UR il nome più antico del Giudicato di Torres-Logudoro

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  1. Ithokor
     
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    posto qui il mio articolo, così nepode, che ha citato alcune cose che non ho scritto :) , potrà leggerlo.
    Cmq il Logudoro storico, era quello compreso nel Giudicato, quindi anche la ziqqurat ci ricade in pieno...

    Pubblicato su: Sardegna Mediterranea, semestrale di cultura, ottobre 2007, n. 22

    RIFLESSIONI SUL TOPONIMO “LOGUDORO”

    Nel corso delle mie letture e studi sulla storia sarda, mi sono spesso imbattuto nelle varie interpretazioni degli studiosi sull’origine e significato del toponimo “logudoro”, esse però non mi hanno mai del tutto convinto, anzi, mi hanno indotto a ricercarne la reale origine, o meglio, quella che a me pare la più semplice dal punto di vista linguistico.
    Il Logudoro, come molti ben sanno, è una regione storico-geografica della Sardegna nord-occidentale, che diede il nome all’antico Regno giudicale di Torres o Logudoro.
    Nel corso degli anni sono state avanzate varie possibili interpretazioni che vogliono il toponimo “logudoro” quale contrazione derivante alternativamente da: “Logu de Torres”, la più accreditata e fatta propria dal Prof. Francesco Cesare Casula, che nel suo libro: Breve storia di Sardegna (Delfino editore, Sassari 1994) scrive: «[…] il regno o “giudicato” di Torres (chiamato anche Logudoro per contrazione di Logu de Torres = Logu de Tore(s)> Logu de Dore>Logudore>Logudoro) […]».
    Accreditate sono inoltre le diciture “Logu de Oro”, probabilmente perché il territorio logudorese in giugno appare dorato di grano, ed anche “Logu de Doria” in virtù del plurisecolare stanziamento della famiglia di mercanti e armatori genovesi.
    Seppure di contrazione si tratta, nessuna di esse, a mio modesto parere, coglie nel segno.
    Altri studiosi hanno avanzato una ulteriore interpretazione del toponimo che deriverebbe dal famoso insediamento romano di LUGUDONE o LUQUIDO, detto anche CASTRA, identificato generalmente con le rovine romane presso N.S. Signora di Castro, vicino ad Oschiri cioè in pieno Logudoro. La stazione romana, nominata dall'Itinerarium Antonini e da altri testi di epoca tardo-imperiale, è stata inoltre messa in relazione con il popolo dei "luquidonensi" menzionato da Tolomeo fra le popolazioni della Sardegna centro-settentrionale.
    Il Prof. Massimo Pittau, in particolare, nel suo ben documentato sito internet (http://web.tiscali.it/pittau/Sardo/...d_testo.html) sostiene altresì, in maniera per me molto suggestiva, che: «9a. Sul tracciato di strada che andava da Tibulae e Caralis risulta come seconda mansione Luguidunec, Lugudunec, Lugudonec, Luguinec, in cui è molto verosimile la divisione che è stata prospettata di Luguidone c(astro). Molto probabilmente dal nome di questa mansione, che richiama il già visto Portu(s) Liguidonis, è derivato il nome della subregione Logudoro /10/ (vedi 12b). Circa poi la esatta individuazione della mansione, una volta accertato che Tibulae era a Castelsardo, è da escludersi che Luguidone c(astro) sia da individuare con Castra presso Oschiri, mentre è molto meglio identificarlo con Ploaghe, il quale, probabilmente in epoca bizantina, mutò quel suo nome originario /11/.» Ed anche: «12b. Loukouidonénsioi sono gli abitanti di Luguidone (Ploaghe) dell'Itinerario di Antonino (9a). Dal punto di vista strettamente linguistico i Loukouidonénsioi sono gli antenati degli odierni Logudoresos.»
    Venendo alla mia interpretazione del toponimo, rilevo che in alcuni testi di vari autori, i quali si rifanno a cronache ben più antiche, in particolare il “Libellus Iudicum Turritanorum” cronaca sarda medievale del XIII secolo d. C., il “Condaghe di San Gavino” e quelle riguardanti il ritrovamento dei corpi dei Santi Martiri turritani Gavino, Proto e Gianuario e della loro traslazione nella basilica dell’attuale Porto Torres, nelle quali viene riportato il nome del Regno giudicale che vide lo svolgersi di queste vicende.
    Il B.R. Motzo, nel suo: La Passione dei ss. Gavino, Proto e Gianuario (Cagliari, 1927) ad esempio riporta che nella prima donazione del Judike turritano a Montecassino, il territorio su cui regnarono Comita prima e Barisone poi, viene definito: «[…] renno qui dicitur Ore […]».
    Giovanni Arca nel: De Sanctis Sardiniae, opera cinquecentesca, a proposito dell’Inventio delle reliquie dei martiri turritani, scrive che: «[...] factum est ut Comita quidam vir sanctissimus super ambos locos scilicet Horim et Arboream ad imperandum iudex ordinaretur [...]».
    Il G. Roscio Ortino, nel suo: Triumphus Martyrium in Templo Domini Stephani Caelii Montis (Roma, 1589) a proposito sempre dei martiri turritani, riporta: «[...] Regnum Lociaurei volgo loguduri [...]».
    Sempre relativamente alla donazione a Montecassino, apprendo ulteriormente da una mia recente lettura (a cura di G. LUPINU, R. TURTAS, Pregare in sardo–Scritti su Chiesa e Lingua in Sardegna, Cuec, Cagliari 2006) che: «[…] Lo scriba che redasse il testo della prima donazione fatta nel 1065 dal “rennante domino Barossone e nipote eius donno Mariano in renno quo dicitur Ore” (cioè nel giudicato di Logudoro) […]».
    Per concludere, nell’antico Condaghe di S. Pietro di Silki, scheda 20, si scrive in lingua logudorese medievale: «[…] ccun boluntate dessu donnu meu iudike Gunnari, e dessu fiiu iudike Barusone, e dessos frates, e dessos maiorales de Locudore, dandem’isse paragula de renobarelu su condake».
    Da tutto ciò si evince che il toponimo dal quale ha tratto nome il Regno giudicale, o Logu, risulta essere costituito in origine dal vocabolo: - Ur -, ossia un “relitto del sostrato nuragico” (espressione mutuata dal Prof. M. Pittau) del quale si è persa l’originaria etimologia. Lo stesso, nel corso dei secoli, ha subito un processo di latinizzazione grafica che l’ha progressivamente mutato in - Ure(i) -, - Ore(i) - od – Horim -, dal quale si arriva facilmente e senza alcuno sforzo all’attuale Logudoro:

    Locum Ur? > Locu de Ure > Locu de Ore > Logu d’Ore > Logu Dore > Logudore > Logudoro.

    Con lo scorrere dei secoli il nome del Regno (Logu de Ure/Ore) si identificò anche con quello della sua prima capitale Turres, erede dell’antica Turris Libysonis (o Bisleonis), divenendo Giudicato di Turres o Logudore, senza alcuna attinenza, dunque, tra “Turres” e “logudore” che furono sempre ben distinti.
    Questo relitto del sostrato nuragico – Ur - è ben presente, quale prefisso, nella toponomastica sarda dei Condaghes, preziosissime fonti, dove riscontriamo vari toponimi di ville/biddas (in gran parte estinti) della Sardegna settentrionale con il suddetto prefisso: Urieke, Uri, Urune, Uruspe, Urule, Urra, Uralosso, Urrato, Urguru ecc., tutti afferenti all’antico Giudicato turritano.
    Inoltre una delle antiche Curadorias (o parti) di quel Regno, quella di Dore (Orotelli), ha conservato nel proprio nome originario il ricordo dell’antico Regno al quale era legata dal punto di vista amministrativo: “d’Ore”, ossia appartenente al Giudicato di Ore.
    Come accennato sopra l’etimologia del relitto prelatino è andata perduta, anche se alcuni studiosi propendono per un suo legame con la presenza in loco di acqua sorgiva. Ritengo comunque che la ricerca dell’esatta etimologia vada approfondita ancor di più.
    Un antico racconto popolare sardo: “La leggenda di Don Altare”, riportato nel libro della professoressa Dolores Turchi, Leggende e racconti popolari della Sardegna, (Roma 1984, pag. 197) e attinto da: G. Sanna, La leggenda di Don Altare, estratto dall’Archivio per le tradizioni popolari, vol. XVIII, 1899; ebbene, in questo racconto che parla di un antico e potente re, Don Altare, appunto, che cade in battaglia in seguito ad uno scontro con i suoi nemici, non facendo rientro al suo castello nel Montiferru, la balia del suo figliolo, avendo compreso il motivo del ritardo del re, dall’alto delle mura, canta una ninna nanna affinché il figlio del sovrano si addormenti:
    Anninnia anninnare,
    mortu an ‘a Don Altare!
    Anninnia anninnore,
    mortu an su re ‘e Ore!
    (…)

    (Trad.: Ninna nanna ninna nanna, hanno ucciso Don Altare! Ninna nanna ninna nanna, hanno ucciso il re di Ore!).

    Dunque si cita inequivocabilmente un sovrano dell’antico regno di Ore; anche se il nome di Don Altare, si rifà probabilmente a Don Artale de Alagon y Arborea, figlio dell’ultimo marchese di Oristano Don Leonardo de Alagon y Arborea, caduto valorosamente nel corso della tristemente famosa Battaglia di Macomer del 1478, in uno degli ultimi aneliti di libertà del popolo sardo.
    In seguito alla cacciata dei mori di Mugiâhid (Museto), principe musulmano di Denia, dalla Sardegna, nell’ XI secolo d. C., alla quale parteciparono, come riportano le cronache, anche i genovesi della repubblica marinara, alcuni mercanti e navigatori di origine ligure si stanziarono in quei secoli nella Sardegna nord-occidentale, assumendo il cognome dinastico dal luogo che elessero a nuova dimora, ossia il Regno giudicale di Ure(i) /Ore(i).
    Erano i famosi de Auria (de Uri) o Doria (de Ori), conosciuti con questo appellativo a Genova perché provenienti dal Giudicato del nord Sardegna, nel quale si erano stabiliti per i loro commerci ed in seguito insignoritisi, attraverso legami matrimoniali con i Giudici turritani, di alcune curatorie dell’estinto Giudicato.
    E’ interessante notare, infatti, come il cognome De Auria/Doria non compaia a Genova prima del XIII secolo, epoca nella quale i mercanti e armatori liguri già si erano insediati in Sardegna.
    Ad avvalorare la tesi sull’origine del toponimo “logudoro”, abbiamo un’ulteriore prova relativa al cognome sardo: “Dore”, a tutt’oggi di etimologia incerta; il quale, secondo le mie considerazione, è da ricondurre a quella vastissima casistica di antroponimi sardi di estrazione toponomastica. Infatti il cognome venne sicuramente attribuito a persone originarie dell’antico giudicato di Ore/Ure (Torres-Logudoro).
    A comprova, il cognome è ancora oggi in massima parte presente nei territori storici dell’antico Giudicato della Sardegna nord-occidentale.
    In base alle varie grafie del cognome presenti nei Condaghes abbiamo:

    DE ORE > D’ORE > DORE

    Giuseppe Ruiu






     
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  2. nepode
     
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    ithokor, ti ringrazio per il piacere di aver postato l'articolo che ti avevo chiesto, mi sento ancor più fiero di essere sardo ed in questo caso Logudorese

    volevo chiedervi, come mai in sardegna ci stanno diversi tipi di lingua sarda? l'esempio più semplice è quello tra il logudorese ed il campidanese, forse dipende da chi si era situato nella zona, quindi se a nord nel logudoro pensiamo ci fossero delle persone provenitnti da Ur, a sud chi ci doveva stare?
     
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    STUDIOSO DEI POPOLI DEL MARE

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    CITAZIONE (nepode @ 18/6/2008, 16:15)
    ithokor, ti ringrazio per il piacere di aver postato l'articolo che ti avevo chiesto, mi sento ancor più fiero di essere sardo ed in questo caso Logudorese

    volevo chiedervi, come mai in sardegna ci stanno diversi tipi di lingua sarda? l'esempio più semplice è quello tra il logudorese ed il campidanese, forse dipende da chi si era situato nella zona, quindi se a nord nel logudoro pensiamo ci fossero delle persone provenitnti da Ur, a sud chi ci doveva stare?

    Spero non vorrai avventurarti nella DIATRIBA sulla LIMBA... :P ...
    non esistono diverse LINGUE SARDE. esistono DIVERSI DIALETTI o PARLATE.
    SA LIMBA, LA LINGUA è quella SCRITTA DAI nostri POETI (si, somioglia un poco al Loguderese... ma è una LINGUA VERA).
    Le diatribe per decidere QUALE è la Lingua sarda ci sono perchè esistono ASSOCIAZIONI e reparti vari che PRENDONO SOLDI per la loro attività. In quanto ai politicii, si tratta solo di IGNORANZA.
    Perchè i nostri Grandi Poeti scrivevano TUTTI in un'unica LINGUA, pur essendo di diverse PARLATE?
    ARREMUNDU PIRAS: LOGUDORO
    PEPPINO MEREU: BARBAGIA
    FRANZISKU MANNU: MEILOGU
    MELCHIORRE MURENU: MARGHINE... e via dicendo.
    basta leggere le loro opere per capire QUALE è la LINGUA SARDA. QUella vera.
    del resto L'ITALICO IDIOMA, non fu ofrse preso dagli scritti di DANTE e PETRARCA ( e da manzoni poi).. che scrivevano in ITALICO IDIOMA e non in TOSCANO (anche se il dialetto toscano somiglia ...).
    :salute:
    Leo :vandal:
     
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  4. dedalonur9
     
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    ...... bellissimo lavoro Ithokor! davvvero complimenti...

    quando dici : Urieke, Uri, Urune, Uruspe, Urule, Urra, Uralosso, Urrato, Urguru ecc., tutti afferenti all’antico Giudicato turritano.

    secondo me rafforza la tesi che il toponimo UR significhi acqua, in quanto sempre in basco, 2 sono le parole per acqua:

    UR

    URA

    l'ho visto nel wikidizionario alla voce acqua....

    possiamo ben ipotizzare dunque che le parole OR\UR sia in realtà una parola, che poi magari si è diversificata nella pronuncia della vocale. magari perchè in antico aveva come suono " UOR oppure OUR" qualcosa del genere...

    d'altronde non si può notare che nella leggenda che tu riporti,

    Anninnia anninnare,
    mortu an ‘a Don Altare!
    Anninnia anninnore,
    mortu an su re ‘e Ore!


    c'è l'associazione tra almento du divinità riconoscibili: Inanna o Nannai e le Ore
    tutte divinità celesti, sulle prime due in questo forum si è gia detto. Le Ore io invece le conosco per essere delle ancelle del cielo, le quali per esempio nell'iliade, aprono le porte del cielo a Era e Atena, ma sono anche preposte allo scandire del tempo

    secondo me quindi quella filastrocca, più che riferirsi a fatti storici (la morte di un re) potrebbe riferirsi a un qualche mito, magari alla morte di un re del cielo e del tempo ( re e' Ore)

    nel passato l'etere, il cielo è spesso connesso con l'acqua, tanto da venire identificati in un unico elemento
    spero davvero che le tue ricerche proseguano...
    :salute:




     
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  5. vivamishapt
     
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    L'articolo di Ithokor mi ha pienamente convinto... :B):

    Questa allora è un'ulteriore prova del legame che c'è tra sardegna-iberia e mesopotamia, quindi.... Shardana ! :B):

    X l'ipotesi di Dedalo non saprei... :blink: E'sicuramente affascinante, se ne potesse sapere di più, magari in una discussione apposita... ;)
     
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    comandante shardana

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    Nella Prima carta cagliaritana e nella Seconda carta marsigliese, scritte in epoca giudicale in volgare
    campidanese, si nota come la parlata fosse meno "distante" da quella della Carta de logu.
    Il problema è stato, secondo me, che col passare dei secoli e dominazioni, si è sempre imposta un'altra
    lingua ufficiale, quella scritta, dei dotti e nei documenti, dando luogo a diverse parlate sarde perchè
    senza regole. Del resto basta spostarsi da un paese all'altro, che disti anche solo pochi chilometri, per
    accorgersi che alcune parole già hanno desinenze diverse.
    Se la storia della Sardegna fosse andata in un altro modo anche la lingua sarda, sono sicuro, avrebbe
    mantenuto un unico ceppo.
    Vorrei anche aggiungere che il sardo parlato vicino alle coste e alle pianure più appetibili
    (Sardegna sud-occidentale) è assai diverso da quello dell'interno perchè anticamente è stato influenzato
    dal contatto prolungato con tanti popoli diversi.
    Intanto ci rimane un piccolo grande orgoglio: la Sardegna scriveva con la sua lingua quando in Italia ancora
    non lo faceva in italiano, e qualcuno dice che proprio la Sardegna sia stata d'esempio per cominciare ad
    adottarlo nei documenti...(Matteo L. Simon - Sardegna antica e moderna....) :)

    Scusate, nel frattempo avete parlato d'altro
    Volevo solo implementare alla risposta di Shar
     
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  7. nepode
     
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    leo su questo ti do pienamente ragione, te lo chiesto per il semplice fatto che le poche volte che scendevo a cagliari o a oristano se non fosse per mia nonna che parlava in quella lingua o dialetto, io mi trovavo in un altro mondo. comunque hai penamente ragione io guardando i pochi poeti del mio paese (pauliccu mossa, nanni marchetti e buon'anima di peppe sotzu o sotgiu in italiano) ed altri poeti della regione vedo che usano lo stesso linguaggio. a me colpisce una poesia di nanni marchetti intitolata Muristene che era il vecchio nome di bonorva, facendo una ricerca in google riguardo a questo nome del mio paese, vidi che ci sta una locallità a dorgali che porta lo stesso nome.
    questa è la poesia di marchetti
    MURISTENE
    Muristene est su primu fundamentu
    D’una terra fecunda e zenerosa:
    Sos fizos suos buscan s’alimentu
    Trabagliende cun indole amorosa.

    Latte bundanziosu dat s’armentu
    E lana pro frensadas a s’isposa
    Trigu, fae e basolu e tanta cosa
    Incunzat su massaju, a somas chentu.

    Bonorva la giamesin sos latinos,
    Pro meritu distintu in Logudoro,
    Ca bonos hat e fertiles terrinos.

    Generosu e gentile hat unu coro:
    Sos abitantes suos sun ladinos
    Pro sa pureza ‘e su limbazu insoro.

    per via di questa poesia feci la domanda sulla diversità del modo di parlare da zona a zona.
     
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  8. dedalonur9
     
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    CITAZIONE (vivamishapt @ 19/6/2008, 11:35)
    L'articolo di Ithokor mi ha pienamente convinto... :B):

    Questa allora è un'ulteriore prova del legame che c'è tra sardegna-iberia e mesopotamia, quindi.... Shardana ! :B):

    X l'ipotesi di Dedalo non saprei... :blink: E'sicuramente affascinante, se ne potesse sapere di più, magari in una discussione apposita... ;)

    ti vedo perplesso! :D :D :D
     
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  9. Ithokor
     
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    Grazie troppo buoni! :)
    Suggestiva la tua ipotesi Dedalonur.
     
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  10. dedalonur9
     
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    secondo me Robert Graves ...direbbe che don altare è il paredo sacrificato alla coppia Inanna Nannai, per "attivare" il ciclo delle stagioni rappresentato dalle Ore.

    adotta sempre questo schema

    non conoscevo questa leggenda davvero bella.
    ne avete altre?
    :salute:
     
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  11. Marku Kannas
     
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    Saludi, deu pensu ca is sinis lassaus de s'antigoriu a oj, si depant nai meda de ita bollint nai UR, NUR e diacci de sighìu. UR=Uras=UDA=URI, po ndi nai calincunu. Si deu nau Uda, bandu a nai e castiai facci aundi bessiri su soli a mengianu, perou UDA=Utero, bolliri nai puru de aundi incumintzara sa vida, su fuedhu Sbudhau=Sventrato. Sangunau, Uras, sa bidha'e Uras e totu canus is atrus sinis. De pagu, eus pigau s'arrexonu po NUR, beh, deu emu giai intendiu ca bolliara po fintza'e nai Fogu de sa cupa, perou, emu intendiu atrus istudiosus chistionai de Luxi. In Orienti, si maniggiara ancora custu fuedhu, chi pensu chi siat po fintza'e unu nomini chi dexiri de prus'e totu a una femina=Luxi=Luce. Labea ca si no est diacci mi podeis curregi puru, ca deu puru, mancai ainantis cun is anus mi seu postu in conca de morri prus pagu inioranti. Saludi e trigu.
     
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25 replies since 13/10/2007, 14:21   3061 views
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