L'inquisizione in Sardegna

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. ELCERDEA
     
    .

    User deleted


    QUOTE (suonosardo @ 4/10/2009, 21:28)
    Qualcuno può confermare che Diana e Minerva fossero la stessa cosa?

    Io veramente non riesco a trovare relazione con Minerva... non v'è traccia della dea minerva col suo nome latino in sardegna, per quanto io ne sappìa


    In pricipio no, il fatto è che in tutta la antichitá poi le mansioni degli dei si frammistavano, cosicche vi erano piú dei a ricoprire lo stesso ruolo sociale...
    Diana è una dea italica, latina e romana, signora delle selve, protettrice degli animali selvatici, custode delle fonti e dei torrenti, protettrice delle donne, cui assicurava parti non dolorosi, e dispensatrice della sovranità. Più tardi fu assimilata alla dea greca Artemide assumendone il carattere di dea della caccia e l'accostamento alla Luna.

    Secondo la leggenda, Diana - giovane vergine abile nella caccia, irascibile quanto vendicativa - era amante della solitudine e nemica dei banchetti; era solita aggirarsi in luoghi isolati. In nome di Amore aveva fatto voto di castità e per questo motivo si mostrava affabile, se non addirittura protettiva, solo verso chi - come Ippolito e le ninfe che promettevano di mantenere la verginità - si affidava a lei.

    Etimologia
    La radice del nome di Diana si trova nel termine latino dius ("della luce"), arcaico divios per cui il nome originario sarebbe stato Diviana. La luce a cui si riferisce il nome sarebbe quella che filtra dalle fronde degli alberi nelle radure boschive, mentre viene respinta quella della Luna perché tale associazione con la dea fu molto tarda[1].

    -------------------------------------------------------

    Minerva fu la divinità romana della guerra, e la protettrice degli artigiani. Da un punto di vista mitologico, la figura di Minerva deriva da quella di Atena, suo corrispettivo nella mitologia greca. Come per Atena anche per Minerva l'animale sacro è la civetta, talvolta il gufo.

    Il termine Minerva fu probabilmente importato dagli etruschi che la chiamavano Menrva. I romani ne confusero il nome straniero con il loro lemma mens (mente) visto che la dea governava non solo la guerra, ma anche le attività intellettuali.

    Minerva era la figlia di Giove e di Metide. Venne considerata la divinità vergine dei guerrieri, della poesia, della medicina, della saggezza, del commercio, delle arti, nonché inventrice della musica. Con il termine di Minerva Medica, fu la protettrice della medicina e dei dottori.

    Adattando il mito greco di Atena, i Romani le attribuirono una nascita non naturale, dovuta piuttosto ad una terribile emicrania di Giove. Vulcano ne aprì la testa traendone Minerva, già dotata d'armatura e scudo; questa immagine ha influenzato gli scrittori occidentali nel corso degli anni.

     
    .
  2. Ithokor
     
    .

    User deleted


    Ovviamente anche la mia è solo una supposizione ;-)). comunque credo che andrebbe incanalata in quei culti "naturistici" e lunari, evidentemente ancora ben presenti nel 500, ma sincretizzati da un cristianesimo "basso" ossia popolare, praticati sicuramente non solo in Sardegna ma un pò in tutto il mondo cristiano, suppongo anche in Portogallo. Gli esempi di dedicazioni a divinità "pagane" trasposte a santi crisitiani sono notevoli.

     
    .
  3. ELCERDEA
     
    .

    User deleted


    ovviamente, la tua supposizione è poi vagamente simile alla mia, solo che io l'ho trsferita al portogallo, dall'inizio avevo sottolineato, maria dell'erba santa dell'erba anche se poi mi aveva fuorviato (poi non sis a mai) il marierva portoghese... il dubbio che mirimane ancora è il fatto che questa fosse cose legata ad alghero (il nome marierva intendo) e non anche alle zone limitrofe...
     
    .
  4. suonosardo
     
    .

    User deleted


    L'espulsione generale degli ebrei dagli stati del re cattolico diede occasione ad introdurre anche in Sardegna l'inquisizione ormai rinvigorita e rafforzata in Spagna come baluardo della monarchiia e della religione da Ferdinando il cattolico (1481). Questo tribunale che ebbe origini prettamente religiose e carattere ecclesiastico, che sorse cioè come salvaguardia della fede contro l'eresia del sec. 8° veniva quindi ad assumere in Spagna un particolare carattere politico. (....)
    A dir il vero questa istituzione fu dalla madre patria estesa alla Sardegna senza che militassero per la sua introduzione nell'isola le ragioni che la suggerirono in Spagna, ove sorse prevalentemente contro i giudaizzanti e contro i " moriscos". Il cenno al proselitismo ebraico che si legge nell'editto di espulsione, per quanto riguarda la Sardegna, è più probabilmente una giustificazione formale del provvedimento, che l'indice di un fatto sostanziale. L'allarme contro gli ebrei mai era stato dato nell'isola nei secoli precedenti ed essi, stanziati nei principali centri urbani , erano dediti più ai traffici e ai prestiti che non a far seguaci. (....)
    Più tardi Filippo 2°, aderendo alle suppliche dell'arcivescovo Parraguez de Castillejo che prospetta i pericoli dell'infiltrazione in Sardegna di dottrine eretiche per parte di predicatori di Ginevra, sguinzagliati in Europa per la propaganda, data la vicinanza della Sardegna all'Italia ed alla Francia ordinò che il Santo Uffizio dell'isola si uniformasse ai regolamenti dell'inquisizione spagnola. Stando al primo storico sardo Sigismondo Arquer, che fu illustre vittima dell'inquisizione di Toledo (1571), il tribunale in Sardegna funzionò con notevole attività poichè, come egli scrive nella sua "Sardinia brevis historia e descriptio " in "cosmografia del Münster" (1550) < constituit ipse ( il supremo inquisitore) quoque sub se alios inquisitore et ministros quorum omnium judex ipse est qui tanta severitate contra suspectos procedunt ut paucis verbis exprimi nequeat (...)> .È da considerare peraltro che il suo giudizio poteva non essere troppo benevolo ed obbiettivo dato che il padre
    stesso Antonio Giovanni per odi privati, fu detenuto nelle carceri dell'inquisizione sarda, d'ordine dell'inquisitore Pietro Vaguer vescovo di Alghero e partigiano dei suoi potenti nemici. E la potenza del Vaguer era tanta, che non esitò ad accusare di eresia, di esorcismi e di adorare il diavolo lo stesso vicerè Antonio di Cardona, congiunto di Carlo 5° poi purgato da ogni accusa.
    Le carte dell'inquisizione sarda si conservano negli archivi di Simeneas e Madrid e il vivanet enumera tra essi una ventina di processi di fede.
    Ben presto sorsero nell'isola conflitti di competenza fra l'autorità ecclesiastica ordinaria col Sant'Uffizio e tra questo e l'autorità civile. Gli stessi concordati riportati dal Dexart fra i sovrani spagnoli e il Consiglio Generale dell'Inquisizione, dimostrano l'esigenza dell'autorità laica di infrenare l'onnipotenza e gli abusi del Sant'Uffizio.

    Da la Sardegna dal 1478 al 1793
    Di Francesco Loddo Canepa
     
    .
  5. SaCraba
     
    .

    User deleted


    per Elcerdè e Suonosà.. torno ancora alla discussione su Marierva (Diana-Minerva-dea civetta???? :huh: )e le invocazioni alla luna che facevano le donne sarde ai tempi dell'Inquisizione..ho trovato qualcos'altro riguardo quest'argomento

    Da " Inquisizione, Magia e Stregoneria in Sardegna" di Salvatore Loi

    (....) la luna ricorre spesso nei processi per stregoneria o,più genericamente,per pratiche magiche in Sardegna.Quale sia esattamente il motivo non è accertabile con sicurezza perchè gli individui (uomini e donne) che la invocavano non hanno lasciato nessuna spiegazione al riguardo e,quasi sicuramente,non ne erano consapevoli.
    La luna ha avuto un grande peso nelle credenze di tutti i popoli come simbolo della rinascita,della vita e della morte.Ciò è testimoniato dalla venerazione di divinità lunari nelle culture antiche e dalle credenze ancora oggi diffuse tra la gente circa le influenze della luna sugli esseri umani e sulla natura(.....)

    Lamie, striges,maske:

    Il mondo greco aveva figure come le Lamie,successivamente trasformatesi nelle striges romane,per metà donne e per metà rapaci,volavano nella notte per succhiare il sangue dei bambini e sedurre gli uomini dormienti,erano considerate accompagnatrici della dea Diana nelle sue lugubri cavalcate notturne.Il modello da esse emulato era il demone Lilith, spirito femminile alato e sterile,dotato di zampe d'uccello e circondato da gufi e serpenti che, secondo alcune leggende ebraiche,sarebbe stata la prima moglie ripudiata di Adamo,desiderosa da allora di vendicarsi degli uomini.Il compendio longobardo di questa sgradevole e coloratissima schiera di vampiri fu la Maska(...) Non è chiara l'orgine del termine,si potrebbe ipotizzare la sua derivazione da Baskein e Baskanio,da cui il latino "fascinum" (maleficium), ma potrebbe essere che Maska abbia a che fare con il ritorno annuale dei morti che è l'origine storica del carnevale(...)

     
    .
  6. ELCERDEA
     
    .

    User deleted


    ci sono tante leggende in sardegna di mostri notturni, momoti, babarrottu e tanti altri... ovvio che siano legati all'ambito religioso... Diana in sardegna non so che corrispondente potesse avere, ma sicuramente Djana ha caratteristiche differenti... vediamo cosa ci può dire ithokor...
     
    .
  7. suonosardo
     
    .

    User deleted


    credo proprio di essermi sbagliato per quanto riguarda Diana = Minerva, non trovo nessun riscontro e non sò neppure da dove mi fosse venuta la convinzione che si trattasse della stessa persona.

    Ancòra dal libro del Loddo Canepa.
    Il testo stesso dei concordati dimostra le esorbitanze del Sant'Uffizio e quanto egli fosse geloso delle sue prerogative. Una volta che gli "alguazili" (sbirri) reali osarono arrestare per ordine del vicerè un familiare dell'Inquisizione, furono essi stessi imprigionati e dovette intervenire un ordine dell'Inquisitore Generale per scarcerarli. Altra volta venne incarcerato un alguazile reale per aver leso,così pretendevasi, le attribuzioni dell'Inquisitore e marcì in carcere per 2 anni nonostante la sua innocenza.
    I giudizi erano segreti e riguardavano fatti che, come la bigamia e la bestemmia erano colpiti anche dalle leggi civili oltre che dalla chiesa, oppure parole oltraggiose profferte contro la religione e i suoi ministri, la professione di ateismo, le pratiche di stregoneria e di maleficio. Con la Casa di Savoia (1720) cessò in Sardegna l'attività di questo tribunale le cui ultime tracce rimontano al 1717 e le sue attribuzioni furono affidate agli arcivescovi e vescovi, in massima più miti degli inquisitori. I tempi andavano mutando.
     
    .
  8. shardar
     
    .

    User deleted


    Forse vorra' dire de-jana, cioe' della strega!!
     
    .
  9. suonosardo
     
    .

    User deleted


    Neppure il vicerè aveva diritto ad un seggio fra gli Inquisitori, ma poteva solo assistere da una finestra della piazza agli " autos de fè".
    Le sentenze del Sant'Uffizio in Sardegna erano appellabili non alla curia romana, ma al Gran Consiglio di Madrid, da cui dipendeva direttamente, che era composto dal Grande Inquisitore, da 8 consiglieri e da un alguazile maggiore ( avaho=alvazil=ufficiale) con subalterni. Nell'isola era invece composto da due Inquisitori, di un Fiscale (pubblico ministero), di due segretari (l'uno per il civile ,l'altro per il criminale), di un alguazile maggiore (nominato dall'Inquisitore Generale di Spagna) e di molti, troppi funzionari minori (..) nominati dai dui Inquisitori (...)
    Le vicende dell'Inquisizione sarda potranno essere meglio note quando dagli archivi di Alcalà de Henares, Simancas e Madrid potranno venire alla luce i documenti di cui hanno fatto cenno il Lippi. Le carte dell'inquisizione sarda dal 1541 al 1718 constano di filze 21, comprendenti le relazioni sulle cause civili e criminali, sugli "autos de fè" nonchè le corrispondenze e i carteggi relativi.
     
    .
  10. ELCERDEA
     
    .

    User deleted


    Mi spieghi meglio sugli archivi di alcalà de henares, sta qui al lato di madrid... questi documenti di cui tratta il libro starebbero lì
     
    .
  11. stramaioni
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (suonosardo @ 15/10/2009, 19:19)
    Neppure il vicerè aveva diritto ad un seggio fra gli Inquisitori, ma poteva solo assistere da una finestra della piazza agli " autos de fè".
    Le sentenze del Sant'Uffizio in Sardegna erano appellabili non alla curia romana, ma al Gran Consiglio di Madrid, da cui dipendeva direttamente, che era composto dal Grande Inquisitore, da 8 consiglieri e da un alguazile maggiore ( avaho=alvazil=ufficiale) con subalterni. Nell'isola era invece composto da due Inquisitori, di un Fiscale (pubblico ministero), di due segretari (l'uno per il civile ,l'altro per il criminale), di un alguazile maggiore (nominato dall'Inquisitore Generale di Spagna) e di molti, troppi funzionari minori (..) nominati dai dui Inquisitori (...)
    Le vicende dell'Inquisizione sarda potranno essere meglio note quando dagli archivi di Alcalà de Henares, Simancas e Madrid potranno venire alla luce i documenti di cui hanno fatto cenno il Lippi. Le carte dell'inquisizione sarda dal 1541 al 1718 constano di filze 21, comprendenti le relazioni sulle cause civili e criminali, sugli "autos de fè" nonchè le corrispondenze e i carteggi relativi.

    Se si dovesse porre questa domanda ai sardi, pochi, forse pochissimi saprebbero rispondere. Eppure, sul finire dell'anno 1668, questi ebbe il suo momento di gloria. Gloria, si fa per dire, e resiste ancora oggi al suo paese natale, Gadoni.

    Sono passati quasi quattro secoli, ma gli anziani del piccolo borgo barbaricino, tramandano con orgoglio le gesta di questo loro compaesano.

    Se infatti la domanda fosse posta ad un ragazzo di Gadoni, questi saprebbe individuare il personaggio e risponderebbe con orgoglio: «quello che uccise il Viceré».

    Un giorno si chiese ad una persona anziana: «ricorda come si chiamava quel tale che riusciva a centrare una mela posta sul capo di una donna?».

    «Marc'Antonio Ghiani». Rispose con sicurezza e poi aggiunse: «non era una mela ma una brocca piena d'acqua. Sparava da quella roccia della montagna di fronte, "a balla sola" e faceva sempre centro. Ha ucciso anche il Viceré. L'hanno ingaggiato perché sapevano che non avrebbe fallito; quando però il Viceré fu ucciso "Sa Giustizia" ha subito pensato a Marc'Antonio, ma lui aveva un alibi di ferro. Prima di partire per Cagliari, ebbe un alterco con un suo fratello nella piazzetta del paese, di fronte a molte persone (naturalmente tra fratelli erano d'accordo). Il pomeriggio Marc'Antonio con diverse mute di cavalli predisposte lungo il tragitto da coloro che avevano tramato di uccidere il Viceré, raggiunge Cagliari uccide il Viceré e la mattina seguente è di nuovo a Gadoni usufruendo degli stessi cavalli».

    Si dice che abbia sparato al Viceré mentre apriva la bocca per mangiare una caramella o un dolcetto: un solo colpo.

    L'anziano racconta il fatto come se lo vivesse in prima persona, con enfasi, infatti, eliminare il Viceré, significava togliere di mezzo uno che gravava il popolo con le tasse, un conquistatore, un "istranzu" e Marc'Antonio per lui era un eroe.

    Il giorno successivo all'uccisione del Viceré a Gadoni si celebrava la festa di San Nicola (festa introdotta nel paese dai frati Minori che si erano insediati in località "Su Ennalini" e che da allora è detta appunto Santu Nicolau: 1663) ed il Ghiani per dare più credito al suo alibi osò, rischiando non poco, baciare una piccola croce d'oro, che una nobil donna portava al collo con una catenina, esclamando ad alta voce, in modo che tutti sentissero: "Cristo, dove ti trovo ti bacio".

    Ciò "avvenne all'uscita della messa nella piazza della chiesa "La nobildonna denunziò il Ghiani per l'affronto subito e così questi ottenne lo scopo che si era prefisso.

    Cos'era una denunzia in confronto al delitto di Lesa Maestà di cui poteva essere accusato?

    Non si sa se la nobil donna fosse pur ella d'accordo con i congiurati, ma è da supporre.

    Pare di vederlo questo killer correre con il suo cavallo in quella notte di luglio del 1668, lungo le pianure del Campidano e poi su per i monti della Barbagia...

    L'anziano aggiunge anche che quella era una notte di luna piena e che molti pastori abbiano visto il Marc'Antonio nella corsa sfrenata e abbiano intuito che qualcosa di grave fosse accaduto, ma nessuno a Gadoni osò parlarne.

    Leggendo però i documenti sui fatti avvenuti in Sardegna in quel lontano 1668, si trova traccia di questo personaggio.

    Ricordiamo che la notte tra i 20 ed il 21 del mese di giugno di quell'anno fu ucciso a Cagliari Don Agostino di Castelvì Marchese di Laconi, Prima Voce dello Stamento Militare.

    Esattamente un mese dopo, il 21 di luglio, venne ucciso il Viceré di Sardegna Don Emanuele de Los Cobos Marchese di Camarassa.

    Per comprendere questi avvenimenti è necessario ricordare che la Sardegna, in quel periodo, era sotto la dominazione spagnola; che alla morte di Filippo IV di Spagna il regno passò nelle mani del figlio Carlo II di soli quattro anni; che la madre, Arciduchessa Marianna d'Austria ne assunse la Reggenza.

    Luigi XIV Re di Francia, approfittando di questa situazione, attacca la

    Spagna costringendola quindi ad intervenire per difendere i suoi tenitori.

    Questo, come è facile capire, comporta per la Corona di Spagna enormi sforzi finanziari.

    La Regina, di conseguenza, è costretta a chiedere nuove tasse ai suoi sudditi e quindi ai Sardi.

    Il Marchese di Camarassa, che rappresenta gli interessi della Corona nell'Isola, interviene presso gli Stamenti perché concedano il "Donativo", ma i Sardi, soprattutto la nobiltà ed il clero oppongono una tenace resistenza.

    Si crea una specie di partito di opposizione a questa richiesta, a capo del quale vi è Don Agostino di Castelvì Marchese di Laconi. Mentre sono a favore i Villamar.

    Il Marchese di Laconi per decisione di questo gruppo di opposizione, viene mandato a Madrid a perorare la causa dei Sardi.

    Ma la mediazione del Marchese non riesce a strappare alcuna concessione dalla Corona.

    Non solo non sortì alcun beneficio, ma creò dei forti dissapori tra il Marchese di Laconi ed il Viceré, il quale, a causa dell'opposizione di Don Agostino di Castelvì, non aveva potuto essere sollecito come avrebbe voluto verso Marianna d'Austria, sua Regina.

    Un altro fatto importante per comprendere i fatti, avvenne qualche tempo prima della morte di Don Agostino di Calstelvì Marchese di Laconi.

    Mentre egli si trovava a Madrid per perorare la causa dei Sardi, Donna Francesca Zatrillas Marchesa di Siete Fuentes, sua moglie e nipote (era figlia di una sua sorella) intreccia una relazione amorosa con un giovane Capitano di 24 anni, Don Silvestre Aymerich figlio della Contessa Villamar.

    Gli amanti, pare, abbiano cercato di sbarazzarsi del Marchese con il veleno (così testimonia la domestica Vara, la quale dice che la Marchesa Donna Zatrillas la incaricò di contattare il paggio Antonio Uda per procurare il veleno da somministrare al Marchese), ma poiché la cosa non riuscì per motivi vari, Don Silvestre Aymerich pensò di "risolvere il problema" in altro modo.

    Pare che Don Silvestre Aymerich si sia recato a Gadoni per parlare al Marc'Antonio Ghiani che egli conosceva molto bene per averlo avuto come suo soldato nella Campagna di Sicilia alla quale aveva egli partecipato con una compagnia di uomini.

    Tale visita, si legge, è avvenuta ai primi di giugno del 1668, quindi quindici o venti giorni prima che il Marchese di Laconi fosse ucciso.

    Sicuramente Don Silvestre Aymerich conosceva bene questo infallibile tiratore per averlo visto all'opera nella Campagna di Sicilia cui il Ghiani aveva partecipato.

    Vi si legge anche che Don Silvestre Aymerich, sempre ai primi di giugno del 1668, nel rientrare da Gadoni portò con sé il Marc'Antonio a Cagliari.

    Ma allora la storia delle mute di cavalli di cui i gadonesi conservano memoria è una esagerazione oppure il Ghiani fu il killer di entrambi gli omicidi?

    Sapendolo esperto tiratore è più logico pensare che abbia ucciso il Viceré. Lo fa supporre anche il fatto che il Marchese di Camarassa quando venne ucciso era nella sua carrozza con tutta la famiglia e che, nonostante il mezzo fosse in movimento, solo il Viceré fu colpito a morte: gli altri rimasero praticamente indenni.

    Don Agostino di Castelvì invece era a piedi e contro di lui furono sparati diversi colpi di arma da fuoco che non lo uccisero sul colpo perché i sicari lo finirono a pugnalate, come dice il verbale stilato la mattina del 21 giugno 1668.

    Si è propensi a credere che quanto si tramanda a Gadoni sulla morte del Camarassa risponda a verità e che sia stato veramente il Ghiani l'autore del delitto.

    Si resta in dubbio per l'omicidio del Marchese di Laconi anche se sugli atti vi si legge: "Y los omicidas fueron el mismo Don Silvester, Marc'Antonio, Antiogo, y Lucifero Guiane, germanos della villa de Gadoni".

    Certamente questi fratelli Ghiani dovevano essere poco di buono: "Hombres de Gadoni que llaman comunemente hermanos quiani" e anche: Los hermanos Guiani mataron Joachin de Pau, presbitero de la villa de Ussasay... con arquibusadas e piedradas...".

    Il Marchese di Tutavilla conte di San Germano che ha sostituito il Camarassa, nell'intento di far ricadere tutte le colpe sulla nobiltà Sarda ostile alla Corona, oltre ad annullare i processi istruiti in precedenza, ha concesso amnistie per tutti i reati commessi fatta eccezione per quello di Lesa Maestà.

    Questo fatto può aver indotto molti, compreso il Ghiani, a confessare cose anche false per compiacere al nuovo Viceré e allo stesso tempo avere salva la vita.

    È una storia molto complessa quella degli omicidi del Marchese di Laconi e del Viceré Camarassa.

    Moltissimi Sardi illustri e non, sono stati messi a morte e hanno patito per questi fatti.

    Una lapide ricorda ancora questa triste pagina di storia della nostra isola.

    "Para nota de infamia, de que fueron trajdores al rey nuestro senor, Don layme Artal de Castelvì, Marq.s era De Cea; Donna Francisca Cedrella que fue Marquesa de Siete Fuentes; Don Antonio Brondo; Don Silvestre Aymerich; Don Francisco Cao; Don Francisco Portogues; Don Gavino Grixoni come reos del crimen de lesa magestade par homicidas del Marq.s De Camaraca Virrey de Cedern, fueron condenados a muerte, perdida de benes, y de honores, demolidas sus casas conservando en su ruina eterna ignominia de su nefanda memoria; y por ser en este sitio la case donde se cometio delicto tan atroz a' veyente y uno de iulio de mil seiscientos sesenta y octo, se erigio este epitaphio".
     
    .
  12. SaCraba
     
    .

    User deleted


    ^_^ una storia interessante.. grazie stramaioni...

    ps: quella lapide dove la misero??..

    :lol: spero abbiano messo anche una lapide in onore dell'impavido killer Marco Antonio Ghiani

    solo per queste due azioni griderei " Santo subito" :D
    CITAZIONE
    Si dice che abbia sparato al Viceré mentre apriva la bocca per mangiare una caramella o un dolcetto: un solo colpo.

    ed il Ghiani per dare più credito al suo alibi osò, rischiando non poco, baciare una piccola croce d'oro, che una nobil donna portava al collo con una catenina, esclamando ad alta voce, in modo che tutti sentissero: "Cristo, dove ti trovo ti bacio".

     
    .
  13. stramaioni
     
    .

    User deleted


    Per la lapide non saprei , ma di certo e' una data immemorabile per la sardegna in riferimento anche alla cacciata dei piemontesi.

    Io la indicherei come una delle cose che i sardi dovrebbero andare orgogliosi. Io da Gadonese lo sono non poco.
    Chi sara' il prossimo ????
    Majstu Ghiani ada a torrare ?
     
    .
  14. suonosardo
     
    .

    User deleted


    X ELCERDEA. Al momento non ti so dire altro a proposito di Alcalà de Henares, dovessi trovare qualcosa te lo farò sapere, promesso ;)
    X Stramaioni. Interessante questa storia, su chi dovrebbe essere il prossimo avrei la mia idea ma è meglio che non lo dica ^_^
     
    .
  15. ELCERDEA
     
    .

    User deleted


    Santu como custu Ghiani, Deo puru tenzo idea di chie potzat essere, non unu peroe, tenzo ammancu deighi numenes pro nche li dare a Ghiani... o chentu!!! :ph34r: :ph34r: :ph34r:
     
    .
93 replies since 29/9/2009, 13:34   5756 views
  Share  
.