiara che non sono state trovate tracce di uranio impoverito nella zona; l’anno successivo vengono resi noti ad una commissione parlamentare i dati raccolti dalla dottoressa Gatti nell’ambito dell’inchiesta sull’uranio impoverito: essa ha potuto rilevare la presenza di nanoparticelle di metalli (originate dalla combustione o dall’impatto a terra dei missili) nelle acque di raffreddamento dei razzi, nei tessuti di animali nati malformati e nello sperma di alcuni militari della base. Questa è la prima volta in cui viene fatta presente una delle possibili cause della “Sindrome di Quirra”.

    Perché fornirvi questi dati? Come ho detto nell’introduzione, credo che su questo tema la disinformazione sia molto diffusa, e penso che tutti, invece, dovremmo conoscere a fondo il problema delle servitù militari, che affligge la nostra terra. Se vogliamo crearci una coscienza critica (ed è questo il principale compito dell’Università, nonostante, purtroppo, non sembra che sia così) dobbiamo conoscere prima di tutto e comprendere poi i drammi della nostra realtà, per quanto anch’essa ci sembri spesso così distante, per poterci poi spostare su interessi più lontani.


    http://insecondopiano.altervista.org/index...re-in-sardegna/

    nel link potete trovare 4 video interessanti
     
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  7. Eracle
     
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    Su capofrasca posso dirne altre...tipo un pescatore che si è trovato una gamba perforata da parte a parte talmente velocemente che non se ne era accorto inizialmente, oppure delle decine di morti di cancri vari che si contano ogni anno nei paesi vicini...
     
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  8. SaCraba
     
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    «Si ammalano soprattutto i militari»

    Giovedì 13 gennaio 2011

    Certe volte i militari e i loro familiari chiedono aiuto ai loro più acerrimi nemici, i pacifisti: «Siamo a Quirra, ci siamo ammalati di leucemia, a chi dobbiamo rivolgerci per chiedere un indennizzo?».
    Accade da qualche anno ai sottufficiali e agli ufficiali del poligono interforze, alle loro mogli, ai loro figli. Costretti dalle loro condizioni di salute a chiedere il sostegno agli attivisti dei comitati anti-militaristi come "Gettiamo le basi". Perché se i veterinari delle Asl di Lanusei e Cagliari hanno messo nero su bianco che dieci pastori di Quirra su diciotto si sono ammalati di tumori proprio mentre nei loro ovili nascevano agnelli con sei zampe, sventrati, sordi e senza occhi, tutto tace sul fronte militare. Scarsa informazione, poca assistenza. Così ai graduati, costretti dall'oggi al domani ad dover combattere con un nemico subdolo e invisibile come la malattia, non resta che rivolgersi ai pacifisti per avere un sostegno.
    «Si parla tanto (giustamente) dei pastori ammalati a Quirra - dichiara il portavoce dei pacifisti, Mariella Cao - ma tutto tace sul personale in divisa e sui familiari che abitano tra Perdasdefogu e Capo San Lorenzo e nel Sarrabus, ammalati in questi anni. Nessuna cifra certificata, nessun controllo su sottufficiali o ufficiali, nessuna indagine sui figli. Una strage silente».
    Sono 23 i casi, secondo un particolare registro “fai-da-te” dei tumori censiti dal 2001 a oggi a Quirra e tenuto da Mariella Cao, «approssimato per difetto, perché secondo noi, i militari malati sono almeno il triplo. Un elenco aggiornato costantemente purtroppo dalle continue segnalazioni che ci arrivano soprattutto dai familiari e consegnato puntualmente ai vertici del poligono interforze».
    L'ultimo a riceverlo è stato il generale Quattrociocchi, che ha lasciato il comando della base qualche mese fa. Probabilmente ha trasmesso il dossier, completo di nome, cognome e grado dei malati, al suo successore, Sanzo Bonotto (il comandante del poligono è anche il presidente del Comitato territoriale che coordina il controllo ambientale finanziato dalla Difesa).
    Numeri importanti, da sommare ad altre cifre. «A noi risultano 6 malati tra i lavoratori della Vitrociset, 18 tra le categorie a rischio (familiari dei militari in servizio, agricoltori della zona, muratori che hanno lavorano nel poligono») più 21 abitanti di Quirra, compresi i pastori di cui si parla nell'indagine delle Asl residenti nella frazione. Sessantotto malati di tumore o linfoma. Numeri da campo di sterminio».
    Sul caso Quirra, il Governatore Ugo Cappellacci ha rotto il silenzio: «La questione dovrà essere affrontata con il massimo impegno e senza un insensato chiasso strumentale».
    Ieri il gruppo in Consiglio regionale composto da Rossomori, Comunisti, Sinistra Sarda e Idv ha illustrato la mozione (prima firmataria, Claudia Zuncheddu) che chiede «la smilitarizzazione della Sardegna per un'economia di pace imperniata su un modello di sviluppo ecologico nel quale le basi militari sono un ostacolo». Legambiente chiede un intervento di Regione e Ministeri della Difesa e della Salute, per sospendere le sperimentazioni militari». Interrogazione anche dell'esponente di Fortza Paris in Consiglio regionale, Eugenio Murgioni (ex sindaco di Castiadas): «Danni enormi per l'economia di Villaputzu».
    Il blocco del Poligono di Quirra è stato chiesto anche dal gruppo del Pd alla Camera e al Senato, su proposta di Antonello Soro, firmata anche da Gian Piero Scanu (componente della commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito), da Anna Finocchiaro e Francesco Ferrante.
    Intanto domani alle 19 in via Baronia 13 a Cagliari verrà proiettato un documentario su Quirra realizzato dalla tv svizzera.
    PAOLO CARTA
    http://edicola.unionesarda.it/Corrente/Art...rticolo=2540566

    Tumori a Quirra, indaga la ProcuraIeri blitz del pm Fiordalisi nel poligono interforze della Nato


    Giovedì 13 gennaio 2011

    Inchiesta ispirata dalle notizie apprese dai giornali e dalle televisioni. «Se muore tanta gente, bisogna vederci chiaro».


    LANUSEI Carta canta. Meglio se si tratta di un quotidiano. Sono pagine di giornale i primi atti del fascicolo aperto dal procuratore Domenico Fiordalisi sui misteri della sindrome di Quirra. Di esposti e denunce nessuna traccia. Il territorio trasuda sospetti e indignazione ma nessuno si è fatto avanti. La circostanza lascia perplesso il magistrato. «In questa faccenda bisogna comunque vederci chiaro. Per questo apro un fascicolo d'ufficio sulla base di articoli di stampa. L'indagine dovrà verificare se ci sono reati e impedire che portino ad ulteriori conseguenze con gravi danni sulla salute».
    LEGITTIMO SOSPETTO Nelle terre di Quirra due pastori su tre muoiono di leucemia. Il rapporto curato dai veterinari delle Asl di Lanusei e Cagliari dice che gli agnelli nascono con sei occhi, senza gambe. Ci sono animali deformi e privi di viscere. I veterinari ipotizzano un legame tra le malformazioni e la diffusione anomala di patologie rare. Ieri in Procura hanno spulciato il lavoro dei cronisti, materiale fotocopiato e allegato agli atti. Nel pomeriggio il procuratore, accompagnato dagli uomini della Forestale, ha effettuato il primo sopralluogo nelle terre del Poligono. «Il primo di una lunga serie».
    TUMORI E SENTENZE Lo spartiacque tra la competenza della Procura militare e quella ordinaria è determinata dalla tipologia di reato. Stabilire se e per quali ragioni i tumori attorno al Poligono abbiano un'incidenza superiore a quella dell'infarto è una questione di civiltà, militare o civile. Sulla faccenda hanno indagato anche i militari. Nel 2002 il pm della Procura militare di Cagliari Mauro Rosella rivelò al cronista come dagli atti non fosse emerso l'uso di materiali radioattivi (uranio impoverito) nelle esercitazioni a Quirra. I dati si riferivano ad un periodo di vent'anni, fino al 1982. Proprio nel 2002 la sentenza Michelini stabiliva per la prima volta un rapporto causa-effetto tra l'attività del militare (morto a 27 nel luglio 1977) e la sua attività nella base di Quirra. C'è da credere che la Procura di Lanusei prenda molto sul serio la questione ed altri atti andranno presto ad arricchire il fascicolo.
    I SINDACI Notizie di prima mano, in tempi brevissimi. Le chiedono i sindaci ogliastrini. «Faccio parte del comitato territoriale come altri primi cittadini. Ma al momento non abbiamo elementi per poter fare delle valutazioni. Per questo motivo abbiamo sollecitato la riunione del comitato d'indirizzo. Siamo consapevoli dell'importanza del Poligono per l'economia dei nostri paesi, ma siamo convinti che il Poligono debba e possa lavorare in piena sicurezza». Reclama massima trasparenza anche Tito Loi, sindaco di Osini. «Abbiamo saputo le notizie dai giornali. Se solo una parte di queste cose fossero vere, la responsabilità di sindaci nei confronti della popolazione ci porterebbe a fare richieste precise». Il Poligono non ha deluso le attese dei sindaci. Il comitato si riunirà nei prossimi giorni, al rientro del comandante, il generale Bonotto.
    SIMONE LOI
    http://edicola.unionesarda.it/Corrente/Art...rticolo=2540565
     
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    STUDIOSO DEI POPOLI DEL MARE

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    CITAZIONE (shardanaleo @ 8/1/2011, 08:53) 
    ATTENTI però... le colpe sono anche dei SARDI.
    Con il miraggio dei POSTI DI LAVORO si fecero infinocchiare a La Maddalena e a Teulada e naturalmente anche a Perdas...
    Mi accadeva sovente negli anni 70-80 di venire a diverbio con gli abitanti di questi luoghi quando CONTESTAVO queste BASI (allora ero in politica ATTIVA e MILITANTE) :rolleyes: ...
    LA RISPOSTA era sempre la stessa "Si faccia i fatti suoi, adesso qui c'è benessere! Prima c'erano solo PASTORI e PECORE"... naturlamente a La maddalena NON c'erano nenche le pecore... quindi... :blink: ..
    ECCO IL BENESSERE è ARRIVATO PUNTUALE! :cry: :wacko:

    A CONFERMA DI QUESTO, l'Intervista al sindaco di Perdas che si lamentava stamani a Rai 3 del fatto che ttuto quesdto clamore non i si fa per le "ALTRE INDUSTRIE" e che "Bisogna tutelare il posto di 1000 operai, compresi i militari di carriera presenti nella base" :woot: :cry:
     
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  10. vivamishapt
     
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    Come darvi torto.... Anche a Villaputzu ci sono diverse persone che dicono che la base di Quirra ha dato lavoro a tanta gente... Nel NIENTE fa gola pure la M***A, dico io... :(

    Si fa presto a convincere una persona se l'alternativa è la disoccupazione a vita... Ma ci siete mai stati nel Sarrabus? La zona industriale più vicina a Villaputzu, Muravera e San Vito è a Cagliari (70 Km)... e dico tutto.... :angry:
     
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  11. SaCraba
     
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    Sindrome dei Balcani, la Commissione insabbia tutto

    Scritto da Sirio Valent il 26 gennaio 2011

    Sono 2530 i militari italiani tornati da missioni all’estero, dal ’96 a oggi, con il cancro. Di loro, ne sono già morti 181. Tutti loro avevano avuto a che fare con le munizioni all’uranio impoverito, cancerogeno di chiara fama: la chiamano Sindrome dei Balcani. Nessuno ha però dimostrato con certezza il nesso. Ora la nuova Commissione d’inchiesta parlamentare rifiuta ai militari il risarcimento dovuto, negando il rapporto di causa-effetto tra cancro e uranio.

    I militari italiani colpiti dalla Sindrome dei Balcani (cancro post-bellico) cominciano a comparire nel 1999, pochi mesi dopo il rientro dalla missione in Ex jugoslavia. Il primo è Salvatore Vacca, soldato ventitreenne della Brigata Sassari morto 150 giorni dopo il rientro in Italia. L’ultimo caso registrato, il 15 gennaio scorso, è Alessandro Bellisai, ventottenne di Quartu, in provincia di Sassari. Di mezzo ce ne sono altri 179 di ragazzi uccisi da cancri fulminei, rari, inspiegabili. La loro malattia è la stessa contratta dai marines statunitensi nel 1990, di ritorno dal Golfo, che inaugurò l’utilizzo su vasta scala di proiettili anticarro all’uranio impoverito.

    Solo nel 2006, sotto il pressing delle famiglie e dei militari malati, il governo Prodi ha istituito una prima Commissione d’inchiesta. Il risultato fu salomonico: non potendo affermare nè escludere scientificamente il nesso diretto di causalità tra uranio impoverito e tumori di Hogdkin, si scelse quello di probabilità. Il fatto stesso di aver contratto la malattia, dopo aver subito le condizioni di rischio di radiazioni dell’uranio sul campo, dava ai militari il diritto al risarcimento (comprensivo della causa di servizio e della speciale elargizione). Un decreto del 2008 stanziava anche i fondi – 30 milioni di euro per 2500 aventi diritto, ovvero largamente insufficienti, per il biennio 2008-2010. Il governo Berlusconi ha inizialmente seguito la stessa linea, poi ci ha ripensato.

    Il Decreto del Presidente della Repubblica del 15 marzo 2010, che stabilisce le modalità di risarcimento, è stato modificato negando di fatto il principio di causalità. Al posto di una relazione tra uranio impoverito e tumori di Hodgkin, la Commissione ha proposto “particolari problemi ambientali”: in questi giorni dovrebbe essere votata, e se passasse nasconderebbe sotto il tappeto la responsabilità dello Stato nei confronti dei militari colpiti dalla malattia. E anche i risarcimenti, a quel punto diventerebbero opinabili, in quanto le condizioni particolari sono difficilmente dimostrabili a 15 anni di distanza.

    Lo spiega così Emerico Laccetti, comandante del settore operativo della Croce Rossa Italiana, che dopo aver sviluppato il cancro in Ex Jugoslavia è riuscito a guarirne. Ora è in prima fila nel denunciare l’omertà dei comandanti militari e del Ministero della Difesa.


    “L’uranio impoverito non era l’assassino. Era il mandante. Colpendo superfici dure, i proiettili creavano un aerosol che si fissava sugli organi interni e provocava queste patologie. Nei Balcani, dove siamo stati tutti quanti – stessi luoghi, stessi periodi – l’incidenza dei tumori è aumentata del 420%. Il nesso era lampante, dopo anni di lavoro per farlo riconoscere: nel nostro organismo di malati terminali, erano state trovate queste sostanze.

    Dopo anni di battaglie e di commissioni, il precedente governo aveva riconosciuto la causalità con un decreto. Ora salta tutto. Il presidente della Commissione ha dichiarato in alcune interviste che l’uranio impoverito non c’entra niente. Probabilmente, lui dice, “è stata colpa dei tatuaggi o del fumo degli zampironi o delle radiazioni dei cellulari.”

    Cellulari e zampironi da 25, 30, 50 millimetri, utilizzati dai carri armati o dagli aerei A10 Thunderbolt. Usati da tutti gli eserciti della Nato. Ma mentre in Italia si va verso l’insabbiamento della questione, gli Stati Uniti stanno chiudendo i programmi di produzione di queste munizioni all’uranio impoverito. Motivo? Troppo rischiosi per il loro soldati.

    http://www.dirittodicritica.com/2011/01/26...sione-insabbia/
     
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  12. Eracle
     
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    Eh si, questi infami dicono che l'uranio impoverito non c'entra nulla.
    Io gli farei fare aerosol di polvere di uranio impoverito con tanto di mascherina, poi vediamo se non c'è nesso fra le gravi malattie e le morti
     
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  13. dueruote79
     
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    I dati sull'incidenza dei tumori in Sarrabus e Ogliastra fanno venire i brividi e soprattutto la voglia di evacuare la zona, x es ho letto ke i linfomi di Hodgkin hanno una incidenza di 3 casi su 100.000 abitanti all'anno, bene, in ogliastra è capitato di avere 3 casi in un anno in un paese di 3000 abitanti, che ne pensate? una media superiore di 33 volte... e non era un'annata eccezionale!! Trattasi del paese di jerzu che sta a circa 30 km a nord di Perdasdefogu, quindi neanche tanto vicino quanto altri paesi come quelli del sarrabus che sono molto vicini alle zone operative del poligono...
    Queste, che sono x la maggiorparte delle persone, fredde statistiche, sono invece agghiaccianti e sconcertanti dati di fatto che ci dicono come si stia violentando il territorio nel modo più selvaggio possibile e causando conseguentemente una strage degli abitanti della zona, con moltissimi giovani sotto i 30 anni morti di leucemie e linfomi soprattutto, ma non solo, infatti tutti i tipi di cancro sono più frequenti che nel resto d'italia, alcuni tipi di 20 o 30 volte; la parola strage anche nel suo significato giuridico (penale) non è assolutamente inappropriata. Anzi. I responsabili, conosciamo i nomi ed i cognomi, dovrebbero essere duramente puniti e le attività del poligono dovrebbbero cessare il prima possibile.
    C'è molta disinformazione su ciò che avviene in questa base militare, ma la verità sta iniz a venire a galla ora che la procura di Lanusei ha aperto un'inchiesta... non ci resta che collaborare anche noi e far sentire molto più forte la nostra protesta...
     
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  14. SaCraba
     
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    Allarme radioattività alla Portovesme Srl, fermati tre camion contaminati

    Allarme radioattività alla Portovesme srl. All’ingresso della fabbrica sono stati fermati tre camion carichi di fumi di acciaieria che non hanno passato il controllo radioattività. Gli automezzi erano partiti da San Polo in provincia di Brescia ed erano passati indenni per i porti di Genova e Porto Torres. E così a Portovesme sono piombati i carabinieri del Noe e i tecnici dell’Arpas. Tutta la zona circostante l’area di parcheggio dei tre automezzi è stata interdetta

    di Erminio Ariu

    Hanno viaggiato da San Polo, in provincia di Brescia, fino a Portovesme, passando indenni per i porti di Genova e Porto Torres: nessuno si è accorto che dentro quei sacchi in similpelle pieni di fumi d’acciaieria c’erano sostanze radioattive. Solo il portale della Portovesme Srl, ultimo strumento abilitato al controllo, ha rilevato venerdì che un camion con fumi di acciaieria partito tre giorni prima dalla Lombardia attivava il contatore geiger installato all’ingresso dello stabilimento di piombo e zinco. Identico allarme si è registrato per due camion arrivati subito dopo. E così a Portovesme sono piombati i carabinieri del Noe e i tecnici dell’Arpas. Tutta la zona circostante l’area di parcheggio dei tre automezzi è stata interdetta.

    I tecnici dell’azienda metallurgica, nonostante le bolle di accompagnamento attestassero valori nulli di radioattività, hanno bloccato il mezzo per sottoporlo, secondo le disposizioni aziendali, a un ulteriore accertamento con un dispositivo radiometrico a mano che ha confermato che il materiale in ingresso (complessivamente settanta tonnellate) era contaminato presumibilmente da Cesio 137. Per scrupolo le verifiche sono state ripetute fino alla nausea, ma i picchi riportati dai videoterminali del sistema di controllo non hanno modificato i valori iniziali ed è scattato l’allarme.

    Camion e carico sono stati trasferiti immediatamente nell’area riservata, mentre altri due articolati provenienti da San Polo, con la bolla d’accompagnamento immacolata dello stabilimento Alfa Acciai, si sono presentati all’ingresso del settore materie prime facendo vibrare il contatore geiger. I tre mezzi scortati sono finiti in un cantuccio della fabbrica per ulteriori controlli. I primi ad arrivare a Portovesme sono stati i carabinieri del Noe di Cagliari, coordinati dal capitano Angelo Murgia, seguiti dai tecnici dell’Arpas, dipartimento del Sulcis Iglesiente.

    Sono stati prelevati campioni dai tre mezzi e sottoposti ad analisi chimico-fisiche. L’azienda ha immediatamente nominato come consulente il professor Antonio Sollai, dell’Università di Cagliari, per avere indicazioni sui possibili pericoli che potrebbero verificarsi anche con il solo stazionamento a lungo termine dei materiali contaminati dal cesio. Intanto l’a mministratore delegato della Portovesme Srl ha imposto la presenza di tecnici dell’Alfa Acciai, la ditta fornitrice dei fumi di acciaieria, e non è escluso che la società sarda ricorra ad azioni legali a tutela dell’immagine.

    «In tutta questa vicenda - ha spiegato Giorgio Tore, direttore dell’ Arpas del Sulcis Iglesiente - emergono alcuni aspetti positivi: il primo riguarda l’attenzione della fabbrica sarda alla qualità delle materia prime utilizzate nello stabilimento. La Portovesme Srl ha sistemato all’ingresso della fabbrica un portale radiometrico tarato per rilevare anche bassi valori di radioattività. Il secondo aspetto positivo è la tempestività con cui l’azienda e gli enti preposti hanno agito, e ciò ha consentito di mettere in moto le operazioni di messa in sicurezza riducendo a zero i rischi. Lunedì mattina si faranno ulteriori accertamenti con i tecnici di Alfa Acciai, ma mi preme affermare che si tratta di materiali con bassi tassi di radioattività».

    In fabbrica e soprattutto negli ambienti sindacali si punta il dito contro le istituzioni della penisola e sulla fabbrica di San Polo che hanno consentito che i tre carichi radioattivi potessero giungere a Portovesme senza alcun sospetto. Il rigore che la Portovesme Srl si era imposta anni addietro ha evitato di inviare nei forni Waeltz fumi radioattivi per settanta tonnellate contaminate da Cesio 137.

    «È un fatto gravissimo - ha commentato Francesco Carta della Cgil - perché nessuno si è accorto, nella penisola, della pericolosità del carico. Spero che dietro questa spedizione non ci sia un complotto per danneggiare la Portovesme Srl. Se quel carico fosse passato indenne anche al cancello della fabbrica qualcuno avrebbe potuto mettere in conto che inviare sostante radioattive in Sardegna è un gioco da ragazzi».

    I carabinieri del Nucleo operativo ecologico e di Cagliari e i tecnici dell’Agenzia regionale per l’ambiente hanno preso in mano la vicenda e hanno già inviato alla procura della Repubblica di Cagliari un rapporto informativo.
    (30 gennaio 2011)

    dalla Nuova Sardegna

    Rifiuti industriali, niente sanzioni. Via libera alle ecomafie.

    30 gennaio 2011

    Le vecchie sanzioni previste per chi trasporta rifiuti industriali non rispettando gli obblighi di legge sono state cancellate senza che però siano entrate in vigore le nuove.

    Lo scorso 22 dicembre, infatti, a tre giorni dall’entrata in vigore del decreto legislativo che dà attuazione alla direttiva europea 2008/98 in materia di rifiuti, il Consiglio dei Ministri harinviato al 1°giugno 2011la piena operatività del Sistri, il sistema di controllo per il monitoraggio dei traffici di rifiuti industriali, compito sinora affidato dalla legge ad un formulario di trasporto.

    Al momento dunque, l’inadempienza degli obblighi previsti dal vecchio formulario non viene più sanzionata e i nuovi obblighi previsti dal Sistri e le relative sanzioni non sono ancora applicabili. Ne consegue che per i prossimi cinque mesi i rifiuti possono essere trasportati senza obblighi né controlli.

    “Il massimo della pacchia per l’ecomafia e il massimo della vergogna per lo Stato” in un Paese in cui “una cospicua quantità di rifiuti industria
     
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  15. SaCraba
     
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    «Quel carico è fortemente radioattivo»

    venerdì 4 febbraio 2011 alle ore 8.50


    TIR CONTAMINATI Rilevato il doppio del Cesio tollerabile Portovesme Srl, l’Arpas smentisce le rassicurazioni dell’Alfa Acciai
    PORTOVESME. Il carico di 70 tonnellate di fumi di acciaieria spedito una settimana fa dalla fonderia Alfa Acciai di Brescia alla Portovesme Srl è contaminato da isotopi di Cesio 137. La conferma è arrivata ieri mattina al termine delle analisi chimico-fisiche eseguite dall’Arpas. Gli esami sono stati eseguiti su 14 campioni prelevati dai tre container carichi di scarti degli altiforni bresciani. Due dei tre Tir risultano contaminati, eppure hanno fatto il giro di mezza Italia senza destare allarme al porto di Genova e nel porto canale di Cagliari. Ad accertare la presenza di radionuclidi di Cesio 137 nei container è stato il rilevatore della Portovesme Srl che, appena la prima motrice si è affacciata nella gabbia a transito obbligato, ha cominciato a gracchiare con un’intensità fuori norma.
    Il camion ha innestato la retromarcia per un nuovo tentativo e i valori riscontrati hanno fatto salire il tracciato oltre la soglia di allarme. Anche i controlli sugli altri due container hanno fatto impazzire il contatore fisso e quello manuale imponendo all’azienda del gruppo Glencore l’attivazione delle procedure di legge a tutela della salute pubblica, dei lavoratori e degli stessi impianti. Il carico contenuto in cassoni metallici - 70 tonnellate di fumi contaminati da Cesio 137 - è stato sistemato in un’area interdetta al transito fino alla conclusione dei test sui campioni prelevati dai tecnici della Asl e dell’Arpas.
    Ieri mattina nonostante il forte riserbo sulla vicenda, è stato reso noto che 55 tonnellate di fumi sono contaminati da radionuclidi di cesio 137 e non potranno entrare nel ciclo produttivo della fabbrica di piombo e zinco. Secondo indiscrezioni il livello di contaminazione è diverso nei tre container: uno fa scattare il monitor Geiger oltre la soglia dei 1000 Becquerel (i limiti di legge sono sotto i 500 Bq); nel secondo carico il campo delle radiazioni è leggermente inferiore mentre il terzo è risultato inerte. Ora ogni decisione, sulla sorte dei tre carichi passa al prefetto di Cagliari. Per questa mattina, infatti, è previsto un vertice dove, anche sulle indicazioni dei tecnici e degli esperti, si dovrà decidere quali provvedimenti adottare. È probabile che i due camion contaminati da Cesio 137 vengano posti sotto sequestro dalla magistratura e sistemati in luoghi sicuri e lontano da presenze umane. Sull’argomento, data la gravità della situazione, nessuno intende fornire delucidazioni. Arpas, Asl 7, vigili del fuoco, carabinieri hanno la bocca cucita. La Portovesme Srl ha ripetutamente fatto sapere che in questa brutta vicenda non ha alcuna responsabilità. Lo conferma il fatto che è stato proprio il contatore Geiger della fabbrica a far scattare l’allarme e le indagini. Sulle responsabilità erano state aperte due inchieste di natura penale: una dalla Procura di Cagliari sulla scorta delle indagini condotte dai Noe e l’altra dalla magistratura di Brescia. Alfa Acciai dovrà giustificare come i due container contaminati abbiano superato il loro portale. Il direttore generale Giuseppe Cavalli aveva dichiarato qualche giorno fa che l’alta sensibilità di misura dei terminali della Portovesme Srl avevano determinato un falso allarme: il carico venduto alla Portovesme Srl era sotto i limiti di legge.

    Da La Nuova Sardegna 04/02/2011
    Autore: ERMINIO ARIU
     
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