Egitto

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    Gli antichi egizi conoscevano il "rettangolo aureo"

    Alla base dell'arte nelle culture mediterranee

    © APCOM
    Roma, 27 giu. (Apcom) - Gli antichi egizi conoscevano il cosiddetto "rettangolo aureo", una figura geometrica basata su precise proporzioni che, secondo molti studiosi, è alla base delle concezioni artistiche delle civiltà mediterranee, non soltanto nelle arti figurative, come architettura e scultura, ma anche nella musica. E' quanto sostiene il ricercato Vasile Droj, dopo l'analisi di una figura esistente nella tomba di Senmut, architetto egizio della 18esima dinastia, che si trova a una trentina di chilometri da Luxor.
    Nella stessa tomba è presente anche un graffito che mostra la costellazione di Orione in rapporto con le tre piramidi di Gizah. Questo conferma, secondo Droj, che gli agizi basavano il loro concetto dei rapporti fra terra e cielo su ragionamenti fondati su precisi concetti geometrici e matematici. Sarebbe questa la prima precisa conferma archeologica di tali connessioni.
    Sul soffitto "astronomico" della tomba di Senmut, il rettangolo che contiene le tre stelle della cintura di Orione è contenuto in un rettangolo più grande, che messo in relazione col primo, mostra esatte connessioni geometriche. Il rettangolo piccolo è posto in un punto "strategico", incrocio di diverse diagonali, che porta alla creazione del rettangolo detto "aureo" in cui i lati hanno misure rispondenti a una precisa proporzione geometrica, detta appunto "proporzione aurea". I rapporti fra i lati generano una serie di numeri, fra cui la radice quadrata di 2, che è un numero irrazionale. Questo porta a credere che gli egizi conoscessero già questa classe di numeri, che poi furono riscoperti dai pitagorici (e celati dal segreto perche si pensava sconvolgessero l'ordine del mondo).
    Questa serie di numeri, dice ancora Droj, è il fulcro del "sistema operativo" su cui si basa tutta l'arte egizia, in particolare l'architettura. Per questo, il rettangolo aureo venne scelto come emblema supremo dei faraoni già dall'epoca predinastica, prima del 3000 avanti Cristo. Sotto la forma dei cosiddetti 'serekh', cartigli rettangolari in cui era tracciato il nome del faraone, nascondevano una serie di teoremi geometrici. Come se ogni faraone immortalasse col suo nome un teorema e la relativa soluzione. Alla dea Iside venne riservato l'onore di "impersonare" il rettangolo, ed era raffigurata con sul capo una sua rappresentazione.
    La conoscenza della proporzione aurea, diffusa in tutte le culture classiche (le proporzioni del Partenone rispettano il rettangolo aureo) si perse poi col tempo, per rispuntare nel Rinascimento. Leonardo raffigurò la Gioconda seguendo le regole canoniche del rettangolo aureo.
    Fus

    http://notizie.it.msn.com/curiosita/artico...entid=148214355

     
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  2. Gratia
     
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    UN SISTEMA DI GROTTE SOTTO LE PIRAMIDI DI GIZA


    13 agosto, 2009
    Un esploratore britannico sostiene che un gran complesso di grotte e cavità, con diverse camere e gallerie, si trova nascosto sotto le Piramidi di Giza, e ritiene di aver trovato i perduti inferi dei faraoni.
    Popolato da pipistrelli e ragni velenosi, il complesso sotterraneo si trova in profondità, nella roccia calcarea, sotto la grande piramide di Giza.
    "Laggiù c'è un ricco patrimonio, mai scoperto dagli archeologi, così come un delicato ecosistema con colonie di pipistrelli e di una specie di ragni che abbiamo forse identificato come ‘vedova bianca’", ha detto l'esploratore britannico Andrew Collins.

    Un esploratore, in uno dei tunnel dei quali è stata dichiarata la scoperta sotto la Piramide di Giza.
    Discovery News Video. Strictly copyright Andrew Collins, 2009.


    Collins parla in dettaglio della sua scoperta e delle proprie conclusioni nel libro "Sotto le Piramidi", che sarà pubblicato nel mese di settembre. Egli avrebbe rintracciato l'ingresso al misterioso mondo sotterraneo degli antichi Egizi, dopo la lettura delle memorie dimenticate di un diplomatico ed esploratore dell'Ottocento.
    < "Nelle sue memorie, il console generale britannico Henry Salt raccontava come avesse esaminato un sistema sotterraneo di 'catacombe' a Giza nel 1817, in compagnia dell’esploratore italiano Giovanni Caviglia", ha detto Collins.
    Il documento dice che i due entrarono nelle grotte "per alcune centinaia di metri" e giunsero a quattro ampie camere, dalle quali si diramavano altri passaggi.
    Con l'aiuto dell'egittologo britannico Nigel Skinner-Simpson, Collins ha ricostruito il percorso dell'esplorazione di Salt ed ha localizzato l'entrata alle catacombe perdute in una tomba, apparentemente dimenticata, ad ovest della Grande Piramide.
    Dalla tomba parte una fessura nella roccia, che conduce ad un'ampia grotta naturale.
    "Abbiamo esplorato le grotte, sino a dove l'aria cominciava ad essere troppo scarsa per respirare. Sono molto pericolose, con trabocchetti e buchi, colonie di pipistrelli e di ragni velenosi", ha detto Collins.
    Secondo Collins, le grotte - che sono antiche decine di millenni, o forse addirittura centinaia di millenni - possono avere ispirato la costruzione delle piramidi e la credenza degli Egizi in un mondo sotterraneo.
    "Gli antichi testi funerari alludono chiaramente all'esistenza d'un mondo sotterraneo, in vicinanza delle piramidi di Giza" ha detto Collins a Discovery News.
    Giza era nota anticamente col nome di Rostau, che significa "la bocca dei passaggi". Era lo stesso nome di una regione dell'Oltretomba egizio, chiamato Duat.
    "La 'bocca (o imbocco) dei passaggi' è un inequivocaible riferimento all'ingresso del mondo sotterraneo, che si è sempre pensato esistere sull'altopiano" ha detto Collins a Discovery News.
    La scoperta di Collins deve ancora essere discussa nel mondo degli egittologi.
    Tuttavia Zahi Hawass, capo del Consiglio Supremo delle Antichità egiziane, ha già dichiarato di non credere alla scoperta. "Non ci sono nuove scoperte da fare a Giza. Sappiamo tutto dell'altopiano," ha affermato.
    Collins però ribadisce che, pur dopo estese ricerche, non ha trovato nessuna menzione delle grotte in tempi moderni.
    "Che si sappia, nulla è stato scritto su queste grotte dopo le esplorazioni di Salt. Se Hawass ne sa qualcosa di più, ce lo dica," ha detto Collins.

    Fonte: Discovery Channel
    http://dsc.discovery.com/news/2009/08/13/caves-giza.html

    http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=272
     
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  3. Judikess4
     
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    Zahi..... se non ci fosse bisognerebbe inventarlo.
    Non gliel'hanno detto all'Uni che sono più le cose che non conosciamo di quelle che conosciamo??????
    JK :dev.gif:
     
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  4. Gratia
     
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    Il "grigio" vuole la collezione privata solo per Lui...altro che "ultimo faraone"......
     
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  5. Judikess4
     
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    Ahahahaha! E allora ci tocca aspettare le "sensazionali" scoperte mostrate per la prima volta in tv...Tipo il cunicolo sotto la Sfinge.....
    Aiuto!
    JK :rolleyes:
     
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    STUDIOSO DEI POPOLI DEL MARE

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    SENSAZIONALI come la RIAPERTURA della tomba di Senenmut in diretta TV con Giacobbo.... mostrando SENSAZIONALI IMMAGINI che già erano da mesi nell'ULTIMO LIBRO DI LEONARDO MELIS... e di tanti altri naturlamente! :rolleyes:
     
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  7. Eracle
     
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    ma dai a giacobbo cosa gli cercate...come si suol dire esti unu xadadeddu
     
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    STUDIOSO DEI POPOLI DEL MARE

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    CITAZIONE (Eracle @ 16/8/2009, 09:41)
    ma dai a giacobbo cosa gli cercate...come si suol dire esti unu xadadeddu

    si, ma era con ZAHI.... :rolleyes: :dev.gif:
     
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  9. Gratia
     
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    Zahi Hawass entra nel dibattito sulle grotte sotto Giza

    http://ilfattostorico.com/2009/09/12/zahi-...tte-sotto-giza/
     
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  10. Gratia
     
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    Egitto, Il Cairo – Mistero fitto sulle presunte “monete egiziane”
    15 ott 2009
    scritto da Martina Calogero.

    La notizia della scoperta di alcune monete egiziane raffiguranti il nome e l’immagine di Giuseppe, figlio di Giacobbe, e custodite tra i reperti non ancora classificati presso il Museo d’Egitto del Cairo, ha sollevato le riserve di due archeologi evangelici. Il professor Steven Ortiz, docente di archeologia e contesti biblici del Southwestern Baptis Theological Seminary di Fort Worth in Texas, ha spiegato che gli esperti dovranno riconsiderare l’intero rapporto e le immagini dei reperti per riuscire a presentare un giudizio sui manufatti in questione. Il professore crede che questi reperti siano articoli di gioielleria o amuleti e sottolinea che le prime informazioni diffuse cercano un riferimento nei versi del Corano che citano monete collegate alla figura di Giuseppe senza basarsi su uno studio completo degli oggetti.

    Il primo articolo sull’argomento è apparso sul giornale “Al Ahram” del Cairo, mentre successivamente è comparso un pezzo sul “Jerusalem Post” che dipende dalla traduzione che il Middle East Media Research Institute ha fatto dell’articolo originale. Il “Jerusalem Post” ha dichiarato che l’importanza della scoperta risiede nel fatto che i ricercatori hanno scoperto una prova scientifica che contraddice la tesi proposta da alcuni storici secondo i quali nell’antico Egitto le monete non venivano impiegate nel commercio, che avveniva per mezzo del baratto.

    A quanto dice il Middle East Media Research Institute, in un primo tempo si pensava che i reperti fossero amuleti, ma grazie a uno studio più approfondito si è scoperto che i manufatti recano il loro valore e l’anno nel quale vennero coniati. Inoltre, l’esame ha rivelato che alcune monete risalgono all’epoca della permanenza in Egitto di Giuseppe e recano la sua immagine e il suo nome.

    Questa scoperta ha portato gli esperti a cercare nel Corano i versi che parlano di monete utilizzate nell’antico Egitto. Lo studioso dell’Università di Memphis, Robert Griffin, esperto di storia egiziana, ha affermato di non poter esprimere una valutazione completa senza vedere i reperti o prendere in esame la relazione dei ricercatori e si è dichiarato contrario alla divulgazione della scoperta. Lo studioso ha spiegato di essere scettico poiché l’interpretazione dei manufatti in questione come monete risulta molto soggettiva.

    L’articolo uscito su “Al Ahram” riporta che le monete risalgono a periodi diversi e che tra di esse ve ne sono alcune che recano segni diversi e sono databili all’epoca di Giuseppe. Tra di esse ve n’è una che reca un’iscrizione e l’immagine di una mucca, che rammenta il sogno del faraone delle sette mucche magre e delle sette mucche grasse. Robert Griffin spiega che una delle più popolari divinità mitologiche egiziane era Hathor, raffigurata da una mucca oppure da una donna con indosso una corona cornuta. L’esperto sostiene che questa divinità era conosciuta molto bene negli ultimi anni del Regno Medio e del Secondo Periodo Intermedio, periodo che coincide con quello del soggiorno di Giuseppe.

    Il giornale “Al Ahram” ha riportato che su questa moneta compaiono i caratteri geroglifici che corrispondono al nome di Giuseppe, scritto sia in ebraico sia in egiziano. Griffin pensa che sarebbe interessante visionare in prima persona l’iscrizione della moneta che i ricercatori fanno corrispondere ai nomi di Giuseppe.

    Considerando quanto si conosce per ora, Griffin dichiara che avrebbe avuto alcune perplessità nell’affermare che gli oggetti in questione costituiscano una testimonianza inequivocabile del soggiorno di Giuseppe in Egitto.

    http://www.archart.it/rivista-archeologia/...onete-egiziane/
     
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  11. Gratia
     
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    Forse ritrovato in Egitto il mitico esercito di Cambise

    Scomparso venticinque secoli fa senza lasciare traccia, inghiottito da una tempesta di sabbia nel deserto egiziano: si tratta dell'esercito - di 50mila uomini, secondo alcune fonti storiche - inviato dal re dei persiani Cambise II per conquistare gli ammoniti dell'oasi di Siwa, sede di uno dei più famosi oracoli dell'Antichità.
    Come riporta il quotidiano spagnolo El Pais, dopo oltre un decennio di ricerche un'equipe guidata dagli archeologi italiani Angelo e Alfredo Castiglioni ha portato alla luce alcuni reperti che potrebbero rappresentare le uniche testimonianze dell'esercito perduto: oggetti piccoli - punte di freccia, una daga bronzea, un braccialetto - di incontestabile fattura achemenide, oltre a una "valle degli scheletri" rintracciata grazie alle leggende locali.
    L'equipe afferma di aver ricostruito l'itinerario dell'esercito, partito nel 525 a. C. da Tebe, come racconta Erodoto: l'armata nona avrebbe seguito il percorso abituale lungo le oasi del Nilo ma avrebbe deviato verso ovest per sorprendere il nemico, finendo però nel Gran Deserto.
    Le autorità egiziane sono però caute (oltre ad aver reso noto che gli archeologi erano privi delle autorizzazioni necessarie): il fatto che i reperti siano di fattura persiana non è di per sé un elemento decisivo, dato che l'Egitto fu sottoposto alla loro dominazione per oltre un secolo; gli scheletri potrebbero appartenere a vittime di tragedie più recenti. Infine Erodoto non è una fonte particolarmente affidabile: in particolare è strano che un intero esercito persiano, con esperienza nella regione e formato anche da contingenti di popoli nomadi, potesse arrivare a perdersi, anche se è possibile che le guide abbiano tradito i soldati di un monarca non molto amato in Egitto.

    Fonte: http://mysterium.blogosfere.it/
     
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  12. Gratia
     
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    Grassi e colesterolo nelle mummie. Anche gli egizi avevano l’ateriosclerosi

    di Maria Rita Montebelli
    Una ricerca ha ritrovato tracce della malattia nelle arterie dei faraoni. Per farlo gli studiosi hanno passato ai raggi X ventidue mummie, scelte tra quelle in migliore stato di conservazione tra le oltre 300 presenti al museo de Il Cairo

    ORLANDO - I mac-hamburger di certo non li avevano ancora inventati. E neppure le sigarette, i grassi ‘trans’ e lo stress. Eppure anche gli antichi egizi avevano le arterie indurite dal calcio e dal colesterolo. Anche all’età di 40 anni. L’aterosclerosi non sarebbe dunque un’esclusiva dei giorni nostri. E lo dimostra un singolare studio condotto in collaborazione da un gruppo di ricercatori di Kansas City e de Il Cairo.

    "Ero in visita al museo di antichità egiziane de Il Cairo – ricorda Randall Thompson, professore di medicina al Mid America Heart Institute di Kansas City – quando mi è caduto lo sguardo sulla targhetta del faraone Merenptah ( 1213-1203 a.C.) che spiegava come, morto a 60 anni, il faraone soffrisse di aterosclerosi (una forma particolare di arteriosclerosi) artrite e problemi dentali. Fare diagnosi di ossa deformate dall’artrite o di denti guasti su una mummia non sembrava una cosa impossibile; ma come avevano fatto a stabilire la presenza dell’aterosclerosi? Detto fatto abbiamo preso contatto con Abdelhalium Nureldin, preside della Facoltà di archeologia dell’Università de Il Cairo e abbiamo impostato la nostra ricerca".

    Con pazienza certosina, i ricercatori americani hanno passato ai raggi X 3.500 anni di storia, ovvero ventidue mummie, scelte tra quelle in migliore stato di conservazione tra le oltre 300 presenti al museo de Il Cairo. La più ‘anziana’ era del 1981 a.C.; la mascotte del gruppo, del 364 d.C. Lo studio è stato effettuato con una TAC trasportata da uno speciale TIR, che è rimasto parcheggiato dietro il museo per tutta la durata dello studio. In qualche mummia, è stato trovato il cuore in perfetto stato di conservazione ed è stato quasi come fare una TAC coronarica multislice ad un paziente ‘vero’; in altri casi i ricercatori si sono accontentati di fare il censimento delle placche calcifiche nelle arterie dei vari distretti corporei, dal cervello , alle arterie delle gambe. Delle mummie passate ai raggi X si sa che appartenevano tutte ad un elevato ceto sociale; almeno 16 di queste, sia donne che uomini, presentavano segni di aterosclerosi; e per due di loro la morte era giunta a meno di 45 anni.

    La prima vittima dell’aterosclerosi dell’antico Egitto, documentata da questo studio TAC, è una donna, vissuta per una quantina d’anni intorno 1530 a.C. (300 anni prima di Mosè e un paio di secoli prima di Tutankhamon). Si chiamava Rai ed era la ‘tata’ della Regina Ahmose Nefertiti. "Sono dati congruenti con quanto si legge sul papiro di Ebers – prosegue Thompson - e cioè che alcune persone dell’antico Egitto mostravano sintomi come dolore al petto e affanno, una delle prime descrizioni di coronaropatia della storia".

    Rimane ancora un mistero di come la gente potesse rimanere vittima così giovane dell’aterosclerosi. Forse anche gli antichi egizi soffrivano di ipertensione (per la conservazione dei cibi veniva impiegato molto sale) e forse indulgevano un po’ troppo nelle carni ricche di grassi (anatre e papere); l’attività fisica poi non doveva essere la regola per chi apparteneva ad un elevato ceto sociale. "Di certo – conclude Thompson – la lezione che ci viene dal passato è che forse dovremmo cominciare a guardare oltre i fattori di rischio tradizionali per comprendere a fondo l’aterosclerosi. Ipertensione, colesterolo e obesità, sono solo una parte della spiegazione. Resta ancora tanto da scoprire"
    (Novembre 19, 2009)

    http://canali.kataweb.it/salute/2009/11/19...rteriosclerosi/
     
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  13. Gratia
     
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    The Lost Army Of Cambyses (in Italian)
    https://www.youtube.com/watch?v=EWFTed1o5fU
     
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  14. Gratia
     
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    "Abbiamo trovato l'armata scomparsa del re di Persia"
    http://www.bergamonews.it/italia_mondo/articolo.php?id=18694
     
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  15. shardar
     
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    http://notizie.tiscali.it/articoli/esteri/...-scomparso.html

    http://www3.varesenews.it/gallerie/index.php?id=5331

    http://it.wikipedia.org/wiki/L'armata_perduta

    ance io vi mando qualchecosa sulla scomparsa dell' armata persiana.
     
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