Riti Antichi del Passato

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  1. SaCraba
     
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    continua ....


    La Tuva


    Rito agrario di propiziazione nella festa di S.antonio abate.Di Felice Cherchi Paba

    La tuva e la sua festa rivelano un'origine protosarda ed è interessante l'analisi del suo contenuto religioso.
    Inanzi tutto la tuva deve essere una quercia: pianta sacra ai sardi perchè,fino alsecolo scorso (1800) era ritenuta sede di spiriti supremi se i galluresi,secondo quanto narra il Bresciani,giudicavano delitti e controversie sedendo sotto una apposita quercia secolare ove i savi anziani si riunivano al sorgere del sole completamente digiuni,nè prendevano cibo se prima non pronunciavano la sentenza.

    Anche a Perdasdefogu il popolo,in caso di controversia,riunivano le parti sotto una distinta quercia dove sedevano a sentenziare gli anziani,al giudizio dei quali le parti dovevano rigorosamente attenersi.

    La quercia designata per la festa non può essere nè giovane nè intatta ossia non cava,nè secca,ma una vecchia quercia ancora viva anche se cava,simbolo di vitale vetustà e come tale ritenuta la pianta-madre del bosco dalla quale viene tratta.

    L'albero designato non può essere abbattuto che con la scure,rito questo che si collega al culto dell'arma sacra della bipenne.

    La sistemazione che si dà alle tuve nel sagrato riflette fedelmente quella dei betili,con la più alta in mezzo o circolarmente (se sono in numero maggiore) con in centro la più alta,come i betili di Nuraghe Corbos di Silanus e quelli di Tamuli in Macomer.

    Il ballo rituale intorno alla tuva ha un senso puramente religioso,anche se orgiastico e ossessivo col suo moto rotante; ha un fine onorario e purificatorio per allontanare gli spiriti del male e rendere pura la terra e l'aria all'incedere della primavera,al risveglio dell'intera natura.

    Nella riaccensione del fuoco domestico con il fuoco tratto dalla tuva si intravede l'antichissimo rito della rigenerazione e purificazione della vita umana mediante lo stesso rito comune a molti altri popoli della preistoria e allo stato di natura.

    Lo spargimento delle ceneri della tuva è ,infine,un rito col quale si intende diffondere il potere tutelare,purificatorio e vitale allo stesso tempo,della pianta-madre o della Dea Madre se, nella tuva,vogliamo intravvedere la ashera ,simbolo di Astarte o di Artemide la cui statua in Orcomeno era racchiusa in un cavo tronco di quercia che si apriva come a lasciar fluire la feconda vita della Dea.

    Il rito della tuva ricorda la lettera di Gregorio Magno a Ospitone duce dei Barbaricini...

    "Deum verum nesciant,lignam autem et lapides adorent"

    Quali potevano essere i legni che i sardi adoravano se non le "tuve" nel cui potere propiziatorio e tutorio dell'agricoltura i sardi ritenevano di dirigere il loro spirito,la credenza ,la fede del paganesimo?

    E' evidente che Gregorio Magno raccomendò a Cirillo e Felice quel che consigliò ad Agostino nell'accingersi all'evangelizzazione dei Brittani,di non distruggere i monumenti pagani ma di aspergerli di acqua lustrale e dedicarli al Dio vero,se troviamo nell'Isola quasi tutti i betili,i pozzi sacri e le tombe dei giganti dedicati ad un santo.

    Il betile di Tula viene chiamato "pedra de Santu Leonardu", quello di Sedilo " pedra de S.Antine" di S. Costantino; quello di Borore "sa pedra de S. Bainzu" di S.Gavino; quelli di Osidda "sas pedras longas de S.Paulu"; i betili di Gavoi sono dedicati alla Vergine del Buoncammino,l'antica Hodigitria.....

    I pozzi sacri sono così dedicati: di Serri a S.Vittoria; di Sardara a S.Anastasia; di Nuragus a S.Gemiliano; di Paulilatino a S.Cristina; di Orune a S.Lula..............

    Delle tombe dei giganti,dinanzi alle quali si compivano i riti d'incubazione,abbiamo quelle di Curcuris che son dette di S.Maria; quella di Genoni a S. Anastasia; di Mandas a S.Barbara; .........S.S Salvatore, S.ùbasilio,S.Pietro,S.Nicolò ,S.Paolo, S.Giovanni Battista.

    Si noti come tutti i santi cui sono dedicati detti monumenti siano dell'antico menologio greco.

    Come i betili,i pozzi sacri e le tombe dei giganti anche le tuve recanti il fuoco vivificatore della Natura,asperse di acque lustrali come ancora oggi,dovettero essere dedicate al santo del fuoco come S.Antonio abate che una leggenda sarda vuole che abbia rubato ,per i pastori sardi,il fuoco dell'inferno facendovi ardere la punta del suo bacolo di ferula,il cui midollo fu l'esca che i pastori isolani usavano per accendere il fuoco con la pietra focaia.

    Leggenda questa che rispecchia quella di Promoteo che i greci evangelizzatori dell'Isola hanno adattato al pastorale popolo sardo al fine di far loro accettare la protezione del santo e fare a questi dedicare le loro tuve propiziatrici; così come il Cristianesimo mise ai piedi del santo il porcellino che aveva in braccio Cerere per renderlo più accettabile ai pastori pagani......

    imageimage
    www.marinacepedafuentes.com/2009/01...diavolo-il.html

    Edited by SaCraba - 31/1/2010, 09:03
     
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