IL DISEGNO PLANETARIO

Studio su Charles Hapgood e la teoria degli slittamenti della crosta terrestre

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  1. vivamishapt
     
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    A presto nuove immagini... intanto:


    Un salto a Giza
    Torniamo al disegno planetario: si possono ravvisare altri elementi che ne attestino la natura intenzionale? Prendiamo in esame il cammino di Sirio. Poco fa ho rilevato come esso passi non lontano dalle antiche sedi polari (2) e (3), fornendo in tal modo un'immagine visiva del salto che il polo nord compì dal Mare di Groenlandia alla Baia di Hudson: è da tale osservazione, apparentemente incidentale, che si dischiude la piena comprensione dell'allegoria planetaria. Questo è il filo del ragionamento: se il cammino di Sirio è una discreta approssimazione di uno dei salti compiuti dal polo, allora si potrebbe provare a tracciare un circolo massimo che rappresenti anche il precedente salto, dal Distretto dello Yukon al Mare di Groenlandia. Ma già intuisco dove si deve arrivare: a Giza, ovviamente; quindi decido di procedere al contrario e mi reco direttamente a Giza, cominciando subito a guardare, oltre l'orizzonte, verso le antiche sedi polari. Non mi sorprende scoprire che le sedi polari del Distretto dello Yukon e del Mare di Groenlandia sono in pratica allineate dal mio punto di osservazione: in termini precisi è possibile tracciare un circolo massimo passante per Giza e che sfiori, mancandole di 140 km, le posizioni (1) e (2). Questa distanza rappresenta appena poco più di un grado d'arco misurato sulla superficie terrestre: si tratta di un errore straordinariamente piccolo, soprattutto se si considera che le valutazioni di Hapgood in merito alle antiche posizioni dei poli sono affette da un inevitabile margine di approssimazione dell'ordine 5-6° (è lo stesso Hapgood a cautelarsi in tal senso).
    Giza, dunque, si trova sulla linea lungo la quale i poli si mossero 80.000-75.000 anni fa: è una scoperta sbalorditiva che, da una parte, consolida la credibilità del disegno planetario, dall'altra spinge a cercare altre corrispondenze sulla superficie terrestre.

    Un salto a Teotihuacan
    Così procedo per intuito, certo di non sbagliare, perché è la coerenza del disegno planetario a esigerlo. Se il primo salto portava dal Distretto dello Yukon al Mare di Groenlandia e proseguiva per Giza, il secondo salto doveva necessariamente portare dal mare di Groenlandia alla Baia di Hudson e proseguire per … dove? Un rapido sguardo al mappamondo porta subito il Messico alla mia attenzione. Torno allora per un momento a considerare il cammino di Sirio, e mi accorgo che passa quasi esattamente per Città del Messico; ma non è questa ad interessarmi, bensì una delle più importanti località archeologiche dell'America precolombiana, Teotihuacan, a poche decine di km dalla capitale messicana. Ebbene, il cammino di Sirio passa proprio nelle vicinanze di Teotihuacan, ad una distanza talmente piccola (circa 145 km) da potersi tranquillamente affermare che vi passi esattamente, ragionando su scala mondiale. E a questo punto come per Giza procedo al contrario: mi reco a Teotihuacan e comincio a guardare verso le antiche sedi polari, oltre l'orizzonte, e scopro che le sedi polari del Mare di Groenlandia e della Baia di Hudson sono in pratica allineate da quel punto di osservazione. In termini precisi ciò significa che è possibile tracciare un circolo massimo passante per Teotihuacan e che sfiori, mancandole di 250 km, le posizioni (2) e (3). Questa distanza rappresenta poco più di due gradi d'arco misurati sulla superficie terrestre: ancora un errore troppo piccolo perché si possa pensare ad un caso.
    Tiriamo le somme. Abbiamo visto che da Giza passa un circolo massimo che rappresenta con buona approssimazione il primo salto polare. Ora vediamo che a Teotihuacan si incontrano il cammino di Sirio e un circolo massimo che rappresenta, con buona approssimazione, il secondo salto polare. Questa sembra un'indiscutibile conferma del fatto che il cammino di Sirio andasse proprio inteso come allegoria di tale salto: il gioco si fa davvero sublime ora che finalmente comprendiamo, ora che finalmente si svela il ruolo di Sirio, "stella del cane", fedele guida che conduce il pellegrino alla scoperta dell'altro fulcro del disegno planetario! E la simmetria fra le due situazioni, Giza da una parte e Teotihuacan dall'altra, è pressoché perfetta: se immaginiamo di tracciare su un mappamondo una freccia che rappresenti lo spostamento del polo dal Distretto dello Yukon al Mare di Groenlandia, prolungando questa freccia incontriamo Giza; se invece tracciamo la freccia che rappresenta lo spostamento del polo dal Mare di Groenlandia alla Baia di Hudson, prolungando questa freccia incontriamo Teotihuacan.


    Egitto e Messico, Giza e Teotihuacan
    Quante parole sono state spese e libri scritti per porre in rilievo la singolare circostanza che grandi civiltà, al di qua e al di là dell’Atlantico, abbiano sentito l’esigenza di esprimersi architettonicamente nella forma della piramide? Fra i ricercatori che operano al di fuori del mondo accademico, pochi hanno saputo resistere alla tentazione di tracciare insidiosi paralleli fra le piramidi di Giza e quelle messicane; altrettanto pochi sono coloro che hanno evitato di suggerire una comune origine di entrambe nel retaggio di quella grande civiltà perduta, sparita sotto i colpi di un imprecisato cataclisma, che comunque la si voglia chiamare corrisponde ai connotati di Atlantide. Abbiamo più volte visto la Piramide del Sole posta in relazione con la Piramide di Khufu, in particolare perché anche quella messicana sembra incorporare nelle proprie dimensioni, come l’egizia, il numero PI. Fervida immaginazione oppure no? E se no, vi è solo questo o vi può essere anche dell’altro ad accomunare le due realtà?
    Confesserò a questo punto che anche la mia teoria cede alla tentazione di ricollegare Messico ed Egitto ("fortunatamente" lascia da parte Atlantide, almeno per ora), e non potrebbe essere diversamente alla luce dei nuovi elementi.
    Senza dubbio è stata una grande sorpresa per me costatare che il disegno planetario forniva le prove evidenti di uno stretto rapporto fra Egitto e Messico, fra Giza e Teotihuacan; rapporto che sino ad oggi poteva essere più intuito che dimostrato, ma che invece ora assume, come vedremo, i contorni di una relazione geodetica precisa e inconfutabile. E ciò in forza di due straordinari elementi di prova.
    Il primo è che le posizioni delle due località, sul globo terrestre, mostrano di essere in diretta correlazione. Qual è la massima distanza possibile fra due punti sulla superficie terrestre? Metà della circonferenza terrestre, ovviamente, cioè poco più di 20.000 km. E qual è la sezione aurea di questa lunghezza? Circa 12.360 km, vale a dire 20.000 diviso FI (il numero aureo, pari a circa 1,618). Ebbene, 12.320 km è la distanza effettiva fra Giza e Teotihuacan, appena 40 km meno del valore indicato! Si scopre un aspetto interessante anche misurando la distanza angolare fra i due siti (cioè l'angolo che ha per estremi le due località e per vertice il centro della terra): tale angolo corrisponde a 110,71°, un valore naturalmente quasi identico alla sezione aurea dell'angolo piatto (pari a 111,25°), ma che espresso in secondi d'arco, anziché in gradi sessagesimali, equivale a quasi 400.000" tondi tondi (l'errore è di appena 4/1.000). In definitiva sembra proprio che ci troviamo di fronte il numero aureo e una cifra rotonda con l'evidente funzione di "segnalatori", proprio come il numero PI incorporato nelle dimensioni della Grande Piramide. Tutto questo implica naturalmente che Giza e Teotihuacan siano state attentamente dislocate l'una in rapporto con l'altra; ma non è tutto, poiché l'ultima osservazione fatta apre la via ad anche ad un'altra considerazione. Se la localizzazione di Giza e Teotihuacan dipende da un preciso progetto, allora la distanza angolare espressa nel valore di 400.000" non è una circostanza casuale e questo può significare una sola cosa: gli autori di tale progetto hanno probabilmente fatto uso del "nostro" sistema sessagesimale. O meglio, diciamo il contrario: noi ancora oggi facciamo uso di un sistema di misura la cui origine si perde nella notte dei tempi… È un'ipotesi assai intrigante, ma che per ragioni di spazio ora dovremo accantonare.
    Il secondo elemento che comprova l'appartenenza di Teotihuacan al disegno planetario chiama in causa la configurazione urbanistica dell'antica città, e in particolare una caratteristica peculiare che sino ad oggi era rimasta inesplicata. Mi riferisco al cosiddetto Viale dei Morti, una delle più spettacolari e complesse strutture monumentali dell'America Centrale. La Piramide del Sole, la Piramide della Luna e la Cittadella con la Piramide di Quetzalcoatl all'interno del suo recinto sono i più significativi fra i monumenti allineati lungo l'asse del Viale, che si estende in linea perfettamente diritta per più di quattro chilometri: la Piramide della Luna si trova all'estremità settentrionale, mentre la Piramide del Sole è un po' discosta verso est; infine la Cittadella, ancora più a sud, sorge circa a metà di questo ampio viale, anch'essa sul lato est. In un contesto di questo genere ci si sarebbe aspettati un allineamento esatto nord/sud o est/ovest, perciò desta sorpresa il fatto che i progettisti del sito avessero deliberatamente scelto di inclinare l'asse del viale di 15,5° a est del nord. Esistono diverse teorie "convenzionali" che cercano di spiegare le ragioni di questo singolare orientamento; altre teorie meno convenzionali chiamano in causa aspetti di carattere astronomico. Ma nessuna di tali teorie fornisce una possibile spiegazione così semplice e convincente quanto quella fornita dal disegno planetario: infatti, il Viale dei Morti è parallelo (con errore inferiore a 1° d'arco) al circolo massimo che approssima il salto polare dal Mare di Groenlandia alla Baia di Hudson; in altre parole il Viale dei Morti è quasi esattamente allineato con due delle antiche sedi polari (fig. 3). In altre, più semplici, parole, il Viale dei Morti ha rappresentato in pratica l'asse nord/sud vero per qualcosa come 60.000 anni circa, vale a dire la durata complessiva delle due ere che hanno preceduto l'attuale.
    Non si può allora più dubitare del fatto che Teotihuacan sia effettivamente il secondo fulcro, insieme a Giza, del disegno planetario.
    Quante parole sono state spese e libri scritti per porre in rilievo la singolare circostanza che grandi civiltà, al di qua e al di là dell’Atlantico, abbiano sentito l’esigenza di esprimersi architettonicamente nella forma della piramide? Fra i ricercatori che operano al di fuori del mondo accademico, pochi hanno saputo resistere alla tentazione di tracciare insidiosi paralleli fra le piramidi di Giza e quelle messicane; altrettanto pochi sono coloro che hanno evitato di suggerire una comune origine di entrambe nel retaggio di quella grande civiltà perduta, sparita sotto i colpi di un imprecisato cataclisma, che comunque la si voglia chiamare corrisponde ai connotati di Atlantide. Abbiamo più volte visto la Piramide del Sole posta in relazione con la Piramide di Khufu, in particolare perché anche quella messicana sembra incorporare nelle proprie dimensioni, come l’egizia, il numero PI. Fervida immaginazione oppure no? E se no, vi è solo questo o vi può essere anche dell’altro ad accomunare le due realtà?
    Confesserò a questo punto che anche la mia teoria cede alla tentazione di ricollegare Messico ed Egitto ("fortunatamente" lascia da parte Atlantide, almeno per ora), e non potrebbe essere diversamente alla luce dei nuovi elementi.
    Senza dubbio è stata una grande sorpresa per me costatare che il disegno planetario forniva le prove evidenti di uno stretto rapporto fra Egitto e Messico, fra Giza e Teotihuacan; rapporto che sino ad oggi poteva essere più intuito che dimostrato, ma che invece ora assume, come vedremo, i contorni di una relazione geodetica precisa e inconfutabile. E ciò in forza di due straordinari elementi di prova.

    Il primo è che le posizioni delle due località, sul globo terrestre, mostrano di essere in diretta correlazione. Qual è la massima distanza possibile fra due punti sulla superficie terrestre? Metà della circonferenza terrestre, ovviamente, cioè poco più di 20.000 km. E qual è la sezione aurea di questa lunghezza? Circa 12.360 km, vale a dire 20.000 diviso FI (il numero aureo, pari a circa 1,618). Ebbene, 12.320 km è la distanza effettiva fra Giza e Teotihuacan, appena 40 km meno del valore indicato! Si scopre un aspetto interessante anche misurando la distanza angolare fra i due siti (cioè l'angolo che ha per estremi le due località e per vertice il centro della terra): tale angolo corrisponde a 110,71°, un valore naturalmente quasi identico alla sezione aurea dell'angolo piatto (pari a 111,25°), ma che espresso in secondi d'arco, anziché in gradi sessagesimali, equivale a quasi 400.000" tondi tondi (l'errore è di appena 4/1.000). In definitiva sembra proprio che ci troviamo di fronte il numero aureo e una cifra rotonda con l'evidente funzione di "segnalatori", proprio come il numero PI incorporato nelle dimensioni della Grande Piramide. Tutto questo implica naturalmente che Giza e Teotihuacan siano state attentamente dislocate l'una in rapporto con l'altra; ma non è tutto, poiché l'ultima osservazione fatta apre la via ad anche ad un'altra considerazione. Se la localizzazione di Giza e Teotihuacan dipende da un preciso progetto, allora la distanza angolare espressa nel valore di 400.000" non è una circostanza casuale e questo può significare una sola cosa: gli autori di tale progetto hanno probabilmente fatto uso del "nostro" sistema sessagesimale. O meglio, diciamo il contrario: noi ancora oggi facciamo uso di un sistema di misura la cui origine si perde nella notte dei tempi… È un'ipotesi assai intrigante, ma che per ragioni di spazio ora dovremo accantonare.
    Il secondo elemento che comprova l'appartenenza di Teotihuacan al disegno planetario chiama in causa la configurazione urbanistica dell'antica città, e in particolare una caratteristica peculiare che sino ad oggi era rimasta inesplicata. Mi riferisco al cosiddetto Viale dei Morti, una delle più spettacolari e complesse strutture monumentali dell'America Centrale. La Piramide del Sole, la Piramide della Luna e la Cittadella con la Piramide di Quetzalcoatl all'interno del suo recinto sono i più significativi fra i monumenti allineati lungo l'asse del Viale, che si estende in linea perfettamente diritta per più di quattro chilometri: la Piramide della Luna si trova all'estremità settentrionale, mentre la Piramide del Sole è un po' discosta verso est; infine la Cittadella, ancora più a sud, sorge circa a metà di questo ampio viale, anch'essa sul lato est. In un contesto di questo genere ci si sarebbe aspettati un allineamento esatto nord/sud o est/ovest, perciò desta sorpresa il fatto che i progettisti del sito avessero deliberatamente scelto di inclinare l'asse del viale di 15,5° a est del nord. Esistono diverse teorie "convenzionali" che cercano di spiegare le ragioni di questo singolare orientamento; altre teorie meno convenzionali chiamano in causa aspetti di carattere astronomico. Ma nessuna di tali teorie fornisce una possibile spiegazione così semplice e convincente quanto quella fornita dal disegno planetario: infatti, il Viale dei Morti è parallelo (con errore inferiore a 1° d'arco) al circolo massimo che approssima il salto polare dal Mare di Groenlandia alla Baia di Hudson; in altre parole il Viale dei Morti è quasi esattamente allineato con due delle antiche sedi polari (fig. 3). In altre, più semplici, parole, il Viale dei Morti ha rappresentato in pratica l'asse nord/sud vero per qualcosa come 60.000 anni circa, vale a dire la durata complessiva delle due ere che hanno preceduto l'attuale.
    Non si può allora più dubitare del fatto che Teotihuacan sia effettivamente il secondo fulcro, insieme a Giza, del disegno planetario.
     
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