Giudicato d'Arborea-Curatoria di Meana

pillole di storia

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  1. SaCraba
     
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    da: Meana,radici e tradizioni. Amministrazione comunale di Meana Sardo 1989

    di Giuseppe Luigi Nonnis

    Il Giudicato d'Arborea.Meana capitale di Curatoria.

    (....)

    Il Giudicato di Arborea è un piccolo stato ,aperto sul mare della Sardegna occidentale: occupa infatti la costa che da Capo Pecora porta fin oltre Capo Mannu e si addentra a cuneo nel cuore della Barbagia comprendendo nei territori più interni,il Mandrolisai,la Barbagia di Ollolai e quella di Belvì,che comprende Meana ancora ruolo di zona di confine,questa volta con la parte settentrionale del Giudicato di Cagliari.

    Il Giudice,detto anche regolo, ha la sua capitale in Oristano,ma la corte è spesso itinerante nelle terre dello stato arborense.
    Lo stato risulta amministrativamente diviso in tredici curatorie,ma il dato sarà suscettibile di modificazioni durante i secoli di indipendenza giudicale; i documenti più antichi riferiscono dell'esistenza ,tra le altre,della curatoria detta Barbagia di Meana.La curatoria comprende generalmente un territorio omogeneo all'interno del quale vi sono diversi insediamenti umani che spesso hanno assunto le proporzioni di una villa retta da un Majore,capo degli Juratos.Lacuratoria meanese comprende,oltre il capoluogo,anche le ville di Bilby (Belvì) che in tempi successivi acquisterà il rango di centro più importante,di Aricio (Aritzo) e Gadoni.....

    A capo della curatoria vi è un curatore affiancato dall'assemblea dei majores de villa. La carica di curatore è estremamente importante: può essere ottenuta da un maiorale,un aristocratico,per nomina diretta del Giudice,su Judike . Il curatore che può anche arrivare ad assumere le funzioni di Judike de fattu,reggente del regno,resta in carica per un periodo ,determinato da alcuni studiosi,vedi il Besta,in due anni.


    Arborikesus ,Curator de Barbaria de Meana.

    "......Io Barisone,re d'Arborea,seguendo per quanto mi è possibile le pie orme degli avi e di mio padre,col permesso di mia moglie,la regina Agalbursa,dei nostri vescovi Mariano Zorraki di Terralba e Comitano Pais di Ales per la redenzione delle nostre anime e di quella dei nostri congiunti concediamo ,doniamo,consegnamo al Monastero di Montecassino la chiesa di San Nicola di Gurgo con tutte le sue pertinenze....".
    E' l'anno 1182,il giudice Barisone è ormai stanco e prossimo alla morte che lo coglierà nei primi mesi del 1185 dopo una vita spesa a tentare di unificare la Sardegna in un unico regno."Gravati dal peso del peccato occorre che ci si affretti a donare ai poveri di Cristo i mezzi di sussistenza", quasi ammonisce se stesso.Ma il tono non tragga in inganno: non si tratta di un testamento spirituale,ma di un atto politico visto che la donazione comporta la condizione che l'Abbazia cassinense invìi tre o quattro monaci che siano letterati,così che se dovesse essere necessario possano essere eletti vescovi o arcivescovi,siano anche in grado di trattare gli interessi del regno arborense sia presso la curia romana che la corte imperiale o in qualsiasi altro consesso.

    Che si tratti di un documento politico ci viene confermato dal fatto che sono presenti in quantità di garanti oltre i due già citati vescovi e il Majore de Bujakesos - sovraintendente alle finanze - anche otto curadores: tra questi Orzacor de Lacon Arborikesus,curador de Barbaria de Meana che fa parte della Corona de Logu ed ha approvato la legittimità di questa alienazione.(....)

    In un anno imprecisato al termine del XII secolo,il priore del monastero di Bonarcado decide di ripartire con equità col giudice arborense i servi "ki amos in pare in Barbaria" (che insieme possediamo in Barbagia). Orzoco de Lacon Arborakesus è il primo testimone di questa operazione che oggi ci appare incredibile.Ma il nostro curatore è uomo del suo tempo ed il suo concetto di eguaglianza riguarda solo l'equa ripartizione dei servi.. ..Questi nostri sfortunati antenati meritano di essere ricordati: tra essi vi sono certamente i primi meanesi che la storia ha voluto ricordare; si tratta di persone umili,certo sofferenti per la dura condizione della loro vita.Per questo meritano più attenzione di tanti "grandi della storia".
    "...la chiesa si prese Gunnare Cosi e Saragino Mula e il fratello Goantino, Trogodori Sporzoro,Maria Markella,Pisana Lassa,Trogodorio Marki e Gianni il fratello.Orzoco Lassu e Orabona,Furada Zipula e Erradore il figlio; Costantino Marki e Orzoco suo figlio; Pietro Zipula e Saragina Copatu,Giusta Zuncla,Vera Zolumba,Maria Sigale con i suoi tre figli; Orzoco Sigale e Orzoco suo figlio; Maria Camisa,Vera Markella e suo fratello Sissi; Sinnada figlia di Gavina Capigla; Costantino Osai,Vera Calle con due sue figlie,Orzoco Bateri,Iorgi Talu,Nastasia Urkale e la figlia di Gianni Saltone; Guantino de Puzu; Furadu Sadeli figlio di Mariano Sadeli.Vanno anche alla chiesa Gavino Capigla e sua nipote Anige in cambio del figlio di Mariano Sadeli...."......

    Gli Aragonesi in Sardegna .

    Nel 1297 il papa Bonifacio VIII che intende riequilibrare alcune faccende mediterranee dopo la guerra del "Vespro" ,nomina il sovrano d'Aragona Giacomo II, re di Sardegna e di Corsica.Un'infeudazione oltremodo gradita perchè consente al monarca barcellonese di aggiungere un ulteriore tassello nella "ruta de las islas", una strada marittima che porta verso l'oriente ,metà finale e mai raggiunta dall'espansionismo catalano.

    Il regno è tuttavia solo un documento diplomatico: occorre conquistarlo.Ciò avviene solo quando nel 1326 le armate aragonesi entrano nel castello di Cagliari dopo aver avuto ragione delle resistenze pisane.Si concretizza così l'occupazione militare e politica di una parte dell'Isola che diviene il regno di Sardegna con forte caratterizzazione feudale,un'organizzazione politica che ricaccerà l'Isola a livelli economici da Alto Medioevo.

    Le cose potrebbero a questo punto andare abbastanza lisce per Giacomo II se nella stessa isola non vi fosse ,insieme ad alcuni territori in mano ai genovesi,anche il piccolo ma ben organizzato e indipendente Giudicato d'Arborea all'interno del quale,come sappiamo,vive la comunità meanese.
    Le ostilità fra i due regni non scoppiano subito,ma è evidente un'immediata situazione di malessere.Infatti già a partire dal 1328 una parte non rilevante delle popolazioni che vivono nei territori occupati dallacorona d'Aragona comincia a migrare nel Giudicato d'Arborea e tende a concentrarsi nelle zone interne.Numerosi villaggi vengono abbandonati con preoccupazione degli Aragonesi che vedono fuggire forza lavoro oltre i confini.

    I fuggiaschi sono spesso esponenti di una categoria di majorales, "liberi ad equo", ricchi di bestiame e terre,fieri della loro indipendenza.Essi non accettano si sottostare al feudatario aragonese ed abbandonano anche con i servi,ai quali sono legati da vincoli di solidarietà spesso cementate da generazioni,le terre ormai infeudate. Tale esodo è favorito dalla legislazione arborense che riconosce alla proprietà solo carattere patrimoniale,ma non diritti feudali.Per di più a partire dal 1355,la guerra è già in atto da un anno,il giudice d'Arborea Mariano IV abolisce qualsiasi forma di servitù nei territori del suo regno.Non si dimentica del resto che le ostilità fra i due regni segnano e per lungo tempo ,un forte vantaggio militare per i Sardi di Arborea che conquistano progressivamente la quasi totalità dell'isola rioccupando quindi i patrimoni terrieri già infeudati dagli Aragonesi e raccogliendo ,fatto forse unico nella storia più antica dell'Isola,il favore di tutti i Sardi.(.....)..

    Il trattato del 1388.La partecipazione all'accordo della comunità di Meana.

    Siamo ora nell'anno 1388.Sul trono giudicale siede Eleonora d'Arborea che governa perconto del figlio Mariano V.Sul trono aragonese è salito da appena un anno Giovanni I il Cacciatore.Da oltre un trentennio la Sardegna è devastata dalla guerra che oppone gli Arborensi agli Aragonesi.In questi anni sono morti due giudici d'Arborea: Mariano IV portato via dalla peste quando le sue bandiere dominavano ormai sulla quasi totalità dell'Isola ed Ugone III,Signore di Sardegna,ucciso in un'oscura congiura di palazzo.

    Dal canto loro le armi palate del re d'Aragona si sono dovute inchinare nella battaglia campale di Oristano,alle bandiere arborensi,perdendo in combattimento il De Luna uno fra i più esperti generali catalani.Racconta lo Zurita,storico aragonese: " Il giudice d'arborea (Mariano IV), uscito con la guardia reale oristanese che non era meno numerosa dei nostri soldati,si scagliò con tale impovviso furore contro l'esercito reale che lo scompaginò e lo sbaragliò e furono così uccisi Don Pedro De Luna,Don Filippo suo fratello e molti altri cavalieri....".

    Appaiono pertanto giustificabili il bisogno e l'urgenza di giungere ad una pace o almeno ad un armistizio fra i due contendenti.La pace verrà siglata a Cagliari dai plenipotenziari delle due parti,ma prima di questo atto il testo del Trattato viene sottoposto all'approvazione di tutti gli abitanti dei territori in mano agli Arborensi,vale a dire la quasi totalità dell'Isola.
    Oggi possediamo ancora questo documento ,un rotolo di pergamena lungo nove metri e largo più di mezzo metro,in una copia autentica redatta a Cagliari e risalente al 1390. Grazie ad esso siamo in grado di sapere che anche a Meana vi è un'assemblea che discute ed approva il piano di tregua tra i due belligeranti.E' il 14 gennaio del 1388.Partecipano a quell'incontro forse riuniti come è usanza in quell'epoca,nella navata centrale della parrocchia di S. Bartolomeo,il majore de villa ,che possiamo definire con qualche approssimazione il sindaco,Mariano de Ligia e con i giurati Suachesu Carta,Pietro Pelle e Giovanni Caponi ed ancora Pietro de Naitan,Gonario Urru,Pietro Lepori,Barisone Seche e Guantino Tacula,tutti abitanti di Meana.

    Dieci giorni dopo questo evento memorabile,ma non unico nella storia giudicale,rappresentanti e procuratori di tutte le ville,le curatorie,le contrade e le terre del giudicato d'Arborea sono riuniti in Oristano nel refettorio del convento di S.Francesco: attendono la stipula del trattato di "pace felice" per l'isola di Sardegna tra "l'eccellentissimo principe e signore signor re Giovanni d'Aragona e la magnifica ed egregia signora donna Eleonora per grazia di Dio Giudicessa d'Arborea.
    Si può supporre che non manchi tra i presenti nel refettorio di S.Francesco la rappresentanza meanese.Forse vi è lo stesso Mariano de Ligia,ma appare plausibile che non sia solo .D'altra parte il documento di cui stiamo trattando avverte che non erano assenti nemmeno i pastori di bestiame.Un'annotazione non irrilevante se si tien conto che queste persone vivevano per la maggior parte della loro vita nelle campagne,lontani dai centri abitati.Si vuole insomma dire che la partecipazione popolare a questo trattato è veramente totale,forse un segno di reale volontà di pace; più probabilmente pesa l'esigenza di Eleonora di avere dalla sua tutto il popolo, compresi i pastori,in un momento complesso della storia sarda.

    Intanto nel castello di Cagliari i plenipotenziari di Eleonora,Leonardo vescovo di Santa Giusta e Comita Pancio notaio di Oristano firmano il trattato.E' presente ,prigioniero degli Aragonesi,Brancaleone Doria marito di Eleonora.Egli si confessa econ lui il governatore catalano,plenipotenziario reale. Perez de Arenos.Insieme si comunicano dividendo l'ostia consacrata e reciprocamente giurandosi ,a voce e per iscritto,di osservare i patti.Tutto inutile: un anno dopo la guerra riprenderà.

    continua....

    Edited by SaCraba - 17/2/2010, 15:13
     
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  2. SaCraba
     
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    continua....

    La battaglia di Sanluri.Ultimo atto del Giudicato di Arborea.


    Morta Eleonora,anche lei uccisa dalla peste.Non sopravvissuto a lei il figlio Mariano V,la corona de Logu individua e nomina giudice d'Arborea Guglielmo III visconte di Narbona,un francese la cui nonna è Beatrice d'Arborea. Una scelta ineccepibile,ma politicamente non troppo accorta.Attorno a Guglielmo la compattezza dei Sardi conosce una crisi di cui è immediatamente consapevole Martino il Vecchio ,Re d'Aragona.

    Lo scontro fra i due eserciti avviene nel giugno del 1409 nella piana di Sanluri.Questa volta sono i Sardi d'Arborea ad essere battuti dopo una dura battaglia .E' una sconfitta gravissima,gran parte del territorio giudicale cade in mano degli Aragonesi,la stessa città di Oristano è costretta ad aprire le porte ai vincitori che per altro troveranno ad attenderli meno di seicento persone per fare "omagia fidelitatis" .

    Degli antichi territori giudicali restano liberi solo la Barbagia di Ollolai ,il Mandrolisai,la Barbagia di Belvì.Meana appartiene con pieno diritto a quest'area resistenziale antiaragonese. Il giudicato viene comunque ricostruito nei territori centrosettentrionali dell'isola: si parte dalla Barbagia di Belvì,un cuneo all'interno del regno di Sardegna in mano agli Aragonesi, per poi giungere alle coste settentrionali dell'isola; Olbia e Sassari sono i centri più importanti.La resistenza degli Arborea dura fino al 1420,quando Guglielmo cede ad Alfonso il Magnanimo in cambio di centomila fiorini d'oro qualsiasi pretesa d'indipendenza del giudicato d'Arborea: è la fine del disegno politico ,iniziato da Mariano IV, di rendere unita ed indipendente la Sardegna.

    I Sardi vengono immediatamente tassati per versare i centomila fiorini a Guglielmo III tornato in Francia: è anche un segno che ci apre un nuovo capitolo per la storia sarda e per Meana.

    Non credo sia fuori luogo concludere questo capitolo ricordando quanto aveva scritto Federico da Foligno nel 1303 a Giacomo II d'Aragona.Era costui un monaco,confessore del Giudice Giovanni d'Arborea:

    " I Sardi sono come pecore senza pastore e benchè tra di loro vi siano alcuni più importanti nei quali si riconosce tutto il popolo,tuttavia la loro inesperienza e la reciproca invidia impediscono che si possa governare senza fazioni questo popoli...."

    In fondo,prosegue il dabben frate,basterà blandire qualcuno dei capi per governare su tutti i Sardi.

    Da quella lettera passeranno ancora 117 anni per conquistare la Sardegna ed un enorme dispendio di energie per gli Aragonesi che definiranno la guerra contro l'Arborea "pozo sin fondo" . Lo stesso Martino il giovane, vincitore di Sanluri ed erede al trono, morirà in Cagliari appena un mese dopo la battaglia.

     
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  3. Montearcosu
     
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    grande nonnis...
     
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2 replies since 15/2/2010, 18:37   522 views
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