IL DISEGNO PLANETARIO

Studio su Charles Hapgood e la teoria degli slittamenti della crosta terrestre

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  1. vivamishapt
     
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    Posto un primo estratto da un documento che mi ha gentilmente passato Walter e che , con il suo permesso, inserirò a "puntate", per dare a tutti il tempo di digerire queste informazioni che non sono purtroppo così semplici da esporre...

    Sfere sovrapposte

    Nell'articolo Il Primo Tempo di Sirio ho esposto in che modo l'ipotesi della correlazione Giza/Orione, sviluppata con coerenza dalle premesse iniziali, abbia condotto alla scoperta del ruolo basilare assegnato a Sirio nell'ambito dello schema, in forza di una corrispondenza fra terra e cielo, del tutto peculiare, che si è verificata intorno alla data del 14.040 avanti presente; ora, il problema che si pone è stabilire in che modo vada ulteriormente sviluppata l'ipotesi di partenza alla luce dei nuovi dati conseguiti.
    La mia convinzione istintiva è stata sin dall'inizio questa: ritenevo che si dovesse portare alle estreme conseguenze il principio di sovrapporre l'una sull'altra la mappa astronomica e quella geografica, estendendo l'operazione alla superficie terrestre e alla volta celeste nella loro totalità. In questo senso, immaginavo la sfera celeste come un globo di vetro che andava sovrapposto al globo terrestre; la piramide di Khufu a Giza e Alnitak nella Cintura d'Orione dovevano rappresentare naturalmente i punti di collimazione delle due sfere.
    Tuttavia la sfera celeste è una sorta di mappamondo particolare che va osservato dall'interno, a differenza della sfera terrestre: ciò significa che se costruissimo un globo risultante dalla semplice sovrapposizione delle due sfere, senza altri accorgimenti, i territori geografici apparirebbero al "diritto", mentre le costellazioni al "rovescio" (o viceversa, se ci ponessimo all'interno del globo stesso). La soluzione del problema in ogni modo è semplice e sta nel costruire una sfera celeste speculare rispetto a quella reale, più o meno come si può rivoltare un maglione portando l'interno all'esterno. Eseguito questo, è possibile procedere come detto alla sovrapposizione delle due sfere facendo innanzi tutto coincidere la Grande Piramide con Alnitak. La rotazione relativa delle due sfere intorno al punto di collimazione è l'ultimo aspetto da definire: sarà sufficiente riprodurre con le sfere sovrapposte il medesimo allineamento che consente di realizzare la migliore sovrapposizione approssimata del terzetto di piramidi e della Cintura d'Orione (cfr. Il Primo Tempo di Sirio, fig. 10). Naturalmente in questo caso non sarà possibile vedere le piramidi coincidere con le stelle della Cintura, per la semplice ragione che quest'ultima occupa una porzione della sfera celeste assai più grande della porzione di superficie terrestre occupata dal terzetto di piramidi. Ciò che in questo caso importa, tuttavia, è semplicemente la rotazione relativa della Cintura rispetto alle piramidi di Giza, e riprodurre, come detto, l'allineamento desiderato non presenta alcuna difficoltà.

    Un'apparente incongruenza

    Nel globo risultante dalla sovrapposizione, come sopra descritto, andremo a rappresentare, per ciò che concerne il firmamento, solo gli oggetti e i tracciati rilevanti ai fini dell'indagine: la costellazione d'Orione con le tre stelle della Cintura, l'asse della Cintura, Sirio e la direttrice del suo moto (il "cammino di Sirio"), i circoli idealmente tracciati dai poli celesti nel corso del ciclo precessionale (i "cammini dei poli celesti"), il piano galattico e il centro della Galassia; potremmo rappresentare anche alcune altre costellazioni circumpolari come riferimento visivo, per facilitare la lettura.
    Cominciamo dunque ad esaminare quest'insolito mappamondo. Innanzi tutto si deve costatare che i poli delle due sfere non coincidono per nulla (la distanza fra essi è di circa una trentina di gradi); ciò deriva dal fatto che Giza si trova alla latitudine di circa 30° N, mentre la Cintura si trova in pratica sull'equatore celeste. Questa incongruenza all'inizio mi diede non poco pensiero: mi sembrava che la coerenza dello schema esigesse la coincidenza dei poli dei globi sovrapposti, cosa che gli antichi costruttori di Giza - chiunque essi fossero - avrebbero potuto conseguire semplicemente individuando la sede del loro grandioso progetto in una qualsiasi località nei pressi dell'equatore terrestre; eppure ciò non si era verificato e d'altra parte non immaginavo quali ostacoli in tal senso avessero potuto incontrare gli ignoti costruttori. Questi forse potrebbero giustificarsi asserendo che è del tutto naturale costruire i propri monumenti a "casa" propria (se supponiamo che la loro "casa" fosse l'Egitto) e non altrove; ma è credibile una giustificazione del genere, da parte di chi ha saputo mettere in atto un progetto così ingegnoso e complesso? No, n'ero certo. Così comincio a pensare che forse il messaggio contenuto nello schema consista proprio nell'incongruenza rilevata: se nel globo risultante i poli non coincidono, forse la ragione è che si sta usando un globo terrestre attuale; ma è possibile che in passato la geografia sia stata diversa, tanto da garantire la coincidenza dei poli e in tal modo ripristinare la coerenza dello schema? Quello che serve è un ipotetico slittamento dei poli che, in un imprecisato passato, abbia rotto la corrispondenza dello schema con la realtà. Esiste nel pensiero scientifico una teoria che descriva fenomeni di questo tipo?
    Ebbene sì: una teoria del genere esiste, ed è da qualche tempo ben nota, anche se un po' al di fuori dell'ambito accademico.

    Charles Hapgood
    e la teoria degli slittamenti della crosta terrestre




    Fra pochi giorni il proseguo e le prime immagini!!!!! :vandal:

     
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9 replies since 20/7/2009, 12:55   2037 views
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