Il Tenente Scopa

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  1. SaCraba
     
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    sempre dal libro di Giuseppe Fiori " Il cavaliere dei rossomori"


    Storia dell'attacco dei "Razzi e delle Frasche"

    Giovedi 4 novembre 1915 arriva l'ordine di tornare in linea,sempre sul Carso.la Brigata Sassari ha il compito di attaccare due fortificazioni ,dette dei Razzi e delle Frasche,occupate le quali è un gioco da ragazzi,sostengono gli alti comandi,irrompere nella conca di Doberdò.
    Finora hanno tentato di conquistarle più brigate,e sempre è stata un'ecatombe.Significativo il nome dato dai combattenti alle doline e ai salienti delle battaglie.Passo della Morte. Trincea dei Morti. Budello. Sassi Rossi. Ridottino dei morti .Buca dei Bersaglieri. Ne sono uscite annientate,una dopo l'altra le brigate " Regina"," Bologna", " Macerata" ,"Bersaglieri", "Siena".

    Ora anche per la " Sassari" viene il "tempo dell'assurdo", degli assalti " furibondi e disperati condotti giornalmente",armati " solamente di fucile contro un nemico formidabilmente preparato alla guerra" ed esacerbati ,sono parole del sottotenente Leonardo Motzo," dalla continua e immediata visione di una morte certa e infeconda". Mai uomo chiamò su di sè rancore al pari del generale divisionario.C'è poi anche il clima.Dall'inizio dell'azione mercoledì 10 novembre 1915 piove di continuo,il freddo è pungente,si vive sprofondati in scoli gelidi,e una tosse scuote il petto di molti,e i piedi sono congelati e non li proteggono più di tanto le strisce di coperte legate con fil di ferro.E' in queste condizioni che per giorni si va all'assalto,sfiniti ancor prima di attaccare.Attacchi a ondate ,per progredire di pochi metri ( e a prezzo di perdite catastrofiche).Dalle trincee nemiche, il fuoco di sbarramento,preciso e costante,decima le compagnie.Tuttavia l'ordine è di insistere.E nuovi reparti escono dalle trincee presto schiantati anch'essi dalle cannonate,dalla fucileria,dalle raffiche di mitra.
    In questo scenario di rovina,uomini sfracellati,fucili spezzati,tascapani sventrati,fumo,polvere,buche per colpi d'artiglieria e reticolati rotti. Lussu,aiutante in seconda del comandante il battaglione,si muove calmo.Avanza con la 10° compagnia sin sotto la trincea delle Frasche e, respinto,riesce a trincerarsi davanti al reticolato nemico e per sette ore,di notte,resiste in questa posizione.Torna l'indomani allo stesso punto,per aprire nuovi varchi con la dinamite." Nei momenti più difficili dell'azione ,fu a tutti esempio per calma e coraggio", dirà la motivazione della prima medaglia di bronzo.
    Le Frasche e i Razzi cadono in mano ai resti della "Sassari" fra la notte di sabato e il mattino di domenica 14 novembre 1915.Sono costate una carneficina.E il peggio è che stata immolazione inutile.Non avrebbero dovuto,truppe fresche di rincalzo,secondo i piani dei comandi superiori,irrompere nella conca del Doderdò e occuparla?.Niente.Anzi, è il nemico ad avere tutto il tempo di organizzare il contrattacco con rinforzi fatti venire da Trieste.E sarà ,per gli italiani,su questa linea,un inverno duro.
    Lussu non rinnega l'iniziale scelta interventista...... ingiusta e criticabile è semmai, per Lussu,la mentalità,il puntiglio di chi non si cura di evitare sacrifici inutili,ossia la protervia del generale che manda al macello sicuro.Non la guerra si discute ma la sua conduzione politico-militare.Troppe le insensatezze. E la conseguenza eccola: nei cimiteri militari ,una foresta di croci....

    Edited by SaCraba - 27/11/2009, 14:41
     
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  2. SaCraba
     
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    continua.......
    In cambio del molto sangue versato,una frase che fa molto rumore.Dice, riferendosi alla conquista delle trincee Razzi e Frasche : " Gli intrepidi sardi della brigata " Sassari" resistettero al fuoco sulle conquistate posizioni e con ammirevole slancio espugnarono altro vicino importante trinceramento". E 'altro passo del bollettino n° 173 del comando supremo,diffuso il 15 novembre 1915.Mai prima d'ora il bollettino di guerra aveva indicato il nome d'una brigata in fatto d'armi.La novità è miccia per un'esplosione di retorica.Il sardo intrepido e feroce.L'attendente che vendica il suo ufficiale ferito.Piccoli diavoli dagli occhi nerissimi.Il fiore delle vedette, imperterriti dinanzi alle pallottole.Forti figli d'Italia.La morte li sfiora dappresso con grandi ali.Una bella e gloriosa pagina che i forti isolani,antichi e fedeli sudditi del Re di Sardegna hanno voluto col loro sangue anche questa volta scrivere pel Re d'Italia.Soldati fedeli e silenziosi.Figli d'un'isola nel cui nome il fato della Patria avviò sotto i principi di Savoia le prime milizie moderne italiane.Furia (e/o) passione selvaggia.Taratà-taratà-taratà.
    Da uno scritto (del '20) del sottotenente Bellieni: " Chi accennasse a selvagge passioni brulicanti nel nostro sangue nel tragico istante della mischia non avrebbe altra scusa per il suo errore che l'immensa ignoranza delle nostre cose.Giudizi simili possono essere dati solamente da coloro che non hanno visto l'infinita tristezza scolpita nel volto dei nostri soldati nell'ora precedente all'azione".

    Edited by SaCraba - 27/11/2009, 14:37
     
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  3. dedalonur9
     
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    :cry: :cry:
    la Sardegna a causa di queste azioni scellerate fu la regione con il più alto tasso di morti nel rapporto popolazione/soldati.
    voglio vedere se trovo foto de le frasche e i Razzi
     
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  4. silviosenis
     
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    Bellissimo argomento, me lo son letto tutto d' un fiato, me lo ero perso.
    Mio nonno, nato ne 1889, ha fatto tutta la prima guerra, non fra i Sassarini, anche se era sardo, ma fra gli Arditi (non saprei dire di più), era un sardo atipico (alto 1,82) molto robusto, di poche parole.
    Io, nipote, ho il suo stesso nome, unico fra 36 nipoti che ha avuto, e mi diceva sempre che alla sua morte mi avrebbe lasciato un ricordo.
    Io ero molto piccolo quando morì (12 anni) e non mi ricordai della cosa.
    Ora ho superato il mezzo secolo, mia zia, ritirando fra le vecchie cose di mio nonno, ha trovato una busta con la scritta "per .....", all' inizio non capiva poi con un flash di memoria si è ricordata, mi ha chiamato e fra le lacrime, prima sue poi mie per la commozione, mi ha consegnato tre Diplomi (e le Medaglie) rilasciati dal Ministero della Guerra attestanti le azioni per cui mio nonno aveva ricevuto due medaglie di Bronzo al Valor Militare ed una Croce di Ferro.
    Ho fatto siggillare in un quadretto questi diplomi con le medaglie che mi onoro di tenere in bella vista in soggiorno.
    Non ricordo dove le meritò (è scritto sul retro delle medaglie "forgiate col bronzo nemico").
    Mai, a nessun nipote, mio nonno racconto della guerra, e mai frequento la sezione dei combattenti.
     
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  5. dedalonur9
     
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    CITAZIONE
    era un sardo atipico (alto 1,82) molto robusto, di poche parole

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    mio nonno...alto 1.90 e di poche parole pure lui...quando stava a casa nessuno osava fiatare...però sassarino...cmq gli arditi, se ben ricordo nacquero (come corpo a sè vero e proprio) più tardi della prima guerra mondiale. almeno così ricordo. Alfredo Graziani fu a quanto pare, proprio uno degli inventori delle c.d. "azioni ardite". Ovviamente non solo lui,, casi ve ne sono molti: basti ricordare D'Annunzio.

    Non ho capito se sai o non sai dei particolari delle azioni per cui tuo nonno merità le medaglie...nel secondo caso sei invitato a raccontarcele... ;)
    un bel modo per ricordare ad un tempo i nostri Nnni, e quello che purtroppo vuol dire la guerra...
    CITAZIONE
    Bellissimo argomento, me lo son letto tutto d' un fiato, me lo ero perso.

    già.....cosa vuol dir "sottosezione..." :cry:
    :salute:
     
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    STUDIOSO DEI POPOLI DEL MARE

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    la BRIGATA SASSARI nasce, mi pare, a ... CAGLIARI nel 1915 dall'unione di un reggimento (il 151°) e di un secondo formato in contemporanea per avere una BRIGATA intera. mi pare che:
    - il 151° veniva da SASSARI e
    - il 152° si formò a SINNAI e fu chiamato i "7 comuni"
    Insieme formarono la BRIGATA sassari... più omneo andò così ;) ... salvo errori di memoria :rolleyes:
     
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  7. dedalonur9
     
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    ....no ;) un reggimento venne fondato a Tempio Pausania.
     
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  8. SaCraba
     
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    dal libro di Bartolomeo Muggianu " Meana Sardo e la grande trasformazione del Novecento"

    Militari meanesi della " Brigata Sassari"
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  9. dedalonur9
     
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    CITAZIONE
    La Brigata “Sassari”, erede delle tradizioni del Terçio de Cerdena (periodo aragonese-spagnolo) e del Reggimento di Sardegna (periodo Sabaudo), fu costituita il 1° Marzo del 1915 a Tempio Pausania (SS) e a Sinnai (CA), su due Reggimenti, il 151° e il 152° fanteria, composti interamente da Sardi.

    Nel luglio dello stesso anno attraversa l'Isonzo e viene subito impegnata in combattimento.
    Bosco Cappuccio, Bosco Lancia, Bosco Triangolare furono tappe eroiche per il conseguimento del primo titolo d'onore che la Brigata conquistò espugnando le trincee delle "Frasche" e dei "Razzi", meritando la citazione, prima tra tutte le unita' dell'Esercito, sul bollettino del Comando Supremo.
    Spostata dal Carso sull'altipiano di Asiago, nel giugno 1916 riconquistò Monte Fior, Monte Castelgomberto e Casera Zebio. Il 3 agosto i suoi reggimenti ricevettero la prima Medaglia d'Oro.
    Nei tragici giorni di Caporetto i fanti della "Sassari" contrastarono le avanguardie nemiche fino al Piave combattendo con straordinaria coesione morale, disperato orgoglio e granitica compattezza organica.
    Il battaglione "Musinu" fu l'ultimo dell'intero Esercito a passare il Piave, inquadrato e al passo, quasi irridendo il nemico che incalzava.
    Ultimi a ripiegare, i "Sassarini" furono i primi nella riscossa. Sull'altopiano dei "Sette Comuni", nel gennaio 1918, la Brigata fu protagonista della battaglia dei "Tre Monti" (Col de Rosso, Col d'Echele e Monte Valbella) che valse la seconda Medaglia d'Oro alle Bandiere dei reggimenti.
    La Grande Guerra costò alla "Sassari" oltre 15.000 perdite (2164 caduti e 12858 tra feriti, mutilati e dispersi). Caddero 138 Sassarini ogni 1000 incorporati (la media nazionale fu di 104). 6 Ordini Militari di Savoia, 9 Medaglie d'Oro, 405 d'Argento, 551 di Bronzo rappresentano il riconoscimento del valore individuale dei sardi che si batterono all'ombra delle due gloriose Bandiere, ciascuna delle quali venne decorata con 2 Medaglie d'Oro al V.M. (caso rimasto unico nel nostro Esercito, nell'arco di una sola campagna di guerra).
    Nell'ordinamento provvisorio del 1919 la Brigata "Sassari" viene mantenuta tra le Brigate permanenti come riconoscimento per lo straordinario valore dimostrato in guerra.

    II guerra mondiale:
    CITAZIONE
    La Seconda Guerra Mondiale
    Nel 1939 venne costituita la Divisione "Sassari", odinata sui due reggimenti originari e sul 34° Reggimento Artiglieria.
    Iniziata la Campagna di Guerra nei Balcani, il 6 aprile 1941 la Divisione "Sassari" - inquadrata nella 2a Armata Italiana - penetrò in territorio jugoslavo attraverso il Monte Nevoso.
    Infranta in sole due settimane la resistenza dell'Esercito Jugoslavo, il 20 aprile le colonne della 2a Armata, provenienti da nord, raggiunsero Tenìn (oggi Knin) che per circa 2 anni rimase la sede del Comando della Divisione "Sassari".
    Nel luglio 1942 i reparti della "Sassari" diedero corso a vaste operazioni di rastrellamento sul Velebit, conclusesi con la conquista del Monte Vrsa e di quota 1210 di Sdlo.
    Nel marzo 1943 la "Sassari" rientrò nella penisola, per costituire massa di manovra a difesa della Capitale. Dall'8 al 10 settembre 1943, unitamente alle Divisioni "Granatieri si Sardegna" e "Ariete", prese parte alla difesa di Roma, combattendo a Porta San Paolo.
    Il 10 settembre, posta in salvo in maniera avventurosa le Bandiere di Guerra in un monastero presso Monte Mario, i reparti della Diviosione "Sassari" si sciolsero.

    http://www.assonazbrigatasassari.it/storia.htm
     
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  10. SaCraba
     
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    Dedalo caro,che notizia sconvolgente,abbiamo rischiato di perdere tutta la storia dei nostri soldati sardi ... :cry: :cry: :cry:


    In sei chilometri di scaffali la storia di tutti i militari sardi
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    Un milione e mezzo di documenti: dal soldato Podda del 1861 all'ultimo coscritto

    Mercoledì 03 marzo 2010


    Il documento più vecchio risale all'anno dell'Unità d'Italia e della costituzione dell'Esercito italiano. È il foglio matricolare del soldato Daniele Salvatore Podda di Villasor, nato appunto nel 1861 e arruolato il 7 gennaio 1882 in fanteria per il servizio di leva. Sotto le armi il giovane sardo venne impiegato come telegrafista. Dopo il congedo mise a frutto l'esperienza fatta in divisa e trovò un lavoro nelle Poste. Del soldato Podda si conserva solo la matricola, mentre il fascicolo personale non esiste più. Quel documento è custodito nel Centro documentale dell'Esercito a Cagliari, ospitato dal 1993 nella caserma "Ederle" in viale Calamosca. L'archivio storico conserva oltre un milione e mezzo di documenti, rigorosamente classificati nei 6410 metri di scaffalature: messe in fila al Poetto da Marina Piccola raggiungerebbero la rotonda per Quartu. Qui è raccolta la memoria di tutti i sardi che dall'Unità d'Italia hanno vestito la divisa per la leva obbligatoria, sospesa nel 2005 per lasciare spazio alle forze armate di soli professionisti.
    È un patrimonio di grande importanza per gli storici, ma anche per i cittadini che qui possono rintracciare i documenti necessari per usi pensionistici, concorsi e il porto d'arma. Basta un numero per fotografare l'utilità "civile": ogni anno vengono rilasciati in media diecimila certificati. Eppure in un passato recente ha rischiato più volte di scomparire dalla Sardegna o addirittura di finire in cenere. Lo raccontano a bassa voce alcuni militari testimoni di storie di cieca burocrazia.

    L'ARCHIVIO SALVATO Negli anni Novanta, dopo la soppressione dei Distretti militari provinciali, qualche cervellone con le stellette decise che la documentazione regionale dovesse essere trasferita in blocco a Roma. I cento e più Distretti, ridotti a 25 in tutta Italia, avrebbero dovuto imballare gli archivi e inviarli nella capitale. In Sardegna chiusero Oristano nel 1992 e l'anno dopo Sassari, accentrando tutto a Cagliari nel neonato Centro documentale regionale nella caserma "Ederle". Dove oggi funziona a pieno regime grazie al lavoro di sessantasei militari (tra ufficiali e sottufficiali), sotto il comando del colonnello Michele Chieri. «Il progetto di trasferimento venne ben presto accantonato» raccontano. Ancor più incredibile fu l'ordine - arrivato sempre da Roma - di bruciare i documenti perché non si sapeva dove sistemarli. «Di fronte a una simile richiesta ci fu un atto di insubordinazione a cui parteciparono tutti, dai comandanti all'ultimo soldato. Si fece solo finta di bruciare qualche foglio, tanto per prendere tempo. Com'era ovvio dopo pochi mesi giunse il contrordine». L'archivio dei sardi era stato salvato. Ed oggi si può consultare nelle sale della caserma.

    I DOCUMENTI Negli scaffali si conservano i fogli matricolari del personale non in servizio riguardanti ufficiali, sottufficiali e truppa dell'Esercito inseriti nelle liste di leva dei comuni della Sardegna e dei militari residenti nell'isola. Inoltre custodisce i fogli matricolari di sottufficiali e truppa di Aeronautica, Carabinieri e Guardia di finanza. L'archivio contiene anche i "giornali ufficiali" e i ruolini a partire dal 1890 dove i ricercatori possono ritrovare ogni genere di notizie che riguardino la vita dell'Esercito: bollettini, promozioni, onoreficenze, ordini.

    LA STORIA L'Esercito italiano fu istituito il 4 maggio 1861 con decreto del ministro Fanti: l'Armata Sarda, che aveva già incorporato gli eserciti dei regni pre-unitari, assumeva la nuova denominazione. Spettava alla leva fornire i soldati che da quel momento avrebbero indossato il grigioverde. Nei primi anni fu impiegato per la lotta al brigantaggio e nella terza guerra d'Indipendenza. Dopo un periodo di riordinamento e potenziamento nel 1885 l'Esercito cominciò a muoversi per le campagne coloniali in Africa orientale e nel 1897 nell'isola di Candia per quella che oggi si definirebbe una missione di pace con un corpo interalleato.
    Il fascicolo personale più vecchio raccoglie i dati del maresciallo maggiore dei carabinieri Giuseppe Melis di Pula: nato il 5 ottobre 1870 fu arruolato nel 1891. Di Salvatore Uda, di Villanovafranca, e Antonio Cirronis, di Pabillonis, entrambi classe 1882, esistono ancora le foto tessera: il primo è ritratto col fez fascista e l'altro con un cappello da contadino. Quasi cinquantenni nel 1930 furono richiamati per prestare servizio nella Milizia dei volontari per la sicurezza nazionale. Il fascicolo più antico riguardante gli ufficiali conserva i documenti del bersagliere Gioachino Solinas, nato a Bonorva nel 1892 e morto a 87 anni dopo una lunga e gloriosa carriera che lo portò sino al grado di generale di divisione. Nella prima guerra combattè in Albania dove il destino lo ricondusse nel 1940. Un anno dopo Solinas comandava un reparto nella campagna di Russia: nell'ottobre finì in ospedale e per sua fortuna fu rimpatriato in dicembre, quando nella steppa innevata restarono migliaia di "gavette di ghiaccio".

    I RUOLI Un particolare interesse per i ricercatori rivestono le raccolte dei "Ruoli": sono registri in cui venivano inseriti i dati anagrafici da cui si attingeva per le chiamate alla leva. Il più vecchio (del 1880) si apre con Giovanni Basilio Salis di Sindia. Era alto appena un metro 59, magro, con un torace di 89 centimetri, contadino analfabeta. L'ultimo iscritto in quel registro invece è un carlofortino: Gennaro Porricino, pescatore, piuttosto alto (1,73) rispetto alla media, occhi azzurri e con la «dentatura guasta», già riformato in Marina e trasferito nell'Esercito. Lui sapeva leggere e scrivere. A scorrere le note dei giovani coscritti era una rarità, ma all'epoca l'analfabetismo raggiungeva l' 89 per cento della popolazione sarda.

    QUELLI DEL '99 Dai fogli ingialliti dei ruoli affiorano i destini dei ragazzi del '99, la classe dei diciottenni richiamati dopo la catastrofe di Caporetto e mandati in prima linea per la riscossa sul Piave: Francesco Mocci di Domusdemaria tornò a casa nel gennaio 1918 perché malato. Si salvarono dalla carneficina anche due "sassarini" di Villamassargia: Giulio Cardia (preso prigioniero nel giugno 1918) e Giovanni Mariani finito in ospedale perché affetto da tubercolosi. Dai documenti personali i ricercatori possono ricostruire le vicende della storia: così per il generale Antonio Basso, comandante militare della Sardegna nel 1943 al momento dell'armistizio, o di tutti i militari che si distinsero in qualche modo nelle guerre. «Spesso i comuni ci chiedono la documentazione per poter intitolare una piazza o un monumento», dice il luogotenente Roberto Ganga, "memoria storica" dell'archivio dove lavora da 14 anni.

    IL MITICO MUSINU Ben in vista l'onoreficenza che il capo dello Stato Francesco Cossiga, consegnò al generale algherese Giuseppe Musinu il 25 gennaio 1991: quel giorno il valoroso combattente della Brigata Sassari compiva cent'anni e veniva insignito del titolo di Grande ufficiale della Repubblica. Musinu, come Lussu, è un simbolo per la Sardegna. In quei fogli salvati da una possibile distruzione e custoditi con cura dagli archivisti in divisa, resta una traccia di tutti i militari sardi. Un patrimonio importante, ma sconosciuto alla città. Tanto che da tempo non ci arriva più neppure l'autobus di linea.
    CARLO FIGARI

    http://giornaleonline.unionesarda.ilsole24...rticolo=2436175
     
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  11. SaCraba
     
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    La guerra vissuta dal nonno-soldato

    VILLAMAR. Un reduce della campagna di Russia presenta il suo libro di ricordi
    Venerdì 05 marzo 2010

    Una guerra poco conosciuta. E' la spedizione italiana in Russia dal 1941 al 1943. Ma dove lo sterminio di migliaia di soldati si unisce all'umanità di persone del luogo, rimaste nel cuore di chi da quell'assurda campagna militare è tornato a casa. Salvatore Setzu, 89 anni, originario di Villamar, è stato "uno dei tanti" soldati italiani inviati sul fronte russo. Memoria lucida, l'anziano ricorda date, episodi, visi di nemici e persone amiche. E' uno degli ultimi veri reduci di una guerra che trova ancora poco spazio sui libri e nelle scuole. Setzu racconterà tutto questo oggi alle 17 nella casa maiorchina di Villamar nella presentazione, voluta dal Comune, del libro che ripercorre la sua esperienza. Si intitola proprio "La campagna di Russia di uno dei tanti".
    E' stata la nipote Monica Pilia a raccogliere la lucida e toccante testimonianza del nonno. Ma oggi il protagonista sarà lui. «Si parla sempre di prima e seconda guerra mondiale», ha esordito il reduce, «la gente quasi non crede ai miei racconti. Per questo da decenni sognavo il libro». Parla ancora perfettamente il russo. E gli ci vuole un attimo per elencare i militari di Villamar con lui in Russia. Erano in nove. Sono tornati in otto. Giovanni Pitzianti è morto. Feriti come Setzu ma rientrati Edoardo Pinna, Antonio Vacca ed Eraclio Scano, altri sopravvissuti del paese Sebastiano Vacca, Antonio Addari, Antonio Murru e Salvatore Fa. «Ho tenuto duro. Un amico di Seui voleva che lo uccidessi. Era stremato». Lo ha ricordato l'ex-soldato, ferito tre volte, che sostiene che «a 30 gradi sotto zero non faceva così freddo». A Setzu nel 1956 non hanno riconosciuto la pensione di guerra perché le ferite si erano rimarginate. Ma per lui, umile e fiero, è più importante raccontare di "essere stato uno dei tanti" in Russia. Lo farà anche oggi a Villamar.
    ANTONIO PINTORI

    http://giornaleonline.unionesarda.ilsole24...rticolo=2437260
     
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40 replies since 11/11/2009, 17:38   5100 views
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