Arciere

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  1. iperboreo50
     
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    CITAZIONE (silviosenis @ 7/3/2011, 19:30) 
    CITAZIONE (geex @ 7/3/2011, 16:39) 
    ma secondo voi allora a cosa serviva quella forcella posta nel guanto dell'arciere?

    ..a prendere la mira..? :D

    vediamo un po':
    nel libro "il popolo del bronzo" queste strane alette sono presenti sul guantone di alcuni arcieri.
    Secondo la Demontis questo era il mirino o poggia freccia.
    i bronzetti degli arcieri con questo dispositivo sono quasi tutti di Teti, uno di Baunei e uno di Uta, usano diversi tipi di arco e vestono diversamente.
    L'arciere di Uta (2), di Teti (5a), (7) e (16) hanno questo dispositivo troppo poco profondo per essere un poggia-ferma freccia. L'autrice lo definisce mirino.
    Nel bronzetto dell'arciere di Baunei (21) e dell'arciere corazzato di Teti (36) questo dispositivo ha le alette piuttosto lunghe e ravvicinate tra loro. In questo caso potrebbe essere sia il mirino che il ferma freccia.

    Per la funzione di ferma freccia vale quello che ho detto nel precedente intervento. Inoltre l'arciere per avere sempre la freccia tra le alette non potrebbe muoversi liberamente pena caduta della freccia dal supporto. In agguato, in ginocchio, con l'arco piegato di lato, nei tiri in posizione frontale, tenendo l'arco abbassato con la freccia incoccata, e in tante altre situazioni la freccia non è mai ferma lungo la stessa linea sopra il braccio tra la mano dell'arco e la mano della corda.(figura 3 della foto 1)
    Con le alette basse come nei primi bronzetti non ci starebbe proprio mentre le alette lunghe sarebbero d'impaccio.

    Effettivamente come dice Lessà, la Demontis ha poca conoscenza dell'arco. Per tenere la freccia in posizione non servono due alette. La freccia deve appoggiare contro il fusto dell'arco altrimenti al rilascio volerebbe a sinistra. Quindi al limite di alette ne servirebbe una sola, quella di sinistra, perché quella di destra potrebbe allontanarla dal fusto.
    Per evitare che la freccia cada dal polso dove è appoggiata basta tenere l'arco leggermente piegato a destra con il dito medio non a contatto con la cocca, così la freccia non cade ed è sempre appoggiata al fusto. Basta alzare l'arco e posizionarlo in verticale e si può tendere e scoccare la freccia.
    Rimane la ipotetica funzione come mirino.
    Anche in questo caso la signora erra notevolmente facendo il paragone con l'arcieria moderna evidentemente senza conoscerla.
    Vediamo la foto:
    L'arciere dell'epoca tendeva la corda lungo la linea del braccio fino allo sterno, (figura 1), nella figura 2 lo stesso arciere con le alette-mirino in rosso. La linea di mira va dall'occhio al bersaglio (linea tratteggiata), l'ipotetico mirino dovrebbe trovarsi su questa linea e non sul polso 20 cm sotto l'occhio. Quindi a distanze di combattimento ravvicinato entro 30 metri questo congegno è al di sotto della linea occhio-bersaglio.
    Si potrebbe usarlo come mirino tra 30 e 40-50 metri. Alzando il braccio per queste distanze l'ipotetico mirino entrerebbe nella sagoma da colpire.
    Poi al di là dei 50 metri il pugno della mano dell'arco copre il bersaglio e quindi le alette del dispositivo no servono più.
    La figura 4 della foto (sono io), l'arciere tira a 60 metri su una sagoma alta 160cm e il pugno dell'arco si trova 20-30 cm sopra la sagoma. L'allineamento con il bersaglio avviene mantenendo tutti e due occhi aperti traguardando il bersaglio attraverso il pugno-braccio dell'arco.
    La figura 5 mostra la posizione del braccio nel tiro a 140 metri. Quindi, usare questo congegno per mirare sarebbe limitato ad una ristretta gamma di distanze dove il mirino non serve, si punta il braccio verso il bersaglio e si tira. La posizione della mano della corda lungo la linea del braccio fino allo sterno agevola il puntamento istintivo e automatico. Non serve il mirino anche perché non si mirava su di un bersaglio ridotto. Il bersaglio era abbastanza grande (sagoma umana) e dove lo colpivi non importava, era fuori combattimento automaticamente.
    Un altro probabile errore nei disegni è la posizione del pugno che regge l'arco in linea con il polso e l'avambraccio.
    Gli archi di una certa potenza si tenevano con tutto il palmo appoggiato al fusto, come nelle figure 4 e 5. In questo caso per usare le alette come mirino, queste dovrebbero essere eccessivamente lunghe e quindi disturbare il volo della freccia.

    image



    Ma allora a cosa potevano servire?

    Faccio alcune ipotesi (foto 2),

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    Escluso il mirino perché è inutile in questa funzione, rimane il guida freccia.
    Un arciere appiedato non aveva bisogno di alcun guida freccia, ma un arciere in movimento su di un carro da battaglia o a cavallo non lo disdegnerebbe.
    I movimenti del cavallo lanciato a galoppo o del carro in corsa sul terreno vario facilmente potrebbero buttare la freccia giù dal polso impedendo la velocità di tiro e la precisione.
    Ma per essere usato con questa funzione, il dispositivo doveva essere sufficientemente lungo (Baunei e Teti 36) e innanzitutto flessibile. Doveva mantenere la freccia in corsa ma flettere quando la freccia fletteva (spine) dopo il rilascio. Quindi un aletta di cuoio non indurito.

    Un altra ipotesi è rappresentata dalla figura 3 della foto.
    La freccia pesante e lunga di un arco da battaglia dell'epoca difficilmente raggiungeva le distanze superiori a 200 metri.
    Volendo infastidire le truppe nemiche a distanze superiori si usavano le frecce più corte del solito. Essendo più corte, erano più leggere e arrivavano a distanze di diverse centinaia di metri.
    Per poterle tirare queste frecce corte attorno a 40 cm erano alloggiate in un tubo fissato sul avambraccio del arciere e trattenuto contro il fusto dell'arco. La corda era agganciata ad una guida che spingeva la freccia fuori dal tubo.
    Questo tipo di congegno chiamato solenoide è stato descritto per la prima volta nello "Strategicon" dell'imperatore bizantino Maurizio del VII secolo.
    Nulla impedisce che il congegno sia stato conosciuto anche in passato.
    A suffragio di questa ipotesi abbiamo l'arciere corazzato di Teti (36), quello di Baunei (21) e quello di Uta (2)che indossano una faretra piccola e le frecce troppo corte per archi che usano, appunto come quelle da solenoide.

    Oggi questo congegno che si chiama over draw viene usato con archi compound nei tiri a lunghissime distanze.

    chi è interessato a solenoide legga qui: www.arcosophia.net/database/N1/amatuccio_leoni.htm


    spero di aver complicato ulteriormente la vita a tutti :D


    :salute: :viching grr: :salute:
     
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14 replies since 12/11/2010, 08:39   784 views
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