Monti Prama STATUE GIGANTI: Shardana!

Le statue del XIII sec. a.C.- trovate nel sinis in Sardinia

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  1. dedalonur9
     
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    ciao a tutti

    facciamo una pagina di wikipedia dedicata interamente ai giganti di monte Prama? chi mi aiuterebbe?

    l'unica menzione delle nostre sculture è inserita nella pagina sulla civiltà nuragica. troppo poco.
    io non ho dimestichezza con wikipedia non ci ho scritto mai nulla...quindi se c'è qualcuno che sapesse indicarmi come fare lo ringrazio

    ciao
    :salute:
     
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  2. cristianocani
     
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    @ Dedalonur9: non ho mai scritto su wikipedia, ma spero che questo possa darti una mano! Buona lettura a tutti!


    Aggiungo solo qualche notizia sentita all'ultima conferenza tenuta dal direttore del museo archeologico di cagliari, svoltasi pochi giorni fa:

    Le statue sono 45, sicuramente non di meno (chissà che non si trovino altri frammenti), non erano poste sopra le tombe per diversi motivi:
    1 - le tombe erano 33 (quindi ci sarebbero 12 statue in più)
    2 - le tombe erano una attaccata all'altra, e questo esclude ancora che le statue fossero sopra i sepolcri (non ci stavano fisicamente)
    3 - essendo statue a tutto tondo, dovevano essere posizionate in maniera tale che si potessero guardare girandoci attorno, e questo presume un luogo abbastanza ampio

    Come scritto precedentemente da altri forumer, sono state fatte a pezzi appositamente, e buttate nell'area delle tombe a formare una sorta di riempimento (è probabile che le statue siano state distrutte nel VII secolo dai fenici. Ci sono anche tracce di bruciatura, e questo potrebbe essere dato dal fatto che le statue potevano essere accolte in qualche struttura lignea (sia di base che di copertura), questo è avvalorato dal fatto che la superficie delle statue non ha subito gossi degradi derivanti dagli agenti atmosferici (le decorazioni sono praticamente perfette, quasi fossero state eseguite oggi).

    Veniamo ora al problema della datazione:
    Le tombe fanno parte di un santuario (presumibilmente, ma non ancora accertato con sicurezza, visto che il sito è stato scavato solo nell'area sepolcrale). Non è neanche detto che le statue appartenessero a questo santuario.
    Torniamo alle tombe: erano con buona probabilità le più importanti, visto che attorno a queste sono stati fatti altri recinti sepolcrali: uno di questi ci dà un'indicazione fondamentale: le tombe erano poste in fila (quasi a formare una forma a serpentina, verificabile scaricando i documenti dal sito internet del centro del restauro e dal "quaderno" della rivista Darwin (scaricabile dal sito sardegnadigitallibrary della regione), e a causa del limite imposto da questo recinto le ultime 3, non avendo più spazio, sono state affiancate alle precedenti. Abbiamo, quindi, 33 tombe che vanno dalla n°1 verso la n° 33 in ordine cronologico progressivo. Nella tomba n° 25 è stato trovato uno scarabeo, probabilmente egizio, di cui se ne trova una copia perfetta scopera a Tiro (Libano) e datata con certezza al 780 A.C. Perciò le tombe che vanno dalla 1 alla 24 sono sicuramente antecedenti a questa data (quindi VIII-IX secolo A.C.), e quindi anche la presenza del santuario.

    Altro elemento fondamentale riguarda il confronto delle statue con i bronzetti (sappiano che iconograficamente sono praticamente uguali ai bronzetti ritrovati nei santuari di Abini-Teti e Santa Vittoria-Serri). Con buona approssimazione i vari studi affermano che i bronzetti sono dell'età del ferro, non oltre comunque il IX sec. In tutto il mediterraneo i bronzetti delle varie culture seguono la statuaria, riproducendola in forma ridotta (ad esempio i Kouroi greci - http://it.wikipedia.org/wiki/Kouroi ma abbiamo esempi in tutte le culture, come quella etrusca, egizie e quelle mesopotamiche); non si vede quindi il motivo per cui sono in Sardegna sarebbe avvenuto il contrario. Quindi possiamo affermare che ci sono i presupposti per retrodatare ancora una volta le statue di Monte Prama.

    Fatte queste osservazioni, è possibile ipotizzare che ci fosse un santuario molto importante, nel quale erano situate le statue, raffiguranti probabilmente una grossa famiglia aristocratica, e attorno al quale si sono realizzati i recinti funerari (non si sa se i corpi trovati nelle tombe scavate possano far riferimento a questa famiglia) - così come un tempo i nobili venivano sepolti dentro le chiese, possibilmente vicino all'altere, per essere più vicini a Dio, avendo una posizione privilegiata e di prestigio.

    Un'ultima considerazione riuardo all'iconografia: Perchè le statue raffigurano arcieri e pugilatori? Attuando sempre un criterio di similitudine tra i vari popoli del mediteraneo, notiamo che in tutte le culture si hanno raffigurazioni del genere (pugilatori negli affreschi minoici di cnosso e santorini, pugilatori nei bassorilevi assiri, arcieri in praticamente tutte le culture) e la maggior parte delle volte proprio i re venivano rappresentati con queste raffigurazioni (notissimi i bassorilievi egizi e assiri dove i faraoni e i re andavano a caccia o in guerra con l'arco e frecce). Insomma: erano raffigurazioni di persone aristocratiche potenti, e questa tesi avvalora l'ipotesi della realizzazione delle statue da parte di una famiglia aristocratica della Sardegna. Anche se ci sono elementi formali riferibili a contesti orientali (occhi tondi, trecce, posture delle sculture) Bisogna stabilire poi se chi le ha scolpite era del luogo o appartenente a un'altra cultura (si ha la certezza, ad esempio, che le grandi statue etrusche siano di fattura orientale, presumibilmente fatte da botteghe di scultori orientali operanti in Etruria). questo non implica però che le statue siano Sarde, o comunque commissionate da qualche famiglia della nobiltà locale.

    Questo è, a grandi linee, il riassunto dell'incontro di qualche giorno fa. Penso di aver scritto praticamente tutto ciò che è stato detto.

    Edited by cristianocani - 5/6/2008, 01:00
     
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  3. dedalonur9
     
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    ciao e grazie per avermi risposto....

    dunque puoi darmi conferma di alcune cose?

    anzitutto non tutti i gganti di monte prama sono a tutto tondo...ma non conosco il numero di quelle che lo erano e di quelle che non lo fossero


    inoltre pare fossero dipinte di rosso e nero....è confermata questa notizia...?
    si sa qualcosa di nuovo al riguardo?

    sulla datazione:

    se dobbiamo retrodatare al IX secolo per via della loro somiglianza ai bronzetti Abini correggimi se sbaglio ma si tratterebbe sempre delle sculture a tutto tondo più antiche del solo mediirraneo occidentale

    le cui sculture più antiche sono etrusche...del Vii secolo....

    ma anche della scultura egea che come tu mi ricordi menzionandoiKouroi inizia dal Vii secolo

    # a scultura dorica si sviluppa dal VII-VI secolo a.C. ed è caratterizzata da fattezze tozze e un po' sproporzionate.
    # La scultura attica si sviluppa dal VI secolo a.C. e cerca di riprodurre le membra maggiormente curve.
    # La scultura ionica si sviluppa anch'essa nel VI secolo a.C. e ricerca l'armonia e l'equilibrio.


    si è capito se siutilizzava il metodo della crocetta....o quello del filo a piombo?


    se le statue erano più numerose delle tombe a pozzetto le statue in surplus...com'erano disposte? visto che..non sefuivano l'andamento delle tombe..mi pare di capire..

    le tombe a pozzettto ...sono state in qualche modo confrontate con quelle villanoviane?

    ....scusa per il fuoco di fila...anche su cose delle quali inquesto forum si ègia discusso ma se hai dati freschi...ne aprofitto...poi creo la voce su wikipedia...e la colleghiamo al sito di restauro

    :salute: :salute:
     
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  4. cristianocani
     
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    Quello che ho scritto l'ho sentito alla conferenza, non hanno detto altro riguardo alle statue.
    Alcune precisazioni:
    - è stato detto che sono a tutto tondo, ma non è stato specificato se tutte o in parte (come viene specificato nel sito)
    - non si è parlato delle tracce di colore, ma penso solo perchè la notizia era recentissima
    - sono indubbiamente le prime sculture a tutto tondo del mediterraneo occidentale
    - riguardo al metodo di realizzazione non si è detto nulla
    - per l'allocazione delle statue nel santuario bisognerebbe far ripartire lo scavo, che probabilmente perbetterebbe di capire qualcosa in più, e comunqie non erano sicuramente sopra le tombe, ma probabilmente all'interno di un santuario molto importante e conosciuto
    - riguardo al confronto con la cultura villanoviana non è stato detto nulla, se non per il fatto che sono state trovate pochissime suppellettili (tra cui lo scarabeo egizio dellìVII sec. della tomba n°25 e un altro scarabeo del IV sec. trovato in mezzo alla "discarica" dei pezzi di statue frantumate). Sono state, invece, fatte le analisi sui resti ossei delle tombe, e si è scoperto che appartenevano a maschi e femmine con età comprese tra i 15 e i 50 anni, apparteneti, probabilmente, allo stesso gruppo familiare.

    Questo è tutto quello che so a riguardo, non saprei dirti altro, anche perchè non sono un archeologo ma un semplice appassionato che si è fatto il riassunto di ciò che è stato detto ad una conferenza. Spero comunque di aver dato una mano!
     
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    è probabile che le statue siano state distrutte nel VII secolo dai fenici. Ci

    Ma quelle città non furono FONDATE DAI FENICI? Che, si autodistruggevano ogni tanto ... giusto per dare agli archeobuoni un alibi riguardo alla NON CIVILTA presente in sardinia? :devil: ...
    Questo signore, lo sapete chiè? Si?... il direttore del Museo di calgiari.... e ora sisveglia? O non sapeva che nei magazzini del "suo" museo vi erano tonnellate di pietre appartenute a statue giganti, da 30 anni TRENTA? :angry: ... Io lo ammiro per il coraggio che ha a mostrarsi in pubblico a parlare di questi MIS-FATTI.
    Egli NEGA assolutamente l'esistenza di una civiltà precedente a quella fenicia in Sardinia. Quando ebbe davanti QUALCUNO che gli disse a muso duro che in sardinia vi era una CIVILTA PRECEDENTE E PIU ANTICA dei suoi Fenici... in un convegno a Oristano, rispose (solo nella pubblicazione degli atti del convegno, DE VISU non se la sentì), riguardo le teorie del temerario studioso che parlava di questa civiltà (i PdM): "FANTARCHEOLOGIA DI STAMPO SARDISTA, CON PULSIONI INDIPENDENTISTE"... Ora si presenta a dire cosa? chje le statue sono lì? che QUALCUNO (e chi se non lui) le avrebbe occultate? Oppure nega questo?
    MA CHI DIAVOLO a ci viveva in sardinia che rappresentava con statue giganti questi personaggi? Ci vivevano i PRE-NURAGICI di PELLI VESTITI?... ABITANTI DELLE SPELONCHE? E si sarebbero rappresentati così? ma chi avevano JULIUS VERNE o LEONARDO DA VINCI come ... consulente? :rolleyes:
    ma lameno lo ha detto chi le ha fatte e chi raprresentano?... No, i bornzetti lo sappimao già... ma chi erano coloro che furono raprresnetati?
    FENICI NO... le distrusserro loro
    ASSIRI?
    EGIZI?
    GRECI? Non esistevano ancora...
    ROMANI... al di la da venire...
    ETRUSCHI?... Perchè allora si nega la scrittura di Allai?
    NURAGICI?... Allora bisogna riscrivere la storia...
    Non invidio la posizione dei nostri poveri ARCHEOBUONI... Ogni loro movimento li porta sempre più a fondo, nella voragine che essi stessi hanno scavato, raccontando le FOLE sulla nostra NON-STORIA... e ora sono C. loro! :B):
    SHAR :devil:
     
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  6. .machiavelli.
     
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    Il problema è noto: quando si dice una piccola bugia poi bisogna dirne una più grande per coprirla, poi ne servono due e così via a creare casteli di sabbia che volano giù alle prime onde o con l'arrivo del vento. Ecco perchè gli archeologi sono titubanti quando c'è da informare su nuove acquisizioni. Le statue sono inspiegabili con la storia che abbiamo a disposizione sui libri...ecco perchè le hanno nascoste per 30 anni. Ora, timidamente, tentano di dare qualche ipotesi. Non vorrei essere nei loro panni.
     
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  7. dedalonur9
     
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    CITAZIONE (.machiavelli. @ 5/6/2008, 12:50)
    Il problema è noto: quando si dice una piccola bugia poi bisogna dirne una più grande per coprirla, poi ne servono due e così via a creare casteli di sabbia che volano giù alle prime onde o con l'arrivo del vento. Ecco perchè gli archeologi sono titubanti quando c'è da informare su nuove acquisizioni. Le statue sono inspiegabili con la storia che abbiamo a disposizione sui libri...ecco perchè le hanno nascoste per 30 anni. Ora, timidamente, tentano di dare qualche ipotesi. Non vorrei essere nei loro panni.

    ciao a tutti grazie Cristiano.... mi hai dato non una ma due mani... neppure io sono un archeologo..ma un semplice appassionato come te.. ;)

    proverò a scrivere qualcosa perchè quelle 4 righe su Wikipedia dedicate a questo ritrovamento la considero quasi un offesa personale...

    la mia idea sarebbe anche quella di creare una pagina in inglese .... quindi se c'è qualche buon britanno....si faccia avanti.. :D

    ho notato che su Wikipedia considerano come un ipotesi il collegamento tra Shardana e Sardegna dunque ahimè...anche io dovrò presentare il collegamento tra Sardegna-Shardana-Giganti...come un ipotesi....

    però di certo...è mia facoltà sottolineare con forti dubbi qualsiasi altra ipotesi (non plausibile).... presentando quella Sardegna-Shardana-Giganti come la più attendibile e verosimile....anche perchè lo è... :D

    naturalmente prima di postare la voce su wikipedia..provvederò a presentarla qui..e a raccogliere vostri suggerimenti e critiche

    :salute:




     
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    CITAZIONE (dedalonur9 @ 11/5/2008, 12:31)
    ciao a tutti

    facciamo una pagina di wikipedia dedicata interamente ai giganti di monte Prama? chi mi aiuterebbe?

    l'unica menzione delle nostre sculture è inserita nella pagina sulla civiltà nuragica. troppo poco.
    io non ho dimestichezza con wikipedia non ci ho scritto mai nulla...quindi se c'è qualcuno che sapesse indicarmi come fare lo ringrazio

    ciao
    :salute:

    Dedalone a scriver su wikipedia non ci vuole nulla. Se vuoi ci metto questa discussione.
     
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  9. dedalonur9
     
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    ho visto che qualcuno è stato censurato ... dunque il mio obiettivo è metterci qualcosa di obiettivo ma che valorizzi anche i giganti...

    le osservazioni di Leo su "chi" scolpì i giganti..sono da includere..e la frazse di zio mackssul fatto che i libri attuali non aiutano a comprendere pure..

    va insomma pensato ad un brano "efficace" e "persuasivo" :D

    il tuo contributo è più che ben accetto

    :salute:
     
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    SRDN

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    Potremmo svilupparlo in questo topic ;)
     
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  11. dedalonur9
     
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    :D :D :D appunto per questo ho postato :salute: :salute:
     
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    da questo stesso TOPIC:
    LE STATUE DI MONTI PRAMA? SHARDANA.

    image


    Nelle nostre conferenze in giro per la Sardinia, l’Italia e oltre, ci capita spesso di mostrare alcune immagini di statue in arenaria ritrovate non lontano dalla città shardana di Tharros, presso Cabras(OR). Queste statue sono sorprendenti per la loro grandezza (alcune sono alte più di 2 metri...) e per il loro numero (circa 30). Sembra fossero li, a conferma della presenza dei Shardana nella nostra amata Isola. Solitamente le presentiamo affiancate da alcuni bronzetti sardi del tipo “Abini-Serri”, che risultano assolutamente identici nei lineamenti, nel vestiario, e muniti delle stesse armi. Certo, la loro rassomiglianza ai bronzetti del tipo Abini conferma il loro passato relativamente recente. Recente rispetto ai bronzetti del tipo “Uta”, che raffigurano quei Shardana di stanza in Egitto al tempo dei Faraoni, splendidamente raffigurati ad Abu Simbel, Medinet Abu, Luxor ecc. Il modello Abini risulta essere più recente e rappresenta dei guerrieri con un vestiario e acconciature evolute. I capelli non sono corti, ma raccolti in lunghe trecce, alla moda celtica, l’elmo è sempre munito di corna, ma più lunghe che in passato. Gli scudi risultano essere più elaborati. Alcune armi, come il boomerang, non esistono più.
    --------------
    ---
    Ma se i Shardana andarono via nel 1200 a.C. (la Grande Invasione), chi ha scolpito queste statue (e i bronzetti di Abini e Serri) chiaramente postume? Gli archeologi le datano VII-VIII secolo a.C. Chi abitava l’Isola in quel periodo? Ma sempre loro, i Shardana, tornati a casa dopo aver conquistato l’Asia Minore, L’Egeo, Grecia compresa, e dopo essersi accordati con Ramesse III per il loro soggiorno in Egitto. Una volta ultimata, appunto, la conquista, ricostruirono le città dell’Asia Minore e sopratutto quelle libanesi (Tiro fu ricostruita nel 1205 a.C.), si rimisero in mare verso Occidente e rioccuparono le antiche città della Sardinia e della Penisola Iberica. Altri occuparono la penisola italica (Thursa, Shakalasa...). Le loro basi più importanti furono scambiate per colonie dai Greci ed essi furono chiamati (sempre dai Greci) “Fenici”. Essendo la Civiltà Greca nata intorno al IX sec. a.C. collocò anche la nascita dei Fenici intorno a quel periodo. Così le antiche città dell’Occidente, sempre per i Greci, furono colonie fondate dai “Fenici” in quel periodo storico (per loro).
    ------
    Le città delle coste sarde erano abitate, invece, dal II millennio a.C. Abitate e potenti. Munite di un esercito invincibile. Che fossero invincibili lo raccontano gli stessi scrittori romani. Nel 540 a.C. Malko, generale cartaginese, aveva conquistato quasi tutta la Sicilia. Imbaldanzito per le sue vittorie, decise di conquistare anche la “più grande delle isole”. Mal gliene incolse perché, sbarcato in Sardinia con 80.000 uomini, fu affrontato in battaglia campale da un grosso esercito e dovette battere in ritirata. Tornò a Cartagine e fu bandito dalla città. Infuriato, assediò la potente “colonia fenicia” e la conquistò. (Giustino).
    Il ritrovamento di queste statue, avvenuto nel 1974 ad opera di alcuni studiosi sardi, lasciò spiazzati molti personaggi dell’archeologia ufficiale, proprio a causa di quanto potevano provare di detto periodo storico, stravolgendo quanto finora scritto rispetto a queste città, considerate “Fenicio.Puniche” e non Shardana. Le statue furono poi portate al museo di Cagliari. Alcune vennero esposte al pubblico, le altre sono oggi in fase di restauro a Sassari. L’importanza di queste statue è grande anche perché rimette in discussione il primato della Grecia sulla statuaria del Mediterraneo.In Sardinia, quindi, vi era ancora un potente e organizzato esercito nel 540 a.C. L’esercito delle città shardana confederate che, forse, aveva come capoluogo proprio Tharros, visto che la battaglia campale avvenne nel campidano di Oristano. Normale quindi trovare statue di guerrieri shardana riferite al “periodo fenicio”. Del resto, che i “Fenici” fossero in realtà i Shardana di ritorno, lo attesta uno dei più grandi archeologi della storia: Sir Leonard Wooley, lo scopritore di Ur: “L’espansione marinara dei Fenici fu dovuta all’installazione degli ‘Asiani’ (così erano chiamati i PdM) nei territori della Fenicia stessa intorno al 1200 a.C., lo stesso periodo quindi dell’ultima invasione dei Popoli del Mare che ne avevano occupato i porti”.

    Da: “Shardana, i Principi di Dan” (2^ edzione).

    Da: “Shardana i Principi di Dan” e “Shardana i Popoli del Mare” (7 edizioni)
    di
    Leonardo Melis

    Sito web www.shardana.org

    DOSSIER:
    La scoperta avviene fortuitamente come tutte le grandi scoperte archeologiche. Un contadino ci incappa col suo aratro nel 1974 mentre cerca di “sottrarre” a una collinetta di palme nane un poco di terreno per i suoi cereali. Il giornalista oristanese Giuseppe Atzori ne dà notizia sul quotidiano locale. Chiaramente si attribuiscono queste statue (un trentina) alla “Dominazione Punica”... ma qualcuno fa notare che l’abbigliamento, le armi, non sono affatto puniche. La Sovrintendenza invia due giovani archeologi a scavare. Alessandro Bedini e Giovanni Ugas. Il Grande Vecchio dell’archeologia sarda, l’Accademico dei Lincei Giovanni Lilliu arriva sul posto con un suo allievo (Enrico Atzeni). Io suo commento fu: “Il cielo si è adirato con noi per questa scoperta”, riferendosi forse al temporale in corso la notte dell’ispezione. La frase dell’accademico la dice tutta sull’imbarazzo creato in seno alla “Scienza Ufficiale” da queste statue “che non dovevano essere”. Tant’è che le statue finirono in fondo a un magazzino per un trentennio, fino a che qualcuno decise di rompere la cortina di silenzio. Ora si trovano al centro di restauro di Li Punti, a Sassari. Con la promessa che entro un anno o due saranno finalmente esposte al pubblico (il restauro ha avuto inizio nel 2005).
    Leonardo Melis

    VOLENDO SI PUO' PèUBBLICARE togliendo i riferimenti a LEONARDO... o anche citando lo stesso libro "shardana i principi di Dan" di leonardo... il materiale c'è. :vandal:
     
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  13. dedalonur9
     
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    ciao Leo, userò parte di quanto hai scritto, ma alcune asserzioni sarò costretto a indicarle come ipotesi, sto leggendo le istruzioni per compilare una nuova voce in Wikipedia,

    http://it.wikipedia.org/wiki/Aiuto:Punto_di_vista_neutrale

    e come tu puoi vedere, le affermazioni troppo perentorie, per quanto giuste, potrebbero essere rimosse.

    quindi bisogna andarci cauti. Il libro di Leonardo Melis verrà citato come fonte. Ma accanto ad esso ne verranno citati altri. Perchè mi pare di capire che il problema non è dato dalla citazione di leonardo melis. .ma dalla impostazione di quel brano :(

    La questione degli Shardana quali autori delle statue va posta accanto a quella dei "nuragici". Poichè non si è ancora dimostrato se gli Shardana fossero nuragici, o non lo fossero. Ciò mi dispiace, vorrei anch'io che si parlasse di statue shardana....

    ma sono costretto a creare un discorso scevro di prese di posizioni e che mantenga aperte tutte le ipotesi proprio per osservare la regola della neutralità.

    e per evitare che altri utenti, che magari non condividono le idee sugli Shardana, si sentano costretti ad intervenire e modificare a loro piacimento la voce sui Giganti

    per evitare questo pericolo (che magari porterebbe qualcuno a inserire una nota con la quale le statue vengono inficate come fenice o puniche...),

    il mio modo d'argomentare sarà "freddo", e non lasciar trasparire quella passione.... che invece è ben presente nel brano da te postato.

    darò più risalto alla tesi sugli shardana...ma non in modo così esplicito.... ;) cercherò d'usare quelle che un tempo venivano definiti "artifici della retorica... ":D
    :salute:
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  14. dedalonur9
     
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    nel sito di monti prama...ho trovato questo...


    <<l'analisi delle superfici ha evidenziato l’uso di strumenti in metallo,probabilmente in bronzo, quali subbia, scalpello con lama di varie misure (vedi la foto), uno strumento simile ad un raschietto utilizzato per levigare la superficie al pari o insieme ad abrasivi, una punta secca per incidere linee fini di dettaglio, uno strumento per produrre fori che può essere assimilato al trapano, così come è chiaro l’uso di uno strumento simile al compasso con il quale sono state realizzate le linee circolari. Sono stati inoltre rilevati segni che ricordano le tracce lasciate da una gradina anche se quest’ultima compare “ufficialmente” in Grecia solo nel VI secolo AC. Numerose sono ancora le perplessità e le domande in relazione alla tecnica di lavorazione: la mancanza di un sostegno strutturale in ausilio alle caviglie,
    troppo sottili per garantire una posizione eretta sicura; la collezione appare omogenea sia nella tecnica che nello stile mancando diverso livelli di produzione; la complessità della fase distruttiva che ha comportato l’uso di strumenti e tanto lavoro.>>


    Ecco un brano tratto dal pdf Effige

    Le iconografie raffigurate sono sostanzialmente due: pugilatori che si coprono la testa con lo scudo a arcieri. Mentre i primi presentano costantemente caratteristiche simili in tutti i diciassette esemplari, gli arcieri offrono, pur nella frammentarietà dello stato di ritrovamento, numerose varianti.
    I pugilatori (n. 8) sono raffigurati stanti, rigidamente frontali, vestiti soltanto da un corto gonnellino che termina posteriormente con una punta, ed è retto in vita da una larga fascia con due punte sul retro. Il petto è completamente nudo; il braccio destro (n. 9), levato con il pugno alla fronte, è rivestito da un bracciale che copre 1'avambraccio e include anche il pugno, sul cui taglio esterno si situa un elemento allungato sporgente. Nella realtà la guaina doveva essere di cuoio, e l'elemento sporgente, destinato a rendere più terribili, se non addirittura mortali, i colpi sferrati con il taglio del pugno dall'alto verso il basso, doveva essere di metallo. Il braccio sinistro è anch'esso alzato, e regge sopra la testa uno scudo di forma semicilindrica (n. 10). Il capo è coperto da una calotta, nella realtà anch'essa probabilmente di cuoio, che passa sulla

    fronte e ha ai due lati lunghi lacci per fermarla. Lo scudo presenta particolari che ce lo rivelano nella realtà composto di cuoio e legato con lacci a una intelaiatura di legno. Il volto dei pugilatori
    (nn. 10, 11) è costruito secondo la tecnica dei piani giustapposti, destinata alla veduta frontale, di pieno prospetto, ma di notevole effetto anche di profilo. Le fattezze sono contrassegnate da una essenziale stilizzazione, con la fronte fortemente bombata, il netto, brusco e profondo taglio delle arcate orbitali che, con il diritto e rigido aggetto del naso, formano il cosiddetto "schema a T", tipico di una categoria di bronzetti. Gli occhi sono resi con due cerchi concentrici incisi in modo estremamente regolare che sottintende l'uso di uno strumento come il compasso, mentre la bocca è notata da un breve tratto inciso non profondamente. In taluni esemplari il volto è incorniciato dalle trecce, mentre in altri ai lati del cranio si trovano solo le orecchie semicircolari incavate.
    Gli arcieri, conservati in numero di otto, sono ridotti in peggior stato dei frammenti di pugilatori. Sostanzialmente, il torso è rivestito da una corta tunica (n. 12) che, in taluni casi, lascia scoperto il sesso. Solitamente sul petto pende una placca a lati concavi, ma è attestata anche una sorta di armatura o corazza, formata da lacci di cuoio e vimini intrecciati. Alcuni frammenti ci testimoniano anche 1'esistenza di scudi costruiti in modo simile. Taluni arcieri hanno, sulla schiena, la faretra con la spada a fianco, mentre in un pezzo è raffigurata una fascia o stola decorata a triangoli incisi a terminante a frangia. Nella mano sinistra guantata (n. 13) il guerriero tiene 1'arco; in alcuni casi è corto a con la corda tesa, in altri abbiamo frammenti di archi molto lunghi. Il volto (n. 14) presenta le stesse caratteristiche di quello dei pugilatori, ed è coperto da un elmo a calotta crestata ornato da due corni. I polpacci (n. 15) sono difesi da schinieri, ovvero cinti da una fascia decorata a spina di pesce.

    Edited by dedalonur9 - 6/6/2008, 12:19
     
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  15. dedalonur9
     
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    ciao a tutti..... ho scritto la bozza, che intendo inserire nella pagina di wikipedia...potreste darmi un vostro parere? sopratutto segnalarmi cio che ho dimenticato......

    ho provato a creare un collegamento tra le statue sarde e quelle di filitosa sottolineando come entrambe presentino uno schema del volto a"" T"" c.d. dedalico, e la presenza sarda sempre a filitosa. Nessuno ho letto che l'abbia manco ipotizzato....eppure sono il trait d'union tra i puri e semplici menhir e i Giganti.... ditemi la vosta

    Introduzione
    I Giganti di Monte Prama assieme alla testa di Narbolia, sono sculture sarde a tutto tondo i cui frammenti sono stati trovati casualmente nel marzo del 1974 presso un terreno agricolo del comune di Cabras, in provincia di Oristano.
    Attualmente è in corso il loro restauro mediante l’assemblaggio di circa 5172 frammenti, tra i quali 15 teste, e 17 busti. A seconda delle ipotesi la datazione, oscilla dal VIII secolo A.c. al IX o addirittura al X secolo A.c., ipotesi che ne fanno comunque le più antiche statue a tutto tondo del bacino mediterraneo occidentale.
    Dalle valutazioni più recenti si stima che i frammenti appartengano a circa 40 statue diverse di figure umane. Sono inoltre stati rinvenuti diversi modelli di Nuraghe e dei betili del tipo cosiddetto “Oraggiana”.
    Descrizione generale dei Giganti
    L’altezza delle statue varia dai due metri ai due metri e mezzo. Sono state scolpite su pietra di arenaria estratta da cave nei pressi di Oristano. Raffigurano arcieri, pugili e forse un guerriero, tutti in posizione eretta.
    La loro altezza non è mai inferiore ai 2 metri e talvolta giunge ai 2,50 metri. Nel complesso sono statue fortemente stilizzate e geometriche improntate a quello che gli studiosi definiscono lo “stile dedalico”, che le rende un modello unico nel panorama mediterraneo e mondiale.
    Il volto delle statue segue lo schema a “T” tipico della scultura bronzistica sarda, e presente anche nelle Statue menhir molto più antiche di Filitosa (datate tra il3300 A.c. e il 1500 a.C.), dove per altro è stata riscontrata la presenza nuragica e la costruzione di nuraghi a corridoio. L’ arcata sopracciliare e il naso sono quindi marcatamente definiti. Gli occhi incavati, sono resi con un doppio cerchio concentrico creato con un compasso o uno strumento analogo. La bocca infine, è resa con un breve tratto inciso, che può essere rettilineo o angolare. I capelli sono in genere raccolti in lunghe trecce. In una testa è visibile la pettinatura a “lisca di pesce”. I piedi poggiano su basi sub-quadrate e sono ampi e larghi, con le dita bene definite; i torsi sono appiattiti, come due prospetti, frontale e posteriore, giustapposti senza la minima ricerca di plasticità.
    Colori e motivi ornamentali
    Le incisioni ripetono i simboli e le decorazioni della ceramica sarda e dei bronzetti creando un filo diretto tra le sculture bronzee e i Giganti. Infatti, i motivi disegnati derivano la propria matrice dalla peculiare tecnica del trattamento a punta di bulino propria della bronzistica, le cui sporgenze e rilievi non potendo esser resi su pietra sono stati ricreati con la soluzione dell’incisione. Sono presenti i cerchi concentrici largamente utilizzati nei vasi nuragici tra i quali ad esempio gli Askos. Altri segni sono appena incisi sulla superficie della candida arenaria gessosa, formando motivi a chevron e zig-zag finissimi. Dalle tracce recentemente rinvenute si ritiene che le statue fossero dipinte di rosso e di nero. Il materiale organico utilizzato per i colori potrebbe essere utilizzato per determinare la datazione delle statue attraverso il metodo del carbonio 14.
    Gli arcieri
    I frammenti appartenenti a questa tipologia di statue, dovrebbero appartenere a circa 12 figure di arciere. Le caratteristiche di tali statue, essendo pressoché ricalcate dalle statuette bronzee, sono assai varie. L’iconografia maggiormente attestata vede il guerriero che indossa una corta tunica che giunge a coprire l’inguine, su cui pende la placca pettorale a lati leggermente concavi. Talvolta invece la tunica lascia scoperti i genitali. Sembra che il tipo di resa del petto fra i lacci della placca possa indicare che questi reggevano anche una sorta di goliera, peraltro visibile in alcuni bronzetti. La testa in miglior stato di conservazione mostra il tipico elmo cornuto. Sono stati rinvenuti diversi frammenti di piccoli elementi cilindrici, terminanti in piccole sfere che possono esser ricondotti alle parti terminali delle corna degli elmi, come nei bronzi. I diversi frammenti di arti superiori presentano spesso il braccio sinistro munito di brassard che tiene l’arco mentre la mano destra è tesa in segno di offerta. Altri arti presentano la mano destra che tiene uno scudo. Nei busti di alcune figure di arciere è visibile una corazza; un altra presenta sulla schiena una fascia che termina con una frangia avente una decorazione ricamata; Taluni arcieri hanno, sulla schiena, la faretra con la spada a fianco. Infine un polpaccio è difeso con uno schiniere avente profilo a 8.
    I Pugili
    I ‘pugilatori’ sono, più uniformi degli arcieri, variando solo nelle dimensioni. Il torso è nudo ed i lombi cinti da un breve gonnellino svasato posteriormente a “V” visibile nella bronzistica dei pugili ma anche nell’arciere di Serri. Talora sul gonnellino si percepiscono ben conservati i lacci che lo tenevano legato, raffigurati con cordoncini a bassissimo rilievo, solcati. Il capo è rivestito da una calotta liscia i cui due lembi ricadono ai lati del collo, al di sotto della quale escono le lunghe trecce. Il braccio destro è rivestito da una guaina verosimilmente di cuoio, che parte dal gomito e termina ad avvolgere il pugno, sul taglio del quale è raffigurato un elemento romboidale sporgente. Il braccio sinistro tiene lo scudo a coprire il capo. Lo scudo è di forma ellissoidale e doveva essere composto da cuoio o di un altro materiale flessibile.
    Il guerriero
    Di questa tipologia iconografica, molto rappresentata nella bronzistica, pare sia ricostruibile a partire dai frammenti solo un esemplare.
    I modelli di Nuraghe
    I modelli di Nuraghe ritrovati con le statue a tutto tondo si possono dividere in due gruppi: otto modelli di nuraghi complessi e tredici di nuraghi singoli o mono torre. La prima tipologia è raffigurata da una cortina esterna con otto torri unite da spalti, sormontate da un alto mastio centrale. Gli spalti sono rappresentati tramite l’incisione di tratti verticali. Il secondo gruppo (Nuraghi mono torre) è composto dalle parti terminali alte delle torri nuragiche. Queste variano ampiamente di dimensione: si passa da cm 13 sino a cm 70 di diametro. Pur nel variare delle misure rimangono costanti alcuni elementi caratteristici, e cioè la resa del parapetto con una fila di triangoli incisi (che negli esemplari di maggiore dimensione può duplicarsi) ovvero con tratti verticali; la concavità del parapetto medesimo e la quasi assolutamente costante presenza nella parte piana superiore di un elemento conico, riconosciuto come la copertura della scala di accesso al terrazzo superiore.
    I betili
    Alcuni betili sono stati ritrovati nelle tombe. È da segnalare che i betili sono realizzati in materiale diverso da quello delle statue. Come per le statue comunque si suppone che provengano da un luogo differente a quello di ritrovamento, forse da una Tomba dei Giganti nei pressi.
    Luogo del ritrovamento
    Le statue furono rinvenute presso quella che poi si rivelerà una necropoli formata da 33 tombe a pozzetto irregolare e prive di corredo funerario eccetto che per uno scarabeo. La necropoli di Monte Prama si trova in un territorio che registra un altissima densità di monumenti nuragici. Quasi ogni rilievo collinare ha sulla sua sommità un nuraghe, di dimensioni variabili. Il colle Monte Prama ne ha uno; immediatamente di fronte, spostato a Sud di poche centinaia di metri, si trova il Nuraghe Cann’e vadosu dopo pochi altri centinaia di metri un altro e così via. Non di molto distante c’è poi un monumento imponente e gigantesco: il nuraghe S’Uraki di San Vero Milis, spostato a circa km 13 a Nord-Est rispetto alla necropoli. Di questi nuraghi non sappiamo però assolutamente niente non essendo stati ancora oggetto di studio.
    La necropoli ha una forma allungata, un poco sinuosa, che si potrebbe definire a serpentina, e che, nel suo aspetto originario poteva ricordare allusivamente l’aspetto allungato delle Tombe dei Giganti, aiutata in ciò dalla presenza dei betili, molto di frequente elemento associato con tale tipo di sepoltura. Le tombe sono praticamente l’una attaccata all’altra e collocate entro alcuni recinti, i quali a loro volta suddividono il terreno in diverse aree sepolcrali, tra le quali quella nella quale furono rinvenuti i frammenti.
    Il problema della datazione
    Il problema della datazione di tali opere è determinato dal fatto che con tutta probabilità esse furono spostate dalla loro sede originaria già in antichità ad opera dei loro distruttori. Attestano questi fatti (dei quali si ritengono autori i Fenici) , l’estrema frammentazione e il rinvenimento di tracce d’incendio nella pietra, il quale inoltre proverebbe che esse erano un tempo inserite in una struttura lignea.
    Le tombe a pozzetto sopra le quali furono rinvenuti i frammenti sono contenute da una serie di recinti tra i quali uno di essi offre un'indicazione fondamentale: le tombe erano poste in fila, e a causa del ristretto spazio interno al recinto le ultime tre di esse, sono state affiancate alle precedenti. Si hanno quindi, 33 tombe che vanno dalla n°1 verso la n° 33 in ordine cronologico progressivo.
    In sostanza l’ordine delle tombe è dettato dal fatto che si provvedeva a scavare una nuova tomba man mano che se ne presentava la necessità, affiancandola a quella più recente. Nella tomba n° 25 è stato ritrovato uno scarabeo egiziano dell'età del Ferro con raffigurato un doppio fiore di loto schematizzato; una tipologia nota a partire dagli ultimi secoli del II millennio fino a parte del I. La presenza di uno scarabeo identico ad un altro rinvenuto a Tiro, in uno strato dell'VIII sec. a.C ci da una prima indicazione del periodo al quale le statue che vanno dalla tomba numero n.1 alla n. 24 risalgono, quindi non prima dell VIII-IX secolo a.C.
    Ma non si tratta di un calcolo definitivo. Infatti come si è detto i Giganti di Monte Prama sono legati a doppio filo alla bronzistica sarda. Sappiano che iconograficamente sono praticamente uguali ai bronzetti ritrovati nei santuari di Abini-Teti e Santa Vittoria-Serri. Con buona approssimazione i vari studi affermano che i bronzetti sono dell'età del ferro, non oltre comunque il IX sec. A.c. In tutto il mediterraneo i bronzetti delle varie culture seguono la statuaria, riproducendola in forma ridotta come nel caso dei Kouroi greci. Non si vede quindi il motivo per cui solo in Sardegna sarebbe avvenuto il contrario. Quindi è plausibile l’ipotesi che ammette i presupposti per retrodatare ancora una volta le statue di Monte Prama al IX secolo A.c.

    Possibili tecniche di lavorazione
    Recentemente il professor Peter Rockwell ha potuto analizzare personalmente le sculture riscontrando l’uso di vari strumenti in metallo, probabilmente in bronzo. In particolare si è potuto osservare l'uso di: subbia, scalpello con lama di varie misure, uno strumento simile ad un raschietto utilizzato per levigare la superficie al pari o insieme ad abrasivi, una punta secca per incidere linee fini di dettaglio, uno strumento per produrre fori che può essere assimilato al trapano, il cui uso da parte degli antichi sardi è infatti provato dai rinvenimenti archeologici. Inoltre è evidente l’uso di uno strumento simile al compasso con il quale sono state realizzate le linee circolari come quelle degli occhi. Le tracce più interessanti sono quelle lasciate da una gradina anche se quest’ultima compare “ufficialmente” in Grecia solo nel VI secolo a.C. Simile alla subbia ma ma dal bordo dentellato e affilato, la gradina (adatta in modo particolare alla scultura su marmo), veniva colpita sulla superficie tenendola obliqua, per creare una sorta di prima levigatura a scanalature più o meno fitte.

    Edited by dedalonur9 - 9/6/2008, 09:56
     
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