Egitto

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    ARCHEOLOGIA: SCOPERTA CAPPELLA SISTINA ANTICA TEBE

    (ANSAmed) - MADRID - ''La Cappella Sistina dell'Antico Egitto''. Cosi' la stampa spagnola celebra oggi la scoperta fatta da un gruppo di archeologi spagnoli a Luxor di una camera mortuaria con pitture a colori, gioielli e geroglifici, che risalgono a 3.500 anni fa. E' stata ritrovata dagli esperti del Consiglio superiore di ricerche scientifiche spagnolo (Csic) nella necropoli di Dra Abu el-Naga, sulla sponda occidentale di Luxor, l'antica Tebe. La cappella sepolcrale appartiene a Djehuty, un alto funzionario della regina Hatshepsut e rappresenta il culmine dei lavori dell'ottava campagna dell'omonimo progetto patrocinato dalla Fondazione Caja Madrid dal 2004. L'importanza straordinaria del ritrovamento, secondo quanto spiegato ai media dal direttore della squadra di archeologi, Jose' Manuel Galan, e' ''non solo nell'innegabile valore estetico'', ma nel fatto che ''in questa epoca, all'inizio della dinastia XVIII, non si decoravano le camere
    sepolcrali'' . Di fatto, sono note solo quattro tombe con la camera sepolcrale decorata, spiega l'egittologo. La cappella ritrovata ha le pareti e il tetto dipinti con disegni e geroglifici sui temi dei diversi passaggi del Libro dei Morti. Ha oltre due metri di altezza e si sviluppa su una superficie di 20 metri. Le pareti interne sono completamente decorate con inscrizioni e scene in rilievo. Il centro del tetto, ha spiegato Galan, e' sovrastato da ''una bellissima immagine della dea del cielo, Nut, che appare con le braccia aperte per abbracciare il corpo del defunto e compiere cosi' una doppia funzione: proteggerlo e dargli il benvenuto alla sua nuova esistenza''. In un'altra camera, a tre metri di profondita' da quella di Djehuty, gli archeologi spagnoli hanno ritrovato un gruppo di orecchini, gioielli appartenenti al nobile o a membri della sua famiglia, che furono sepolti con lui, dato che risalirebbero agli inizi della dinastia XVIII. Accanto
    alla dea Nut appare il capitolo 125 del Libro dei Morti, noto come 'la confessione negativa', un racconto in cui il defunto enuncia uno a uno tutti i peccati di cui non si e' macchiato e dei quali lo si accusa. Il capitolo termina con l'enumerazione degli organi del corpo di Djehuty, ognuno dei quali e' assegnato a un dio concreto per la loro protezione. (ANSAmed).

    http://www.ansamed.info/it/top/ MI13.WAM20298.html


    Archeologia/ Incenso, il profumo preferito dalla regina Hatshepsut

    Trovati residui essicati di 3300 anni fa

    Roma, 15 mar. (Apcom) - Profumo d'incenso. Era questo il preferito della regina egiza Hatshepsut, che governò l'Egitto intorno al 1479 avanti Cristo, in rappresentanza del suo figliastro Thutmoses III, che allora aveva solo tre anni. Un interregno che sarebbe dovuto durare fino alla maggiore età del ragazzo, ma che in realtà si protrasse per 20 anni. "Lei - commenta Michael Höveler-Müller curatore del Museo Egizio dell'Università di Bonn - teneva sistematicamente Thutmoses lontano dal potere". Una donna di potere, ma sempre una donna e come tale amava le "cose" femminili, come ad esempio i profumi. Il suo preferito sembra essere stato l'incenso, il profumo degli dei. A far pensare all'incenso, hanno ricostruito gli scienziati, i frequenti viaggi verso verso Punt, la moderna Eritrea, una località dalla quale gli egizi importavano merci preziose, come ebano, avorio, oro e anche l'incenso che si pensa servisse alla regina per profumarsi. Sembra che
    le spedizioni abbiano portato indietro verso l'Egitto anche intere piante di incenso che Hatshepsut fece piantare vicino alla sua tomba. Ora vengono studiati gli antichi flaconi in filigrana nel tempio funerario e sui quali c'è inciso il nome della regina, segno che un tempo sono certamente appartenuti a lei . "Stiamo pensando di farli analizzare al Dipartimento di radiologia della clinica universitaria, una cosa che non era stata mai fatta prima su questo tipo di reperti", spiega Höveler-Müller. I raggi X riusciranno, secondo lo scienziato, a distinguire i componenti dei residui essicati ritrovati all'interno dei flaconi. I risultati saranno pronti in un anno e se andrà bene sarà possibile "far rivivere " il profumo che 3500 anni fa usò questa regina e ritrovato fra gli oggetti funerari. Segno che lo amava molto e la speranza è di poterlo riprodurre. Hatsheput, morì nel 1457 avanti Cristo, la sua tomba che condivideva con la sua nutrice, fu
    scoperta nel 1903, 3300 anni dopo la morte, da Howard Carter. Ma solo dopo più di 100 anni , nel 2007, è stato possibile identificarle tramite l'analisi del DNA e lo studio dell'arco dentario. Le analisi hanno rivelato che la sua età doveva essere al tempo della morte intorno ai 45-60 anni. Era una donna piena di "acciacchi": era in soprappeso, soffriva di diabete, aveva il cancro, l'osteoporosi e l'artrite. Insomma, proprio come una regina non aveva voluto rinunciare a nulla, nel bene e nel male. Il suo figliastro non l'amò mai, anzi dalle ricostruzioni sembra che non abbia versato un lacrima quando la regina morì e si affrettò subito a distruggere tutte le sue immagini e tutto ciò che era appartenuto a lei.

    http://notizie. virgilio. it/notizie/ scienze_e_ tecnologie/ 2009/03_marzo/ 15/archeologia_ incenso_il_ profumo_preferit o_dalla_regina_ hatshepsut, 18370372. html



    Cleopatra "africana"? Lo dimostra scheletro sorella

    Secondo studi effettuati da archeologi austriaci

    Roma, 16 mar. (Apcom) - Cleopatra era discendente di Tolomeo, generale macedone che regnò in Egitto alla morte di Alessandro il Grande: ma stando a una equipe di archeologi austriaci nelle sue vene scorreva anche sangue africano, come proverebbero gli studi effettuati sui resti della sorellastra Arsinoe ritrovati ad Efeso, in Turchia.
    Come riporta il sito della Bbc, lo scheletro di Arsinoe presenta infatti caratteristiche prettamente "africane", il che confermerebbe che almeno nella generazione precedente a quella di Cleopatra (figlia di Tolomeo XII, ma di madre diversa) la dinastia tolemaica era di sangue misto.
    Quanto ad Arsinoe, si trovava ad Efeso perché esiliata dalla sorella, che stando ad alcune fonti ne avrebbe ordinato l'omicidio.

    http://notizie.virgilio.it/notizie/ spettacoli/ 2009/03_marzo/ 16/archeologia_cleopatra_africana_ lo_dimostra_scheletro_ sorella,18380683.html
     
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    ARCHEOLOGIA IN EGITTO: SCOPERTI NUOVI REPERTI

    A nord della piramide di Micerino è stata scoperta una statua di quarzite lunga 149 cm. Il reperto, ritrovato a pochi cm di profondità, raffigura un uomo in posizione seduta, con una parrucca lunga fino alle spalle, un oggetto non identificato impugnato nella mano destra e la mano sinistra poggiata sulla coscia. Sebbene lo stile suggerisca che si tratti probabilmente di una statua risalente ai tempi di questo faraone, essa non può comunque essere identificata con precisione a causa della mancanza di iscrizioni e di alcuni elementi facciali.

    Sulla riva occidentale del Nilo, presso Luxor, un’altra squadra di archeologi europei ed egiziani ha invece trovato due statue di Amenhotep III. La prima è fatta di granito nero, mentre la seconda raffigura il faraone sottoforma di sfinge. Amenhotep III guidò l’Egitto durante un periodo di straordinaria fioritura artistica e fu il padre di Akhenaton, inventore del culto solare del dio Aton, ritenuta la prima religione monoteista.

    Sempre presso Luxor, un'equipe spagnola ha ritrovato cinque orecchini e due anelli d’oro nella tomba di Gehuty, nobile funzionario vissuto 3500 anni fa durante il regno della regina Hatshepsut. Secondo i primi studi, poiché i funzionari importanti si vestivano spesso come re, è possibile che i gioielli siano appartenuti allo stesso Gehuty o ad altri membri della sua famiglia. Gli stessi studi hanno inoltre confermato che la tomba è stata più volte saccheggiata. La bara e la mummia furono infatti bruciati tra il 725 e il 1081 a.C., mentre altri gioielli vennero rubati in epoche successive. Il nome della famiglia, seppur rovinato, è comunque ancora visibile sul soffitto della tomba.
    Nello stesso sito sono state inoltre scoperte l’entrata di un pozzo profondo tre metri e un’altra camera mortuaria decorata con iscrizioni raffiguranti la dea del cielo Nut con le braccia aperte per accogliere il defunto, e alcuni brani del Libro dei Morti. Secondo Mansur Breik, responsabile delle antichità di Luxor, Gehuty ebbe un ruolo importante, in quanto responsabile del trasloco dei templi di Hatshepsut da Assuan a Luxor.

    http://www.culturalnews.it/dettagli o.asp?id= 13145
     
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    Nefertiti, una bellezza "ritoccata"

    31/3/2009 (11:56) - LA STORIA

    Una delle più note regine della storia potrebbe aver fatto ricorso al "ritocco". L'ipotesi dopo le analisi sul suo busto: lo scultore avrebbe smussato le rughe e migliorato il naso non perfetto
    BERLINO
    La moderna diagnostica aiuta a svelare i segreti di Nefertiti, una delle più note regine della storia egizia. Il celeberrimo busto senza prezzo della splendida sovrana, che regnò a fianco del marito Akhenaton durante la XVIII dinastia - conservato a Berlino - è stato sottoposto a tomografia computerizzata dai ricercatori diretti da Alexander Huppertz dell’Imaging Science Institute della città tedesca. «In questo modo abbiamo acquisito molte informazioni su come il busto sia stato realizzato oltre 3.300 anni fa dallo scultore di corte - spiega Huppertz nella ricerca pubblicata su ’Radiology’ - Abbiamo appreso, infatti, che la scultura ha due facce leggermente differenti e, grazie alle immagini della Tac, stiamo imparando a prevenire possibili danni, per proteggere questo preziosissimo capolavoro».

    Il busto di Nefertiti, considerato uno dei maggiori ritrovamenti dell’arte egizia, fu scoperto nel 1912 durante gli scavi dello studio del famoso scultore reale Tutmosi. È formato da un cuore di pietra calcarea ricoperto da strati di stucco di vario spessore. Il busto fu esaminato con la Tac per la prima volta nel 1992, ma i recenti progressi nella tecnologia di imaging medicale hanno permesso ai ricercatori di analizzare di nuovo la statua, con maggior precisione. «Abbiamo potuto acquisire immagini tridimensionali con una risoluzione molto più alta», spiega Huppertz. Il suo team ha usato la Tac spirale con sezioni submillimetriche per esaminare il busto e stabilirne lo stato di conservazione, ottenendo anche immagini tridimensionali relative alla parte più interna della scultura.

    I risultati rivelano che per creare il capolavoro è stato necessario un processo a diversi gradi. Lo stucco su viso e orecchie è molto sottile, mentre la parte della corona è formata da due strati di stucco con diverse fessure. Non solo, la parte interna del volto è delicatamente scolpita e mostra delle sottili differenze rispetto a quella esterna. Inoltre l’esame diagnostico ha anche rivelato i possibili punti deboli della statua, indicando ai ricercatori le aree più vulnerabili e quelle che richiedono maggior cautela nel caso di spostamenti e trasporto. Il busto di Nefertiti è il gioiello della collezione del Museo egizio di Berlino, e sarà spostato nell’ottobre del 2009 al Museo nuovo, recentemente restaurato nel cuore della città.

    Secondo i ricercatori tedeschi anche la "Bellezza del Nilo" potrebbe aver fatto ricorso al "ritocco". Lo scultore regale dell'epoca, riporta la Reuters, avrebbe smussato qualche ruga intorno alla bocca e migliorato il naso della regina. «E' possibile che il busto di Nefertiti sia stato commissionato proprio per rappresentare la regina in base alla sua percezione personale», ha specificato Alexander Huppertz. I piccoli cambiamenti vennero approvati da Nefertiti stessa e furono realizzati per far aderire maggiormente la regina ai canoni di bellezza del periodo.

    http://www.lastampa.it/redazione/ cmsSezioni/cultura/200903articoli/42429girata.asp

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  4. .machiavelli.
     
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    E' stato ritrovato, dopo una caccia di quasi duecento anni e dopo circa ottanta anni dall'ultimo avvistamento, il giornale di viaggio di Alessandro Ricci, senese, primo italiano che all'inizio dell' Ottocento si avventurò in zone inesplorate di Egitto e Sudan raccontando luoghi e popoli sconosciuti. Il merito della scoperta, informa il giornale dell' Università di Pisa, va al dottor Daniele Salvoldi che ne ha ritrovato una copia lavorando al progetto 'Rosellini' coordinato dalla professoressa Marilina Betrò del dipartimento di scienze storiche del mondo antico dell'Ateneo pisano. Il progetto riguarda la spedizione franco-toscana del 1828-29 guidata dal pisano Ippolito Rosellini insieme a Jean-Francois Champollion che di fatto ha contrassegnato, dopo la prima decifrazione del geroglifico a opera dello stesso Champollion nel 1822, la nascita della moderna egittologia.
     
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  5. Gratia
     
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    «LE TENEBRE DOVUTE ALLA CENERE. E LE ACQUE SI ARROSSARONO A CAUSA DI ALCUNE ERBE»
    Le Piaghe d'Egitto? Eruzioni e tsunami
    Una geologa americana cerca di spiegare scientificamente gli episodi narrati nell'Esodo

    DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
    GERUSALEMME – «Tutte le acque che erano nel Nilo si mutarono in sangue». «Le rane uscirono e coprirono l’Egitto». «Infierirono le zanzare sugli uomini e sulle bestie». «Una massa imponente di mosconi entrò nella casa del Faraone». «Morì tutto il bestiame». «Grandinata così violenta non vi era mai stata». «Le cavallette assalirono tutto il Paese». «Vennero dense tenebre per tre giorni»… Più incalzante d'una cronaca, più preciso d’un inviato sulle catastrofi. Il Libro dell’Esodo è l’unica testimonianza delle Piaghe d’Egitto, di quella serie d'incredibili disastri naturali che alla fine convinsero il signore delle Piramidi a mollare Mosè, libero col suo popolo e col suo Signore. L’unica, perché nessun geroglifico ne fa menzione. L’unica, perché nessuno scienziato ha mai trovato prove di quei cataclismi. Ora s’avventura il libro d'una geologa americana – titolo: "The Parting of the Sea", la separazione del mare, Princeton University Press -, con una teoria che rimbalza in Israele e fa rumore, specie in questi giorni in cui si celebra la Pasqua ebraica: ciò che più di 3.600 anni fa sconvolse l’Egitto, compreso il Passaggio attraverso il Mar Rosso, fu «una serie di fenomeni climatici tipica delle eruzioni vulcaniche».

    ESPLOSIONI - Tutto iniziò da due gigantesche esplosioni nel Mar Egeo, sostiene la professoressa Barbara J. Sivertsen, docente all'università di Chicago. La prima dal vulcano dell'isola greca di Santorini, che per la data (1.628 aC) coincide col primo esodo biblico. Le tenebre e la grandine calate sugli Egizi, altro non furono che la conseguenza naturale di «cenere e polveri acide»; la morìa del bestiame e gli sciami d’insetti, tipici effetti degli sconvolgimenti climatici provocati dall’eruzione; le acque arrossate, «dovute a un aumento delle erbacce rosse che si moltiplicano regolarmente, come risultato delle ceneri vulcaniche». E le rane che saltarono fuori dagli stagni? «Pure voi – scrive l’ironica geologa -, se foste una rana, scappereste subito da acque ridotte in quelle condizioni». La sola piaga che la professoressa Siversten non collega direttamente all’eruzione, è la morte dei primogeniti egiziani: «E’ probabile che molti prodotti della terra fossero avvelenati. Ed era cibo che agli Ebrei non era consentito toccare».

    TUSNAMI - La seconda eruzione, databile nel 1.450 aC, colpì invece l’isola di Yali. Qui la teoria, un po’ più confusa, afferma che le spaventose onde sismiche provocarono una serie di tsunami che raggiunsero addirittura il Mar Rosso: così si spiegherebbero le onde improvvise che sommersero l'esercito del Faraone, mandato all’inseguimento del popolo in cammino. «Trattare in modo scientifico l’Esodo sta diventando una disciplina», dice il professor Benny Shanon, che all’Università ebraica di Gerusalemme insegna psicologia cognitiva e l’anno scorso fece scalpore con una sua teoria sulle Tavole della legge: «La Bibbia racconta che gli Ebrei sentirono una voce dal cielo, videro luci e montagne fumanti, mentre Mosè riceveva i Dieci comandamenti. La mia idea, in realtà, è che si sia trattato di un'esperienza di droga collettiva. Nel Negev e nel Sinai ci sono piante, famiglia delle acacie, che i beduini usano ancora oggi. Hanno le stesse proprietà allucinogene dell'ayahuasca, diluita in pozioni anche dagli indios dell’Amazzonia, e provocano proprio quegli effetti: bagliori, suoni assordanti, visioni oniriche…». Quando Shanon pubblicò la sua teoria, l'indignazione degli ultraortodossi esplose come un vulcano. La geologa Siversten lo sa e prende le distanze, prudente: «Sono d’accordo che non si potrà mai sapere con assoluta certezza che cosa accadde, a quei tempi. Ma io mi baso su fatti accaduti, come le eruzioni. E sono convinta che le mie ipotesi spieghino molto meglio di altre».

    Francesco Battistini
    09 aprile 2009(ultima modifica: 10 aprile 2009)
    http://www.corriere.it/esteri/09_aprile_09...44f02aabc.shtml
     
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    UNA SECONDA SFINGE A GIZAH?
    http://www.laportadeltempo.com/news.asp?ID=4148
     
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    Antonio, Cleopatra e la tomba ritrovata
    di Aristide Malnati

    La notizia, che rimbalza dall'Egitto e che accende, grazie all'ovvia esplosione mediatica, la fantasia degli appassionati del mondo dei faraoni, riguarda Cleopatra, la regina-"femme fatale", dei faraoni degna epigone, capace di ammaliare gli uomini più potenti della terra con il fascino dell'intelligenza e con una personalità magnetica: archeologi egiziani e della Repubblica Domenicana avrebbero trovato la tomba dove la regina delle regine giacerebbe, a distanza di quasi 2040 anni, avvinghiata in un eterno abbraccio mortale a Marco Antonio, l'ultimo suo amore, con cui condivise il declino del Regno tolemaico e il passaggio dell'Egitto sotto il giogo della Roma imperiale di Ottaviano augusto.

    Sarà vero? Siamo davvero a un passo dall'importantissim a sepoltura dei due amanti cantati persino da Shakespeare? Zahi Hawass, massimo egittologo al mondo, e onnipresente quando si tratta di entrare nella cronaca egittologica (con immancabile eco mediatica e successivi compensi economici, legati ai diritti per le immagini) dirama un immediato comunicato stampa, in cui precisa che, dopo tre anni di scavo del sito sospettato di accogliere l'eterno riposo della coppia e dopo tre mesi di indagine sistematica con il georadar, ha identificato con i colleghi una vasta necropoli con più di 27 tombe (per un totale di 20 scheletri tutti del I sec. A. C.: quindi proprio il periodo di Cleopatra, nata nel 69 a. C. e deceduta nel 30 a. C.).

    Ma si tratta di tombe ordinarie, destinate a gente comune: "tuttavia è l'ambiente ideale, dove occultare personaggi importanti per sottrarli alla vendetta dell'occupante romano – avverte Hawass -. E proprio in questa zona sono stati identificati tre spazi vuoti, riempiti da crolli molto successivi: fanno pensare ad altrettanti ipogei monumentali, ambienti degni di cadaveri illustri". Gli archeologi sono già al lavoro; se si tratta della tomba più famosa della storia, lo sapremo presto.
    Il sito, teatro dell'evento archeologico, è l'antica Taposiride Magna, dove sotto il regno dei Tolemei (IV-I sec. a. C.) era attivo un tempio dedicato ad Iside di valore panegizio, punto di riferimento dei pellegrini, che adoravano la dea. Ebbene sappiamo che Cleopatra era particolarmente devota ad Iside, di cui si sentiva una sorte di rappresentazione terrena, anche in omaggio alla tradizione dei padri; e sappiamo (lo dice lo storico Plutarco) che la regina per sottrarsi alla "longa manus" dello spietato Ottaviano scelse di morire facendosi pungere da un aspide al seno; i suoi fedeli sudditi ne avrebbero poi occultato il cadavere, mummificato alla stregua gli antichi faraoni, seppellendolo con Antonio, amato fino all'ultimo, in un luogo sacro e sicuro: quasi a simboleggiare un comune destino di morte e un altissimo ed estremo sentimento d'amore nel drammatico epilogo delle loro due vite. E i due amanti potrebbero ripresentarsi al mondo avvinghiati in
    un tenero abbraccio dopo 2000 anni d'oblio.

    20 APRILE 2009
    http://www.ilsole24 ore.com/art/ SoleOnLine4/ Tempo%20libero% 20e%20Cultura/ 2009/04/antonio- cleopatra- tomba.shtml? uuid=867ebdda- 2dd7-11de- bf43-2ea9a6202a1 4&DocRulesView= Libero
     
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  8. shardar
     
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    SI,l'ho visto al telegiornale.E' una scoperta eccezionale!!!.Bisogna vedere se si tratta di loro due.
     
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  9. Gratia
     
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    EGITTO: SCOPERTO DEPOSITO MUMMIE
    Scavi compiuti nei pressi della piramide di Lahun

    (ANSA) - LAHUN (EGITTO), 26 APR - Un deposito di mummie risalente all'era faraonica e' stato scoperto durante scavi nei pressi della piramide di Lahun. Le mummie, contenute in sarcofaghi di legno con pregevoli dipinti, sono state ritrovate in una zona rocciosa che circonda la piramide di Lahun, non una delle piu' conosciute, costruita dal faraone Sensret II della dodicesima dinastia, che governo' quattromila anni fa. lahun si trova a 65 chilometri a sud del Cairo.

    http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/cu..._126347751.html
     
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  10. Gratia
     
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    IL NAUFRAGIO D’UNA NAVE EGIZIA O LIBICA ALL’ISOLA DI PITCAIRN

    http://www.liutprand.it/articoliMondo.asp?id=242
     
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    ARCHEOLOGIA: EGITTO, ITALIANI SCOPRONO TESORI DELLA TOMBA DI HARWA A LUXOR
    Roma, 14 mag. - (Adnkronos) - Nuove meraviglie dell'arte egizia sono tornate alla luce durante gli ultimi scavi della missione archeologica italiana a Luxor nella tomba di Harwa: sono stati scoperti un monumentale bassorilievo raffigurante una danza funebre, quattro mummie, due delle quali in ottimo stato di conservazione e con tracce di doratura ancora visibili su viso e corpo, e un ritratto funerario dipinto a tempera su una sottile tavola di legno, databile al II secolo d.C. raffigurante un giovane con baffi e pizzetto vestito con toga e mantello. Le scoperte sono annunciate dal professore Francesco Tiradritti, archeologo ed egittologo responsabile della missione italiana dello scavo nella tomba di Harwa, personaggio vissuto durante la XXV dinastia (775-653 a.C.), che ricopri' una delle cariche piu' importanti dello stato teocratico di Amon a Tebe, in qualita' di Grande Maggiordomo della Divina Adoratrice.
    ''Le ricerche hanno dimostrato l'importanza dell'immensa sepoltura (quattromila metri quadrati di estensione) che si configura ormai come monumento-chiave del cosiddetto 'Rinascimento faraonico' (700-550 a.C. circa, fra XXV e XXVI dinastia). Il periodo e' caratterizzato da una tendenza artistica fondata su un'attualizzazione di forme e stili appartenenti alle epoche classiche del passato egizio. I risultati sono quelli di una vera e propria rinascita culturale che si manifesta in una ripresa delle attivita' costruttive interrottesi alla fine del Nuovo Regno (1075 a.C.). La tomba di Harwa e' una delle piu' antiche testimonianze della rinnovata ricchezza e magnificenza della civilta' faraonica e i risultati del suo scavo cominciano a gettare vivida luce su questo periodo storico che risulta ancora tutto da scoprire'', spiega Tiradritti in un articolo pubblicato sul nuovo fascicolo della rivista ''Archeologia Viva''.

    http://www.romagnaoggi.it/cultura_adnkronos/2009/5/14/62327/
     
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    "Mappa stellare" rivela segreto piramide di Cheope

    Ricercatore: le proporzioni basate su costellazione Orione

    "Il segreto della piramide di Cheope è incastonato tra le stelle": lo afferma il ricercatore Vasile Droj di Roma, secondo cui nella tomba di Senmut, architetto egizio della diciottesima dinastia (1480-1458 a.C.), si trova una "mappa stellare" che riporta le considerazioni geometriche che sono alla base della genesi delle piramidi. La ricerca è pubblicata sulla rivista "Fenix". In questa raffigurazione, le tre famose stelle della cintura di Orione, che rappresentano le tre piramidi della piana di Gizah, sono incise in un rettangolo che a sua volta nasconde un quadrato ben delimitabile. Al suo interno le tre stelle generano relazioni matematico-geometriche che rivelano i principi universali posti all'origine concettuale, nonché pratica, della piramide di Cheope. Secondo Droj la piramide di Cheope è una vera e propria "equazione" in cui la diagonale del quadrato, come si rileva dal graffito tombale, diventa il lato di base della piramide, mentre il lato dello stesso quadrato diventa l'altezza del monumento. Il tutto riporta al classico modello piramidale con la pendenza di 52 gradi delle facce. In altre parole, la piramide di Cheope non è una costruzione arbitraria, bensì la trasposizione pratica di proporzioni fissate dalla costellazione di Orione. Per gli antichi egizi questo aveva un significato religioso, in quanto assicurava l'ordine del cosmo, legato alla dea Maat, contro la confusione creata dal dio del caos, Apophis. Alla base di tutto, azzarda Droj, sembra vi sia uno dei sette teoremi "perduti" di Pitagora, tenuti nascosti perché rivelavano l'esistenza dei numeri irrazionali, come la radice quadrata di 2. A questo rapporto particolare sarebbe dedicata la più piccola delle piramidi di Gizah, quella di Micerinos, che per questo venne costruita di poco al di fuori dell'asse individuato dalle piramidi di Cheope e di Chefren, proprio per suggerire la sua particolarità.

    http://notizie.virgilio.it/notizie/spettac...e,19270566.html
     
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    02/06/2009 - LA GRANDE MERAVIGLIA DELL'ANTICHITA'

    Svelato il segreto di Cheope

    Ricostruito a Torino l’argano che 4.500 anni fa permise di innalzare la piramide

    ANTONELLA PEROTTI
    TORINO

    Chissà se Imhotep, Nefermaat, Hemiunu, i grandi architetti egiziani che costruirono le prime piramidi, sarebbero d’accordo a divulgare le loro tecniche di costruzione. A Torino, nei laboratori del Politecnico, è stato realizzato un prototipo della macchina con la quale probabilmente fu costruita la gigantesca piramide di Cheope nel 2570 a.C. A guardare bene, il vero mistero degli egizi sta tutto in una domanda: come fecero a costruire questi colossi di pietra quattromila anni fa? La macchina del Politecnico è una risposta ed è la prima al mondo, tra tanti progetti sulla carta, sottoposta alla sperimentazione. Lunga 10 metri e capace di spostare 5 tonnellate, è stata presentata al Comitato Scientifico della Fondazione del Museo Egizio e agli esperti, a Torino nei giorni scorsi per il convegno nazionale di «Egittologia e papirologia».

    Insomma la famosa «macchina di corti bastoni» che lo storico greco Erodoto cita nelle «Storie» esiste, non fu solo il frutto dei racconti «favolosi» dei discendenti dei costruttori delle piramidi che nel 450 secolo a. C. la citavano sul filo impreciso della memoria. «Abbiamo dimostrato come si potevano spostare blocchi pesanti fino a 45 tonnellate che ritroviamo nella camera sepolcrale della piramide di Cheope, con squadre di 3 o 4 persone» spiega il suo inventore Osvaldo Falesiedi, 54 anni, un lavoro all’Iveco che non c’entra nulla con l’archeologia. La passione per il rebus architettonico rappresentato dalle piramidi egizie è nata 27 anni fa, dopo la lettura di un libro dedicato a Imhotep, il primo architetto della storia dell’umanità. Da allora Falesiedi si è occupato di capire come gli egizi movimentavano i grandi blocchi che costituiscono le parti più segrete delle piramidi. Da un anno collabora con Giorgio Faraggiana, docente di Scienze delle Costruzioni del Politecnico, e tra modellini e calcoli sono riusciti a riprodurre una macchina a grandezza naturale, simile a quelle che forse furono impiegate per la tomba di Cheope.

    «Gli egizi usavano macchine semplici, come questa, che moltiplicavano la resa dello sforzo - spiega Giorgio Faraggiana -. Nella costruzione delle piramide di Cheope vennero impiegate tecnologie utilizzate inizialmente per tenere in tensione le imbarcazioni sul Nilo come l’ "argano spagnolo». L’architettura, dunque, dovrebbe molto alla marineria. Il punto di partenza per studiare l’enigma delle pietre di granito di 45 tonnellate collocate a 40 metri di altezza nel cuore della piramide di Cheope è la «Grande Galleria», lunga 47 metri, alta otto e larga 2. «Per molto tempo si è pensato che fosse un corridoio cerimoniale, con statue collocate nelle nicchie che sono ben evidenti - spiega Falesiedi -, invece servivano per collocare zeppe e traversine di legno. La parte rigida della macchina è la galleria stessa».

    In pratica i blocchi, caricati su una slitta di legno, venivano fatti salire verso l’alto lungo il piano inclinato della galleria con un sistema di trazione che impiegava l’ «argano spagnolo», fatto di corde ritorte con un bastone di legno in mezzo che veniva girato dagli operai: l’avvitamento delle corde spostava il blocco. Un perno collegava con le funi il blocco di pietra e l’argano. La stessa tecnica era usata per caricare e scaricare obelischi, statue, pietre dalle navi: adagiati sulle slitte venivano sbarcati lateralmente sulla banchina con il sistema dell’argano spagnolo. Bastavano 12 uomini, cioè un equipaggio, per spostare i giganti che venivano collocati nei templi e nelle piramidi. Per spiegare il mistero di quei grandi monumenti, creati per sfidare, la morte, il tempo e l’oblio, si è immaginato di tutto: dalle file di schiavi dei film hollywoodiani agli extraterrestri.

    Già Champollion e gli archeologi dell’Ottocento si spaccavano la testa sull’enigma delle piramidi di Giza. La macchina studiata da Falesiedi e dal Politecnico dimostra che con pochi operai, che potevano persino interrompere il lavoro per la pausa pranzo, fu possibile innalzare una delle sette meraviglie del mondo antico.

    http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cul...colo/lstp/8931/
     
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  14. Gratia
     
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    Gli EGIZI in AMERICA? LO PROVANO ANANAS E MAIS

    http://ilblogdiadrianoforgione.myblog.it/a...nas-e-mais.html
     
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  15. Gratia
     
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    TOMBA PRIMA DEL REGNO DI AKHENATON
    A Luxor, e' sepolto il 'supervisore dei cacciatori' del faraone

    (ANSA) - IL CAIRO, 19 GIU - Una tomba costruita poco prima del regno di Akhenaton (1372-1355 avanti Cristo) e' stata scoperta sulla riva ovest di Luxor.La tomba di Amun em Opet, 'Supervisore dei Cacciatori' della 18/ma dinastia (1570-1315 avanti Cristo) e' tornata alla luce durante scavi di una missione acheologica egiziana nella necropolis di Dra Abu El Naga. Ne hanno dato notizia il ministro della cultura egiziano, Faruq Hosni, ed il segretario del Consiglio Superiore delle Antichita', Zahi Hawass.

    http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/mo..._119389567.html
     
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229 replies since 22/2/2007, 20:23   11525 views
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