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Gratia.
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Il Mattino, 15 agosto 2007
I DUE FAMOSI Bronzi di Riace erano forse tre. È questa l'ipotesi che
si fa strada a 35 anni dal ritrovamento dei due guerrieri greci,
avvenuto il 16 agosto 1972 nel mare di Riace, a un centinaio di chilometri da
Reggio Calabria. L'ipotesi di una terza statua è legata alle scoperte
di un ricercatore di Vibo, Giuseppe Braghò, secondo il quale mancano
vari reperti che erano con i bronzi. Ma soprattutto una foto inedita
mostrerebbe la presenza di una statua diversa da quelle che conosciamo.
Sulla vicenda indaga la magistratura e Braghò ha indicato ai
carabinieri il nome di una persona che all'epoca casualmente avrebbe assistito
alla trafugazione di uno scudo e una lancia e che è pronta a
testimoniare. Ma non è tutto, perchè Braghò è venuto in possesso anche delle bobine
registrate con la voce di un uomo che nel 1981 sosteneva di essere
stato il mediatore tra emissari del Getty Museum americano, interessati a
reperti archeologici venuti in possesso di alcuni pescatori. Il fatto,
se fosse vero, sosterrebbe la tesi, peraltro sempre rigettata dal Getty
Museum, che alcuni reperti archeologici legati ai Bronzi di Riace
abbiano preso la via dell'America.
Ogni cosa andrà dimostrata, naturalmente. Ma della storia dei Bronzi di
Riace molte domande sono ancora senza risposta. Perfino il
ritrovamento delle due statue da parte del turista romano Stefano Mariottini, sub
dilettante che trascorreva le vacanze a Riace, fu messo in discussione
da quattro ragazzi del posto che dicevano di averle avvistate per
primi. La storia finì in tribunale e vinse Mariottini.
Secondo gli esperti, le due statue forse facevano parte di un gruppo di
bronzi collocato nella piazza principale di Argo, un monumento agli
eroi che fallirono nella conquista di Tebe, e ai loro figli che
riuscirono poi nell'impresa. Ma che ci facevano i Bronzi nel mare di Calabria?
Il ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli ha appena dato il via
libera a una spedizione scientifica per verificare che cosa c'è sotto i
fondali di Riace.
http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=32858
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Bronzi di Riace, forse ce n’era un terzo
l'Arena, 15 agosto 2007
ARCHEOLOGIA. UNO STUDIOSO CALABRESE SOSTIENE CHE UNA FOTO SCATTATA
ALL’EPOCA MOSTRASSE UN ALTRO GUERRIERO. IL COINVOLGIMENTO DEL GETTY
MUSEUM
I due famosi Bronzi di Riace erano forse tre. È questa l’ipotesi che si
fa strada a 35 anni dal ritrovamento dei due guerrieri greci, avvenuto
il 16 agosto 1972 nel mare di Riace, a un centinaio di chilometri da
Reggio Calabria. L’ipotesi di una terza statua è legata alle scoperte di
un ricercatore di Vibo, Giuseppe Braghò. Una foto inedita mostrerebbe
la presenza di una statua diversa da quelle che conosciamo. Sulla
vicenda indaga la magistratura e Braghò ha indicato ai Carabinieri il nome
di una persona che all’epoca avrebbe assistito alla trafugazione di uno
scudo e una lancia e che è pronta a testimoniare.
Braghò è venuto in possesso anche delle bobine registrate con la voce
di un uomo che nel 1981 sosteneva di essere stato il mediatore tra
emissari del Getty Museum, interessati a reperti archeologici venuti in
possesso di alcuni pescatori. Tesi sempre rigettata dal Getty Museum.
Molte domande sono ancora senza risposta. Ad esempio, non è chiaro da
dove provenissero. Forse un porto greco, ma quale? E dove erano diretti?
Perfino il ritrovamento delle due statue, il 16 agosto ’72, da parte
del turista romano Stefano Mariottini, sub dilettante che trascorreva le
vacanze a Riace, fu messo in discussione da quattro ragazzi del posto
che dicevano di averle avvistate per primi. La storia finì in tribunale
e vinse Mariottini.
Erano statue di straordinaria bellezza, forse del V secolo a.C. Alte 2
metri e 1,98 , raffigurano due guerrieri nudi. Secondo gli esperti, le
due statue forse facevano parte di un gruppo di bronzi collocato nella
piazza principale di Argo, un monumento agli eroi che fallirono nella
conquista di Tebe, e ai loro figli che riuscirono poi nell’impresa.
Qualche dubbio potrebbe toglierlo un’indagine approfondita sulla
presenza di materiali metallici rilevata nel 2004 da una nave americana nella
zona del ritrovamento. Torniamo al terzo bronzo. Secondo la
ricostruzione di Braghò, Mariottini, in una relazione del 17 agosto 1972, parlava
di «un gruppo di statue» e affermava che «le due emergenti
rappresentano due figure maschili nude... sono di colore bruno scuro (...) e si
conservano perfettamente, il modellato è privo di incrostazioni
evidenti». «A parte lo scudo che non c’è più - sottolinea Braghò - c’è una foto
inedita che mostra un bronzo totalmente irriconoscibile per le
incrostazioni, mentre le due statue sono definite dallo stesso Mariottini senza
incrostazioni, anzi con modellato pulito.
http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=32860
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I bronzi di riace: le altre verità
“I Bronzi: le altre verità”, questo il titolo del libro edito dal
Sig.re Giuseppe Braghò che gentilmente ci concede il permesso di
pubblicare questa recensione della Sua opera.
Leggendo tra le righe di questo volume, si evince immediatamente la
personalità dell’Autore, un uomo che, di mestiere non fa il giornalista
né l’investigatore, ma segue con determinazione un argomento che lo
affascina e lo incuriosisce cioè il ritrovamento dei Bronzi di Riace e dei
misteriosi contorni che attorniano questa vicenda.
Il libro consta di una prima fase ove il narratore descrive gli
avvenimenti secondo un criterio storico così come oggi è conosciuto, mentre,
in un secondo momento il racconto assume un aspetto più tecnico
corredato da numerosi documenti. In una terza fase nasce l’inchiesta che si
conclude con una riflessione sul potere del “sistema” e la sua volontà
di occultazione alla conoscenza pubblica.
Dal libro riportiamo inoltre la frase dell’Autore Giuseppe Braghò: “
Mi piacerebbe cantar una canzone intelligente, che segua un filo logico
portante, e che sia piena di bei ragionamenti, insomma una canzone
intelligente che spieghi un po’ di tutto, o di niente…” .
Recensione
(per una maggiore comprensione degli avvenimenti, si rimanda al
ritovamento “ufficiale”)
http://itinerari.vacanzecalabria.biz/edito...e-altre-verita/
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I Bronzi di Riace
corrispondono a due statue di bronzo provenienti dalla Grecia di
estrema rarità. Risalgono presumibilmente al V secolo a.C e furono
rinvenute a Riace, in provincia di Reggio Calabria nel 1972. Attualmente i
Bronzi di Riace sono conservati presso il museo Nazionale della Magna
Grecia sito in Reggio Calabria.
Studio sui Bronzi di Riace
A seguito del loro ritrovamento, molti furono gli studi che vennero
fatti su questi due componenti bronzeii. Secondo alcuni studiosi, le due
opere potrebbero provenire da due epoche ben distinte. Una risale
infatti al 460 a.c mentre il secondo trent’anni dopo. Per quanto riguarda
lo studio artistico, possiamo dire che risulta magnificente la
rappresentazione della muscolatura che donano all’osservatore una sensazione di
potenza.
Personaggi
Di fronte all’identità dei personaggi raffigurati nei Bronzi di
Riace, ci troviamo anche qui di fronte ad un bivio. E’ certo comunque che si
tratti di Divinità o di Eroi in quanto il materiale utilizzato, il
bronzo, risultava essere molto pregiato e costoso. Inoltre in quel
periodo, questa tipologia di opere veniva realizzata per doni verso città che
riscontravano in esse luoghi di culto od omaggi verso divinità.
Ritrovamento
I bronzi vennero ripescati a Riace (Reggio Calabria) il 16 Agosto del
1972 dal giovane sub Stefano Mariottiche, immersosi a 300m dalla costa
e trovandosi ad una profondità di circa 8m ritrovava casualmente le
due sculture. Al sommozzatore infatti, apparve il braccio sinistro di uno
dei due corpi, mentre le restanti parti, vennero riportate alla luce
dal nucleo di sommozzatori dei carabinieri i quali gonfiarono un grosso
pallone allaggiato alle statue per riportarle in superficie. A primo
impatto, vennero ripulite dalle alghe e dalle incrostazioni formatesi sui
Bronzi di Riace, mentre per un più accurato restauro, vennero inviate
al centro di Restauro in Toscana. Da questo rilievo, apparve subito che
il braccio destro della statua B, su cui era attaccato uno scudo,
venne saldato in epoca successiva. A seguito di un’ancor più accurata
supervisione, vennero ritrovati elementi diversi dal bronzo tra cui argento
per i denti e per le ciglia, avorio e calcare per gli occhi, rame
per le labbra. Al termine di tale lavoro, le due statue vennero
esposte nel 1980 al museo Archeologico di Firenze come omaggio al centro di
Restauro. Attualmente le statue vengono conservate ad una temperatura di
21/23 C° con un grado di umidità del 40-50 %.
http://itinerari.vacanzecalabria.biz/reggi...ronzi-di-riace/
. -
enotrius.
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Buonasera ai sostenitori di questo interessante Forum.
Sono Giuseppe Braghò, autore dell'inchiesta giornalistica sui "misteri" attorno ai Bronzi di Riace. E' un autentico, stimolante piacere argomentare con chi ama e sopratutto difende le proprie "radici", senza le quali, non si "vola".
La vostra memoria storica mi appartiene, cosi come a voi appartiene quella della Calabria. Il patrimonio culturale assume identità e pertinenza comune, insomma.
La vicenda Bronzi non è affatto misteriosa: banalmente, è solo frutto di malcostume, contro il quale ogni custode delle suddette radici dovrà diventare ferro di lancia al fine di un riscatto onorevole per la Cultura, intesa attiva, propedeutica, e non fosco strumento d'innesco per servaggi partitici: ma, tanto succede e non di rado. L'inviolato (per 35 anni) Archivio Storico del Museo Nazionale di Reggio Calabria ha "custodito", tra propri grigi faldoni, la Verità Vera, quella sacra e popolare e di spettanza globale. Ho avuto buona sorte nell'esaminare e pubblicare carte incredibili e sconcertanti: l'ho fatto anche in vostro nome. Ho appreso alfine (documentalmente) come le statue rinvenute non siano state due, ma "un gruppo", come al braccio sinistro di una di esse fosse presente uno scudo e, per concludere, ho letto in fumoso impianto di due elmi. Tutto questo ben di Dio, a Reggio non vedo nel lattescente salone che espone, a stregua di feticci, i due capolavori. Dov'è? Il ministro Rutelli sostiene in prima persona la mia causa, pur con imbarazzo comprensibile provocato dal fatto che molti attori e figuranti dell'affaire sono stati e sono proprio homines blasonati, patrizi (alcuni) della Cultura di Stato. Come finirà? Il sostegno di voi tutti è determinante: aiutate a che non debba morire, al solito, la Verità.
Per saperne di più, visitate il sito www.prhotographers.it/articoli/bronzidiriace.htm
Ritenetemi a vostra disposizione per eventuali approfondimenti e grazie per avermi sin qui letto.
giuseppe braghò. -
.
Giuseppe benvenuto, da collega ricercatore e da fratello SHAKALASA!
Se vuoi puoi postare quanto scritto nelle SEZIONE ARCHEOLOGIA e STORIA, facendo un COPIA-INCOLLA di quanto hai postato qui... naturalmente se vuoi avviare una discussione, che a noi farebbe veramente piacere. Puoi intitolarla BRONZI di RIACE (giusto epr essere un poco... originali! )
bene enidu, benvenuto (come si dice in Calabro-sakalasa?)
SHAR. -
Gratia.
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Buonasera Prof. Braghò,
congratulazioni per il lavoro svolto!
I Bronzi, come i Giganti di Monte Prama, sono Patrimonio Culturale Universale.
Affinche la Verità veda la luce del sole, concordo con Lei, dobbiamo essere tutti uniti.
Il link esatto è questo:
http://www.photographers.it/articoli/bronzidiriace.htm
Segnalerò questo sito anche in altri forum.
Buon lavoro e buon Tutto.
Un caro saluto ed una stretta di mano!
Maria Grazia
. -
luca pagni.
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Grazie Maria Grazia,
sono Luca Pagni il curatore della pagina web
http://www.photographers.it/articoli/bronzidiriace.htm
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BRONZI RIACE: RICERCATORE, SCUDO VENDUTO PER SEIMILA DOLLARI
STORIA RICOSTRUITA IN UN LIBRO, C'E' ANCHE RUOLO 'NDRANGHETA
(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 21 MAG - Fu venduto ad un emissario americano di un importante museo per un importo di seimila dollari, a fronte dei venticinquemila chiesti, lo scudo appartenuto ad uno dei Bronzi di Riace e scomparso, insieme ad una lancia, al momento del ritrovamento delle statue avvenuto nel 1972.
I particolari della vendita dello scudo sono contenuti nel secondo libro sui Bronzi di Riace scritto dal ricercatore Giuseppe Bragho', che sara' pubblicato dalla casa editrice Pellegrini, in vendita nelle librerie a partire dal 23 giugno 2008.
Sulla scomparsa della lancia e dello scudo e' attualmente in corso un'indagine dei carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico, coordinata dalla Procura della Repubblica di Locri.
Nel libro di Bragho' si fa riferimento anche al fatto che lo scudo fu trattenuto da esponenti della 'ndrangheta che successivamente lo vendettero, attraverso un intermediario, ad un museo americano che pago' la somma di seimila dollari. La vendita dello scudo - secondo quanto rivela il ricercatore vibonese - avvenne a Roma in un ristorante gestito da un cittadino americano.
''La 'ndrangheta - sostiene Bragho' - trattenne lo scudo che fu venduto in un secondo tempo, sempre tramite un intermediario, ad un importante museo americano. Un elmo fini' invece ad un archeologo ma su questa vicenda preferisco mantenere ancora il riserbo perche' sto facendo ancora delle verifiche''.
Bragho', nel corso delle sue ricerche, ha raccolto la testimonianza di una donna
che vide il ritrovamento dei reperti ed il furto dei due oggetti appartenuti ai Bronzi.
Il racconto della testimone e' stato acquisito anche dai carabinieri che indagano sulla vicenda.(ANSA).
LE
21-MAG-08 10:49
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ZCZC668/SXR
Giustizia, Criminalità --> Criminalità Organizzata Arte, cultura, intrattenimento
R SPE S0B S41 QBXU
BRONZI RIACE:RICERCATORE,RUOLO 'NDRANGHETA SCOMPARSA REPERTI (ANSA)
- REGGIO CALABRIA, 14 MAG -
Anche le cosche della 'ndrangheta
ebbero un ruolo nella scomparsa di alcuni oggetti appartenuti ai Bronzi di Riace.
E' quanto emerge dal secondo libro del ricercatore vibonese, Giuseppe Bragho',
che sara' nelle librerie dal 23 giugno prossimo e che racconta le vicende relative al furto di uno scudo e di una lancia appartenuti ai Bronzi. Bragho', nel suo primo
libro, sostiene, attraverso documenti e testimonianze, che con i due guerrieri, trovati nel 1972 nelle acque di Riace, c'erano anche una lancia ed uno scudo e probabilmente anche un elmo.
Il ricercatore non esclude anche l'ipotesi dell'esistenza di una terza statua.
Sul presunto furto e' attualmente in corso una indagine dei Carabinieri del
nucleo di tutela patrimonio artistico che e' coordinata dalla Procura della Repubblica di Locri.
''La 'ndrangheta - afferma Bragho' - trattenne per se' semplicemente uno scudo che fu venduto in un secondo tempo, sempre tramite un intermediario. Un elmo ando' a un archeologo ma su questo ultimo argomento preferisco ancora mantenere un assoluto
riserbo perche' sto effettuando delle ulteriori veriche.
La 'ndrangheta si interesso' della cosa non potendo fare a meno di notare l'eccessivo interesse subacqueo che si svolgeva, sin dal febbraio del 1972,
proprio nel mare di localita' Agranci di Riace''.
Sulla scomparsa della lancia e dello scudo appartenuti ai Bronzi il ricercatore vibonese ha anche raccolto il racconto di una testimone, sentita anche dai magistrati di Locri, che vide il ritrovamento delle statue.
Il racconto della testimone e' contenuto nel nuovo di libro di Bragho'.
''Tutto inizio' - prosegue il ricercatore - per un fortuito episodio.
Nella rete di alcuni pescatori del posto rimase, infatti, impigliato qualcosa di strano che non era un pesce. Da quel momento, piu' e piu' persone si interessarono alla caccia al tesoro.
Ma quando ci fu l'intervento dei militari della Guardia di Finanza la 'ndrangheta non si occupo' piu' della vicenda.
Non era conveniente,infatti,avere tra i piedi i militari''.
(ANSA).
LE14-MAG-08 14:00 NNNN
____________
http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=41540
ZCZC143/SXR Arte, cultura, intrattenimentoR SPE S0B S41 QBXU
BRONZI RIACE: RICERCATORE; ALTRI REPERTI, INTERVENGA BONDI (ANSA)
- REGGIO CALABRIA, 13 MAG -
Delle anomalie metalliche, probabilmente dovute alla presenza di altri reperti archeologici, sono state riscontrate nei pressi della zona di ritrovamento dei Bronzi di Riace, avvenuta nell'agosto del 1972, nel corso di accertamenti compiuti dal Servizio Tecnico dell'Archeologia Subacquea del Ministero dei Beni Culturali.
A renderlo noto e' il ricercatore Giuseppe Bragho', che ha scritto un libro dal titolo 'I Bronzi: le altre verita''. Bragho', che sta per pubblicare la seconda parte del libro che sara' nelle librerie dal 23 giugno, ha denunciato anche la scomparsa di una lancia e di uno scudo appartenuti ai Bronzi.
Sulla vicenda e' in corso una indagine dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Artistico coordinata dalla Procura di Locri.
''Ho chiesto - ha detto Bragho' - un incontro con il neo Ministro Sandro Bondi affinche' vengano compiuti accertamenti piu' approfonditi al largo di Riace.
Le anomali metalliche riscontrate potrebbero essere dovute a dei rifiuti
ma non e' escluso che ci possano essere anche altri reperti archeologici.
E' indispensabile, quindi, che vengano compiute delle ispezioni marine
per accertare in modo inequivocabile di cosa si tratta''.(ANSA).
__________________________
(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 2 LUG
Un testimone avrebbe assistito al furto
di alcuni materiali appartenuti ai Bronzi di Riace.
Il testimone, sulla cui identita' viene mantenuto il massimo riserbo,
e' stato individuato dal ricercatore vibonese Giuseppe Bragho' che nei mesi scorsi,
dopo una ricerca durata qualche anno, ha denunciato il furto di un elmo, di una lancia ed uno scudo appartenuti alle due statue.
Bragho' ha segnalato la testimone ai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico di Cosenza che stanno indagando sulla scomparsa dei reperti.
Il testimone, secondo quanto si e' appreso da Bragho', avrebbe assistito accidentalmente al recupero dei bronzi ed alla scomparsa di alcuni reperti.
Il racconto del testimone,che pare sia ricco di particolari utili per le indagini, e' stato acquisito dai carabinieri.
Nei mesi scorsi gli investigatori hanno acquisito dal ricercatore vibonese
una serie di fotografie e documenti dai quali emergerebbe che al momento del ritrovamento dei Bronzi di Riace, avvenuto 35 anni fa, con le due statue c'erano anche due scudi, una lancia e probabilmente anche un terzo 'guerriero' che pero' sono spariti.
La documentazione e' stata raccolta da Bragho' nel corso di ricerche compiute negli anni scorsi nell'archivio storico di Reggio Calabria.
''L'episodio raccontato dal testimone - ha detto il ricercatore Vibonese -
non e' l'unico ad essere avvenuto.
Pare che i furti siano stati diversi, svolti da personaggi disparati''.
Nelle settimane scorse Bragho' e' stato ricevuto da Silvana Rizzo, consulente culturale del Ministro Rutelli.
''Concretamente nel corso dell'incontro - ha aggiunto Bragho' - e' stato proposto un imminente, successivo incontro tra i vertici nazionali inquirenti finalizzato a fare il punto sulla vicenda. Tra l'altro mi hanno risposto positivamente alla richiesta
sulla pronta disponibilita' di una nave scientifica da ricerca, missione finalizzata ad analizzare la qualita' delle 'anomalie metalliche riscontrate nel 2004 nelle
adiacenze delritrovamento dei Bronzi e mai finora approfondite''.(ANSA).
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http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=27672
http://www.calabrialinks.net/portal/module...le=print&sid=96
Vibo Valentia, 16 feb. (Apcom) -
Lancia e scudo di uno dei due Bronzi di Riace furono venduti a emissari del museo
Getty di Los Angeles. Questa la testimonianza del giornalista Rai Franco Bruno in una intervista pubblicata oggi da Il Quotidiano della Calabria.
La storia dei Bronzi è tornata d'attualità da qualche tempo, dopo che il Ministero dei Beni Culturali ha deciso di interessarsi ad un libro-dossier ("I Bronzi- l'altra
verità") scritto da uno studioso calabrese, Giuseppe Braghò.
Secondo il Quotidiano, qualche settimana fa il Ministro Rutelli avrebbe anche trasmesso il dossier alla Procura.
Bruno, nell'intervista, afferma che nel 1981 incontrò un mediatore di reperti, il quale affermava di aver trafugato uno scudo ed una lancia di uno dei Bronzi. A Bruno, il mediatore fece vedere due fotografie, una dello scudo ed una della lancia, affermando di averli trafugati e poi offerti agli emissari del museo Getty.
"Una volta trasmessi i servizi- ricorda Bruno al Quotidiano- scoppiò l'inferno".
Il giornalista fu convocato da un giudice e formalmente indagato dopo la deposizione.
"L'avvocato - ricorda ancora - è riuscito a convincere il giudice sul fatto che non fossi tenuto a rivelare la mia fonte e da allora non ne ho saputo più nulla...
Dopo qualche tempo, trovandomi a Roma, sono andato dal comandante dei carabinieri.
Ho chiesto se fossero stati al museo Getty ad indagare: lui disse di no, che erano in pochi, che non potevano concentrarsi solo su questo".
Quanto alle foto, il trafugatore non permise al giornalista di fare riprese né copie.
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Gratia.
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Facce di bronzo – personaggi & figuranti a Riace
Il volume scritto dal Prof. Giuseppe Braghò ed edito da Luigi Pellegrini, Editore di Cosenza, sarà distribuito in libreria dal prossimo 15 luglio 2008
Un credibile atto d’accusa fondato soprattutto su una considerevole quantità d’inediti e sconcertanti documenti indagati presso l’Archivio Storico del Museo Nazionale Archeologico di Reggio Calabria, che fanno risaltare senza veli l’inattendibilità di Stefano Mariottini, scopritore “ufficiale” delle statue, del Soprintendente Giuseppe Foti e di personaggi vicini ai due primi attori. Altre insospettabili figure, appartenenti alla Cultura di Stato, avrebbero per varie ragioni partecipato alla “messa in scena”.
Il subacqueo romano incassò - prove alla mano - il premio di rinvenimento grazie a un espediente. Giuseppe Braghò riferisce i particolari resi dalla supertestimone (la quale ha già deposto presso il Magistrato inquirente di Locri) presente al momento del furto di scudo e lancia appartenuti ai Bronzi.
Ancora, racconta dei rapporti intercorsi con il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e con affermati giornalisti “inviati” per intervistarlo, senza tuttavia pubblicarne in seguito le dichiarazioni rilasciate: si suppone che in realtà ci fossero i Servizi dietro alcuni cronisti, “delegati” a carpire i segreti del ricercatore, il quale a ogni buon conto non ha “esposto” le riservatezze originate da due anni di personali investigazioni. L’ipotesi che qualcosa d’importante relativa ai Bronzi di Riace possa essere custodita presso un’impenetrabile residenza americana prenderebbe rilievo.
Intrighi che avrebbero visto coinvolti, oltre Paul Getty e Jiri Frel, curatore del Museo di Malibu, i vertici dell’ENI di quegli anni. Il Presidente Sandro Pertini, secondo il giornalista della RAI Franco Bruno era a conoscenza della sconcertante vicenda: cosa spinse il Quirinale al silenzio?
L’autore traccia il secondario ruolo della ‘ndrangheta, presunta responsabile della vendita di alcuni reperti trafugati.
Braghò riporta, fin nei minimi dettagli, le singolari relazioni intercorse con il Consigliere culturale del Ministro e l’imbarazzo dello stesso per l’enigmatica situazione di esponenti istituzionali coinvolti – a titoli diversi – nella vicenda.
Comunica, ancora, il buon esito dei preliminari d’indagine svolti dal professor Claudio Mocchegiani Carpano - direttore dello STAS - sulle famose “anomalie metalliche” presenti nelle adiacenze del ritrovamento delle due celebri statue, prospezioni caldeggiate dall’autore della dirompente inchiesta presso l’ex Ministro e preludio di prossimo scavo mirato. Lo studioso critica il “consiglio” del Consigliere di Rutelli: riferire alla Stampa la conferma dell’esistenza delle anomalie avrebbe causato il blocco delle ricerche.
Perché il veto? Chi o cosa bisognava proteggere? Perché il Mibac ha eretto un muro di silenzio? Il mare di Riace restituirà altre statue scampate ai furti? Chi ha il terzo Bronzo, scomparso, per come si deduce dai documenti restituiti dall’Archivio del Museo di Reggio Calabria? Perché Stefano Mariottini si rifiuta di fornire spiegazioni? “Parlerò solo con i giudici e i Carabinieri”, afferma. Quali segreti mantiene ancora gelosamente Giuseppe Braghò? E’ lo stesso a comunicare che, per prudenza, custodisce intriganti informazioni riservate. Come si regolerà con l’intricata vicenda il neo Ministro Sandro Bondi, al quale lo studioso vibonese ha chiesto un incontro “senza veli e proibizioni”? Un autentico giallo, con reali possibilità di clamoroso epilogo.
http://www.2duerighe.com/rubriche.php?ID=3...ore=news&Art=vs
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luca pagni.
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Facce di bronzo – personaggi & figuranti a Riace
http://www.pellegrinieditore.it/Index.html
Il Prof. Giuseppe Braghò ha completato “Facce di bronzo – personaggi & figuranti a Riace”.
Il volume edito da Luigi Pellegrini Editore di Cosenza
sarà presentato alla stampa
presso la sede della Pellegrini Editore
giovedì 24 luglio 2008 alle ore 11
via De Rada 67/c 87100 Cosenza
INFO al tel. 0984. 795065
Un credibile atto d’accusa fondato soprattutto su una considerevole quantità d’inediti e sconcertanti documenti indagati presso l’Archivio Storico del Museo Nazionale Archeologico di Reggio Calabria, che fanno risaltare senza veli l’inattendibilità di Stefano Mariottini, scopritore “ufficiale” delle statue, del Soprintendente Giuseppe Foti e di personaggi vicini ai due primi attori. Altre insospettabili figure, appartenenti alla Cultura di Stato, avrebbero per varie ragioni partecipato alla “messa in scena”. Il subacqueo romano incassò - prove alla mano - il premio di rinvenimento grazie a un espediente. Giuseppe Braghò riferisce i particolari resi dalla supertestimone (la quale ha già deposto presso il Magistrato inquirente di Locri) presente al momento del furto di scudo e lancia appartenuti ai Bronzi.
Ancora, racconta dei rapporti intercorsi con il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e con affermati giornalisti “inviati” per intervistarlo, senza tuttavia pubblicarne in seguito le dichiarazioni rilasciate: si suppone che in realtà ci fossero i Servizi dietro alcuni cronisti, “delegati” a carpire i segreti del ricercatore, il quale a ogni buon conto non ha “esposto” le riservatezze originate da due anni di personali investigazioni. L’ipotesi che qualcosa d’importante relativa ai Bronzi di Riace possa essere custodita presso un’impenetrabile residenza americana prenderebbe rilievo. Intrighi che avrebbero visto coinvolti, oltre Paul Getty e Jiri Frel, curatore del Museo di Malibu, i vertici dell’ENI di quegli anni. Il Presidente Sandro Pertini, secondo il giornalista della RAI Franco Bruno era a conoscenza della sconcertante vicenda: cosa spinse il Quirinale al silenzio? L’autore traccia il secondario ruolo della ‘ndrangheta, presunta responsabile della vendita di alcuni reperti trafugati.
Braghò riporta, fin nei minimi dettagli, le singolari relazioni intercorse con il Consigliere culturale del Ministro e l’imbarazzo dello stesso per l’enigmatica situazione di esponenti istituzionali coinvolti – a titoli diversi – nella vicenda. Comunica, ancora, il buon esito dei preliminari d’indagine svolti dal professor Claudio Mocchegiani Carpano - direttore dello STAS - sulle famose “anomalie metalliche” presenti nelle adiacenze del ritrovamento delle due celebri statue, prospezioni caldeggiate dall’autore della dirompente inchiesta presso l’ex Ministro e preludio di prossimo scavo mirato. Lo studioso critica il “consiglio” del Consigliere di Rutelli: riferire alla Stampa la conferma dell’esistenza delle anomalie avrebbe causato il blocco delle ricerche. Perché il veto? Chi o cosa bisognava proteggere? Perché il Mibac ha eretto un muro di silenzio? Il mare di Riace restituirà altre statue scampate ai furti? Chi ha il terzo Bronzo, scomparso, per come si deduce dai documenti restituiti dall’Archivio del Museo di Reggio Calabria? Perché Stefano Mariottini si rifiuta di fornire spiegazioni? “Parlerò solo con i giudici e i Carabinieri”, afferma. Quali segreti mantiene ancora gelosamente Giuseppe Braghò? E’ lo stesso a comunicare che, per prudenza, custodisce intriganti informazioni riservate. Come si regolerà con l’intricata vicenda il neo Ministro Sandro Bondi, al quale lo studioso vibonese ha chiesto un incontro “senza veli e proibizioni”? Un autentico giallo, con reali possibilità di clamoroso epilogo.
Vibo Valentia, 26 giugno 2008
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BRONZI DI RIACE: IN UNA FOTO PEZZO DELLO SCUDO MANCANTE
di Massimo Lapenda
2008-09-24 11:48
REGGIO CALABRIA - Diventa sempre più intricata e misteriosa la vicenda del ritrovamento dei Bronzi di Riace. Una fotografia, scattata il giorno del recupero delle statue, dimostrerebbe, secondo il ricercatore vibonese, Giuseppe Braghò, l'esistenza di uno scudo che però non è stato mai trovato. La fotografia amatoriale è stata esposta nel corso di una mostra svoltasi quest'estate a Riace ed organizzata dalla Pro Loco.
Nel visionare le foto Braghò, autore di una ricerca e di un libro in cui si sostiene il furto di uno scudo e di una lancia appartenuti ai Bronzi, ha notato che dalla mano della statua cosiddetta 'Giovane' c'era un maniglione dello scudo che non è stato mai trovato. "Dalle foto - sostiene Braghò - si vede un oggetto che fuoriesce dalla mano sinistra del bronzo. E' facilmente intuibile che si tratta del maniglione dello scudo appartenuto alla statua e che non è stato mai ritrovato.
Dopo aver visto le foto della Pro Loco di Riace, scattate al momento del recupero delle statue, mi sono recato al Museo di Reggio Calabria e tra gli oggetti esposti, trovati con i bronzi, non c'é traccia di quell'oggetto che si vede nella fotografia". Da diverso tempo Braghò, autore di due libri nei quali si sostiene il furto di oggetti appartenuti ai Bronzi di Riace, sostiene anche che le statue erano tre e non due. A suffragare questa tesi, secondo il ricercatore vibonese, c'é una relazione fatta al momento del ritrovamento delle statue al largo delle acque di Riace.
"Nella relazione - aggiunge - si fa riferimento ad un gruppo di statue. Se fossero state solamente due avrebbero sicuramente indicato il numero preciso. E sempre nella stessa relazione vengono descritte i due Bronzi e viene scritto esplicitamente che era presente uno scudo sul braccio sinistro di una delle due statue. A supportare la tesi del furto degli oggetti appartenuti ai bronzi c'é anche la testimonianza di una donna che ho raccolto ed i cui contenuti ho diffuso nel mio ultimo libro". Sulla vicenda del presunto furto di oggetti appartenuti ai Bronzi di Riace è stata avviata anche una indagine compiuta dai carabinieri del nucleo tutela patrimonio artistico. L'attività investigativa, nata dalle ricerca di Braghò, non ha portato, almeno per il momento, a nessun esito.
http://www.ansa.it/opencms/ export/site/notizie/rubriche/inbreve/ visualizza_new.html_765023421.html
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Gratia.
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Agenzia del: mercoledì 8 ottobre 2008
Fonte: AGIM
RIACE: IL MISTERO RESISTE
La documentata ipotesi che i “bronzi di Riace” fossero tre e non due è sostenuta da molti indizi: tra i quali la sparizione di scudi, elmi e lance dei due bronzi ufficialmente ritrovati. L’attuale Soprintendente di Pompei,Giovanni Guzzo, in un rapporto ufficiale, descrisse due elmi, mai però ritrovati. Non si esclude che ci sia stato un colossale “furto su commissione da parte di un museo americano. Da Carabinieri e Magistratura si attende ormai una parola definitiva. Ed anche il comune di Riace, depredato dai due bronzi, potrebbe dire a voce forte e chiara, la sua.
http://www.iniziativameridionale.it/agenzia.asp?Id=7485. -
Gratia.
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BRONZI RIACE:TESTIMONE,METALLI IN MARE SCOPERTI DA AMERICANO
Fu un magnate americano, George Robb, a scoprire nell'agosto del 2004 la presenza di anomalie metalliche nella zona dove, al largo della costa di Riace, 35 anni fa vennero ritrovati i Bronzi. La rivelazione è stata fatta da un sommozzatore, Franco Colosimo, che era a bordo dell'imbarcazione che effettuò le rilevazioni marittime. Colosimo è intervenuto a Cosenza alla presentazione del libro 'Facce di Bronzo' scritto dal ricercatore vibonese Giuseppe Braghò ed edito dalla 'Pellegrini' . "Nell'agosto del 2004 - ha raccontato Colosimo - il magnate americ. -
Gratia.
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Quei magnifici «Bronzi di Riace» soli e abbandonati a se stessi
INCURIA NEL MUSEO DI REGGIO CALABRIA LE STATUE SONO «PARCHEGGIATE» IN UNA SALA FREDDA E POCO ILLUMINATA
Solo visitando il Museo di Reggio Calabria si possono ammirare gli splendidi «Tideo e Anfiarao», meglio conosciuti come «Bronzi di Riace», ritrovati nel 1972 nelle acque del mare calabrese di Riace Marina, sulla costa jonica.
Ma dopo aver varcato l'ingresso, già si nota qualcosa che non va e che non si era ancora visto in nessun altro museo probabilmente.
Non c'è un vigilante, una guardia giurata, qualcuno a cui chiedere informazioni. Nessuno, assolutamente nessuno. Ma come è possibile tutto questo? Più in là, solo un signore, che potrebbe essere scambiato tranquillamente per un visitatore - forse per l'assenza di una divisa che lo faccia distinguere e riconoscere come appartenente alla vigilanza - indica la biglietteria, che si trova appena lì sulla destra. Staccato il biglietto d'ingresso, una signora ti invita a prendere le scale per raggiungere il livello inferiore, dove si trovano le varie sale che custodiscono i reperti dell'arte greca e dove c'è, in particolare, la sala nella quale è possibile ammirare i «Bronzi di Riace». Cominciando a scendere, però, un orrore certamente non degno di un museo. Le pareti, già non proprio bianchissime, sono ulteriormente «ornate» da orrende scritte, in vari colori, e da alcune strane cavità, lasciate nei muri forse dopo l'estrazione di qualche scatola che stava lì a contenere qualcos'altro.
Una cosa assurda, addirittura offensiva, se si pensa al contesto nel quale ci si trova, a pochi metri da due splendidi esemplari dell'arte greca del V secolo a.C., unici al mondo, ai quali, in altre parti d'Italia (a Firenze dopo il Restauro e al Quirinale per l'esposizione voluta da Pertini nel 1981) è stato riservato un trattamento certamente diverso. E come se non bastasse, ancora un altro problema: la notizia che l'impianto di climatizzazione non funziona bene: entrati nella sala, la temperatura si abbassa rapidamente. Forse ad agosto non sarebbe stato un problema, ma a dicembre… Una volta dentro, però, ogni problema svanisce. Davanti agli occhi comincia lo spettacolo. I «Bronzi di Riace», una delle più importanti scoperte archeologiche che l'Italia possa vantare, che ha fatto il giro del mondo e che provoca ancora forti emozioni: per la magnificenza, per la bellezza che trasuda da ogni sinuosità del corpo, da ogni ricciolo della chioma di Tideo, il guerriero più giovane, la cosiddetta «statua A», definita così per distinguerla da Anfiarao, la «statua B», affascinante anch'essa, forse per il colore del bronzo, diverso dal primo. Un elemento, questo, da addebitare magari alla sua età, perché è stata realizzata 30 anni più tardi rispetto alla prima statua. Un'ipotesi, una supposizione, visto che una guida vera e propria qui non c'è.
E quando arrivano i turisti dall'estero? Ci sarà una voce guida che accompagna il loro percorso? Nemmeno questa, almeno non più, visto che c'era fino a 3 anni fa, quando a gestire il Museo non era la Kore s.r.l., ma un'altra società: la Nova Muse. E la sala? Questa sala arricchita da due tesori dal valore inestimabile? Vuota, spoglia e assolutamente deserta! Tornando al colore del bronzo, quello della «statua B» è diverso dall'altro semplicemente perché ad illuminare la «statua B» c'è un faro di luce che manca alla «statua A»: il faro ormai andato e non è stato sostituito. Basterebbe quanto finora raccontato per far riflettere sullo stato di conservazione, o di abbandono, dei «Bronzi di Riace», «parcheggiati» dal 1981 nel Museo Nazionale di Reggio Calabria, ma purtroppo c'è dell'altro. A proteggere le due statue bronzee da possibili atti vandalici o, comunque, da visitatori troppo «curiosi», nessuna separazione vera e propria, ma solo il basamento sul quale sono stati posizionati per dare loro slancio e visibilità: una scelta questa, fatta nel 1981, quando si decise di destinare i «Bronzi di Riace» al Museo dell'ex capoluogo di regione, dopo essere stati a Firenze, nel Centro di Restauro della Soprintendenza Archeologica della Toscana. Una scelta che, a quasi trent'anni di distanza, dopo i tanti gesti vandalici che troppe volte hanno offeso alcune delle nostre opere d'arte, forse avrebbe dovuto subire qualche correzione. Alla fine della visita certo dispiace dover distogliere lo sguardo da queste due bellezze, soprattutto se si incrocia poi un'imperfezione che contrasta con tale splendore. Sono quelle stesse orribili chiazze scure, evidenti segni di noncuranza, già viste per le scale, presenti anche qui, sulle pareti della sala: uno spettacolo davvero poco edificante a fare da cornice a quella che è stata una delle scoperte archeologiche più entusiasmanti del nostro secolo. Una scoperta che avrebbe dovuto contribuire al rilancio della Calabria, alla quale invece, la stessa regione non sembra aver riservato un trattamento degno del suo grande valore, artistico e storico.
06/01/2009
http://iltempo.ilsole24ore.com/spettacoli/...ti_stessi.shtml
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