L'androgino nuragico

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  1. SaCraba
     
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    CITAZIONE

    Ma guarda quante novità nel vecchio Taramelli


    Sabato 30 Ottobre 2010 05:45

    di Atropa Belladonna

    Nel 1918 Antonio Taramelli pubblica un reportage sul santuario nuragico di Sant’Anastasia, illustrandone con dovizia di particolari i reperti e tentando perfino una ricostruzione, quanto meno audace, della facciata del tempio (1). Il tempio a pozzo nuragico, risale al 1200 a.C. circa, ed è costruito in basalto scuro e calcare bianco: il pozzo sacro, con i suoi 12 gradini, è tuttora visitabile, mentre la struttura sovrastante rimangono solo pochi filari di pietre. Taramelli rimase colpito, come del resto chiunque legga il suo reportage, da alcuni reperti a dir poco singolari (Figura 1), che commentò con dovizia di particolari e con analisi comparative.

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    Fu colpito innanzitutto dalla grande protome taurina in basalto e dai massi con sporgenze mammillari: a tutt’oggi non si sa bene a quale struttura appartenessero, se all’area esterna del pozzo od al secondo pozzo sacro di Sardara; il Taramelli li inserì nella facciata della sua ricostruzione, obbedendo soprattutto a suggestioni minoiche. Ma, dice egli stesso, non si può negare che accanto ad una divinità femminile - richiamata dalle sporgenze mammillari - ed a un concetto maschio-femmina della divinità, come testimonia lo spettacolare fallo con seni (su cui tornerò), ve ne fosse una tauriforme e autoctona. Quel toro ben sparso in tutta l’area mediterranea, ma non certo latitante sull'isola. E neppure mancò di notare come la forma del pozzo di Sardara richiamasse quella di una tempio cananeo del XV secolo a.C., quello di Tell Tanach.
    Mostrò anche due fotografie, purtroppo di pessima qualità (per questo in Fig. 1 ho preso l’immagine dal rif. (2)) di quella strana figura antropomorfa con bastone semi-lunato, nasone e gambe divaricate, su un frammento di vaso di terracotta.


    Figura 2

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    Gigi Sanna diede di questo oggetto una lettura tentativa: ci basti notare qui i segni solari del Dio YH, e le gambe divaricate a formare il determinativo H (2). Come non accostare –pur con le differenze che vi si notano- questa figura all’ultimo documento che Gigi ci ha presentato (Figura 2), in settembre (3)?

    Taramelli dopo essersi dilungato a parlare della divinità tauromorfa nel resto del mondo mediterraneo, porta alla nostra attenzione un reperto nuragico da Santa Maria di Tergu, a dir poco singolare (Figura 3), chiedendosi più o meno esplicitamente se questo oggetto non fosse una rappresentazione divina. Disponendo solo di disegni, non notò o non fece notare, che la faccina alla giunzione delle corna pomellate, era in realtà double-face (4). Di questo oggetto circolarono per oltre 50 anni solo disegni, mentre ora si trova esposto al museo di Sassari. Notate le palline alle estremità delle corna, ma anche notate la asimmetria delle corna stesse, che riconduce ancora una volta al bue Api di Gigisanniana memoria. Paolo Melis (4) accosta questo oggetto ad un altro reperto nuragico, il famoso “doppiere” (così battezzato da Lilliu, (5)), forse anche esso da Tergu (Fig. 3, in basso). Lilliu lo crede un candeliere, ma altri la pensano diversamente (5), con corna evidentemente simmetriche. Che dire? Io trovo che le corna siano evidentemente asimmetriche, ma forse ci vedo male.


    Figura 3
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    Figura 4
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    L’ultimo reperto di cui voglio discutere brevemente è quel fallo munito di seno, un frammento di vaso. Taramelli non se ne fa certo spaventare e parla di attributi femminili e maschili, aspetti bipolari della divinità. Non so come mai reperti del genere non pongano finalmente una parola fine alla discussione sul fatto che i nuragici avessero o meno un culto fallico (a meno che questo frammento non sia la rappresentazione di un comignolo), ma l’aspetto ermafrodita è ancora più intrigante.
    La dea androgina, munita di fallo in qualche sua parte del corpo (Figura 4) ebbe i suoi bei millenni di popolarità. Basti pensare ai betili sardi cosiddetti femminili, in cui permane pur sempre l'elemento fallico betilico. Nel vicino oriente, la “mostruosità” della dea bisex raggiunse un livello fantasmagorico nel villaggio neolitico di Sha'ar HaGolan: secondo la prof. Jane Petersonperfino le pesanti gambe della dea, nonché la sua testa conica, sono falliche. Le cose si normalizzano un po' nella divinità androgina di Byblos, pur permanendo l´attributo fallico nella testa. Fino ad arrivare al caravanserrai di Kuntillet ´Ajrud: il famoso pithos recante la scritta “YHWH e la sua Asherah”, dove la figura bovina con seni reca anche un vistoso fallo tra le gambe, come il suo compagno (che ne ha pure uno in testa).
    La capacità generante e bisessuale della divinità nuragica, che emerge da molti documenti-a volte spiccatamente epigrafici a volte con scrittura pittografia a volte con scrittura “con” oggetti o monumenti, trova conferma, io credo, anche nelle “icone” di Sardara.


    (1) A. Taramelli, "Il tempio nuragico di S. Anastasia", in Scavi e scoperte:1918-1921, Collana Sardegna archeologica. Reprints, a cura di A. Moravetti, Carlo Delfino Ed., 1984 www.sardegnadigitallibrary.it/index...c=4463&id=66672
    (2) Sanna, Sardôa grammata, 2004, S’ Alvure ed., pg 279-280
    (3) Gigi Sanna, 24.09.2010, YHWH in 'immagine' pittografica. Prima a Gerusalemme? No, in Sardegna. E con scrittura Shardan
    (4) Paolo Melis, Etruria e Sardegna centro-settentrionale. Tra l’età del bronzo finale e l’arcaismo, Atti del XXI convegno in studi etruschi ed italici (Sassari, Alghero, oristano, Torralba), 13-17.10. 1998
    (5) Giovanni Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, Illisso editore, 1966

    www.gianfrancopintore.net/index.php...logia&Itemid=37


    YHWH in 'immagine' pittografica. Prima a Gerusalemme? No, in Sardegna. E con scrittura šardan di Gigi Sanna
    www.gianfrancopintore.net/index.php...logia&Itemid=37



    Edited by SaCraba - 2/11/2010, 22:07
     
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  2. SaCraba
     
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    Edited by SaCraba - 3/11/2010, 15:21
     
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  3. ARRUIASA DE GHENTIANA
     
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    www.forumvirtuale.it/dualdd/zolla.htm
    Su un’incisione , Alberto Magno, maestro di Tommaso d’Aquino, indica un androgino che regge una Y. Alberto, ci dice il testo, rappresenta qui la suprema autorità sia spirituale sia temporale. La Y, come insegna Filone, è simbolo del Verbo che penetra l’essenza di tutti gli esseri. Gli gnostici Naasseni insegnarono che esso rappresenta l’intima natura dell’essere, che è insieme maschile e femminile e, in quanto tale, eterna.
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    https://www.blogger.com/comment.g?blogID=1...032275483837717
     
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  4. SaCraba
     
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    CITAZIONE (SaCraba @ 2/11/2010, 21:50) 
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    Ma guarda quante novità nel vecchio Taramelli .Atropa Belladonna
    www.gianfrancopintore.net/index.php...logia&Itemid=37
    YHWH in 'immagine' pittografica. Prima a Gerusalemme? No, in Sardegna. E con scrittura šardan di Gigi Sanna
    www.gianfrancopintore.net/index.php...logia&Itemid=37






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    L'androginia della Grande Madre anatolica nella "nascita di Venere "
    di Catal Huyuk


    "Nascita di Venere "

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    (....) Dopo gli scavi e le ricostruzioni di James Mellaart l'antichissimo sito si è rivelato una meravigliosa pinacoteca,un vero museo di grandi affreschi su parete,che "illustrano" una civiltà complessa e immaginosa.Gli affreschi chiaramente "educativi" ,sono a metà strada tra le pitture cavernicole o su rocce e scene simili sulle pareti dei templi e nelle chiese medioevali (...)

    Con una più recente pubblicazione di Mellaart ,Hirsch e Balpinar - The Goddess of Anatolia (1989),una più vasta iconografia si è resa disponibile,e consente la ricostruzione di alcune linee della mitoligia anatolica.
    Sulla parete sud delle "Sette caverne" (terzo livello,circa 6350 a.c) si stende un vasto dipinto colorato che immediatamente suggerisce una arcaica "nascita di Venere".L'affresco è composto da cinque strisce verticali,simmetriche rispetto ad una linea immaginaria centrale e raffiguranti,dall'esterno versi il centro,la conversione di organi sessuali distaccati in tre Grandi Madri assise in nicchie geometriche.

    Nelle strisce laterali sono veristicamente dipinte serie di genitali maschili in erezione,i lati rugosi,il glande subinciso. Essi sono affiancati da bianche ali forse a significare una loro associazione con uccelli o una provenienza aerea. A fronte del fallo sono effigiate curiose figure che sembrano corna taurine contenenti un corpo su cui è esibita la vulva,sormontata da un triangolino nero e rivolta verso il sesso maschile.

    Nelle strisce mediane: presentano due figure violiniformi sovrapposte,intermedie tra i genitali delle strisce laterali e le dee della striscia centrale. In basso è il rigonfiamento dei testicoli su cui si leva l'asse fallico appuntito e lobato a mezza altezza. Il prolungamento appuntito è appoggiato su una strana farfalla. Alla base del "fallo" è un triangolino nero; all'apice si poggia una nera testina di toro,forse da collegare alla figura confrontata con il fallo sulle fasce laterali.Dalle nari della testa taurina scendono zigzagando due rivoli azzurri che contornano i "violini".Ai rivi si abbeverano minuscole teste nere di toro.
    La "schiuma" taurina ci ricorda Esiodo:

    e intorno all'immortale carne salia bianca schiuma; e nutrita una fanciulla ne fu.

    (....)

    Striscia centrale: le donne-violino hanno completato la metamorfosi in tre Dee Madri,sedute sovranamente in nicchie sovrapposte. I testicoli sono diventate gambe accucciate,i lobi lateralisono diventate braccia piegate sotto il seno,la "farfalla" è diventata il capo,con uno strano turbante e occhi a mandorla . La testina di toro,ora di colore marrone,è scesa in basso,sotto il triangolino nero a formare l'utero con la sua cervice e le sue corna.

    Se il toro ,come abbiamo supposto,è la metamorfosi della figura cornuta nelle strisce laterali,contenente la vulva,quest'ultima viene a collocarsi sul pube della dea Madre,al suo posto naturale.La Dea centrale e quella inferiore portano in seno un fantolino rosa,virgulto senza padre,concepito dal corpo androgino della grande figlia del fallo alato e della vulva cornuta. (...)

    da "Il mito della grande madre: dalle amigdale a Çatal Hüyük Di Giuseppe Sermonti
    CITAZIONE

    a sinistra: coccio dal pozzo sacro di S.Anastasia di Sardara,al centro: sacerdote-musico (?)nuragico (da Lilliu "Sculture nuragiche". A destra il dio della luna Sin ( VIII a.C )

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    CITAZIONE (SaCraba @ 20/9/2010, 14:10) 
    da "Sculture nuragiche" di Lilliu, cercando informazioni sul bronzetto nuragico ho potuto leggere questo:
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    Edited by SaCraba - 5/11/2010, 18:05
     
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  5. SaCraba
     
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  6. shardar
     
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    splendido lavoro! ragazzi!!
     
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  7. SaCraba
     
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    grazie shardar..


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  8. pora reitia
     
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    :huh: ^_^ ;) :D :salute:
     
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7 replies since 1/11/2010, 17:23   1154 views
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