Altari sacrificali

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  1. dedalonur9
     
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    carina la custode del santuario.. son già innamorato ^_^

    per le macine diamo tempo...
     
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  2. SaCraba
     
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    ^_^ si,molto bellina,pensa che quando stavo andando via mi ha pure salutata .. non stò scherzando :lol: forse mi ha riconosciuta come sua simile? :D

    x le macine,mi piacerebbe vederle .Saprò aspettare.. ^_^

     
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    Finalmente a samugheo non lontano dai pressi de il tuo BORGO prossimamaente Leonardo conferenzierà.... avrai modo di confutarne le tesi senza dover trovare4 le scuse della distanza... ;) ... pèrepara le domande... :dev.gif:
     
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  4. SaCraba
     
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    ps x dedalo: ho scattato tantissime foto.Arrivo,finalmente, alla capanna della "bipenne" e già mi sfregavo le mani pensando di procurarmi materiale di scambio per poterti ricattare,estorcerti confessioni "storiche" e "archeologiche" ..premo il tasto e nel display è apparso " memoria esaurita" <_< ma questa è sfiga!! :angry: !! ..Peccato,non potevo cancellare le foto delle caprette :lol:

    CITAZIONE (shardanaleo @ 6/10/2010, 17:19)
    Finalmente a samugheo non lontano dai pressi de il tuo BORGO prossimamaente Leonardo conferenzierà.... avrai modo di confutarne le tesi senza dover trovare4 le scuse della distanza... ;) ... pèrepara le domande... :dev.gif:

    avvisami della data e luogo.. sicuramente ci sarò!!
    una delle mie domande sarà quella di spiegarmi per filo e per segno la differenza tra nuraghi e torri nuragiche .. :lol:


     
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    non solo te li spiegherò... ma ... LI VEDRAI!
     
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  6. SaCraba
     
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    CITAZIONE
    LA VITE E IL VINO IN SARDEGNA
    dalla preistoria alla fine del mondo antico

    Mario Sanges: Soprintendenza ai Beni Archeologici per le Province di Sassari e Nuoro



    Fino a qualche decennio fa era opinione comune fra tutti gli studiosi del settore che l'arrivo in Sardegna per la prima volta del vino
    e di conseguenza della successiva coltivazione della vite, fosse da far risalire alle fasi iniziali della colonizzazione fenicia (IX - VIII
    sec. a.C.), e che la vitivinicoltura diffusa in scala più ampia, datasse alla successiva dominazione cartaginese (VI sec. a.C.), e
    romana poi (III sec. a.C.).

    Fortunate campagne di scavo, condotte con i più moderni sistemi di indagine archeologica, coadiuvate da sofisticate analisi
    scientifiche, quali esami al C14, pollinici e gascromatografici, nonché comparazioni con altri siti extra-insulari, le cui genti hanno
    avuto contatti nella preistoria e nella protostoria, con le popolazioni dell'Isola, hanno consentito di spostare, almeno a partire
    dalla fine dell'Età del Bronzo Medio (XV sec. a.C.) - inizi dell'Età del Bronzo Recente (XIV sec. a.C.), la certezza della
    presenza in Sardegna della vite e del vino.


    A partire da tale periodo, infatti, si intensificano e si consolidano i rapporti bilaterali, già intrapresi in precedenza, col bacino
    orientale del Mediterraneo e in particolare col mondo miceneo. Compaiono nuove forme ceramiche più adatte alla
    conservazione e al trasporto di derrate, con le superfici esterne ed interne particolarmente trattate al fine di contenere
    sostanze liquide di pregio, quali olio d'oliva e vino, nonché recipienti per la mescita e per il consumo di bevande, come
    appunto il vino.

    Sono significative, a queste proposito, le diverse brocchette “da vino”, provenienti da livelli certi del Bronzo Recente, in
    ceramica “grigia nuragica”, ritrovate in alcune località della Sardegna: dal Nuraghe Antigori di Sarroch, insieme a ceramiche
    micenee di importazione e di imitazione locale, dal complesso nuragico di Santu Pauli di Villamassargia, dalla grotta santuario
    di Pirosu-Su Benazzu di Santadi, dal Nuraghe Arrubiu di Orroli, ecc... e dal probabile scalo commerciale nuragico nel porto di
    Kommos, nelle coste meridionali dell’isola di Creta!
    Vale qui la pena di ricordare che la tradizione storiografica, sia pure in forma mitistorica, che in questo periodo ha la sua
    massima diffusione, narra che Aristeo, compagno di viaggio di Dedalo, introdusse in Sardegna la coltivazione della vite,
    dell’ulivo e l’allevamento delle api: la notizia di un evento realmente accaduto, traslata e ricordata attraverso la narrazione
    mitica.

    Una conferma di quanto fosse radicata questa credenza, tramandataci da Pausania e da altre fonti antiche greche e latine, è
    data dal ritrovamento in territorio di Oliena, il località “Sa idda ‘e su medde” (il paese del miele), di un piccolo bronzo
    raffigurante Aristeo, col corpo totalmente ricoperto di api. Nell’Età del Bronzo Finale (XII - IX sec. a.C.), che vede anche la
    Civiltà Nuragica al suo massimo apogeo, la presenza della vitivinicoltura nell’isola si fa più puntuale ed è suffragata da analisi
    scientifiche incontrovertibili.

    La coltivazione della vite è un fatto ormai acquisito da gran tempo, con tutte le operazioni ad essa connesse, compresi anche
    tutti i processi di addomesticamento della “Vitis vinifera silvestris", ampiamente diffusa in tutto il territorio dell’Isola.

    Anche i contenitori “da vino” si modificano e si evolvono in forme tipiche della cultura sarda: “brocche askoidi” e piccoli
    “askos”, di squisita fattura, in ceramica e in bronzo, caratterizzeranno il repertorio vascolare sardo fino alla prima Età del Ferro
    ed oltre, e verranno adottate nelle prospicienti coste tirreniche presso le Culture Villanoviane prima, ed Etrusche poi (IX -VII
    sec. a.C.).

    Questi recipienti cosi particolari sono diffusi in tutta l’isola in numerosissimi esemplari. Per quelli in ceramica è opportuno qui
    ricordarne alcuni fra i più significativi: l’askos di Monte Cao (Sorso), finemente decorata con motivi geometrici incisi e cerchielli
    impressi, dal Nuraghe “Lugherras” (Paulilatino), dal Nuraghe Genna Maria (Villanovaforru), dal Nuraghe S. Antine (Torralba),
    dal Nuraghe Arrubiu (Orroli) da cui proviene anche una singolarissima askos a ciambella, dal Nuraghe Su Nuraxi (Barumini),
    dal Villaggio nuragico di Monte Ollàdiri (Monastir), dal Nuraghe Li Prisciona (Arzachena), dai santuari nuragici di S. Anastasia
    (Sardara) e Sa sedda 'e sos carros (Oliena), ecc.

    Per i contenitori in bronzo sono da segnalare l’askos dal Nuraghe Ruiu di Buddusò e la straordinaria brocca askoide a due
    colli, uno dei quali è costituito da una grande protome bovina, proveniente dalla fonte sacra nuragica di Sa sedda ‘e sos carros
    di Oliena, che è anche un “unicum” di straordinario interesse, di tutta la bronzistica nuragica.
    A testimonianza, infine, dei rapporti del mondo nuragico col bacino del Mediterraneo e oltre, sono le brocche askoidi, di
    produzione sarda presenti in diversi contesti extra-insulari: dalla Sicilia (Isola di Mozia-Marsala e da Dessueri-Monte Maio);
    dall’Isola di Creta (Tomba 2 della necropoli di Khaniale Tekke); dalla Tunisia (a Cartagine, forse da attribuire ad un
    insediamento precedente la fondazione fenicia della città); dalla penisola iberica (una brocca asconde nuragica è stata trovata
    di recente a Calle Canovas del Castello n° 38 a Cadice nel corso di uno scavo d’urgenza durante lavori edili, dal Villaggio di
    Carambolo in Andalusia e dalle coste atlantiche alla foce del fiume Huelva, cioè l’antico insediamento di Tartesso). A questi siti
    sono ovviamente da aggiungere i numerosissimi esemplari presenti, come si è detto, negli insediamenti etruschi della costa
    tirrenica della penisola italiana.

    E proprio da una brocca askoide versa il vino in una ciotola un personaggio seduto rappresentato in un bronzetto rinvenuto nel
    sacello del santuario di Monte Sirai di Carbonia (VIII - VII sec. a.C.). Sempre più numerose sono, invece, le testimonianze
    dirette della presenza della vite e del vino in numerosi contesti nuragici isolani. Vinaccioli carbonizzati provengono dal
    Nuraghe Genna Maria di Villanovaforru e dal Nuraghe Duos Nuraghes di Borore, mentre alcuni acini carbonizzati sono stati di
    recente ritrovati nella “Capanna n. 5” presso il Nuraghe Adoni di Villanovatulo, in uno strato datato con certezza alle fasi iniziali
    dell'Età del Bronzo Finale (XII sec. a.C.).

    Nel complesso nuragico di Bau Nuraxi di Triei, il località “Telavé”, ancora oggi a grande vocazione vitivinicola, nel vano n. 7,
    situato all’interno dell'antemurale, da un livello datato al C14 intorno al 1000 a.C., proviene una grande brocca askoide in
    frammenti, dalla superficie esterna accuratamente dipinta di rosso. Un attento esame gascromatografico, eseguito su uno dei
    frammenti ha stabilito che il recipiente aveva contenuto del vino. L'esame pollinico dello stesso livello ha accertato la
    presenza, oltre che di differenti specie arboree, arbustive ed erbacee, anche di pollini di “Vitis vinifera sativa”, quindi
    domestica.
    Nei vari ambienti dello stesso complesso, in una fase di riutilizzo in Età Romana imperiale e tardo antica, sono state rinvenute
    decine di anfore vinarie da trasporto: una sorta dì deposito-cantina di una probabile villa rustica che doveva sorgere nelle
    immediate vicinanze.
    A riprova della continuità di coltura della vite nella zona per alcuni millenni, è opportuno riportare la voce di un registro delle
    spese dell’Archivio Vaticano, dei primi anni del ‘600, in cui è registrato l’acquisto di vino bianco di Telavé del villaggio di Triei.
    È infine da annotare la presenza, nel Nuraghe Funtana di Ittireddu, di una brocchetta askoide frammentaria con all’interno uno
    spesso deposito, apparentemente di natura organica, di color violaceo, che, in attesa di ulteriori esami più approfonditi,
    potrebbe trattarsi di resti di vino.

    Allo stato attuale delle conoscenze non si hanno elementi certi riferibili ad attrezzature per la vinificazione in Età Nuragica, se
    si esclude il controverso torchio del villaggio nuragico di Monte Zara di Monastir, per quanto, i numerosi cosiddetti “pressoi” in
    pietra, di uso incerto, presenti in tanti siti, possono essere stati utilizzati per la pigiatura dell’uva
    .
    (........)


    www.sardegnaagricoltura.it/document...80505182810.pdf

     
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  7. SaCraba
     
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    CITAZIONE
    Torchio nuragico:

    «Una vasca e una grande coppa a
    fusto cilindrico di marna calcare-arenacea
    », così descrive il torchio l'archeologo Giovanni Ugas. (.....)

    Era il 1992 e la campagna di scavi ai piedi del Monte Zara (il costone calcareo che sovrasta Monastir) diretta
    dall'archeologo Giovanni Ugas si rivelò straordinariamente ricca. «In una delle capanne del villaggio nuragico gli
    archeologi rinvennero una macina da grano, una sorta di forno per il pane, il torchio per il vino, oltre a cocci intrisi di olio
    che porterebbero nella direzione di un'attività agroindustriale sviluppata gia a quei temp
    i», continua Modesto Fenu. Gli
    abitanti delle terre dove oggi sorge Monastir, dicono i ritrovamenti, coltivavano la vite già tremila anni fa: la I Età del
    ferro, nove secoli prima di Cristo. E facevano il vino con i vitigni antesignani del Cannonau. Il vicesindaco Fenu, che è
    anche agronomo, prude al pensiero «dell'origine e tipo delle vinacce trovate accanto al torchio».(......)

    http://docs.google.com/viewer?a=v&q=cache:...XKdB7-LWEJSZmfw



    CITAZIONE
    Olive oil

    Ancient oil press
    Bodrum Museum of Underwater Archaeology, Bodrum, Turkey

    image


    Eastern Mediterranean

    Over 5,000 years ago oil was being extracted from olives in the Eastern Mediterranean. In the centuries that followed, olive presses became common, from the Atlantic shore of North Africa to Persia and from the Po Valley to the settlements along the Nile.[citation needed]
    Olive trees and oil production in the Eastern Mediterranean can be traced to archives of the ancient city-state Ebla (2600–2240 BC), which were located on the outskirts of the Syrian city Aleppo. Here some dozen documents dated 2400 BC describe lands of the king and the queen. These belonged to a library of clay tablets perfectly preserved by having been baked in the fire that destroyed the palace. A later source is the frequent mentions of oil in Tanakh.[citation needed]
    Dynastic Egyptians before 2000 BC imported olive oil from Crete, Syria and Canaan and oil was an important item of commerce and wealth. Remains of olive oil have been found in jugs over 4,000 years old in a tomb on the island of Naxos in the Aegean Sea. Sinuhe, the Egyptian exile who lived in northern Canaan about 1960 BC, wrote of abundant olive trees.[59]
    Until 1500 BC, the eastern coastal areas of the Mediterranean were most heavily cultivated. Olive trees were certainly cultivated by the Late Minoan period (1500 BC) in Crete, and perhaps as early as the Early Minoan.[60] The cultivation of olive trees in Crete became particularly intense in the post-palatial period and played an important role in the island's economy. The Minoans used olive oil in religious ceremonies. The oil became a principal product of the Minoan civilization, where it is thought to have represented wealth. The Minoans put the pulp into settling tanks and, when the oil had risen to the top, drained the water from the bottom.[citation needed] Olive tree growing reached Iberia and Etruscan cities well before the 8th century BC through trade with the Phoenicians and Carthage, then spread into Southern Gaul by the Celtic tribes during the 7th century BC.
    The first recorded oil extraction is known from the Hebrew Bible and took place during the Exodus from Egypt, during the 13th century BC.[dubious – discuss] During this time, the oil was derived through hand-squeezing the berries and stored in special containers under guard of the priests. A commercial mill for non-sacramental use of oil was in use in the tribal Confederation and later in 1000 BC., the fertile crescent, and area consisting of present day Palestine, Lebanon, and Israel. Over 100 olive presses have been found in Tel Miqne (Ekron), where the Biblical Philistines also produced oil. These presses are estimated to have had output of between 1,000 and 3,000 tons of olive oil per season.
    Olive trees were planted in the entire Mediterranean basin during evolution of the Roman republic and empire. According to the historian Pliny, Italy had "excellent olive oil at reasonable prices" by the first century AD, "the best in the Mediterranean", he maintained, a claim probably disputed by many ancient olive growers. Thus olive oil was very common in Hellene and Latin cuisine. According to legend, the city of Athens obtained its name because Athenians considered olive oil essential, preferring the offering of the goddess Athena (an olive tree) over the offering of Poseidon (a spring of salt water gushing out of a cliff).
    The Spartans were the Hellenes who used oil to rub themselves while exercising in the gymnasia. The practice served to eroticise and highlight the beauty of the male body. From its beginnings early in the seventh century BC, the decorative use of olive oil quickly spread to all of Hellenic city states, together with naked appearance of athletes, and lasted close to a thousand years despite its great expense.

    http://en.wikipedia.org/wiki/Olive_oil

     
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  8. shardar
     
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    e io che credevo che la vite la avessero portata in sardegna, i romani.
     
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    CITAZIONE (shardar @ 17/10/2010, 17:06)
    e io che credevo che la vite la avessero portata in sardegna, i romani.

    No, stavolta gli stjudiosi ufficiuali sono stati imkmensamente più BUONI! L'avrebbero portata... i FENICI! Naturlamente. :dev.gif:
     
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  10. shardar
     
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    che fenomeni sono codesti fenici, incredibile!!!!!
     
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  11. shardar
     
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    leo! ti mando un brano di una utente del popolo sardo che dice male del tuo pensiero sul fenici e della storia sarda. Inviato il: 17/10/2010, 18:03

    Rompi il vaso di cristallo che sembra contenere la tua anima... e lascia che si mescolino le altre parti di te.


    Gruppo: Moderatore
    Messaggi: 15036
    Provenienza: cagliari


    Stato:


    CITAZIONE (shardar @ 17/10/2010, 17:37)
    vi mando una intervista di leonardo melis sulla storia vera della sardegna.

    Lo smascheramento dei Fenici, popolo inventato di sana pianta dai Greci prima e dagli archeologi poi.

    Se questa è la storia VERA della Sardegna... immaginiamoci il resto!
    Va be'che c'è chi sostiene che la civiltà nuragica non sia mai esistita... ma sparare certe frescacce proprio sui Fenici è davvero il colmo.
    Negazionismo strumentale?
    Ti ridimensiono, così puoi vedermi?
    Ma finiamola!
     
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  12.  
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    Shardar, puoi mandare il link o il titolo della discussione?... o direttamente il NIK name di chiu ha scritto... magari è la solita Kalypso... ma ormai Lei è diventata un'abitudine e non fa più notizia. :dev.gif:
     
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  13. shardar
     
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    il titolo è sardi nel mondo, quando si apre la pagina devi pigiare su la discussione CIATTANDO tu vedi cosi tutti gli interventi il mio è il terzultimo seguito dalla risposta di calipso.
     
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  14.  
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    La " SIGNORA" non vuyole proprio mandar giù le teorie di Leonardo Melis... non a caso è una insegnante (in pensione?) sorella di archeologa... e ti pareva! :dev.gif: :dev.gif:
    Ma non è un pericolo. tanto in quel forum li conosco tutti. Compresa la "Signora" :dev.gif: ... spesso abbiamo cenato e pranzato insieme (con tutti)e spesso hanno assitito a mie conferenze... a calgiari e a ... mamoiada. vennero in gruppo TUTTI e se la presero con MACCHIAVELLI che mancò, nonostante le prommesse. ma erano altri tempi.
    Salutameli tutti. Se uno non vuole credere alle mie telorie non è obbligato. L'importante è che usino linguaggio apporpriato e non cerchino le PERSONE... :rolleyes: :)
     
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  15. shardar
     
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    però dispiace che dei sardi, intellettuali e non, non sappiano aprezzare la fortuna e l,orgoglio di aver avuto una grande e meravigliosa civiltà che si è spanta in tutto il mediterraneo e oltre, peggio per loro!!
     
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44 replies since 19/9/2010, 07:57   2854 views
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