Monti Prama STATUE GIGANTI: Shardana!

Le statue del XIII sec. a.C.- trovate nel sinis in Sardinia

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  1. dedalonur9
     
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    ciao a tutti..... ho scritto la bozza, che intendo inserire nella pagina di wikipedia...potreste darmi un vostro parere? sopratutto segnalarmi cio che ho dimenticato......

    ho provato a creare un collegamento tra le statue sarde e quelle di filitosa sottolineando come entrambe presentino uno schema del volto a"" T"" c.d. dedalico, e la presenza sarda sempre a filitosa. Nessuno ho letto che l'abbia manco ipotizzato....eppure sono il trait d'union tra i puri e semplici menhir e i Giganti.... ditemi la vosta

    Introduzione
    I Giganti di Monte Prama assieme alla testa di Narbolia, sono sculture sarde a tutto tondo i cui frammenti sono stati trovati casualmente nel marzo del 1974 presso un terreno agricolo del comune di Cabras, in provincia di Oristano.
    Attualmente è in corso il loro restauro mediante l’assemblaggio di circa 5172 frammenti, tra i quali 15 teste, e 17 busti. A seconda delle ipotesi la datazione, oscilla dal VIII secolo A.c. al IX o addirittura al X secolo A.c., ipotesi che ne fanno comunque le più antiche statue a tutto tondo del bacino mediterraneo occidentale.
    Dalle valutazioni più recenti si stima che i frammenti appartengano a circa 40 statue diverse di figure umane. Sono inoltre stati rinvenuti diversi modelli di Nuraghe e dei betili del tipo cosiddetto “Oraggiana”.
    Descrizione generale dei Giganti
    L’altezza delle statue varia dai due metri ai due metri e mezzo. Sono state scolpite su pietra di arenaria estratta da cave nei pressi di Oristano. Raffigurano arcieri, pugili e forse un guerriero, tutti in posizione eretta.
    La loro altezza non è mai inferiore ai 2 metri e talvolta giunge ai 2,50 metri. Nel complesso sono statue fortemente stilizzate e geometriche improntate a quello che gli studiosi definiscono lo “stile dedalico”, che le rende un modello unico nel panorama mediterraneo e mondiale.
    Il volto delle statue segue lo schema a “T” tipico della scultura bronzistica sarda, e presente anche nelle Statue menhir molto più antiche di Filitosa (datate tra il3300 A.c. e il 1500 a.C.), dove per altro è stata riscontrata la presenza nuragica e la costruzione di nuraghi a corridoio. L’ arcata sopracciliare e il naso sono quindi marcatamente definiti. Gli occhi incavati, sono resi con un doppio cerchio concentrico creato con un compasso o uno strumento analogo. La bocca infine, è resa con un breve tratto inciso, che può essere rettilineo o angolare. I capelli sono in genere raccolti in lunghe trecce. In una testa è visibile la pettinatura a “lisca di pesce”. I piedi poggiano su basi sub-quadrate e sono ampi e larghi, con le dita bene definite; i torsi sono appiattiti, come due prospetti, frontale e posteriore, giustapposti senza la minima ricerca di plasticità.
    Colori e motivi ornamentali
    Le incisioni ripetono i simboli e le decorazioni della ceramica sarda e dei bronzetti creando un filo diretto tra le sculture bronzee e i Giganti. Infatti, i motivi disegnati derivano la propria matrice dalla peculiare tecnica del trattamento a punta di bulino propria della bronzistica, le cui sporgenze e rilievi non potendo esser resi su pietra sono stati ricreati con la soluzione dell’incisione. Sono presenti i cerchi concentrici largamente utilizzati nei vasi nuragici tra i quali ad esempio gli Askos. Altri segni sono appena incisi sulla superficie della candida arenaria gessosa, formando motivi a chevron e zig-zag finissimi. Dalle tracce recentemente rinvenute si ritiene che le statue fossero dipinte di rosso e di nero. Il materiale organico utilizzato per i colori potrebbe essere utilizzato per determinare la datazione delle statue attraverso il metodo del carbonio 14.
    Gli arcieri
    I frammenti appartenenti a questa tipologia di statue, dovrebbero appartenere a circa 12 figure di arciere. Le caratteristiche di tali statue, essendo pressoché ricalcate dalle statuette bronzee, sono assai varie. L’iconografia maggiormente attestata vede il guerriero che indossa una corta tunica che giunge a coprire l’inguine, su cui pende la placca pettorale a lati leggermente concavi. Talvolta invece la tunica lascia scoperti i genitali. Sembra che il tipo di resa del petto fra i lacci della placca possa indicare che questi reggevano anche una sorta di goliera, peraltro visibile in alcuni bronzetti. La testa in miglior stato di conservazione mostra il tipico elmo cornuto. Sono stati rinvenuti diversi frammenti di piccoli elementi cilindrici, terminanti in piccole sfere che possono esser ricondotti alle parti terminali delle corna degli elmi, come nei bronzi. I diversi frammenti di arti superiori presentano spesso il braccio sinistro munito di brassard che tiene l’arco mentre la mano destra è tesa in segno di offerta. Altri arti presentano la mano destra che tiene uno scudo. Nei busti di alcune figure di arciere è visibile una corazza; un altra presenta sulla schiena una fascia che termina con una frangia avente una decorazione ricamata; Taluni arcieri hanno, sulla schiena, la faretra con la spada a fianco. Infine un polpaccio è difeso con uno schiniere avente profilo a 8.
    I Pugili
    I ‘pugilatori’ sono, più uniformi degli arcieri, variando solo nelle dimensioni. Il torso è nudo ed i lombi cinti da un breve gonnellino svasato posteriormente a “V” visibile nella bronzistica dei pugili ma anche nell’arciere di Serri. Talora sul gonnellino si percepiscono ben conservati i lacci che lo tenevano legato, raffigurati con cordoncini a bassissimo rilievo, solcati. Il capo è rivestito da una calotta liscia i cui due lembi ricadono ai lati del collo, al di sotto della quale escono le lunghe trecce. Il braccio destro è rivestito da una guaina verosimilmente di cuoio, che parte dal gomito e termina ad avvolgere il pugno, sul taglio del quale è raffigurato un elemento romboidale sporgente. Il braccio sinistro tiene lo scudo a coprire il capo. Lo scudo è di forma ellissoidale e doveva essere composto da cuoio o di un altro materiale flessibile.
    Il guerriero
    Di questa tipologia iconografica, molto rappresentata nella bronzistica, pare sia ricostruibile a partire dai frammenti solo un esemplare.
    I modelli di Nuraghe
    I modelli di Nuraghe ritrovati con le statue a tutto tondo si possono dividere in due gruppi: otto modelli di nuraghi complessi e tredici di nuraghi singoli o mono torre. La prima tipologia è raffigurata da una cortina esterna con otto torri unite da spalti, sormontate da un alto mastio centrale. Gli spalti sono rappresentati tramite l’incisione di tratti verticali. Il secondo gruppo (Nuraghi mono torre) è composto dalle parti terminali alte delle torri nuragiche. Queste variano ampiamente di dimensione: si passa da cm 13 sino a cm 70 di diametro. Pur nel variare delle misure rimangono costanti alcuni elementi caratteristici, e cioè la resa del parapetto con una fila di triangoli incisi (che negli esemplari di maggiore dimensione può duplicarsi) ovvero con tratti verticali; la concavità del parapetto medesimo e la quasi assolutamente costante presenza nella parte piana superiore di un elemento conico, riconosciuto come la copertura della scala di accesso al terrazzo superiore.
    I betili
    Alcuni betili sono stati ritrovati nelle tombe. È da segnalare che i betili sono realizzati in materiale diverso da quello delle statue. Come per le statue comunque si suppone che provengano da un luogo differente a quello di ritrovamento, forse da una Tomba dei Giganti nei pressi.
    Luogo del ritrovamento
    Le statue furono rinvenute presso quella che poi si rivelerà una necropoli formata da 33 tombe a pozzetto irregolare e prive di corredo funerario eccetto che per uno scarabeo. La necropoli di Monte Prama si trova in un territorio che registra un altissima densità di monumenti nuragici. Quasi ogni rilievo collinare ha sulla sua sommità un nuraghe, di dimensioni variabili. Il colle Monte Prama ne ha uno; immediatamente di fronte, spostato a Sud di poche centinaia di metri, si trova il Nuraghe Cann’e vadosu dopo pochi altri centinaia di metri un altro e così via. Non di molto distante c’è poi un monumento imponente e gigantesco: il nuraghe S’Uraki di San Vero Milis, spostato a circa km 13 a Nord-Est rispetto alla necropoli. Di questi nuraghi non sappiamo però assolutamente niente non essendo stati ancora oggetto di studio.
    La necropoli ha una forma allungata, un poco sinuosa, che si potrebbe definire a serpentina, e che, nel suo aspetto originario poteva ricordare allusivamente l’aspetto allungato delle Tombe dei Giganti, aiutata in ciò dalla presenza dei betili, molto di frequente elemento associato con tale tipo di sepoltura. Le tombe sono praticamente l’una attaccata all’altra e collocate entro alcuni recinti, i quali a loro volta suddividono il terreno in diverse aree sepolcrali, tra le quali quella nella quale furono rinvenuti i frammenti.
    Il problema della datazione
    Il problema della datazione di tali opere è determinato dal fatto che con tutta probabilità esse furono spostate dalla loro sede originaria già in antichità ad opera dei loro distruttori. Attestano questi fatti (dei quali si ritengono autori i Fenici) , l’estrema frammentazione e il rinvenimento di tracce d’incendio nella pietra, il quale inoltre proverebbe che esse erano un tempo inserite in una struttura lignea.
    Le tombe a pozzetto sopra le quali furono rinvenuti i frammenti sono contenute da una serie di recinti tra i quali uno di essi offre un'indicazione fondamentale: le tombe erano poste in fila, e a causa del ristretto spazio interno al recinto le ultime tre di esse, sono state affiancate alle precedenti. Si hanno quindi, 33 tombe che vanno dalla n°1 verso la n° 33 in ordine cronologico progressivo.
    In sostanza l’ordine delle tombe è dettato dal fatto che si provvedeva a scavare una nuova tomba man mano che se ne presentava la necessità, affiancandola a quella più recente. Nella tomba n° 25 è stato ritrovato uno scarabeo egiziano dell'età del Ferro con raffigurato un doppio fiore di loto schematizzato; una tipologia nota a partire dagli ultimi secoli del II millennio fino a parte del I. La presenza di uno scarabeo identico ad un altro rinvenuto a Tiro, in uno strato dell'VIII sec. a.C ci da una prima indicazione del periodo al quale le statue che vanno dalla tomba numero n.1 alla n. 24 risalgono, quindi non prima dell VIII-IX secolo a.C.
    Ma non si tratta di un calcolo definitivo. Infatti come si è detto i Giganti di Monte Prama sono legati a doppio filo alla bronzistica sarda. Sappiano che iconograficamente sono praticamente uguali ai bronzetti ritrovati nei santuari di Abini-Teti e Santa Vittoria-Serri. Con buona approssimazione i vari studi affermano che i bronzetti sono dell'età del ferro, non oltre comunque il IX sec. A.c. In tutto il mediterraneo i bronzetti delle varie culture seguono la statuaria, riproducendola in forma ridotta come nel caso dei Kouroi greci. Non si vede quindi il motivo per cui solo in Sardegna sarebbe avvenuto il contrario. Quindi è plausibile l’ipotesi che ammette i presupposti per retrodatare ancora una volta le statue di Monte Prama al IX secolo A.c.

    Possibili tecniche di lavorazione
    Recentemente il professor Peter Rockwell ha potuto analizzare personalmente le sculture riscontrando l’uso di vari strumenti in metallo, probabilmente in bronzo. In particolare si è potuto osservare l'uso di: subbia, scalpello con lama di varie misure, uno strumento simile ad un raschietto utilizzato per levigare la superficie al pari o insieme ad abrasivi, una punta secca per incidere linee fini di dettaglio, uno strumento per produrre fori che può essere assimilato al trapano, il cui uso da parte degli antichi sardi è infatti provato dai rinvenimenti archeologici. Inoltre è evidente l’uso di uno strumento simile al compasso con il quale sono state realizzate le linee circolari come quelle degli occhi. Le tracce più interessanti sono quelle lasciate da una gradina anche se quest’ultima compare “ufficialmente” in Grecia solo nel VI secolo a.C. Simile alla subbia ma ma dal bordo dentellato e affilato, la gradina (adatta in modo particolare alla scultura su marmo), veniva colpita sulla superficie tenendola obliqua, per creare una sorta di prima levigatura a scanalature più o meno fitte.

    Edited by dedalonur9 - 9/6/2008, 09:56
     
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