bidea trista.

opinione sulla lingua sarda.

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  1. che ide in s'oscuru
     
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    La lingua Sarda, può esprimere un maggior numero di significati, rispetto all'Italiano. Paradossalmente però, si presta assai meno di quest'ultima nell'espressione dei sentimenti e.. di quella che amo definire: dolce poesia. Per fortuna qualche scritto, canzoni d'amore perlopiù, smentisce quanto affermo. Ma qualche "non basta" e ciò si evince dal tono e dalle parole usate nella maggior parte della produzione canora di quest'Isola. I canti a tenores, sono quasi esclusivamente canti di protesta e o di gloria d'un popolo, sconfitto in battaglia ma vincente nei secoli. Sono canti di gloria e vendetta e, che talvolta incitano alla rabbia, se non addirittura all'uso della violenza. I canti definiti muttos, muttetos (genere che comprende diversi sottogeneri a seconda della tonalità e o degli strumenti usati per accompagnare la voce) sono anch'essi perlopiù di protesta, ma si prestano volentieri anche alle nenie amorose e ai canti religiosi, tuttavia ripetendosi "sempre" e rendendo chiuso il mondo che descrivono. Anche quì tuttavia ci sono un paio di eccezioni: i canti allegri e spiritosi, anche se non sempre, di Serafino Murru. Nel canto a poesia invece si fa riferimento sovente ai proverbi, a moti antichi e immutabili come le risorse elementali, i numeri, i punti di riferimento della cultura popolare in religione come nel folklore e pure.. molto più di questo. Messa così si ha idea che il canto a poesia offra all'ascoltatore un ampia finestra attraverso la quale ascoltare, ed intendere, tutti i suoni dell'universo. Ma di fatto infine.. anche quest'ultima si chiude in se.. e peggio che mai, sta morendo.

    Ho citato la musica Sarda ed i suoi generi, quali componenti del più potente mezzo di diffusione della lingua Sarda, ma è un veicolo che percorre cento miglia in marcia avanti, e 110 a marcia indietro, scontrandosi con la sua malfidenza, contro l'indifferenza del mondo. Come vorrei sbagliarmi...


    Chelzo passare su mare, faghendomi pisce, ma pinna e coa non ollu in sos bisos.
    Chelzo bolare ae subra sas nues, ma no tengo abas e timmo e cascare.
    Chelzo de essere animu immortale, ma troppu arrenegu mi nega su chelu.
    Chelzo cambiare.. ma tenzo timoria e fallire.. ajiudeimi.. fozas mias.. a mi fidare.. picare e donare, tottu su chi ammancada.. tutto su chi si pote guadangiare e ricambiare.

    (anche se è abbastanza incerto e abbonda di termini che nel Sardo non ci sono, oppure non conosco:
    Vorrei attraversare il mare, mutando me stesso in pesce, ma non voglio sognarmi con la coda e le pinne.
    Voglio volare al di sopra delle nubi, ma non ho le ali ed ho paura di cadere.
    Vorrei essere un anima immortale, ma dentro ho troppa rabbia che il cielo mi nega.
    Vorrei cambiare,, ma ho paura di fallire.. aiutatemi.. forze mie.. a fidarmi.. a prendere e a dare tutto quel che manca, tutto quel che può essere guadagnato e ricambiato.
    )
     
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  2. SaCraba
     
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    Caro Mino,tante grazie del post,spero che sia il primo di una lunga serie che faccia lughi manna coment 'e cussa de su solli su un tema tanto ricco quanto antico quale quello della Poesia sarda,sono convinta che in questa siano racchiusi tanti segreti sul vero essere Sardi.
    Paradossalmente,come dici tu, la lingua sarda si presta poco all'espressione dei sentimenti,altrettanto paradossalmente,spesso,la poesia in lingua sarda è stato l'unico mezzo con il quale l'arido carattere sardo ( solo apparentemente) è riuscito ad esprimerli in pieno .Peccato che questo nobile mezzo di comunicazione sia relegato nel cassetto dell'indifferenza generale.

    Edited by SaCraba - 13/9/2010, 18:04
     
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  3. che ide in s'oscuru
     
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    il carattere sardo è arido.. poche eccezioni non rappresentano un popolo.. purtroppo. Quà per mezzo di internet si stanno propagando nuove, giovani voci attraverso le quali si assiste all'evoluzione dei Sardi di domani. Ma sulla strada e sui campi, si sta ancora parecchio indietro. Nella poesia sarda, e precisamente nel canto sardo a poesia, le eccezioni a quanto affermo sono pochissime, e di rara bellezza. Barore Sini, Antonio Lotta e, l'ormai ignoto autore della serenata sarda (che pure è ripetitiva) Non costituiscono, con i loro tre brani, pubblicati nel corso dell'intero novecento, un popolo di romantici. Ora, non che per essere dei buoni sardi si debba necessariamente essere dei romantici, ma certo gioverebbe al nostro popolo, una visione più serena e ragionata, della realtà "dei nostri tempi".
     
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2 replies since 13/9/2010, 09:21   216 views
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