IL DISEGNO PLANETARIO

Studio su Charles Hapgood e la teoria degli slittamenti della crosta terrestre

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  1. vivamishapt
     
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    Seconda Puntata.... :B):

    Charles Hapgood
    e la teoria degli slittamenti della crosta terrestre


    Di norma non è producente invocare, a sostegno di una teoria un po' troppo ardita, elementi che provengono da fonti a loro volta non ancora accettate dal mondo accademico. La storia della scienza è costellata da esempi di teorie più o meno spericolate per i loro tempi, teorie sorte nel tentativo di rispondere a quesiti che le antagoniste più accreditate non potevano risolvere; molte idee si sono dimostrate fallaci, altre sono state semplicemente dimenticate benché nessun elemento le invalidasse, altre ancora – dopo essere state ferocemente osteggiate – sono diventate poi dei veri e propri paradigmi. Un esempio per tutti è la teoria dell'evoluzione delle specie di Darwin.
    Dall’altra parte vi sono teorie che sorgono con tutti i crismi della scientificità, che si dimostrano in grado di risolvere brillantemente molte questioni sulle quali le teorie tradizionali arrancano penosamente, e che ciò nonostante dopo decenni dalla loro formulazione vivono ancora ai margini della cultura scientifica ufficiale: un esempio di tal genere è la teoria del geologo americano Charles Hapgood in merito agli scorrimenti subiti dalla crosta terrestre nel passato. Poco prima della morte Albert Einstein, il più grande fisico del secolo trascorso, aveva avuto modo di esaminare questa teoria rimanendone positivamente impressionato, tanto che la prima edizione del libro di Hapgood (The Path of the Pole, 1958), reca la prefazione di pugno dello stesso Einstein, che si esprime al riguardo in termini decisamente favorevoli. In sostanza, Hapgood sostiene che la crosta terrestre può, in determinate condizioni, effettuare scorrimenti globali rispetto al mantello fluido sottostante, ferma restando la direzione dell'asse di rotazione della Terra nello spazio. Nel corso di siffatti scorrimenti la sottile crosta terrestre, il cui spessore è di poche decine di chilometri, si comporta come un corpo rigido e pertanto le posizioni relative fra i continenti non cambiano: a cambiare sono le posizioni assolute, in altre parole accade che regioni prima situate nei pressi dei poli vengano a trovarsi al termine dello scorrimento a latitudini inferiori, e viceversa. Possiamo figurarci un evento del genere ricorrendo all'immagine di una buccia d'arancia che si distacchi dal contenuto interno del frutto e possa in tal modo ruotare indipendentemente da esso. Le conseguenze di un simile evento, che secondo Hapgood si compirebbe nell'arco di poche migliaia d'anni o forse meno, sono evidenti: enormi sconvolgimenti climatici, disgeli improvvisi e drammatiche glaciazioni, innalzamento del livello dei mari, mutamento delle linee costiere, sparizioni d'intere regioni, estinzioni in massa di specie animali e vegetali. Il fatto interessante è che tutto questo potrebbe essere avvenuto l'ultima volta non più di dodicimila anni fa, quando si verificò l'ultima grande, improvvisa estinzione di massa.
    Gli elementi di prova raccolti da Hapgood sono numerosi ed estremamente significativi e assai brillanti sono le spiegazioni fornite in merito ad eventi geologici e climatici che hanno interessato la Terra nel passato, soprattutto se raffrontate alle deboli spiegazioni fornite dalle teorie ufficiali. Tuttavia non potremo in questa sede addentrarci nei dettagli della teoria di Hapgood: dovremo accontentarci di saltare direttamente ai risultati e mostrare quale sconcertante correlazione emerga in un altro campo d'indagine, a cui Hapgood senza dubbio non prestò la minima attenzione. Questo campo d'indagine naturalmente è il nostro.

    Il disegno planetario
    e le recenti dislocazioni dei poli geografici

    Innanzi tutto occorre fornire qualche dato. Valutando il complesso degli elementi a disposizione, Hapgood giunse a stabilire che la crosta terrestre deve aver subito tre dislocazioni nell'arco degli ultimi 80.000 anni. Fino a circa 80.000-75.000 anni fa il Polo Nord si trovava nel Distretto dello Yukon, in Canada, approssimativamente a lat. 63° N e long. 135° O (per comodità di esposizione chiameremo (1) tale posizione), poi la crosta terrestre subì una dislocazione che portò il polo nord nel Mare di Groenlandia, approssimativamente a lat. 72° N e long. 10° E (chiameremo (2) tale posizione). Questa situazione si è mantenuta fino a circa 55.000-50.000 anni fa, quando una nuova dislocazione della crosta terrestre portò il polo nord nella Baia di Hudson, ancora in Canada, approssimativamente a lat. 60° N e long. 83° O (chiameremo (3) tale posizione). Infine, intorno a 17.000-12.000 anni fa si verificò l'ultima dislocazione, portando il polo dalla Baia di Hudson all'attuale posizione (chiameremo (4) tale posizione). Altre dislocazioni la crosta terrestre avrebbe subito in un passato ancora più remoto, ma ciò non è attinente ai fini di questo studio.
    Ora, dati alla mano, andiamo a rappresentare queste antiche - per il momento ipotetiche - sedi polari sul nostro globo sovrapposto (fig. 1). Ebbene, ciò che si rileva è a dir poco stupefacente: le antiche dimore del polo nell'emisfero nord (e ovviamente lo stesso accade nell'emisfero sud) si trovano tutte e tre molto vicine al circolo che rappresenta il cammino dei poli celesti! Non solo: il cammino di Sirio passa non lontano da ben due di queste sedi, fornendo anche un'immagine visiva della migrazione che il polo nord compì dal Mare di Groenlandia alla Baia di Hudson. Quanto è precisa la rappresentazione delle dislocazioni polari fornita da questo schema, che d'ora in poi chiamerò il "disegno planetario"? In dettaglio rileviamo che il polo nord:
    - nella posizione (1) dista dal circolo polare celeste circa 0,95° d'arco;
    - nella posizione (2) dista circa 2,12° d'arco;
    - nella posizione (3) dista circa 5,43° d'arco.
    Dunque, lo scarto medio si aggira intorno a 2,83° d'arco, corrispondenti a poco più di 300 km, un valore troppo piccolo perché si possa pensare semplicemente ad una circostanza fortuita. Ma a sgombrare il campo da qualsiasi dubbio, affermando con certezza l'intenzionalità del disegno planetario, vi è un altro elemento: il centro della Galassia si situa con precisione pressoché assoluta sull'equatore terrestre! Per l'esattezza, si trova in pieno Oceano Pacifico a lat. 0,1° S e long. 140,3° O: poco più di 10 km dall'equatore, tradotto in distanze lineari…

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9 replies since 20/7/2009, 12:55   2037 views
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