Salvare Sa Pala Larga di Bonorva

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  1. SaCraba
     
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    ciao forumisti,leggendo questa iniziativa di Repubblica.it ho pensato che potrebbe tornarci utile per salvare le meravigliose tombe di Sa Pala Larga,il nuraghe Diana ecc...che ne dite se facciamo presente le condizioni disastrose dei siti? cosa suggerite?

    www.stonepages.com/scacchiera/
    image

    L'INIZIATIVA

    Con i lettori per salvare
    i monumenti a rischio


    di GIOVANNI VALENTINI

    L’Italia, si sa, è il Paese che detiene il più grande e ricco patrimonio artistico del mondo. Monumenti, palazzi, chiese, siti archeologici. Una risorsa e un’attrattiva straordinaria anche per il turismo, la nostra principale industria nazionale. Ma spesso, come conferma purtroppo il crollo della Domus dei Gladiatori a Pompei, questo immenso patrimonio viene abbandonato all’ingiuria del tempo e degli uomini, per noncuranza, trascuratezza o mancanza di fondi.

    Quanti sono i beni artistici e culturali a rischio? Quali sono le loro condizioni? E dove si trovano esattamente? Chi ha colpa di un tale degrado e che cosa si può fare per fermarlo?
    Mentre il ministro Sandro Bondi cerca come Ponzio Pilato di lavarsene le mani e viene messo giustamente sotto accusa in Parlamento con la richiesta di dimissioni, torna in mente una celebre frase di John Kennedy ripresa anche dal presidente Obama: “Non ti chiedere quello che lo Stato può fare per te, ma quello che tu puoi fare per lo Stato”. E allora, che cosa possiamo fare intanto noi, cittadini del Malpaese, per salvare i nostri monumenti, i nostri palazzi, le nostre chiese, i nostri siti archeologici?

    Lanciamo qui un S.o.S, un appello alle nostre lettrici e ai nostri lettori, per invitarli a segnalare a Repubblica.it i monumenti a rischio, indicandone la rispettiva denominazione e collocazione geografica, inviando via e-mail anche foto o filmati 1. Sarà una mobilitazione popolare in difesa di un patrimonio comune che abbiamo ricevuto dalle generazioni precedenti e dobbiamo riconsegnare a quelle future. Cercheremo così di compilare insieme un inventario, una mappa dei beni artistici e culturali in pericolo, per richiamare l’attenzione di tutti i soggetti e gli enti che sono preposti alla loro salvaguardia. Nessuno avrà più alibi per dire che non sapeva o non poteva.

    http://www.repubblica.it/cronaca/2010/11/0...ischio-8881010/

    Una foto per salvare i monumenti

    Il crollo della scuola della Casa dei Gladiatori a Pompei rilancia l'emergenza dei Beni culturali in Italia. Incuria, cattiva manutenzione e mancanza di fondi restano uno dei problemi irrisolti della tutela dell'immenso patrimonio museale italiano. E non c'è solo in caso Campania. Sono infatti tantissime le aree museali ad alto rischio. Ma la situazione non riguarda soltanto i siti famosi. In giro per il Paese esistono condizioni di criticità poco conosciuti ma non per questo meno importanti. Ai lettori di Repubblica.it chiediamo di inviare le foto del degrado di cui sono testimoni, così da ricostruire una sorta di mappa del patrimonio dimenticato. Le foto vanno inviate all'indirizzo di posta elettronica [email protected] 1. Le immagini (dimensioni 800x600 pixel) devono essere corredate dal nome e cognome dell'autore e, naturalmente, l'indicazione del monumento, la città e da un breve testo.
    (08 novembre 2010)
    http://www.repubblica.it/cronaca/2010/11/0...13/?ref=HRER1-1
    CITAZIONE
    VENERDÌ 5 NOVEMBRE 2010

    Sa Pala larga: un dilemma da risolvere
    di Paola Arosio, Diego Meozzi, George Nash (*)

    Linea temporale - Nel Mediterraneo occidentale ci sono alcune aree chiave del Neolitico, ognuna con una distinta tradizione monumentale rituale e funeraria. Ciò che differenzia le diverse aree è in genere associato a particolari elementi architettonici dei monumenti o del loro posizionamento all'interno del paesaggio. Nessun altro sito chiarisce meglio questa situazione della "tomba della scacchiera" (tomba n. 7 di Sa Pala Larga), un monumento funerario scavato nella roccia, situato nella Sardegna nord-occidentale e recentemente indagato dagli archeologi. Sebbene questo tipo di tombe sia relativamente comune in Sardegna, questo particolare monumento presenta una serie unica di elementi di arte rupestre, sia scolpiti che dipinti, ed è attualmente al centro di una controversia.


    Nella primavera del 2010, gli autori di questo articolo riferirono la storia recente della "tomba della scacchiera". Sulle pareti e sui soffitti di questo monumento, facente parte di una serie di necropoli che sono state ufficialmente studiate dagli archeologi nel nordovest della Sardegna, venne riscontrata una straordinaria ricchezza di pitture ed incisioni. L’importanza di questo sito fu inizialmente portata all’attenzione del mondo grazie alle immagini non ufficiali riprese da Antonello Porcu, proprietario di un terreno adiacente ed appassionato di archeologia. Si può sostenere che questo monumento, riccamente decorato e databile al Neolitico, sia paragonabile – per qualità e grado di conservazione delle pitture – agli affreschi rinvenuti all’interno delle camere sotterranee dell’ipogeo di Ħal-Saflieni a Malta. Grazie alla tenacia di Antonello Porcu, la comunità internazionale di ricercatori ha avuto il privilegio di venire a conoscenza di questi notevoli affreschi. Dopo un primo scavo da parte degli archeologi, il sito venne sigillato e così precluso sia al pubblico che ai ricercatori. In base ad una visita al sito effettuata nell’ottobre scorso da un gruppo di esperti è apparso chiaramente come siano stati violati un certo numero di protocolli della Convenzione de La Valletta (vedi riquadro al termine dell’articolo). È risultato inoltre come non sia stata affatto considerata la conservazione a lungo termine di questo ed altri siti rituali e funerari del Neolitico nella zona, inclusa la tomba numero 3 ("tomba delle spirali") della necropoli di Sa Pala Larga, rinvenuta in un avanzato stato di deterioramento.


    Una monumentalità assolutamente unica -- La "tomba della scacchiera" era probabilmente in uso, per accogliere le spoglie degli esponenti di una classe elitaria locale, dalla cultura di Ozieri (circa 3000 a.C.), vale a dire nello stesso periodo in cui la costruzione di monumenti furerari e rituali nella penisola iberica, in Bretagna e nell’Europa nord-occidentale era allo zenit. I costruttori e gli utilizzatori di monumenti come la "tomba della scacchiera" scolpirono travi, vani di porte, soglie e capriate, molto probabilmente simulando gli elementi di intelaiature in legno presenti nelle abitazioni dei viventi.



    La "tomba della scacchiera", così denominata a causa della presenza di un motivo a scacchi bianchi e blu scuro sul soffitto di una delle celle, è composta da una facciata scavata nella roccia ed un ingresso che conduce ad un passaggio che porta alla camera principale dotata di tre celle laterali. Sembra che il monumento sia stato scelto deliberatamente per la vista sul panorama circostante, con un’ampia visuale su diverse valli ed una vasta pianura modellata da antichi vulcani situata ad ovest. Le pareti della tomba sono dipinte con ematite di colore rosso acceso, con motivi curvilinei e rettilinei che comprendono una serie di sette spirali interconnesse. Questi simboli particolari sono riscontrabili più spesso scolpiti che dipinti in gran parte del Mediterraneo e dell’Europa atlantica. La presenza di questa iconografia suggerisce l’esistenza di un’associazione rituale tra il mausoleo e un culto di immagini bovine.



    La questione della conservazione a lungo termine - A seguito della relazione degli autori di questo articolo su numerose pubblicazioni archeologiche specializzate e la pubblicazione sui siti web Stone Pages e Past Horizons, gli autori nell’ottobre 2010 hanno visitato il sito e i monumenti vicini, inclusa la "tomba delle spirali" che si trova circa a 60m di distanza dalla "tomba della scacchiera" (uno dei sette monumenti della necropoli di Sa Pala Larga). Al termine dello scavo, per nascondere gli ingressi di entrambe le tombe, gli archeologi li sigillarono con grandi blocchi di pietra, ricoprendo in seguito il tutto con un riempitivo ricoperto di cemento. Prima che l’ingresso della "tomba della scacchiera" fosse sigillato, il Comune di Bonorva ricevette un finanziamento per affidare ad un archeologo lo studio e lo scavo del monumento. L’archeologo, nominato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Sassari e Nuoro, effettuò uno scavo e un programma di ricerca durato circa quattro mesi. Lo scavo rivelò una facciata ed un ingresso che portava ad un passaggio scavato nella pietra ed una camera funeraria. Il soffitto della camera principale ha un’altezza di circa 1,70m e sembra replicare gli elementi strutturali di un tetto spiovente, scolpito nella roccia. Ugualmente scolpita nella pietra è una serie di intelaiature pseudo-strutturali. La camera principale è divisa in diversi spazi, separati da stipiti di porta scolpiti, mentre le pareti laterali della camera replicano la struttura sopraelevata di un edificio realizzato con travi in legno, probabilmente una dimora. Oltre al riempimento dell’ingresso, la Soprintendenza ha anche deciso di ricoprire gran parte della superficie esterna dell’area tombale con una copertura in cemento, distruggendo ulteriormente il potenziale contesto esterno del sito. Secondo i rappresentanti della Soprintendenza, questa procedura di conservazione è stata effettuata per proteggere il sito da tombaroli e vandali1. Tuttavia, in contraddizione con questa affermazione, uno studio sul gruppo di Sa Pala Larga pubblicato nel 1997 sosteneva che il progetto facesse parte di una più ampia strategia volta a promuovere il patrimonio culturale della zona.

    Aspetti legali della conservazione - Sebbene l’indagine archeologica effettuata sulla "tomba della scacchiera" debba ancora essere pubblicata, siamo certi che lo scavo sia stato effettuato secondo gli standard più elevati. Tuttavia, sigillare un monumento con un repertorio artistico di tale importanza è restrittivo, oltre a non essere etico. Chiediamo pertanto alla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Sassari e Nuoro di leggere, assimilare e riconoscere un protocollo internazionale come la Convenzione de La Valletta (16 gennaio 1992), di cui l’Italia è nazione firmataria 2. Il trattato (articolo 1) si prefigge di proteggere:
    Il patrimonio archeologico in quanto fonte della memoria collettiva europea e strumento di studio storico e scientifico. A tale scopo sono considerati come costituenti il patrimonio archeologico tutti i reperti, beni e altre tracce dell'esistenza dell'uomo nel passato. (...) Il patrimonio archeologico comprende le strutture, costruzioni, complessi architettonici, siti esplorati, beni mobili, monumenti di altro tipo e il loro contesto, che si trovino nel suolo o sott’acqua.


    Articoli della "Convenzione della Valletta"
    Articolo 7
    Al fine di facilitare lo studio e la diffusione della conoscenza delle scoperte archeologiche, ogni Parte si impegna:
    - a realizzare o aggiornare le inchieste, gli inventari e la cartografia dei siti archeologici nei territori soggetti alla sua giurisdizione;
    - ad adottare disposizioni pratiche che permettano di ottenere, al termine delle operazioni archeologiche, un documento scientifico di sintesi pubblicabile, preliminare alla necessaria diffusione integrale degli studi specializzati.

    Articolo 8
    Ogni Parte si impegna:
    - a facilitare lo scambio a livello nazionale e internazionale di elementi del patrimonio archeologico per fini scientifici e professionali, pur adottando disposizioni che impediscano che tale circolazione incida sul valore culturale e scientifico di tali elementi;
    - a promuovere gli scambi di informazioni sulla ricerca archeologica e gli scavi in corso, e a contribuire all’organizzazione di programmi di ricerca internazionali.

    Articolo 9
    Ogni Parte si impegna:
    - ad intraprendere un’azione educativa volta a risvegliare e a sviluppare presso l’opinione pubblica la coscienza del valore del patrimonio archeologico per la conoscenza del passato, e dei pericoli a cui tale patrimonio è esposto;
    - a promuovere l’accesso del pubblico agli elementi importanti del suo patrimonio archeologico, in particolare ai siti, e ad incoraggiare l’esposizione al pubblico di beni archeologici selezionati.
    Nell’ambito di questo trattato vi sono dettagli specifici che riguardano procedure, protocolli e la diffusione di informazioni al mondo accademico, professionale e al grande pubblico, in modo da favorire una comprensione comune del passato. Inoltre, l’aver effettuato lo scavo della "tomba della scacchiera" senza considerarne il futuro a lungo termine e negarne l’accesso per fini di ricerca o studio è in aperta violazione degli articoli 7, 8 e 9 della Convenzione de La Valletta (vedi riquadro). Secondo la nostra opinione, il monumento è di immensa importanza per la comunità scientifica così come per la gente di Sardegna. I motivi dipinti e gli elementi architettonici in bassorilievo sono pari a quelli presenti all’interno dell’ipogeo di Ħal-Saflieni, a Malta. Sigillando un monumento come questo non può che provocare un aumento di curiosità nell’immaginazione di potenziali vandali e tombaroli (va notato che nelle camere non sono più presenti detriti archeologici). Esistono molti altri modi per proteggere questo importantissimo bene del patrimonio culturale; in primo luogo deve esserci la diffusione della conoscenza. Inoltre il Comune di Bonorva potrebbe considerare il sito – assieme agli altri monumenti funerari e rituali nei dintorni – come valore importante del proprio patrimonio culturale che potrebbe, tramite attente operazioni di marketing, ottenere lo stesso successo della vicina necropoli di Sant’Andrea Priu.

    Che fare adesso?
    Basandosi su ciò che è stato osservato e registrato in altre tombe scavate nella roccia della zona, una strategia di conservazione e di monitoraggio a lungo termine deve essere attuata al più presto. Osservazioni compiute dal gruppo di esperti al sito n.3 di Sa Pala Larga hanno rilevato come le camere siano allagate, probabilmente in almeno 10cm di acqua stagnante. L’acqua stagnante può avere effetti altamente nocivi sulle parti più fragili di questi siti archeologici. L’attività di infiltrazione d’acqua, assorbita verso l’alto attraverso la roccia sedimentaria, causa danni a lungo termine che comprendono:distacco a lamina del basamento roccioso e delle aree lavorate;

    - eccessiva umidificazione e indebolimento di tutte le superfici lavorate;
    - danni rilevanti o distruzione di tutte le superfici dipinte più fragili;
    - modifica delle condizioni microclimatiche all’interno delle camere, con crescita di colonie di alghe molto aggressive; e
    - reazioni chimiche tra il cemento [corrosivo] (che entra in contatto con l’acqua) e la pietra calcarea.

    Per risolvere questi ed altri problemi, invitiamo la Soprintendenza a considerare la realizzazione di un Piano per la Gestione della Conservazione (Conservation Management Plan – CMP). Questo piano permetterebbe di individuare il contesto del monumento in relazione ai siti vicini; riunirebbe, confrontandole, tutte le informazioni archeologiche disponibili sul sito (e includerebbe una sintesi dello studio); affronterebbe le questioni di conservazione a breve, medio e lungo termine e considererebbe il valore del sito in termini di patrimonio per il turismo culturale. È indispensabile puntualizzare alla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Sassari e Nuoro (e a qualunqe altro ente nazionale governativo per la tutela del patrimonio culturale) che nessuno può reclamare un diritto esclusivo sul passato. La "tomba della scacchiera" è un sito senza pari ed è potenzialmente di enorme valore culturale.

    Il mese scorso abbiamo organizzato in Sardegna un incontro tra gli archeologi George Nash (un esperto internazionale di arte preistorica), l'archeologa Jayne Pilkington (esperta di conservazione), il sindaco di Bonorva Mimmino Deriu e Antonello Porcu, la persona che ha realizzato le immagini "non ufficiali" della tomba e che tramite la diffusione della nostra notizia hanno fatto letteralmente il giro del mondo. Tristemente assenti i rappresentanti della Soprintendenza di Sassari e Nuoro, che a quanto pare non hanno raccolto l'invito del sindaco.
    Oltre a discutere delle possibilità di recupero ed apertura della tomba della scacchiera, in modo che possa essere resa fruibile se non al pubblico, perlomeno agli esperti internazionali, abbiamo effettuato un sopralluogo alla necropoli in cui si trova la tomba. Con grande costernazione - soprattutto degli archeologi stranieri - abbiamo constatato che, mentre la tomba della scacchiera è totalmente ricoperta di terra e cemento e quindi assolutamente non visitabile, le altre tombe della necropoli, scavate più di un decennio fa e malamente sigillate, sono invece in preda di pesanti infiltrazioni d'acqua e crolli delle impalcature di sostegno. Il sindaco di Bonorva ha perciò chiesto ai due archeologi Nash e Pilkington di realizzare una relazione tecnica che egli stesso farà pervenire ai vertici politici regionali, in modo da informarli sull'intera questione, nella speranza di smuovere qualche coscienza.

    Paola Arosio e Diego Meozzi

    Nel corso della nostra visita in Sardegna siamo stati testimoni delle soluzioni a breve termine adottate dopo il termine degli scavi con la chiusura e l’occultazione della tomba n.3 di Sa Pala Larga. Secondo l’archeologa che ha effettuato gli scavi, questo monumento scavato nella roccia – situato su una cresta est-ovest – era di difficile accesso. Era stato riscontrato il crollo parziale di una sezione della parete e del soffitto. La tomba conteneva rare immagini a bassorilievo e incisioni che includevano la testa di un toro con estese corna scolpite sul soffitto. Da entrambi i lati dell’animale erano due linee verticali con quattro spirali e due bande scolpite simmetriche. Erano state infine registrate tracce di ocra rossa su alcune parti delle altre pareti della tomba. Risulta chiaramente come la soluzione di conservazione applicata a questo ed altri monumenti adiacenti sia stata dannosa.

    Ricapitolando - La "tomba della scacchiera" rappresenta un importante patrimonio archeologico e culturale di livello internazionale, e lo stesso si può dire dei monumenti ad esso adiacenti. Sebbene le autorità siano da lodare per avere investito dei fondi nello scavo e nello studio di questo monumento, è fonte di grande preoccupazione il fatto che – per quanto ne sappiamo – nessuno specialista di arte presitorica sia stato invitato ad ispezionare il repertorio artistico della tomba per verificare la sua importanza e per consigliare le migliori strategie di conservazione a lungo termine. Inoltre, è ugualmente preoccupante che dopo aver trascorso quattro mesi nello scavo della tomba della scacchiera (un periodo di tempo che fa intuire l’utilizzo di tecniche professionali) al termine delle indagini archeologiche il sito sia stato rozzamente ricoperto da una copertura in cemento. Come abbiamo riscontrato nella vicina "tomba delle spirali", le travi e le assi in legno marcescenti coperte da una membrana fibrosa e quindi sigillata con cemento sono una prova visiva di come questo tipo di conservazione abbia avuto effetti nocivi sulla protezione a lungo termine di questo e probabilmente di altri monumenti nella stessa regione. Sebbene sia apprezzabile il fatto che il monumento si trovi in una proprietà “privata”, il sito è malamente recintato, non vi sono segnali che informino che il luogo è privato né che mettano in guardia sul fatto che ciò che si trova al suo interno può essere altamente pericoloso. Ci si domanda quindi se sia stato veramente un bene affrettarsi a compiere uno scavo archeologico se a) il sito non si trovava in pericolo immediato per l’espansione di aree di sviluppo urbano o stradale e b) senza avere considerato preventivamente gli aspetti futuri di conservazione e gestione a lungo termine del monumento, dopo il termine degli scavi. Il modo veramente misero con cui è stato “sigillato” il sito dimostra come si sia pensato veramente poco al futuro a lungo termine di questo monumento.


    * Paola Arosio e Diego Meozzi amministrano il sito Stone Pages che per primo ha dato notizia delle domus di Sa pala larga, George Nash è del Dipartimento di Archeologia ed Antropologia, 
Università di Bristol, Inghilterra
    www.gianfrancopintore.net/index.php...logia&Itemid=37

     
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  2. silviosenis
     
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    :cry:

    Ma questa tomba non era stata chiusa e sigillata per preservarla dai danni del tempo e dai deficienti? :angry:
     
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  3. !tama!
     
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    secondo me è una ottima idea!

    ho visto che sempre su Repubblica hanno segnalato, per voi sardi ;) il sito archeologico di Tharros

    Personalmente segnalerei anche la villa romana dell'isola di Giannutri.... :sick: cosa hanno visto i miei poveri occhi due anni fa! e sicuramente la situazione non sarà migliorata!
     
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    SRDN

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    Il lessà si mette al lavoro!
    Ho due siti proprio pronti da mandare.


    praticamente...tutti i siti Sardi!


    scherzo, manderò solo quelli il cui crollo è prossimo...

    Non dimenticate salvamos nuraghe Orrolo!
     
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    STUDIOSO DEI POPOLI DEL MARE

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    naturalmente non bistogna cascare nella trappola della pericolosità del sito per giustificarne la CHIUSURA e la CEMENTIFICAZIONE A BLOCCARE... Anzi, lancio un invito: SEGNALIAMO ANCHE I SITI SIGGILLATI.
    Io ne ho uno importante: S. ANTIOCO, le due tombe di cui ormai nessuno parla più ...
    - UNA CON LA STATUA EGIZIA (ALTORILIEVO) :o:
    - UNA CON UNA MUMMIA! DENTRO... :o:
    ... Se rese pubbliche queste due tombe ... sono peggio di... MONTI PARMA! :B):
    SHAR : :viching grr:

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    SRDN

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    Certo, anche sa pala larga infatti è sigillata.
    Ma credo si debba in qualche modo (è una scelta sofferta) dare la precedenza a siti di grande importanza o particolare rarità, o che stanno per crollare...
     
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    SRDN

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    Segnalazione per il Nuraghe Diana....MANDATA!
     
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  8. SaCraba
     
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    bravissimo Ale, :wub: spediresti anche le foto delle domus de janas neolitiche di Mandra Antine ?

    che ne dici se usiamo questa foto con la descrizione presa da SardegnaDigitalLibrary?
    CITAZIONE
    image

    Descrizione: L'immagine ritrae una decorazione parietale che si trova all'interno della camera della tomba ipogeica (o domus de janas) di Mandra Antine. La pittura, realizzata in ocra, rappresenta alcuni elementi decorativi tipici del periodo neolitico in Sardegna come i motivi geometrici e lo schema taurino.
    www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=626&id=47718

    https://shardanapopolidelmare.forumcommunity.net/?t=37595947
    CITAZIONE
    ecco il link nel quale possiamo controllare le segnalazioni dei siti in pericolo pervenuti a Repubblica.it . Per ora risulta solo il sito archeologico di Tharros
    www.repubblica.it/cronaca/2010/11/0...ri_1-8883630/1/



    Edited by SaCraba - 9/11/2010, 14:15
     
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  9. dedalonur9
     
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    :salute: :salute: :salute:
    apprezzo tantissimo l'iniziativa
     
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  10. SaCraba
     
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    CITAZIONE (dedalonur9 @ 9/11/2010, 17:24) 
    :salute: :salute: :salute:
    apprezzo tantissimo l'iniziativa

    si apprezzi ma dimmi piuttosto se la foto che vorrei spedire va bene.. attira abbastanza l'attenzione o devo modificarla?
     
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  11. dedalonur9
     
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    c'è il prima....e il dopo....secondo me, è più che ottima da l'idea di cosa si sta perdendo..

    hogia visto la necropoli fenicia di Tuvixeddu....meno male che qualcuno ciha pensato
     
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  12. SaCraba
     
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    -_- ehi, ho spedito la prima mail per Mandra Antine sperando che venga pubblicata, ora penserò a spedire quella per Sa pala larga.
    CITAZIONE
    L'allarme dopo Pompei «Siti sardi sotto controllo»

    Mercoledì 10 novembre 2010

    Il pericolo di crolli come a Pompei in Sardegna non esiste, sempre che non accadano eventi eccezionali ed imprevedibili: «La situazione dei siti archeologici è sotto controllo», sostengono i due soprintendenti delle province sarde. A parte il costone davanti alle rovine di Nora e il palazzo di "Re Barbaro" a Porto Torres, dove sono in programma lavori per prevenire smottamenti del terreno, per ora non c'è preoccupazione. «Il grosso del patrimonio monumentale sardo è costituito dai nuraghi, opere ciclopiche che hanno resistito tremila anni. Difficile che possano venire giù», spiega Marco Minoja, soprintendente di Cagliari e Oristano: «La nostra attenzione è sui resti di epoca romana per edifici costruiti con materiale deperibile, specialmente a Cagliari dove si usava anche allora il calcare. Villa Tigellio, per esempio, presenta qualche problema. A Nora continuano i restauri previsti e l'area è da tempo monitorata. Anche il sito di Tharros non presenta emergenze. Fra breve effettueremo un intervento strutturale per canalizzare le acque nelle orginali fogne così da limitare i rischi di allagamenti. I romani costruivano bene le loro città».

    POMPEI Costruirono bene anche Pompei dove 1500 abitazioni sono ancora in piedi (grazie all'eruzione del Vesuvio che seppellì la città nel 79 dopo Cristo e la conservò integra nei millenni). Il crollo della "Casa dei gladiatori" nella famosa via dell'Abbondanza, come stanno accertando i tecnici, è dovuto ad una serie di cause legate a restauri grossolani degli anni Cinquanta, alla mancanza di manutenzione e alle piogge di questi giorni. Il disastro ha fatto suonare il campanello d'allarme ovunque in Italia ed ha scoperchiato una pentola già in ebollizione. Il settore dei Beni culturali senza più fondi per la manutenzione ordinaria e per programmi di restauro nel tempo è destinato al progressivo degrado.
    Un crollo come quello di Pompei non deve far sorprendere, ma era un episodio prevedibile. Prima o poi sarebbe accaduto. Il disastro ha scatenato una bufera politica - c'è chi chiede la testa del ministro Sandro Bondi che oggi e domani riferirà in Parlamento - ma se non altro ha richiamato l'attenzione sui Beni culturali. «A parole sono considerati il nostro petrolio, il patrimonio più importante del nostro paese, ma in concreto nessuno ci crede e soprattutto ci investe», sottolinea Bruno Massabò, soprintendente delle province di Sassari e Nuoro. Non a caso il ministro delle Finanze Tremonti di recente aveva liquidato l'argomento con una battuta che si è tirata dietro una valanga di critiche: «Non ci si sfama con un libro dentro un panino».

    CRISI Un fatto è certo: in un periodo di crisi i soldi per la cultura sono sempre di meno. Ancor meno per i beni archeologici e architettonici. «Da anni non si scava più» aggiunge Massabò: «I cantieri di ricerca, con rare eccezioni, sono chiusi per mancanza di finanziamenti. Ormai si può operare solo sulla conservazione e sulla valorizzazione dell'esistente, ma non si aprono più nuovi scavi se non per necessità», afferma il soprintendente. Le eccezioni sono le scoperte che emergono durante lavori edili e di urbanizzazione. «In questi casi sono i privati o gli enti pubblici a chiamarci e noi interveniamo con i loro finanziamenti. Anche la Regione, attraverso i Comuni, e l'università ogni tanto si attivano per promuovere uno scavo. Ma è ben poco».

    NORA Il collega Minoja fotografa la situazione sarda con qualche numero: «Per le mie due province ho un bilancio annuale di 350 mila euro da destinare alla manutenzione ordinaria» dice: «Quest'anno solo 100 mila euro li abbiamo spesi per i lavori urgenti a Nora. Come si fa a ipotizzare una programmazione ordinaria nel territorio con 250 mila euro restanti? Non si può. Ecco perché si deve ricorrere sempre agli interventi straordinari. Per Nora ho chiesto e ottenuto un milione di euro ricavati dall'otto per mille. Come si vede una disparità enorme».

    LA POLITICA La carenza delle risorse per i Beni culturali è un problema politico, concordano i due soprintendenti. «Una questione di scelte» dice Minoja: «Oggi si vuole fare una legge regionale per promuovere il discorso sulla Sardegna nuragica e Atlantide con un finanziamento di 15 milioni e magari non si mettono a bilancio i fondi per il restauro di un sito o di un monumento. Sono i politici a dettare le priorità e di questo si devono assumere le responsabilità». Per Massabò, però, non ha senso gettare la croce sul ministro Bondi: «Non ha colpe personali per il crollo, le origini sono più antiche e investono tutti i governi precedenti. In realtà ciò che è avvenuto a Pompei è lo specchio di un'Italia schizofrenica che punta molto sul turismo e sul patrimonio culturale, ma poi non investe. È una tendenza generale della politica».
    CARLO FIGARI

    http://edicola.unionesarda.it/Corrente/Art...rticolo=2519869

     
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11 replies since 8/11/2010, 17:50   975 views
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