La nascita della civiltà è un regalo degli alieni

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  1. Dennis seui
     
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    Grazie dei post Shardar
     
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  2. Eracle
     
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    No ti prego non linkare memphis75, a parte il fatto che ti dai la zappa sui piedi
     
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  3. shardar
     
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    mi fa piacere che ti siano garbati, seui.
     
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  4. pietrusco
     
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    volendo ravvivare questo tag, propongo un video di youtube molto interessante, che propriamamente si occupa delle religioni antiche, compresa quella di yawè, e "quant'altro", dopo la visione aspetto commenti

     
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  5. ReGufo
     
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    L'uomo e la sua evoluzione (fonte wikipedia)


    la teoria dell'anello mancante

    La locuzione "anello mancante" (in inglese missing link) nacque nel corso del dibattito evoluzionistico del XIX secolo per indicare la mancanza di rinvenimenti fossili che completerebbero le linee evolutive delle forme viventi. Nella moderna teoria evolutiva neodarwiniana tale espressione e il relativo concetto hanno, però, completamente perso il loro valore scientifico. Sopravvive ancor oggi, invece, nel dibattito parascientifico (soprattutto nelle critiche antievoluzionistiche) e, come locuzione, nella cultura popolare.
    Nel diciannovesimo secolo si aspettava la scoperta di un anello mancante tra gli umani e i cosiddetti animali "inferiori" come prova probante la teoria dell'evoluzione; tale concetto ora è stato ampiamente superato e la teoria evolutiva dei viventi si è affinata, abbandonando il pensiero di una "catena" evolutiva lineare, per utilizzare dei diagrammi "a cespuglio" dove ogni specie ed ogni popolazione diventa una forma transizionale.


    La teoria del cespuglio evolutivo

    Gli schemi mostrano la successione temporale delle varie specie di ominidi che si sono avute nel corso del tempo. Fino a pochi anni fa (e purtroppo in alcuni libri ancora oggi), il modello dell'evoluzione umana che veniva (viene) presentato era quello lineare. Tutti noi abbiamo presente infatti, l'immagine che riporta la successione di australopiteco --> habilis --> erectus --> neanderthal --> sapiens, rappresentati con una crescente statura eretta che raggiunge la perfetta verticalizzazione solo con l'ultima specie (noi). Questa vecchia visione è totalmente errata e superata. E' infatti assodato che la nostra storia è costellata di molte specie sia appartenenti al Genere Homo che Australopithecus, e che molti di questi ominidi si sono non solo succeduti nel tempo, ma anche sovrapposti. Per questo si preferisce parlare dell' evoluzione della nostra famiglia come un albero molto ramificato, praticamente un "cespuglio" anche se questo non deve portare a pensare ad un'origine di Homo sapiens con molte radici. A volte i ritrovamenti sono molto frammentari che non c'è sempre convergenza fra gli studiosi nell'attribuire il reperto ad una specie esistente o se invece, siamo di fronte ad una totalmente nuova. Questa è una delle cause che determinano modelli di cespugli variabili in alcuni particolari pur
    convergendo su molti punti della nostra evoluzione ormai assodati. Un esempio può essere il caso di Australopithecus
    africanus: alcuni collocano tale specie fuori della linea evolutiva che porterà ad Homo sapiens, per altri al contrario, viene considerato diretto discendente. Nuove scoperte inoltre, molto numerose negli ultimi venti anni, portano frequentemente a modificare i modelli evolutivi precedentemente ipotizzati.
    Gli Hominidi

    Gli Hominidae sono una famiglia di Primati, risalente al Miocene inferiore, alla quale appartiene l'uomo. Di questo gruppo fanno parte gli oranghi, i gorilla, gli scimpanzé, il genere Homo ed alcuni gruppi fossili, tra i quali gli australopiteci. Assieme agli Ilobatidi (gibboni e siamanghi) costituiscono la superfamiglia degli Ominoidi.

    Le specie più vicine all'uomo costituiscono la sottofamiglia degli ominini (Homininae). L'esatto criterio che contraddistingue gli ominini non è chiaro, ma sono incluse nella sottofamiglia le specie che posseggono almeno il 97% del DNA corrispondente al genoma umano ed esibiscono qualche capacità di linguaggio e una socialità nella famiglia e del branco.

    Vissuti da 7 a 4 milioni di anni fa: "Toumai" Sahelanthropus Tchadensis - Orrorin Tugenensis - Ardipithecus Kabadda

    SAHELANTHROPUS TCHADIENSIS è una specie di ominide risalente a 6 o 7 milioni di anni fa, cioè tra i primi antenati dell'uomo.

    ORRORIN TUGENENSIS (nome comune: Millennium man) è il nome dato ad una serie di reperti rinvenuti nel 2000 a Kapsomin (lago Baringo, Tugen Hills, Kenya) da una equipe franco-kenyota guidato da Martin Pickford e Brigitte Senut. Il record originale comprende tredici frammenti appartenenti ad almeno cinque individui: i principali sono una mandibola frammentaria (olotipo della specie), un femore ed un omero. A questi si aggiunge un molare inferiore rinvenuto nel 1974 a Cheboit. Non esistono ad oggi datazioni assolute; l’orizzonte geologico (formazione di Lukeino) in cui i reperti sono stati rinvenuti è stato datato a circa 6 M.a..

    ARDIPITHECUS RAMIDUS KADABBA visse 5.8 - 5.2 Mya nella regione dell'Awash Medio, in Etiopia. Kadabba in lingua Afar significa "antenato primordiale" e sarebbe una sottospecie o una variante di Ardipithecus ramidus. Presenta un'interessante commistione tra caratteristiche umane e scimmiesche rendendo i resti di difficile classificazione filogenetica. Questi comunque mostrano molte analogie con Ardipithecus ramidus, ma con dentatura più simile a quella delle scimmie. Sono presenti caratteri dentari e postcranici molto primitivi che rendono tale specie molto vicina alla divergenza tra la linea che porterà all'uomo e quella che porterà allo scimpanzé.



    Vissuto 4.5 milioni di anni fa: Ardipithecus Ramidus

    Il merito della scoperta va a Tim White e a due suoi allievi, Berhane Asfaw e Gen Suwa. I resti ritrovati di Ardipithecus ramidus (ARA-VP siti 1, 6 e 7) risalgono a circa 4 milioni e mezzo di anni fa. Si tratta di 17 individui differenti. Tra i fossili i denti di diversi individui, una parte della mascella inferiore di un bambino, i frammenti di un cranio e parti delle ossa del braccio di tre individui differenti. Le ossa delle articolazioni superiori, in particolare, rivelano delle caratteristiche anatomiche più vicine ai Primati non umani che al genere Homo. Si tratta in effetti di una specie molto prossima alle scimmie, nell'aspetto come nelle abitudini. Recenti scoperte hanno permesso di porre questa specie in continuità filogenetica con il Genere Homo, dunque Ardipithecus sarebbe, in senso evolutivo nostro diretto antenato.



    Vissuto tra 3 e 1,8 milioni di anni fa: Australopithecus Garhi

    E' una specie, ora estinta, di Ominidi del genere Australopithecus. Le sue caratteristiche anatomiche e le rudimentali capacità tecnologiche desunte dai manufatti contestualmente rinvenuti, per complessità precedentemente ascritti solamente a specie del genere Homo, lo pongono come possibile prima comparsa umana sul pianeta.Nella zona del fiume Awash nella depressione desertica dell'Afar, in Etiopia, dov'erano già stati scoperti i resti dell'Australopithecus afarensis, sono stati trovati dei resti fossili risalenti a 2,5 milioni di anni fa. L'essere a cui i resti appartengono è stato chiamato Australopithecus garhi, dove la parola "garhi" nella lingua afar ha il significato di "sorpresa".Artefatti in pietra lavorata simili a quelli della tecnologia olduvaiana furono ritrovati assieme ai fossili di A. garhi e datati tra 2,5 e 2,6 milioni di anni. Questi utensili paiono più antichi di quelli utilizzati dall' Homo habilis, ritenuto un possibile antenato diretto dei moderni hominini. Questi utensili piuttosto grezzi mancano ancora delle tecnica che si sarebbe vista nelle più tarde forme dell' Olduvaiano e dell'Acheuleano. Nella zona del fiume Awash nella depressione desertica dell'Afar etiopico, Jean de Heinzelin, dell'Institut Royal des Sciences Naturelles de Belgique, ha scoperto numerosi resti di animali con evidenti segni lasciati da utensili. S'ipotizza così che A. garhi avesse già quelle prerogative del genere Homo, come la macellazione sistematica delle prede, che non si ritenevano esistenti prima di 1,8 milioni di anni fa. Ulteriori ritrovamenti a Bouri, in Etiopia, hanno rilevato circa 3.000 utensili in pietra datati a circa 2,5 milioni di anni fa, in piena epoca "australopitecina".



    Vissuto tra 2,8 e 1 milioni di anni fa: Australopithecus Afariensis

    L'Australopithecus afarensis è una specie, ora estinta, di Ominidi del genere Australopithecus. La specie fu identificata a seguito di una serie di ritrovamenti di fossili nella regione di Afar in Etiopia da parte di Donald Johanson e della sua squadra, nella prima metà degli anni settanta.Nel 1973 Donald Johanson rinvenne i resti del corpo di un Australopithecus - dal latino australis, "sud", e dal greco p?????? (pithekos= scimmia) - comprendenti parti di entrambe le gambe, inclusa un'articolazione, risalenti a 3,4 milioni di anni fa. Originariamente sembrava che il fossile riguardasse un individuo giovane, ma successivamente si scoprì che si trattava di un adulto.

    Il 30 novembre del 1974, ad Afar in Etiopia, Yves Coppens, Donald Johanson, Maurice Taïeb e Tom Gray rinvennero i resti di un esemplare di femmina adulta dell'età apparente di 25 anni, vissuta almeno 3,2 milioni di anni fa. La chiamarono Lucy, in onore della canzone Lucy in the Sky with Diamonds dei Beatles, mentre in amarico è nota come Dinqinesh, che significa "Tu sei meravigliosa". Il suo nome in codice è A.L. 288.I resti comprendevano il 40% dello scheletro. Particolarmente importanti l'osso pelvico, il femore e la tibia, perché la loro forma lascia pensare che questa specie fosse bipede.Era alta 1,07 metri, piuttosto piccola per la sua specie, e pesava probabilmente tra i 29 e i 45 kg. Questa piccola donna ha denti simili a quelli umani, ma il cranio è ancora scimmiesco, con una capacità cranica tra i 375 e i 500 cm3. Morì sulle rive di una palude, probabilmente di sfinimento, e fortunatamente nessun predatore ne sbranò i resti, disperdendone le membra, così che il corpo, sommerso dal fango, nel corso dei millenni si fossilizzò fino a diventare roccia. Dopo milioni di anni il suo scheletro è ritornato alla luce intatto e ci offre una preziosa testimonianza sulla costituzione fisica degli ominidi di quel periodo.Pur essendo perfettamente adatta alla locomozione bipede, conduceva ancora una vita in parte arboricola. Si può pensare che salisse sugli alberi per cercare rifugio dai predatori o per trascorrere la notte. Era più piccola del maschio. Si pensa che avesse una vita sociale e vivesse in un gruppo formato da adulti e giovani.I suoi denti erano adatti a un'alimentazione onnivora, basata sulla raccolta di vegetali e la cattura di insetti e lucertole.[senza fonte] Secondo altre fonti, mentre in passato si riteneva che la dieta degli Australopitecini gracili consistesse in parte di carne, anche sulla base dei ritrovamenti di accumuli di ossa, più di recente tali accumuli sono stati attribuiti all'attività di Homo habilis. I loro grandi molari indicano che mangiavano cibi abbastanza duri, probabilmente erba o semi di cereali. Lo spessore dello smalto indica anch'esso che mangiavano cibi duri.Nel 1975 fu fatto un altro ritrovamento più consistente. Si trattava di 13 individui differenti di tutte le età, risalenti ad almeno 3,2 milioni di anni e quindi "coevi" di Lucy. Le dimensioni di questi esemplari variavano considerevolmente, al punto tale da indurre alcuni scienziati a pensare che si trattasse di due o tre specie diverse. Donald Johanson, diversamente, sostenne che tutti i fossili appartenevano alla stessa specie, in cui il maschio è molto più grande della femmina. Altri invece pensavano che l'esemplare più grande appartenesse ad una primitiva specie di Homo habilis.Una scoperta interessante venne fatta nel 1978 da Paul Abell a Laetoli in Tanzania. Il ricercatore scoprì due serie di impronte, più una terza su cui vi sono delle incertezze, risalenti ad almeno 3,7 milioni di anni. Le due coppie di orme presentavano delle differenze sostanziali nelle dimensioni, fatto che secondo alcuni ricercatori, confermerebbe lo spiccato dimorfismo sessuale esistente negli Australophitecus. La falcata ci indica un'altezza compresa tra il 1,2 m e 1,4 m.Alcuni paleontologi assegnarono le orme di Laetoli all'Australopithecus afarensis. Tra questi vi furono Suwa e White, che partendo dalle ossa dei preumani di Hadar, ricostruirono un piede in scala e trovarono che si adattava perfettamente alle orme. Per altri due paleontologi, Tobias e Clarke, queste impronte erano compatibili con un piede il cui alluce era divaricato, simile a quello dell'Australopithecus africanus. Bisogna tener presente che il luogo in cui sono state rinvenute le orme è distante 1.500 km da Hadar.La formazione di questo "fossile indiretto" ebbe origine dalla sovrapposizione di uno strato di cenere, formatosi dall'eruzione del vulcano Sadiman, su un terreno molto secco. Su questo agirono delle piogge molto fitte che conferirono alla superficie una straordinaria plasticità, necessaria affinché ne rimanesse il calco una volta calpestata. Sotto l'azione del sole il terreno subì un processo di essiccazione e solidificazione aumentato dalla presenza di carbonati nella polvere vulcanica.Del 1991 è il ritrovamento di fossili riconducibili all'Australopithecus afarensis avvenuto in Etiopia ad opera di Bill Kimbel e Yoel Rak. La loro età è di 3 milioni di anni. Si tratta di un teschio completo al 70% appartenente ad un grosso maschio adulto. Ad oggi è il più completo di questa specie. Il volume dell'endocranio è di 550 cm3, molto grande rispetto agli altri crani ritrovati. Questa differenza così marcata fornirebbe un'ulteriore prova del loro dimorfismo sessuale.

    Selam (DIK-1/1), che in amarico significa "pace", è il nome dato allo scheletro fossile di una giovane femmina di circa tre anni. Di Selam sono stati ritrovati numerosi reperti in buono stato di conservazione: il cranio quasi completo, il torso, le scapole e buona parte parte delle gambe.Selam è stata scoperta il 10 dicembre 2000 dal paleoantropologo etiope Zeresenay Alemseged del Max Planck Institute, presso il villaggio di Hadar sulle colline di Dikika, nella depressione dell'Afar in Etiopia, poco a sud del fiume Awash. Questa zona del nord-est dell'Etiopia è particolarmente ricca di fossili e il sito si trova a soli quattro chilometri dal luogo dove 26 anni prima era stata ritrovata Lucy, tanto che la stampa dell'epoca aveva subito soprannominato Selam come "la figlia di Lucy".In realtà lo studio delle ceneri vulcaniche che ricoprivano i fossili ha permesso di datare i reperti tra 3,35 e 3,31 milioni di anni: Selam risale a circa 120.000 anni prima di Lucy, il che ne fa il più antico scheletro di infante di ominide finora ritrovato. Prima di Selam lo scheletro infantile più antico apparteneva a un uomo di Neanderthal (vissuto in Europa tra 130.000 e 30.000 anni fa) e per questo la scoperta di Selam è considerata di grande importanza tra i ricercatori.Il primo reperto ritrovato fu il cranio, mentre lo scheletro si trovava inglobato in sedimenti di gres che hanno richiesto cinque anni di lavoro per portarlo alla luce. Il suo buono stato di conservazione è legato al fatto che esso fu rapidamente ricoperto di sedimenti a causa di un'inondazione, il che ha permesso la sua conservazione per oltre tre milioni di anni. Non è ovviamente noto se Selam fosse già morta al momento del'inondazione.L'annuncio della scoperta, frutto della collaborazione tra il Max Planck Institute e l'Università di Addis Abeba, fu dato il 20 settembre 2006 su Scientific American e la descrizione il giorno seguente su Nature.Lo scheletro di Selam permette di confermare le conoscenze già acquisite relativamente alla locomozione bipede degli australopitechi: la conformazione delle spalle e delle dita mostra che Selam si arrampicava agilmente sugli alberi per raccoglierne i frutti e si spostava prevalentemente su di essi, mentre quella del ginocchio le permetteva di camminare in posizione eretta, anche se non di correre. Questo tipo di locomozione "mista" era ben adattato all'ambiente dell'epoca, fatto di foreste e praterie, ma anche ricco di paludi come dimostrano i ritrovamenti di fossili di coccodrilli e ippopotami.Nel 2011 Carol Ward (Università del Missouri), Donald Johanson e William Kimbel (Università dell'Arizona) annunciarono con un articolo sulla rivista Science[16] il ritrovamento ancora presso Hadar di un osso completo del quarto metatarso del piede appartenuto ad un Australopithecus afarensis, databile attorno ai 3,2 milioni di anni, la stessa datazione dello scheletro di Lucy. La sua conformazione ad arco, simile al corrispondente osso del piede umano, è compatibile con la deambulazione in posizione eretta, perché conferisce al piede elasticità sufficiente almeno a camminare a grandi falcate.Il ritrovamento conferma l'ipotesi che gli Afarensis fossero parzialmente dei bipedi terrestri circa 1,2 milioni di anni prima del'Homo erectus.



    Vissuto tra 2,4 e 1,5 milioni di anni fa: Homo Habilis

    L'Homo habilis è una specie di ominide del genere Homo, apparsa nel Pliocene. L'Homo habilis è vissuto da circa 2,4 milioni a 1,5 milioni di anni fa. Le prime scoperte su questa specie vennero fatte dai coniugi Leakey nei primi anni sessanta nella gola di Olduvai in Tanzania. Questo luogo si è rivelato particolarmente importante per il numero di frammenti ossei rinvenuti negli anni, appartenenti a molte specie diverse. Tra queste vi sono le tracce di alcuni ominidi che già due milioni di anni fa dimostravano di avere capacità "umane". Vicino ai loro resti sono stati trovati moltissimi manufatti di pietra dalla fattura elementare. Per questo motivo si sono meritati l'appellativo di "habilis".Dotato di una capacità cranica di circa 600-750 cm3, Habilis utilizzava i suoi strumenti per uccidere e squartare le carcasse di animali. Tali manufatti erano ancora abbastanza primitivi, ma il fatto che tali ominidi li costruissero implica delle importanti considerazioni:

    Habilis prefigurava la necessità futura di tali oggetti;Habilis sapeva scegliere i materiali disponibili per costruirli;Habilis possedeva l'abilità manuale e cognitiva per realizzarli secondo necessità.

    Si ritiene che l' Homo habilis fosse in grado di padroneggiare gli utensili di pietra del primo Paleolitico. Si trattava degli utensili più avanzati mai usati, e diedero all'H. habilis la capacità di prosperare in un ambiente ostile, in precedenza troppo pericoloso per i primati.È ancora controverso se l' H. habilis sia stato il primo ominide in grado di padroneggiare gli utensili di pietra, poiché fossili di Australopithecus garhi, datati 2,5 milioni di anni fa, sono stati ritrovati con frammenti di utensili in reperti più antichi di almeno 100.000-200.000 anni dell'H. habilis.La maggior parte degli esperti sostiene che l'intelligenza e l'organizzazione sociale dell' H. habilis fosse più sofisticata di quella degli australopitecidi e degli scimpanzé. Eppure, nonostante l'utilizzo di strumenti, l'H. habilis non era un abile cacciatore rispetto ad altre specie, poiché le tracce fossili hanno mostrato che, nella sua dieta, mancavano predatori di grandi dimensioni come il Dinofelis, un felino con i denti a sciabola delle dimensioni di un giaguaro. Sembrerebbe quindi che l' H. habilis utilizzasse gli utensili soprattutto per strappare la carne della preda, piuttosto che per difesa o per cacciare.L' H. habilis era forse l'antenato del più avanzato Homo ergaster, che a sua volta fu l'antenato dell' Homo erectus. Continuano ad esserci dibattiti sulla tesi che l'H. habilis sia stato o meno un diretto antenato dell'uomo, e vi sono anche dubbi che tutti i fossili noti siano stati attribuiti correttamente a questa specie.L' Homo habilis coesisteva con altri bipedi primati - come il Paranthropus boisei - alcuni dei quali prosperarono per millenni. Tuttavia l' H. habilis, forse a causa dell'utilizzo di utensili e per la sua dieta meno specializzata, divenne il precursore di un'intera linea di nuove specie, mentre il Paranthropus boisei e le specie correlate scomparvero.La classificazione dell' H. habilis nel genere Homo è tuttora controversa: alcuni paleontologi preferiscono parlare di Australophitecus habilis. Come l'Homo rudolfensis, l'H. habilis mancava di molte caratteristiche tipiche degli ominidi più evoluti, come le ossa delle anche più strette per camminare meglio per lunghe distanze, un sistema di sudorazione più sofisticato, un canale del parto più stretto, gambe più lunghe delle braccia ed era probabilmente ancora abbastanza performante sugli alberi.



    Vissuto tra 2 e 1 milioni di anni fa: Homo Ergaster

    L'Homo ergaster (capace di attività lavorativa) visse probabilmente tra i due milioni ed un milione di anni fa. Si stabilì in molte zone del continente africano, comprese tra l'Africa orientale ed il Sudafrica. Forse condivise alcuni di questi luoghi con altre specie, come l'Homo habilis, che 1,8 milioni di anni fa era ancora presente presso la Gola di Olduvai.La sua corporatura, dimensioni e proporzioni, era simile alla nostra, mentre la distanza dagli australopitechi e dagli altri Homo era abbastanza marcata. "Turkana boy", il Ragazzo di Turkana, reperto (KNM-WT 15000), lo scheletro di un bambino di 10 anni è la prova più importante. La corporatura di questo bambino corrispondeva a quella di un ragazzo moderno più grande di 1 o 2 anni (più in basso nel testo). Il volume encefalico dell'Homo ergaster era maggiore che negli altri ominidi, che in alcuni casi meglio conservati è: 804 cm³, 850 cm³ e 900 cm³. In termini relativi questo risultato va ridimensionato. Il cervello dell'Homo ergaster cresce in proporzione al corpo, quindi non si verifica nessun progresso significativo rispetto all'Homo habilis. Tuttavia si verificò un notevole balzo in avanti delle capacità cognitive.Secondo alcuni questo cambiamento fu maggiore nei maschi che nelle femmine, soprattutto riguardo al senso dell'orientamento, alla capacità di ricordare luoghi o la posizione degli oggetti. Tuttavia, nonostante avesse imparato molte cose in più rispetto ai predecessori, l'homo ergaster non aveva ancora imparato ad utilizzare i vestiti, quindi viveva ancora completamente nudo.

    I resti fossili più importanti di Homo ergaster sono principalmente due. Tutti e due sono stati scoperti in Kenia, tra il 1975 e il 1984. Il secondo, scoperto nei pressi del Lago Turkana, è composto da uno scheletro di un bambino di circa dieci anni, (KNM-ER 3733 e KNM-WT 15000). Tali resti risalgono ad un periodo compreso tra gli 1,8 e i 1,6 milioni di anni fa, mentre altri fossili dello stesso periodo sono stati attribuiti ad Homo erectus (OH 9 e OH 12).KNM-ER 3733. Scoperto da Bernard Ngeneo nel 1975 a Koobi Fora in Kenia. L'eta stimata è di 1,7 milioni di anni. La scoperta straordinaria consiste in un cranio molto completo. Il volume del cranio è di 850 cm³., e il teschio completo è molto simile all'uomo di Pechino. La scoperta di questo fossile nello stesso strato di ER 406 (Australopithecus boisei) diede il colpo di grazia all'Ipotesi dell'unica Specie: l'idea cioè che ci poteva essere un'unica specie di ominidi in ogni punto della storia.KNM-WT 15000, detto "Turkana Boy" o Ragazzo di Turkana. Scoperto da Kamoya Kimeu (della èquipe di Richard Leakey) nel 1984 a Nariokotome vicino al Lago Turkana in Kenia. Questo è uno scheletro completo di un bambino di 11 o 12 anni, l'unica grande omissione sono le mani e i piedi. (Molti scienziati pensano che gli Erectus maturassero più in fretta degli uomini moderni, e "Turkana Boy" quindi avrebbe in realtà soltanto 9-10 anni). È il più completo scheletro di H. ergaster conosciuto, ed è anche uno dei più vecchi, 1,6 milioni di anni. Il volume del cranio era di 880 cm³, ed è stato stimato che potesse diventare 910 cm³ da adulto. Il ragazzo era alto 1,60 m e sarebbe diventato 1,85 m da adulto. Questa è un'altezza sorprendente, indica che molti Erectus potevano essere più grandi degli uomini moderni. Ad eccezione del teschio, lo scheletro è molto simile ad un ragazzo moderno, sebbene potesse avere delle piccole differenze.L'Homo ergaster sembra essere stato carnivoro a differenza degli altri ominidi.

    L'H. ergaster, assieme alle altre due varianti Homo erectus e Homo heidelbergensis, fu il primo ominide in grado di articolare il linguaggio. Inizialmente si riteneva che questa capacità fosse limitata ad un'articolazione molto primitiva dei suoni, a causa del restringimento delle vertebre cervicali che appariva dai fossili del Turkana boy. Uno studio più accurato di queste specifiche vertebre nel reperto KNM-WT 15000 rivelò però che l'individuo aveva sofferto dell'arresto nello sviluppo delle vertebre cervicali, che aveva pertanto ridotto la sua capacità respiratoria e di conseguenza anche la capacità di articolare i suoni.Il recente ritrovamento di una vertreba di H. ergaster normale a Dmanisi in Georgia, confrontata con quella del Turkana boy, ha dimostrato che le dimensioni delle vertebre sono paragonabili a quelle dell'uomo moderno, senza quindi restrizioni alla possibilità di articolazione dei suoni.È comunemente accettato che già l'Homo habilis avesse una significativa capacità di comunicazione, anche se il suo osso ioide e la struttura delle sue orecchie non erano in grado di supportare un linguaggio parlato, e che l'H. ergaster avesse una forma più avanzata di neurologia comunicativa. È pertanto plausibile che avesse raggiunto la capacità di gestire una forma di linguaggio.



    Vissuto tra 1,8 e 1,3 milioni di anni fa: Homo Erectus

    L'Homo erectus (dal latino "erectus" = che sta dritto) è una specie di ominidi estinta appartenente al genere Homo. Un'ipotesi sostiene che sia la medesima specie dell'Homo ergaster, mentre un'altra suppone sia una specie prettamente asiatica, originante dall'Homo ergaster.La capacità cranica di H.erectus è di poco superiore a quella di H.ergaster, cioè varia dagli 813 cm³ ai 1059 cm³.I manufatti prodotti da H.erectus sono molto semplici (vedi la voce cultura acheuleana), bifacciali.Tra 1,8 e 1,3 milioni di anni fa l'Homo erectus migrò dall'Est Africa colonizzando altre parti del vecchio continente (vedi la voce Out of Africa I). Vi è chi sostiene che, specie autoctona asiatica, l'H.erectus sia poi migrato in Africa.La sua scoperta risale al 1891, quando nel giacimento di Trinil dell'isola di Giava Eugène Dubois rinvenne una calotta cranica, insieme ad un molare e un femore. Dalle conoscenze fino ad allora accumulate egli desunse che si trattasse di un uomo scimmia, per cui gli diede il nome di Pithecanthropus erectus. Oggi noi sappiamo tuttavia che l'Homo erectus, come è stato poi ribattezzato, era un ominide più evoluto rispetto al genere Australopithecus.OH 9, "Chellean men". Scoperto da Louis Leakey nel 1960 nella Gola di Olduvai in Tanzania. l'età stimata è di 1,4 milioni di anni. Esso consiste in parte della scatola cranica con grossa cresta frontale ed un cervello di 1065 cm³.OH 12, "Pinhead". Scoperto da Margaret Cropper nel 1962 nella Gola di Olduvai in Tanzania. Esso è simile a OH 9 ma è più completo e piccolo, con una scatola cranica di soli 750 cm³. La sua età è compresa tra i 600 000 e gli 800 000 anni.Nel 2000 nella Cina meridionale, sono emersi una serie di fossili litici non bifacciali datati tra i 700.000 e gli 800.000 anni fa, che i due scopritori, Huang Weiwen e Rick Potts, propongono di assegnare al modo tecnico acheuleano. Tra le cause di questa importante differenza vi può essere un impedimento oggettivo, come la mancanza di materiale utile per la costruzione di questi attrezzi o l'impossibilità della trasmissione di questa conoscenza da una generazione all'altra. Un'altra tesi è che la colonizzazione dell'Asia sia antecedente alla scoperta delle asce a mano avvenuta in Africa e che i colonizzatori siano rimasti isolati dai loro cugini africani. Negli ultimi anni sono stati fatti degli importanti ritrovamenti che confermano tale ipotesi, anticipando di alcune centinaia di migliaia di anni la colonizzazione dell'Asia. Il più importante è un teschio ritrovato nel 2001 a Dmanisi in Georgia, risalente a 1,8 milioni di anni fa. Con un volume di 600 cm³ è il fossile più antico ritrovato fuori dall'Africa; i suoi tratti somatici sembrano essere comuni a quelli degli Homo ergaster africani. Altri fossili sono stati trovati in Cina e a Giava, alcuni dei quali molto antichi, come un cranio infantile senza faccia, risalente a 1,8 milioni di anni e alcuni resti incompleti e deformati, provenienti dall'area di Sangiran, di 1,6 milioni di anni.L'Homo erectus aveva una capacità cranica maggiore rispetto all'Homo habilis. L'H. erectus avrebbe avuto una notevole somiglianza con gli esseri umani moderni, ma aveva un cervello di dimensioni corrispondenti a circa il 75% di quello dell'Homo sapiens. I membri della specie erectus erano piuttosto alti. Il dimorfismo sessuale tra maschi e femmine era leggermente più marcato di quello dell'H. sapiens, dato che i maschi erano più grandi delle femmine. La scoperta dello scheletro KNM-WT 15000 vicino al lago Turkana in Kenya da Richard Leakey nel 1984 fu decisiva per la conoscenza della specie.L' H. erectus usava utensili più diversificati ed avanzati dei suoi predecessori. Si trattava di strumenti di pietra; un'innovazione significativa fu l'utilizzo di asce a doppio filo.Un sito chiamato Terra Amata, sulla Riviera Francese, era forse occupato da membri della specie erectus, e contiene alcune tra le prime (per quanto controverse) tracce dell'utilizzo di un fuoco controllato dall'uomo. Analoghe tracce sono state rinvenute in Israele. Ciononostante, alcuni studiosi continuano a ritenere che l'utilizzo del fuoco fosse raro nella specie, e che sia stato più caratteristico di specie avanzate del genere Homo - come l'Homo neanderthalensis.Inoltre, è stata avanzata l'ipotesi che l'H. erectus sia stato il primo ominide in grado di utilizzare zattere per attraversare oceani, ma la tesi rimane controversa.Antropologi come il già citato Leakey credono che l'erectus fosse significativamente più vicino dal punto di vista della vita sociale agli uomini moderni rispetto ad altre specie precedenti. Va precisato, però, che i fossili dimostrano come l'anatomia delle vie aeree dell'erectus non gli permettesse di produrre suoni di una complessità paragonabile a quella del linguaggio moderno.



    Vissuto tra 200 mila e 40 mila anni fa: Homo Neanderthaliensis

    Il periodo detto paleolitico medio, compreso tra i 200000 e i 40000 anni fa, vide l'ascesa e l'inizio del declino della specie Homo neanderthalensis, comunemente detto uomo di Neandertal o Neanderthal. Convissuto nell'ultimo periodo della sua esistenza con l'Homo sapiens, la sua scomparsa in un tempo relativamente breve è un enigma scientifico oggi attivamente studiato.Documentata fra 130 000 anni (per le forme arcaiche) e 30000 (documentata dal punto di vista fossile) - 22000 (in assenza di fossili ma con discusse prove culturali), anni fa principalmente in Europa e Asia, e limitatamente in Africa, questa specie si è presumibilmente evoluta dall'Homo heidelbergensis.I resti che diedero il nome alla specie furono scoperti da Johann Fuhlrott nell'agosto 1856 in una grotta di Feldhofer nella valle di Neander in Germania, che prende il nome dalla traduzione in greco antico del cognome dell'organista e pastore Joachim Neumann, a cui i suoi concittadini di Düsseldorf intitolarono la piccola valle. Della scoperta venne poi dato annuncio ufficiale solo il 4 febbraio 1857.Studi del 2010 suggeriscono, tra alcune ipotesi probabili relative alla vicinanza genetica tra neanderthalensis e sapiens, che ibridazioni fra i due possono avere avuto luogo nel Vicino Oriente all'incirca tra 80000 e 50000 anni fa, per la presenza nell'uomo contemporaneo di una percentuale tra 1 e il 4% di materiale genetico specificamente neandertaliano.Tali tracce genetiche sono presenti negli euroasiatici e nei nativi americani ma non negli africani, e ciò suggerisce, tra diverse ipotesi possibili, almeno quattro, che l'ibridazione possa avere avuto luogo nei primi stadi della migrazione della specie umana fuori dall'Africa, presumibilmente quando venne a contatto con i Neandertal che vivevano nel Medio Oriente, circa 80000 anni or sono.L'aspetto fisico esteriore del neandertaliano classico è quello di un uomo di altezza media (1,60 m) perfettamente eretto e muscolarmente molto robusto; la testa è allungata antero-posteriormente e ha un volume cerebrale di 1500 cm³ in media, del 10% superiore agli uomini attuali. Ha uno spiccato prognatismo e spesso il mento sfuggente. Col tempo, in alcune zone e verso la fine del Paleolitico si diffonde un tipo più gracile e con un mento osseo più pronunciato, mentre gli zigomi sono molto meno accentuati e le arcate sopraccigliari al contrario più sporgenti. Una tesi esposta nel 2006 e confermata nel 2007 è basata su ricerche avanzate con tecniche di biologia molecolare e ipotizza che la specie, in Europa, abbia sviluppato individui di carnagione bianca con capelli rossi: il tipo di pigmentazione è in accordo con la scarsa irradiazione ultravioletta del territorio colonizzato. Nonostante ciò, si è evidenziato come la variabilità genetica della popolazione neandertaliana suggerisca una variabilità del fenotipo piuttosto ampia, analogamente a quella attuale di H. sapiens.Recenti studi, basati sull'analisi di alcune sequenze geniche di mtDNA, suggeriscono che, senza arrivare a parlare di sottospecie, vi fu sicuramente una suddivisione in tre (o forse quattro, ma il metodo non riesce a chiarire quest'ipotesi) diversi grandi gruppi di popolazioni. La reale esistenza dei gruppi sud europeo (sud iberico, subalpino, balcanico), centro-est europeo (dalla zona nord iberica fino al mar Caspio) e medio asiatico (fino ai confini orientali kazaki) in precedenza era stata frequentemente messa in discussione sulla base dei soli reperti fossili.L'uomo di Neandertal inizia ad evolvere in un contesto culturale Acheuleano superiore, dove i manufatti bifacciali cambiano forma, migliorano la punta e diminuiscono di spessore.Nell'industria litica compare la nuova tecnica di scheggiatura Levalloisiana (da Levallois, alla periferia di Parigi). Da un nucleo litico iniziale, sgrossato fino a portarlo ad una forma biconvessa, lateralmente su di una faccia si staccano parallelamente ad un piano di base schegge di forma regolare. Questa tecnica evolve e le forme chiamate amigdale (a mo' di mandorla) dell'Acheuleano scompaiono, anche se a sud del Sahara continuerà fino al 50 000 a.C. circa.In Europa, territorio principale del Neandertal, si parla di cultura Musteriana, da ritrovamenti a Le Moustier, in Dordogna. Abbiamo punte triangolari, raschiatoi (per la preparazione delle pelli) molto rifiniti, col bordo tagliente finemente ritoccato. Il Musteriano si articola in diverse culture, geografiche e cronologiche (Musteriano Acheuleano, Musteriano tipico, Denticolato, Musteriano Pontiniano nel Lazio ecc.). Le culture litiche che poi evolveranno (Castelperroniano, Aurignaziano e molto dubbiosamente Gravettiano, condivise sicuramente dai sapiens) sono tuttora allo studio per la sicura eventuale attribuzione ai neandertal. In sintesi e a grandi linee si può dire che la cultura neandertaliana dominante fu il Musteriano e che il limite convenzionale (attuale) superiore si situa fra il Castelperroniano e l'Aurignaziano.Molto diffuso l'utilizzo delle pelli, anche per la costruzione di ripari estivi all'aperto, contrapponendosi alla pratica troglodita invernale. Si ritrovano strutture di pietre o di ossa atte ad assicurare i bordi delle pelli al suolo.Abbondanti tracce di ocra rossa fanno pensare a usi rituali e religiosi. Anche in tale ottica si evidenzia l'inumazione come pratica diffusa, in fosse di forma ovale, con corredi funerari (cibo, corna e strumenti litici), spesso ricoperte da lastroni per sottrarre i corpi alle fiere, deposizioni di fiori (studi sui pollini in ritrovamenti in Asia Minore). Il fuoco, in cerchi di contenimento di pietre, è largamente utilizzato.Forse (gli studi sono ancora in corso), con i neanderthalensis si ha il primo esempio di strumento musicale non a percussione ma intonato (in dettaglio, con quattro note compatibili con la naturale scala diatonica greca), grazie al ritrovamento del cosiddetto flauto di Divje Babe (in Slovenia): un frammento di femore di orso delle caverne perforato regolarmente. Inizia anche l'arte figurativa in senso stretto, considerata prerogativa di sapiens sapiens ma dalla stratigrafia recentemente attribuita anche ai neanderthalensis.I recenti progressi molecolari nello studio delle popolazioni neandertaliane e la loro localizzazione geografica, uniti a quelli sull'industria litica e degli altri manufatti, permetteranno in futuro di chiarire meglio i rapporti tra le diverse culture e la loro evoluzione nello spazio e nel tempo.Nel complesso la tecnologia dell'Homo Neanderthalensis può riassumersi in:Asce a mano, o amigdale: sono il resto di grossi noduli di selce, scheggiati ai bordi per ricavarne schegge più piccole.Punte di selce: da usare immanicate su pesanti bastoni usati come lance nella caccia a grossi animali.Denticolati, cioè schegge di selce senza punta col margine dentellato: sarebbero delle primitive seghe a mano, usate per lavorare legno ossa e tendini.Raschiatoi: sono dei coltelli di selce da usare senza manico, per tagliare la carne.Flauti, cioè ossa lunghe forate, che sarebbero degli accendini: nei fori venivano sfregati bastoncini di legno per accendere della paglia.L'uomo di Neandertal è un genere strettamente connesso al territorio europeo, poi emigrato sulla via del medio oriente, sugli attuali territori di Iraq, Siria e d'Israele, con pochi individui fino in Asia centrale (Uzbekistan) e in Siberia.

    L'evoluzione che ha condotto alla comparsa dell'Homo Neanderthalensis, o «neandertalizzazione», è stata lenta e progressiva, da gruppi europei isolati (Homo erectus, Homo georgicus, Homo antecessor). Può essere seguita
    partendo dai pre-Neandertaliani e a seguire fino ai Neandertaliani recenti.

    I Pre-Neandertaliani antichiLa prima tappa corrisponde a fossili generalmente attribuiti a Homo heidelbergensis, possibile antenato, secondo alcune teorie anche dei sapiens moderni: è il caso dell'Uomo di Tautavel (- 400000 anni), rinvenuto a Corbières in Francia, della mandibola di Mauer (- 600000 anni), trovato vicino a Heidelberg in Germania, o del cranio di Petralona (Grecia).I pre-Neandertaliani recentiLa prima tappa corrisponde ai fossili di Swanscombe (Inghilterra), di Steinheim (Germania) o della Sima de los Huesos à Atapuerca (Spagna).

    I Neandertaliani antichiI successivi fossili con tratti innegabilmente Neandertaliani hanno un'età compresa tra i - 250000 e - 110000 anni. Si può citare il cranio Biache-Saint-Vaast (Pas-de-Calais), i resti de la Chaise (Charente), la mandibole di Montmaurin (Alta-Garonna), i crani italiani di Saccopastore (Lazio) o l'abbondante materiale di Krapina in Croazia.

    I Neandertaliani classiciI Neandertaliani tipici, con caratteri derivativi più marcati hanno un'età compresa tra - 100000 anni e - 28000 anni, data degli ultimi rinvenimenti fossili, e presumibilmente della loro sparizione.Inoltre, oltre ai fossili di Neandertal stesso (circa - 42000 anni), si ricordano gli scheletri di La Chapelle-aux-Saints, di Moustier, di La Ferrassie, di La Quina, di Saint-Césaire nel sud-ovest della Francia o della Spy in Belgio.

    Gli ultimi Neandertaliani noti son stati rinvenuti in Portogallo, in Spagna (Zafarraya, -30000 anni), in Croazia (Vindija, - 32000 anni) e nel nord-ovest del Caucaso (Mezmaiskaya, - 29000 anni). Come già visto queste date son da considerare con precauzione, e son spesso controverse.

    Alcune ricerche condotte dal 1999 al 2005 sulla grotta di Gorham a Gibilterra suggeriscono che i Neandertaliani le hanno abitate dai - 28000 - 24000 anni. Dunque una lunga coabitazione con Homo sapiens, geograficamente presente dai - 32000 anni. Joao Zilhao, dell'università di Bristol critica fermamente questi ultimi risultati spostando all'indietro la data di estinzione a 37000 anni fa. Le diverse teorie sulle date di estinzione e coabitazione con H.s.s. allo stato attuale non possono che definirsi in fase di sviluppo e verifica, ciò anche alla luce di sempre nuovi ritrovamenti, anche di terzi coabitatori cogeneri, nella fascia temporale dei 30000 - 50000 anni fa.I resti rinvenuti nel 1856 da Johann Fuhlrott nella valle di Neander consistevano nella parte superiore del cranio, alcune ossa, parte dell'osso pelvico, alcune costole, e ossa del braccio e della spalla.In precedenza erano stati scoperti altri fossili, infatti già nel 1829 nel Belgio venne trovato parte di un cranio di un bambino di due anni e mezzo. Questi, però, venne riconosciuto come arcaico soltanto nel 1836. Nel 1848 a Gibilterra venne trovato un cranio adulto, ma la sua esistenza rimase sconosciuta alla scienza fino al 1864, quando venne riconosciuto come appartenente agli uomini di Neandertal.Altri due scheletri di Homo neanderthalensis, risalenti ad almeno 60 000 anni, vennero trovati in Belgio nel 1886 da Marcel de Puydt e Max Lohest. Altri rinvenimenti importanti vennero fatti in Croazia nel 1899 da Dragutin Gorjanovic-Kramberger e nel 1908 in Francia a La Chapelle-aux-Saints da Jean Bouyssonie che rinvenne lo scheletro di un uomo anziano, risalente a 50 000 anni, in possesso di un cranio di 1620 centimetri cubi.Nel 1939 venne rinvenuto nella grotta Guattari a San Felice Circeo, un cranio presumibilmente appartenente a Homo neanderthalensis.Nel secondo dopo guerra emersero ancora altri resti importanti; tra il 1953 e il 1960 nella grotta di Shanidar in Iraq vennero scoperti 9 scheletri di uomini di Neandertal, risalenti ad un periodo compreso tra i 70 e i 40 000 anni fa, e nel 1979 nel villaggio di Saint-Césaire in Francia uno scheletro completo risalente a 35 000 anni fa.Nel 1868 a Cro-Magnon in Francia vennero trovati da alcuni operai i resti di un uomo risalenti a 28 000 anni fa; era venuto alla luce uno dei più antichi progenitori della nostra specie (Homo sapiens). Era un rappresentante della nostra specie umana, che proveniente dall'Africa o dall'Asia, migrando stava insediandosi in Europa, confinando verso la penisola iberica gli ultimi Neandertal.Resti neandertaliani rivenuti in territorio italiano [modifica]I resti portati alla luce in Italia non sono molto numerosi rispetto all'Europa continentale. Si distingue in ogni caso tra ritrovamenti fossili (rari) e ritrovamenti di tracce e manufatti, non sempre associati. Nel secondo caso, alcuni siti sono discussi; alcune culture, infatti, furono condivise con soggetti appartenenti al genere Homo. Per i siti composti da soli reperti litici si veda la voce Paleolitico.

    Si riportano i siti tardo pleistocenici con reperti ominidi fossili in Italia, definibili di caratterizzazione NeandertalianaRiparo Tagliente, Verona, Veneto: dentiGrotta di Fumane, Verona, Veneto: dentiGrotta San Bernardino Vicenza, Veneto: falange, dentiMonte Fenera (Ciota Ciara, Ciutarun) Vercelli, Piemonte: frammenti cranici, dentiCaverna delle Fate, Finale Ligure (Savona), Liguria: elementi cranici e postcranici, dentiBuca del Tasso, Camaiore (Lucca), Toscana: femoreGrottoni di Calascio, (L'Aquila), Abruzzo: testa femoraleSaccopastore, Roma, Lazio due craniGrotta Breuil, Monte Circeo,(Latina), Lazio: cranio parziale, dentiGrotta del Fossellone, Monte Circeo, (Latina), Lazio: mandibolaGrotta Guattari, Monte Circeo, (Latina), Lazio: cranio, mandibolaGrotta di Lamalunga, Altamura, (Bari), Puglia: scheletro completoGrotta di Santa Croce, Bisceglie, (Bari), Puglia: femore e frammento cranicoGrotta del Cavallo, Baia di Uluzzo, (Lecce), Puglia: dentiFondo Cattie, Maglie, (Lecce), Puglia: denteCava Nuzzo, Melpignano (Lecce), Puglia: denteGrotta del Bambino, Leuca, (Lecce), Puglia: denteGrotta Taddeo, Marina di Camerota, (Salerno), Campania: dentiIl Molare, Scario, (Salerno), Campania: mandibolaIannì di S. Calogero, Nicotera, (Vibo Valentia), Calabria porzione cranicaSan Francesco di Archi, (Reggio Calabria), Calabria: mandibola





    Vissuto da 200 mila anni fa a oggiHomo Sapiens e Homo Sapiens Sapiens

    Il periodo che va dal paleolitico medio di circa 200 000 anni fa, all'epoca odierna, vede la comparsa, in Africa, e la diversificazione della specie Homo sapiens.Dal continente africano, secondo le teorie prevalenti, circa 65-75 000 anni fa e in stretta coincidenza con un evento, tuttora in fase di definizione, di fortissima riduzione della popolazione globale, parte della specie iniziò un percorso migratorio che, attraverso un corridoio medio orientale la portò a colonizzare infine l'intero pianeta.La precisa datazione dei primi esemplari definibili sapiens, tradizionalmente posta a circa 130 000 anni fa, è stata spostata dalle scienze paleontologiche indietro nel tempo, a circa 195 000 anni, da ritrovamenti etiopici nei tufi vulcanici della valle del fiume Omo. I più antichi resti anatomicamente simili all'uomo moderno[2], si possono datare con tecniche basate sui rapporto isotopici dell'Argon, a 195 000 anni con una incertezza di ± 5 000 anni.Il termine generale "uomo", in alcuni contesti può non indicare comunque questa particolare specie, ma per estensione applicarsi ad altri, estinti, rappresentanti della medesima area evolutiva.



    L'ipotesi delle scimmie acquatiche di Elaine Morgan

    Le donne, e anche gli uomini, sono gli unici mammiferi di terra ad avere una serie di cose in comune con i mammiferi acquatici. 1 - Assenza della pelliccia. 2 - Abbondante strato di grasso sottocutaneo. 3 - Lacrimazione oculare salina. 4 - Naso a sifone (l'acqua non entra in immersione). 5 - Labbra carnose (imbottite anch'esse). Ci sarà un motivo se le cose stanno così? La natura fa tutto per un preciso motivo e non spreca i suoi talenti; ad esempio non dà le macchine da scrivere agli elefanti perché sa che le romperebbero.
    Allora cosa ci suggeriscono queste informazioni? Che l'umanità abbia trascorso un periodo di qualche milione di anni sulle rive di un mare tiepido, passando in acqua la maggior parte del tempo (gli umani non vivevano in acqua come le rane, però vi passavano parecchie ore al giorno, sia perché così stavano al sicuro sia perché faceva un caldo bestiale). In questo periodo l'umanità avrebbe completato quella complessa evoluzione dalla scimmia all'uomo. Lo so che voi sapete esattamente chi è l'anello di congiunzione tra l'uomo e la scimmia e che se vengo a trovarvi me lo potete anche presentare... ma vi garantisco che da un certo punto di vista il problema è più complesso. Infatti avrete letto sui giornali, negli ultimi dieci anni, un continuo accapigliarsi di studiosi che si contendono il primato di aver trovato questo benedetto anello di congiunzione. Il problema stà proprio lì. In realtà nessuno lo ha ancora trovato. Fino a un certo punto è scimmia poi, dopo un periodo misterioso trak!, appare l'uomo. Perché? Semplice. L'umanità si è trasferita in riva al mare e lì le ossa non si conservano. Elementare! Spiega tutto. Spiega anche le tette. Le donne stavano in acqua, avevano bisogno di più ciccia per isolare termicamente le ghiandole mammarie dagli sbalzi di temperatura. E servivano belle elastiche perché i neonati potessero succhiare il latte in acqua senza bersi tutto l'oceano. Si spiega anche perché le labbra sono a chiusura ermetica. Se tenete la bocca chiusa sott'acqua questa non vi entra in bocca. Provate un po' a farlo fare ad un cane.
    Resta ultimo un problema. Perché l'umanità è entrata in acqua? Ora provate ad immaginare di essere su un bell'albero nella foresta vergine, in un paio di milioni di anni scoppia un caldo boia e gli alberi di albicocche seccano. Così voi decidete di spostarvi in cerca di un po' di fresco e ciliege. Lungo la strada una torma di tigri vi assale. Siete in riva al mare. Che fate? Ma diamine! Vi buttate in acqua no? Stando in piedi (siete mezzi quadrupedi) potete arrivare molto più in là di una tigre che si trova subito a non toccare. Così voi vi salvate la pelle perché le tigri non sono brave a nuotare e lottare allo stesso tempo. Beh. Tutto chiaro, no! Non è geniale? Io mi chiedo come i testoni in cattedra non lo abbiano già capito. E guardate che non è una pensata che mi è venuta negli ultimi dieci minuti. Non è neanche un'idea mia. L'ho letta su un libro. È di una certa signora Elaine Morgan, una giornalista inglese. Documentatissima. Spiega queste cose in circa trecento pagine. Il libro s'intitola L'origine della donna, Ed. Einaudi. In biblioteca si dovrebbe trovare ancora. Ecco qui di seguito alcuni brani:
    "... Facciamo una rapida ricapitolazione della storia così come viene correntemente riferita, poiché, nonostante tutte le nuove prove venute di recente alla luce, il quadro generalmente accettato dell'evoluzione umana è cambiato assai poco. Proprio al suo centro rimane la figura, simile a Tarzan, del maschio preominide, il quale discese dagli alberi, vide una pianura erbosa brulicante di cacciagione, raccattò un'arma e divenne il Potente Cacciatore. Si ritiene che quasi ogni nostra caratteristica sia derivata da ciò. Se la nostra andatura è eretta, ciò è dovuto al fatto che il Potente Cacciatore dovette erigersi allo scopo di scrutare l'orizzonte per cercare la preda. Se vivemmo nelle caverne, fu perché i cacciatori avevano bisogno di una base cui fare ritorno. Se imparammo a parlare, fu perché i cacciatori dovevano progettare il safari successivo e vantarsi dell'ultimo. ... C'è un qualcosa nella figura di Tarzan che li ha ipnotizzati tutti. Io trovo del tutto incredibile l'intera faccenda. È costellata di misteri, di incongruenze e di interrogativi non risolti. Ancor più schiaccianti degli interrogativi non risolti sono gli interrogativi che non ci si è neppure mai posti, perché, come ha fatto rilevare il professor Peter Medawar, 'gli scienziati tendono a non porsi interrogativi finché non riescono a intravvedere i rudimenti di una risposta nella loro mente'.... Il primo mistero è: Che cosa accadde durante il pliocene? Viene ora ampiamente accettata la teoria secondo la quale la storia del genere umano cominciò in Africa.Venti milioni di anni fa, nel Kenia, esisteva una fiorente popolazione di scimmie dalla struttura fisica generalizzata, e con una grande abbondanza di tipi che andavano dalle dimensioni di un piccolo gibbone a quelle di un grosso gorilla. L.S.B. Leakey ne ha diseppellito le ossa a centinaia nella regione del lago Vittoria, e ovviamente quegli esseri se la cavavano benissimo laggiù, allora. Era il periodo denominato miocene. Clima mite, precipitazioni più copiose di quelle attuali, e foreste lussureggianti. Sin qui, tutto bene. Poi venne la siccità del pliocene. Robert Ardrey scrive al riguardo: 'Nessuna mente può rendersi conto, nei termini di una qualsiasi esperienza umana, della durata del pliocene. Dieci anni di siccità furono sufficienti, un quarto di secolo fa, per causare nel Sud-Ovest americano quel maelström di indigenza, il 'dust bowl' (conca di polvere - regione arida). Agli abitanti della zona i dieci anni dovettero sembrare interminabili. Ma il pliocene africano si protrasse per dodici milioni di anni'. Nell'intero continente africano non è mai stato scoperto alcun giacimento fossile pliocenico di resti preumani. Durante questo periodo, molte promettenti specie di scimmie del pliocene, fenomeno non sorprendente, scomparvero del tutto. Alcune rimasero intrappolate nelle sempre più ridotte sacche di foresta e quando il pliocene terminò ricomparvero come scimmie brachiatrici - specializzate nel senso che si dondolavano sostenendosi con le braccia. Ricomparve inoltre qualcosa di stupefacente... gli australopitecini, scoperti per la prima volta dal professor Raymond Dart nel 1925 e successivamente disseppelliti in numero considerevole. L'australopiteco emerse da questo terrificante cimento di dodici milioni di anni assai rinnovato e migliorato. I condili occipitali del suo cranio dimostrano che teneva la testa secondo un nuovo angolo, lasciando capire che camminava eretto anziché sulle quattro zampe, e la regione orbitale, stando a Sir Wilfred le Gros Clark, ha 'un aspetto notevolmente umano'. L'australopiteco era inoltre intelligente. I suoi resti sono stati rinvenuti nella gola di Olduvai insieme a rudimentali utensili ricavati da ciottoli e ai quali si è inneggiato come ai primissimi inizi di una cultura umana. Robert Ardrey dice: 'Entrammo nel crogiuolo (del pliocene) come una creatura generalizzata dotata soltanto di capacità umane potenziali. Ne uscimmo come un essere al quale mancavano soltanto il cervello appropriato e il mento. Che cosa ci accadde durante il tragitto?' La domanda da sessantaquattromila dollari: 'Che cosa accadde agli australopitechi? Dove andarono?' Secondo interrogativo: 'Perché camminavano eretti?' Le versioni popolari sfiorarono con estrema leggerezza questo tratto di ghiaccio sottile. Desmond Morris si limita a dire: 'Sottoposti a forti pressioni che li costrinsero ad accrescere le loro abilità nell'uccisione delle prede, divennero più eretti... corridori più veloci e migliori'. Robert Ardrey afferma, con altrettanto semplicismo: 'Imparammo a stare eretti in primo luogo come una necessità della vita di caccia'. Ma aspettate un momento. Eravamo quadrupedi. Queste asserzioni implicano che un quadrupede scoprì all'improvviso di potersi spostare più velocemente su due gambe anziché su quattro. Provate ad immaginare un qualsiasi altro quadrupede che faccia tale scoperta - un gatto? un cane? un cavallo? - e vi renderete conto che la cosa è completamente priva di senso. A parità di condizioni, quattro gambe possono correre più velocemente di due. Lo sviluppo bipede fu violentemente innaturale. ... George A. Bartholomew e Joseph B. Birdsell fanno rilevare: '...l'estrema rarità dell'andatura bipede tra gli animali fa pensare che essa sia inefficiente se non in circostanze particolarissime. Anche la locomozione verticale unica dell'uomo moderno, se paragonata a quella dei mammiferi quadrupedi, è relativamente inefficace... Deve esserne conseguito un vantaggio significativo non-locomotorio'. Qual è questo vantaggio? I tarzaniani sostengono che l'andatura bipede consentì a questa scimmia di inseguire la cacciagione brandendo armi - all'inizio presumibilmente ciottoli. Ma lo scimpanzè che corre via con una banana (o un ciottolo), se non può mettersela in bocca la tiene in una mano e galoppa sulle altre, perché anche tre arti sono più veloci di due. E allora che cosa si suppone facesse il nostro antenato? Che camminasse a passi strascicati, un sasso in ciascuna mano? Che lanciasse macigni i quali richiedevano due mani per essere sollevati? Che scagliasse tronchi d'albero a mo' di giavellotti? No. Dovette esservi una ragione davvero potente in seguito alla quale fummo costretti per un lungo periodo di tempo a camminare sugli arti posteriori sebbene quell'andatura fosse più lenta. ... Altro interrogativo: perchè la scimmia divenne nuda? Desmond Morris sostiene che, a differenza di carnivori più specializzati, come i leoni e gli sciacalli, la scimmia ex vegetariana non era fisicamente attrezzata 'per lanciarsi fulmineamente verso la preda'. Avrebbe sofferto 'un caldo eccessivo durante la caccia, e la perdita del pelo sarebbe stata di grande importanza nei momenti supremi della caccia stessa'. Ecco un esempio perfetto di modo di pensare androcentrico. Esistevano due sessi anche allora ed io non credo che sia mai stato così semplice privare una femmina della pelliccia, soltanto per evitare al buon maschio di coprirsi di sudore durante i suoi momenti supremi. Cosa si ritiene che accadde alla femmina durante questo periodo di denudamento? Il dottor Morris dice: 'Ciò non potrebbe accadere, naturalmente, se il clima fosse troppo intensamente caldo, a causa dei pericoli per la nuda pellÈ. Sicché egli fa risalire, è ovvio, la perdita del pelo ad un periodo successivo all'inferno del pliocene. Ma il periodo seguente fu il turbolento pleistocene, ricco di gigantesche fasi alluvionali in Africa, corrispondenti alle ere glaciali del Nord. Una fase alluvionale consisteva in secolo dopo secolo di piogge torrenziali; dobbiamo così raffigurarci la nostra antenata materna seduta nuda nel bel mezzo della pianura mentre i cieli si svuotavano, bisognosa di entrambe le mani per mantenere una presa melmosa sullo scivoloso e dimenantesi piccolo, ugualmente nudo. Questo è ridicolo. Non costituisce alcun vantaggio per la specie il fatto che il potente cacciatore torni a casa sano e salvo e fresco se trova che il proprio rampollo si è rotto la testa cadendo e che la propria compagna è morta di ipotermia. Questo problema sarebbe potuto essere risolto dal dimorfismo - la perdita del pelo più accentuata in un sesso che nell'altro. E così fu, naturalmente. Ma, sfortunatamente per i tarzaniani, fu la femmina che restava in casa a diventare più nuda, e fu il surriscaldato cacciatore a conservare i peli sul petto.Domanda successiva: Perché la nostra vita sessuale è diventata così complessa e sconcertante? La risposta che si dà, non ho quasi bisogno di dirlo, è la seguente: tutto cominciò quando l'uomo divenne un cacciatore. Egli doveva percorrere lunghi tragitti per inseguire la preda e cominciò a preoccuparsi di quello che avrebbe potuto combinare la piccola donna. Era inoltre ansioso a causa degli altri componenti del gruppo di caccia, perché, spiega Desmond Morris 'se ci si aspettava che i maschi più deboli collaborassero alla caccia, bisognava concedere loro maggiori diritti sessuali. Le femmine sarebbero dovute essere più condivise'. Per cui divenne necessario, così si racconta, stabilire un sistema di 'legame di coppie', per fare in modo che le coppie restassero fedeli tutta la vita. Cito: 'Il metodo più semplice e più diretto per riuscirvi consisteva nel rendere più complicate e più ricche di compensi le attività condivise dalla coppia. In altri termini nel rendere il sesso più sexy'. A tale scopo, alle nude scimmie spuntarono i lobi delle orecchie, narici carnose e labbra che sporgevano in fuori, tutto ciò, si sostiene, affinché gli individui si stimolassero vicendevolmente fino alla frenesia. I capezzoli della signora scimmia divennero intensamente erogeni, essa inventò e brevettò l'orgasmo femminile, e imparò a reagire sessualmente in ogni momento, anche durante la gravidanza, 'perché con il sistema un-solo-maschio-una-sola-femmina, sarebbe stato pericoloso frustrare il maschio durante un periodo troppo lungo. Ciò avrebbe potuto mettere in pericolo il legame di coppia'. Il maschio se ne sarebbe potuto andare in preda alla stizza, o cercarsi un'altra femmina. O addirittura rifiutarsi di collaborare alla caccia.Inoltre, le scimmie decisero di passare al sesso faccia-a-faccia, in luogo del maschio che montava la femmina da tergo, come in precedenza, perché questo nuovo metodo portava a un 'sesso personalizzato'. L'approccio frontale significa che 'i segnali sessuali in arrivo e le ricompense rimangono strettamente collegati ai segnali di identità del compagno'. In parole più semplici, si sa con chi lo si sta facendo. Ciò mise alquanto in imbarazzo la signora Scimmia Nuda. Fino a quel momento, la cosa elegante da esibire negli approcci sessuali era consistita in 'un paio di natiche carnose, emisferiche'. Ora, di colpo, le natiche non la facevano approdare a niente. Si avvicinava al compagno facendo a più non posso segnali di identità soltanto frontali con i suoi nuovi bei lobi delle orecchie e con le narici, ma, per una ragione o per l'altra, il maschio non voleva semplicemente saperne. Sentiva la mancanza degli emisferi carnosi, capite. La situazione era critica, insiste il dottor Morris. 'Se la femmina della nostra specie voleva spostare con successo l'interessamento del maschio verso la parte anteriore, l'evoluzione avrebbe dovuto fare qualcosa per rendere più stimolante la regione frontale'. Indovinate che cosa? Di primo acchito: la femmina puntò su un secondo paio di emisferi carnosi nella regione toracica. Queste sono tutte ipotesi appassionanti, ma non possono di certo essere prese sul serio. I branchi di lupi riescono a collaborare senza tutto questo armamentario erotico. I nostri parenti i gibboni rimangono fedeli per la vita senza sesso frontale 'personalizzato', senza elaborare zone erogene, senza la perenne disponibilità della femmina. Perchè non avremmo potuto riuscirci anche noi? ...Quasi tutti hanno sino ad oggi dato per dimostrato che l'austrolopiteco, essendo primitivo e privo di mento e con la fronte bassa, fosse necessariamente peloso, e gli artisti sempre raffigurano la femmina come una creatura irsuta. Io ritengo che non esista alcuna ragione valida per pensarla così. Come per lungo tempo gli scienziati 'supposero' che la grande massa cerebrale avesse preceduto l'impiego di strumenti, essi continuano a 'supporre' che l'assenza di peli sia venuta per ultima. Se dovessei descrivere questi primi ominidi, direi che la loro pelle era, con ogni probabilità, completamente liscia come la nostra. Tuttavia, non siamo ancora arrivati all'australopiteco, ne distiamo moltissimo. Quando dico che la scimmia antropomorfa rimase nell'acqua finché le condizioni di vita non cominciarono a migliorare, non mi riferisco semplicemente a una stagione estiva. Presumiamo che occorsero due milioni di anni di siccità per spingerla in mare; e anche allora il pliocene africano cominciò a modificarsi in senso favorevole per altri dieci milioni di anni. E molte cose strane e sconvolgenti possono accadere a una specie nel corso di dieci milioni di anni."

    Edited by ReGufo - 5/9/2012, 14:41
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    Albero evolutivo (teoria del cespuglio evolutivo)

     
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  6. Beppesax
     
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    Più che una partecipazione al dibattito scientifico, non essendone in grado, vorrei sottoporvi alcune domande che mi sono posto nel tempo.
    Si parla di intervento di extraterrestri, si parla di disponibilità di tecnologie (luce, pile, calcolatori) in culture risalenti a un paio di migliaia di anni.
    Mi domando: accertato o quantomeno dato per accertato che l'homo sapiens sapiens risalirebbe a circa 200.000 anni or sono, accertato anche che nei millenni la terra ha subito svariati cataclismi, mi chiedo se in questi ultimi 200000, 100000, o anche 50000 anni l'umanità non sia stata costretta a "ricominciare daccapo".
    Mi spiego meglio. Se oggi accadesse un cataclisma (tipo meteorite p.e.) tale da annientare l'umanità con solo qualche gruppo sporadico sopravvissuto. Dopo un periodo più o meno lungo l'ambiente si riprenderebbe e coloro che fossero rimasti avrebbero se non gli strumenti, almeno le conoscenze basilari per progettare, con ciò che avrebbero a disposizione, soluzioni tecnologiche semplici utili alla sopravvivenza. Sicuramente saprebbero accendere un fuoco, ma anche costruire una batteria con frutta acidata e del metallo, ma anche fondere metallo facile da reperire in natura come ferro, rame e piombo; magari costruire una imbarcazione, etc.
    Il pronipote di un grande architetto o ingegnere o semplicemente un geometra, che sentiva le storie del padre che a sua volta le ha ascoltate dal bisnonno etc. potrebbe aver costruito p.e. i nuraghe?
    Teoria idiota? Sicuramente poco scientifica, ma mi affascina!
    Grazie
     
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    CITAZIONE (Beppesax @ 23/8/2014, 16:04) 
    Più che una partecipazione al dibattito scientifico, non essendone in grado, vorrei sottoporvi alcune domande che mi sono posto nel tempo.
    Si parla di intervento di extraterrestri, si parla di disponibilità di tecnologie (luce, pile, calcolatori) in culture risalenti a un paio di migliaia di anni.
    Mi domando: accertato o quantomeno dato per accertato che l'homo sapiens sapiens risalirebbe a circa 200.000 anni or sono, accertato anche che nei millenni la terra ha subito svariati cataclismi, mi chiedo se in questi ultimi 200000, 100000, o anche 50000 anni l'umanità non sia stata costretta a "ricominciare daccapo".
    Mi spiego meglio. Se oggi accadesse un cataclisma (tipo meteorite p.e.) tale da annientare l'umanità con solo qualche gruppo sporadico sopravvissuto. Dopo un periodo più o meno lungo l'ambiente si riprenderebbe e coloro che fossero rimasti avrebbero se non gli strumenti, almeno le conoscenze basilari per progettare, con ciò che avrebbero a disposizione, soluzioni tecnologiche semplici utili alla sopravvivenza. Sicuramente saprebbero accendere un fuoco, ma anche costruire una batteria con frutta acidata e del metallo, ma anche fondere metallo facile da reperire in natura come ferro, rame e piombo; magari costruire una imbarcazione, etc.
    Il pronipote di un grande architetto o ingegnere o semplicemente un geometra, che sentiva le storie del padre che a sua volta le ha ascoltate dal bisnonno etc. potrebbe aver costruito p.e. i nuraghe?
    Teoria idiota? Sicuramente poco scientifica, ma mi affascina!
    Grazie

    IN PRATICA è anche la MIA di teoria.... :B):
     
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  8. silviosenis
     
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    Mi ha sempre affascinato poter avere un "manuale" della conosceza di base, tipo preparare un forno per fusioni, conoscere erbe mediche, come costruire una barca cpn pochi atrezzi ecc... non si sa mai.. :D
     
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  9. GiovanniFreni90
     
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    I cosidetti ANU.NAKI altri non sono letteralmente che i "signori nobili" di ANU, quindi SHER.(D)ANU ??
     
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    CITAZIONE (GiovanniFreni90 @ 11/7/2016, 14:43) 
    I cosidetti ANU.NAKI altri non sono letteralmente che i "signori nobili" di ANU, quindi SHER.(D)ANU ??

    LA TRADUZIONE NON FA UNA GRINZA...
     
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  11. GiovanniFreni90
     
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    qualche libro da consigliare per approfondire il periodo anu.nakiano?? evitando il solito sitchin :viching grr:
     
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    CITAZIONE (GiovanniFreni90 @ 3/8/2016, 15:34) 
    qualche libro da consigliare per approfondire il periodo anu.nakiano?? evitando il solito sitchin :viching grr:

    ALCUNI della serie SHARDANA
     
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  13. GiovanniFreni90
     
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    tutti letti e riletti :) :) si aspetta con ansia il prossimo
     
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27 replies since 21/12/2010, 23:36   1964 views
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