NUCLEARE in Sardinia? NO CREO!

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  1. vivamishapt
     
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    purtroppo no... sono rientrato adesso a casa... visto che ne vale la pena, lo cercherò su internet...
     
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    direi di si. In pratica mi ha confermato un vecchio terrore. Un materiale così pericoloso e difficile da controllare non dà scampo. Cavarlo, spostarlo, usarlo e Smaltirlo. Basta la minima cazzata che tutto va a farsi fottere, ma non come per il disastro BP "per un centinaio di anni". Con il nucleare va tutto in malora. Crepi anche solo rimanendo in zona. Come può l'uomo pensare di giocare così con il fuoco? io non riesco a concepirlo.
     
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  3. vivamishapt
     
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    Ecco, detto fatto. Trovati i comuni dove si possono smaltire le scorie radioattive... guardate la cartina qui, la Sardegna non c'è.... ma casa mia sì! :badmood:
    http://www.ilsole24ore.com/art/tecnologie/...i&uuid=AYrtMxSC

    Non bastano i veleni dei vivai di cui la città è soffocata, non basta l'amianto interrato dell'Ansaldobreda, pure le scorie radioattive... E poi ci si domanda come mai a Pistoia la prima causa di morte sono i tumori... :sick:
     
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  4. SaCraba
     
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    leggevo questo:
    Il trasporto di materiale nucleare
    Il trasporto di scorie e di materiale nucleare è uno degli aspetti più critici della questione "sicurezza". Durante il trasporto, oltre all'opposizione delle popolazioni che vedranno passare treni o navi con carichi radioattivi vicino alle proprie abitazioni, sussiste il rischio di incidenti e di attentati terroristici. In Francia, il treni speciali adibiti al trasporto di scorie nucleari sono scortati da "carri armati" e da poliziotti a cavallo. L'itinerario del treno cambia in continuazione all'insaputa delle popolazioni residenti nei pressi delle ferrovie. Per questi motivi i depositi di scorie dovrebbero risiedere nei pressi delle centrali nucleari evitando in questo modo la necessità del trasporto delle scorie. La ricerca tecnologica e scientifica non ha ancora trovato il modo per distruggere le scorie all'interno delle stesse centrali nucleari. Si attendono ancora risposte in tale senso.
    Abbiamo elencato quelli che reputiamo gli svantaggi e i vantaggi dell'energia nucleare. Ogni lettore potrà giungere alle sue conclusioni. Siamo in ogni caso aperti a ogni contributo esterno. Se pensate che nel dossier manchi qualche aspetto o ci siano inesattezze, scriveteci. Dopo aver verificato le vostre osservazioni sull'argomento, valutaremo di aggiungerle al nostro dossier.

    www.ecoage.it/energia-nucleare-vantaggi-e-svantaggi.htm



    si sono dimenticati di illustrare i pericoli del trasporto dei materiali radioattivi via mare o aria . Se l'energia atomica e le scorie venissero prodotte in Sardegna come trasporterebbero questi materiali pericolosissimi?



    vi immaginate se affondasse la nave o per un guasto cadesse l'aereo?
     
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  5. dedalonur9
     
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    Cara Crab....

    se producessero energia nucleare....qui...nontrasporterebbero le scorie via mare altrove: troppo oneroso e pericloso. avremmo qui anche il deposito di stoccaggio delle scorie. ecco perchè il pericolo per la sardegna è doppio.
     
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  6. Mrgianfranco
     
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    Nucleare in sardegna no...ma tanto ci portano altra mer..a come al solito gira e rigira sali e scendi destra e sinistra il mondezzaio italiano è qui...

    Porto Torres, arriva la nave dei veleni
    respinta dai porti del Mediterraneo

    Porto Torres aspetta la nave dei veleni. È questione di giorni, forse di ore, ma l'arrivo di un vascello che scaricherà tonnellate di fok, un residuo ottenuto dalla lavorazione dell'acetilene, sembra cosa certa. Il fok è un olio dal quale non si può ottenere nulla. Uno scarto, un rifiuto, l'ennesimo che verrebbe versato nei container che stanno ai piedi di quel mostro che è il Petrolchimico di Porto Torres.

    Quella grossa condotta lunga più di un chilometro costruita in fretta per consentire al cargo di smaltire il proprio carico, tra la gente del posto ha dato nell'occhio. Le squadre di operai al lavoro anche nei fine settimana non sono passate inosservate. Sabato e domenica, si è lavorato alacremente come quando si ha una scadenza alle porte. E la notizia di una nuova nave dei veleni che da tre mesi attraversa il Mediterraneo in cerca di qualcuno che si prenda il suo scarto, è girata in fretta. Tutti dicono che la nave, dopo una lunga ricerca, abbia trovato il suo porto sicuro: il deposito del Petrolchimico. Da quel momento il vascello ha ormeggiato nella costa siciliana, in attesa che gli operai terminassero la costruzione di quel condotto che consentirà di eseguire le manovre in maniera più comoda. Sembrerebbe uno scarico di routine, ma la gente dell'area industriale di Porto Torres, delle operazioni di routine non si fida troppo e vuole saperne di più. In una mattina di sole d'ottobre, intorno a una darsena, la gente parla, ma con cautela. Le frasi si interrompono ed è vietato fare nomi: i padroni del Petrolchimico qui fanno ancora paura.

    AREA OFF LIMITS Quest'area da ieri mattina è off limits: le autorità dicono che è in corso un disastro ambientale. Le persone qui non devono starci, non possono vivere, né lavorare. Perché respirare quest'aria fetida, dove l'odore di benzene resta addosso, ora non si può più. Da ventiquattr'ore, questo quadrato di cemento che circonda il molo è diventato pericoloso. Gli imprenditori che negli ultimi trent'anni hanno aperto le proprie attività e quello stabilimento chimico lo hanno visto nascere sotto i loro occhi, ora devono andare via. Chiudere bottega e trasferirsi altrove, ma nessuno ha detto loro dove. Cantieri navali, officine, depositi di rimessaggio, da due giorni sono fuori legge.

    ARIA IRRESPIRABILE Eppure questo tanfo di benzina che sale su da quella pozza d'acqua che acqua non è, loro lo sentono da anni. Il liquido nero verdastro che sta al posto del mare fluttua sul cemento e lascia un residuo scuro. L'aria è acida e la puzza di quello che ora è ufficialmente veleno, toglie il respiro, si incolla alla pelle. Ma chi lavora qui, ormai non lo sente più. Si sono abituati a tutto.

    SOGNO SVANITO Negli ultimi anni hanno dovuto fare i conti con il sogno svanito del polo industriale, con i danni che quella produzione ha provocato alle loro terre e alla loro salute. Hanno riposto tutta la loro fiducia nei tecnici che periodicamente eseguivano il monitoraggio dell'ambiente in cui vivevano e lavoravano. Ora che quel disastro ambientale lo vedono tutti, loro pretendono delle risposte. Alla notizia di una nuova nave che potrebbe portare nelle loro case altro veleno, vogliono saperne di più.

    MARIELLA CAREDDU

    Giovedì 07 ottobre 2010 07.46
    www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/198684
     
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  7. SaCraba
     
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    :wacko: i TG3 Regionale Sardo ore 14 e delle 19,30 di domenica 14 novenbre 2010
    hanno confermato la realizazione del cavo SAPEI.Questo significa che hanno già deciso che in Sardegna vogliono costruire le centrali nucleari.
    CITAZIONE
    A cosa servono questi cavi.

    image


    SAPEI il cavo dei record, che collegherà la Sardegna alla Penisola Italiana con un doppio cavo sottomarino di corrente continua a 500 kV. Ognuno.
    Visto che proprio LOCOS la stragrande maggioranza del popolo Sardo non siamo e giusto affinchè anche quella BANDA di SERVI POLITICANTI che ci rappresentano capiscano che non siamo del tutto IGNARI e ciechi dal non capire cosa accade. La predisposizione SILENZIOSA dei due cavi dei record sottomarini, che collegherà la Sardegna alla Penisola Italiana la corrente continua a 500 kV. ognuno di questi cavi, ci dicano a cosa servono se non alla predisposizione del passaggio di corrente di o delle PREVISTE centrali nucleari in Sardegna.
    POPOLO SARDO:
    (SAPEI che il cavo dei record, che collegherà la Sardegna alla Penisola Italiana con un doppio cavo sottomarino in corrente continua a 500 kV.
    SAPEI, opera realizzata dalla società TERNA per sopperire al fabbisogno energetico italiano, è un cavo sottomarino lungo 420 km (435 Km compreso il cavo terrestre) che collega la Sardegna al Lazio passando a 1600 metri al di sotto del Mar Tirreno. È di fatto il cavo sottomarino più profondo al mondo.
    SAPEI è composto da due cavi, della portata complessiva di 1000 Megawatt. La posa in opera del secondo cavo è prevista per la fine del 2010. La stesura dei cavi è stata affidata alla "Giulio Verne", la nave posacavi più grande del mondo.
    Storia: Nel 2006 viene avviato il progetto, approvato in tempi record. Partono indagini scientifiche accurate del fondale marino. Nel 2008 oltre la metà del progetto viene completato con la posa in opera del primo cavo sottomarino. Viene inoltre completata l'installazione dei cavi terrestri. Vengono portati a termine con successo i primi test di tensione. Nel 2009 diventano esecutive le stazioni di conversione di Latina e Fiume Santo. Vengono portati a termine i montaggi elettromeccanici delle stazioni di conversione.
    Statistiche: Il diametro di ogni cavo è di 12 centimetri. I cavi si estendono per la lunghezza record di 420 chilometri, e sono in grado di sostenere 500 kV di tensione per 1000 MW di potenza. La profondità massima di posa in opera del cavo è di 1600 metri. La stazione di Latina si estende in una superficie di 35000 metri quadrati, mentre quella di Fiumesanto per ben 48000 metri quadrati. Oltre 730.000.000 di euro investiti nel progetto.
    =============
    Il sistema elettrico italiano è articolato in quattro segmenti che ne compongono la filiera: produzione, trasmissione, distribuzione e vendita. Le attività di Terna riguardano la fase della trasmissione dell’energia elettrica sulla rete ad alta ed altissima tensione:
    TERNA è la società responsabile in Italia della trasmissione dell'energia elettrica sulla rete ad alta e altissima tensione su tutto il territorio nazionale, con oltre il 98% delle infrastrutture elettriche. Nasce in seno all'ENEL come una Società per Azioni il 31MGGIO 1999 in seguito alla liberalizzazione del settore elettrico attuata dal cosiddetto decreto Bersani.
    Gestione del sistema elettrico: Terna garantisce l’equilibrio tra l’energia richiesta e quella prodotta. La gestione in sicurezza del sistema elettrico nazionale viene effettuata dal Centro Nazionale di Controllo e dai Centri Territoriali. Terna cura l'efficienza delle infrastrutture e della manutenzione. Attraverso i centri di teleconduzione Terna manovra i propri impianti e ne monitora il funzionamento;
    Ingegneria e gestione impianti: Terna punta alla massima efficienza delle infrastrutture e l’eccellenza della manutenzione attraverso l’innovazione tecnologica e una struttura operativa presente su tutto il territorio.
    Sviluppo della rete: Terna delibera ed esegue gli interventi di sviluppo della rete di trasmissione nazionale approvati dal Ministero dello Sviluppo Economico, secondo il Piano che dal 2006 al 2015 prevede la realizzazione di oltre 3.300 km di nuovi elettrodotti (15 gli interventi prioritari) e 60 nuove stazioni di trasformazione per un investimento complessivo di 3,1 miliardi di euro. Terna promuove lo sviluppo delle infrastrutture elettriche in armonia con le esigenze dell'ambiente e del territorio e applicando per la progettazione delle sue infrastrutture una procedura di valutazione ambientale strategica o VAS. Nel dicembre 2007 ha annunciato un piano di modernizzazione della rete che eliminerà 1200 chilometri di vecchi elettrodotti che verranno sostituiti da 460 chilometri di nuovi elettrodotti che ridurranno le dispersioni di 3500 Megawatt. Il progetto prevede anche l'immissione di 1000 Megawatt di energia ottenuta da fonti rinnovabili.)
    Chi non crede si ricreda più chiaro di così significa essere non LOCOS ma..... (lascio a voi pensarlo..)
    http://mario-wwwmarioflorecom.blogspot.com...n.html?spref=fb

     
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  8. suonosardo
     
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    http://ugocappellaccio.blogspot.com/2009/0...a-ma-io-ho.html
    <_< <_< :badmood: :bomba: :bomba: :bomba: :bomba: :bomba: :bomba: :bomba:
     
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  9. Mrgianfranco
     
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    I lavori per il SAPEI alla centrale di FIUMESANTO sono iniziati gia da moolto tempo fà come dico io
    passo1 )far fallire industrie che portano non pochi stipendi in una determinata zona
    passo2) far vinta che il governo e regione e politici vari cercano di rimediare e di valutare il da farsi con riunioni dove si gioca a dama o scacchi o si dorme
    passo3) ormai la gente non vede più futuro e piglia il primo treno che passa verso un barlume di luce (in questo caso il nucleare)con la speranza di ricevere lavoro
    passo4)ancora una volta ringrazieremo la classe dirigente e la osanneremo(io direi leccheremo il cu..) per averci con tanta clemenza offerto l'opportunita di (ancora una volta) dirtruggere territorio e vite di iniettarci morte e pestilenze per qualche stipendio da 1200 euro lordi e tornaconti molto piu prosperosi per altre poche e infami persone che di questa terra poco gli interessa...
    P.S. solo una cosa dico riappropriamoci della nostra isola prima che sia troppo tardi con ogni mezzo lecito, basta dire cappellacci qui e li è da 60 anni e piu che qui è tutto un imboscare soldi fare scelte sbagliate sulla nostra pelle per arricchire altri non c'è più governo nè destra nè sinistra che tenga se và contro il popolo Sardo
     
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  10. SaCraba
     
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    questo è un vecchio articolo ma ci fa capire cosa in realtà abbiano in mente per noi e la nostra Isola .. :wacko: non una ma addirittura quattro centrali..

    IL SARDEGNA - Politica: Al Senato la proposta nucleare: tutte nell'Isola le quattro centrali

    05.03.2009

    Marco Mostallino [email protected] ■ E alla fine la candidatura è arrivata. Da fonte scientifica autorevole, per di più con un ruolo istituzionale: la Sardegna è il posto migliore per le centrali nucleari promesse dal governo Berlusconi. E non per una delle quattro che dovrebbero sorgere in Italia, bensì per l'intero pacchetto. « La Sardegna è l’area italiana migliore per la costruzione di centrali nucleari, perché è la più stabile dal punto di vista sismico», ha riferito ieri E n z o B o s c h i , p r e s i d e n t e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) durante una audizione davanti alla commissione Territorio e ambiente del Senato. L'audizione è un momento nel quale il Parlamento comincia a farsi delle idee precise su un problema, ascoltando i tecnici di settore prima di esaminare disegni di legge del Governo o proposte di deputati e senatori. E ieri, a Palazzo Madama, è toccato al numero uno della sismologia italiana parlare del ventilato ritorno all'energia figlia dell'atomo. Il responsabile dell'istituto statale è stato chiaro: «La regione Sardegna è una zona con una storia geologica completamente diversa dal resto dell’Italia. Si potrebbero fare tutte e quattro le centrali nucleari che il governo intende costruire lì, anche se poi bisognerebbe risolvere il problema del trasferimento dell’energia - ha aggiunto Boschi - Bisogna evitare che il problema venga affrontato con le informazioni sbagliate», ha proseguito il sismologo: «Ho visto sui giornali che un sito proposto era quello di Augusta, in Sicilia: non potrebbe esserci un’area più sbagliata, perché si trova su una faglia sismica». La Sardegna invece è terra antica, stabile, dove le scosse di terremoto sono rare e leggere. Ecco che un sistema delicato e potenzialmente devastante come una centrale nucleare nell'isola, secondo Boschi, sarebbe sistemato bene, al riparo da eventi sismici catastrofici. Così non una ma quattro centrali potrebbero trovare spazio nella regione. Decidere, comunque, non è in capo a Boschi. Il governo non ha ancora avviato le procedure per i criteri tecnici di scelta dei siti: dopo questi, sulla base di rapporti scientifici, l'esecutivo dovrà stilare una lista di zone candidate e poi procedere alla individuazione delle quattro aree che saranno oggetto di quella che viene chiamata nelle carte ministeriali «servitù nucleare». Nei giorni scorsi, il neo presidente della Regione Ugo Cappellacci aveva assicurato che «nessuna centrale nucleare verrà costruita nell'Isola: se vorranno farlo, dovranno passare sul mio corpo», ha concluso il governatore. Ma la sua resistenza potrebbe non bastare: nel disegno di legge sull'energia (che ancora non è stato votato) il governo è autorizzato a superare il no delle Regioni.

    www.regione.sardegna.it/j/v/491?s=108546&v=2&c=1489&t=1
     
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  11. SaCraba
     
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    CITAZIONE
    Nucleare, la Consulta dice no alle Regioni: “Via libera all’atomo”

    pubblicato il 14 novembre 2010 alle 08:38

    Campania, Puglia e Basilicata avevano promulgato leggi contro le centrali e i siti di stoccaggio. La Corte costituzionale le boccia

    E’ un passo avanti altamente significativo per l’atomo e una sconfitta cocente per gli enti locali: la Corte Costituzionale ha bocciato le leggi di Campania, Puglia e Basilicata che vietavano l’installazione di centrali nucleari e siti di stoccaggio nel loro territorio. Una sconfitta che era nell’aria dopo le prime scelte della Consulta riguardo la legge, ma che adesso potrebbe semplificare la vita per l’atomo all’italiana, dopo l’avvio del programma con la scelta degli uomini per l’Agenzia nucleare. La Corte ha deciso che la legge in materia di ambiente e quella per l’energia sono competenza esclusiva dello Stato, e quindi gli enti locali non possono legiferare sul punto, pena la totale e completa nullità degli atti. Ma, scrive Antonio Cianciullo su Repubblica, non è finita qui:

    In sostanza i giudici costituzionali hanno contestato il metodo scelto dalle Regioni che hanno deciso di agire in maniera autonoma contrapponendo le proprie leggi alle norme statali. Si potrebbe però aprire un’altra partita giuridica se le Regioni scegliessero una via più diretta impugnando dinanzi alla Consulta le leggi statali che ritengono lesive dei loro diritti. Ed è la posizione già anticipata ieri dal presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo: «La stessa sentenza non escluderebbe il diritto delle Regioni a una concertazione preventiva. Non una legge propria ma l’impugnazione della legge dello Stato. Siamo pronti a percorrere anche questa via». La battaglia sul nucleare dunque andrà avanti. Da una parte la Corte costituzionale (che nel giugno scorso aveva rigettato i ricorsi con cui 10 Regioni avevano impugnato la legge delega sul ritorno del nucleare in Italia) deve ancora esaminare altri ricorsi e la legittimità del quesito referendario promosso dall’Idv. Dall’altra il dissenso politico resta molto netto e determinato. «Il nucleare in Italia si può fare solo con i carri armati», aveva ripetuto nei giorni scorsi il presidente della Puglia Nichi Vendola.

    A questo punto lo spazio per una trattativa si chiude. E tutto andrà tra valori bollati e referendum, visto che la Cassazione sembra orientata a validare il referendum dell’IdV. Rimane poi sul tavolo il problema dei costi, specialmente in un periodo di tagli e austerity.

    Ma quale nucleare potrebbe essere realizzato in Italia? A che costi? E dove? Finora è stata fornita risposta solo alla prima domanda. Il governo Berlusconi ha scelto la filiera francese Epr, una tecnologia sperimentale che non ha visto nessun reattore realizzato. Proprio per questo la stima dei costi è incerta: il reattore in costruzione più avanzata, quello di Olkiluoto, in Finlandia, a causa di una serie di problemi in fase di realizzazione, sta andando verso un raddoppio dei costi, inizialmente stimati in 3,2 miliardi di euro. Dunque l’impegno economico per le 4 centrali progettate potrebbe avvicinarsi ai 25 miliardi di euro. Ma l’incognita maggiore riguarda la localizzazione degli impianti: tutte le regioni governate dal centrosinistra e quasi tutte quelle governate dal centrodestra si sono dichiarate non disponibili.

    http://www.giornalettismo.com/archives/954...a-dice-regioni/

     
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  12. SaCraba
     
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    CITAZIONE
    PETIZIONE POPOLARE

    NON ABBIAMO BISOGNO DEL NUCLEARE

    Al Presidente della Repubblica,
    Al Presidente del Senato,
    Al Presidente della Camera Deputati,
    Al Presidente del Consiglio,
    Ai Parlamentari tutti


    Noi cittadini e cittadine italiane, visto il “Piano Triennale per lo Sviluppo”, approvato dal Consiglio dei Ministri, che lancia “il ritorno all’energia nucleare”, facciamo presente che:
    a. Il popolo italiano ha votato a larghissima maggioranza, con i 3 referendum del 1987, l'uscita definitiva dell'Italia dall'avventura nucleare, come hanno deciso anche Austria e Polonia (che non hanno avviato le loro centrali già costruite), Danimarca, Grecia, Norvegia e Irlanda (che hanno rinunciato alla loro costruzione), Germania, Belgio, Olanda, Spagna e Svezia (che hanno deciso di non costruire più centrali nucleari nel loro territorio, puntando sulle energie rinnovabili).

    b. Il nucleare non ci libera dalla dipendenza dall'estero: l’uranio è una fonte esauribile; per far funzionare le centrali dovremmo importarlo e il suo prezzo sta salendo ancora più rapidamente del petrolio: dal 2001 al 2007 si è moltiplicato per dieci.

    c. Non esiste il nucleare “sicuro” e “pulito”: i reattori di “quarta generazione” sono previsti tra 25-35 anni (dopo il 2030, attorno al 2040); intanto il governo vuole costruire centrali di “terza generazione” che non hanno risolto né il problema della sicurezza ( non c'è solo Cernobyl, ma decine di incidenti gravissimi come quelli che hanno provocato 7 morti nelle centrali giapponesi tra il 1995 e il 2005) né di come smaltire le scorie che restano radioattive per centinaia e migliaia di anni.

    d. La strada maestra sono le energie rinnovabili: Germania, Spagna, Austria, Grecia, Danimarca e tanti altri stati, europei e non, si stanno liberando dalla schiavitù del petrolio investendo grandi risorse sull'energia solare termica, fotovoltaica e a concentrazione, sull’energia eolica e sul risparmio e razionalizzazione degli attuali consumi. In Italia basterebbe coprire di pannelli fotovoltaici solo lo 0,1% (un millesimo) del territorio nazionale (utilizzando un decimo di tetti, pensiline, barriere autostradali ecc.) per soddisfare il 20% del fabbisogno nazionale di energia elettrica.
    e. Il nucleare è fuori mercato, vive grazie a sovvenzioni statali e militari: Le stime Usa per i nuovi impianti danno il costo del kWh nucleare a 6.3 cent, addirittura il 20% in più dei 5,5 cent del gas o 5,6 del carbone (anche questi, peraltro, dannosi per la salute e l’ambiente). Per questo negli Usa, nonostante gli enormi incentivi stanziati da Bush, nessun privato ci investe dal 1976. L'unico reattore in costruzione in Europa è in Finlandia, perchè quello stato carica sul proprio bilancio (dei contribuenti) smaltimento delle scorie e smantellamento finale della centrale (che costa quasi come la costruzione). Gli altri 8 stati che, nel mondo, investono nel nucleare, lo fanno, quasi tutti, per produrre anche materia prima per le bombe: Cina, India, Russia, Pakistan, Giappone, Argentina, Romania e l'Iran, attualmente nel mirino degli Usa, perchè non è suo alleato.
    Perciò chiediamo ai massimi rappresentanti di Stato e Parlamento di non tradire la volontà popolare e non imboccare, con i nostri soldi, questo costosissimo vicolo cieco.

    I firmatari sono informati, ai sensi dell’art. 13 decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196 [Codice in materia di protezione dei dati personali], che promotrice della petizione è la lista civica nazionale PER IL BENE COMUNE con sede nazionale in Ferrara, Piazzale Stazione 15 , e che possono esercitare i diritti di cui all´art. 7 del codice della privacy scrivendo al responsabile del trattamento dati personali dott.ssa Benini Monia. I dati personali verranno trattati per le sole finalità della presente petizione.


    www.perilbenecomune.org/index.php?mod=petition

     
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  13. c8sgtxlt
     
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    allora quelle che sono in giappone?????sbaglio o è una delle terre a più forte rischio sismico??!!eppure le centrali le hanno fatte!!!
     
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  14. shardar
     
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    se fossi in te non ne sarei di molto sicuro.

    se fossi in te non ne sarei cosi sicuro.
     
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  15. SaCraba
     
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    CITAZIONE
    Germania, studio shock, 20’000 aborti a causa delle centrali nucleari

    Ralf Kusmierz, Kristina Voigt e Hagen Scherb, studiosi del Centro di ricerca tedesco per la salute ambientale di Monaco e tra i massimi esponenti della comunità scientifica tedesca hanno esaminato il rapporto tra nascite e prossimità alle centrali nucleari, in Germania e Svizzera.

    Lo studio (PDF della presentazione) è partito dai dati sugli effetti della catastrofe di Cernobyl sulle nascite in Ucraina e nelle regioni toccate dalla nuvola radioattiva (in particolare cesio-137) che già avevano evidenziato una significativa incidenza sia sul numero delle nascite che sul rapporto di nascite da bambine e bambini.

    L’obiettivo degli studiosi era cercare di stabilire se la vicinanza delle centrali nucleari, anche in mancanza di grandi incidenti, implicasse effetti sulle nascite.

    Di regola nascono 105 femmine per ogni 100 maschi, ma nelle regioni che circondano le centrali nucleari le nascite femminili sono molto inferiori.

    Era già appurato che guerre e irradiamento radioattivo hanno effetti diversi sulle nascite di femmine e maschi, incidendo in modo particolarmente pesante sugli embrioni femminili.

    Lo studio ha dimostrato l’esistenza di gravi conseguenze anche in rapporto alla semplice vicinanza a centrali nucleari. Negli ultimi 40 anni, nelle aree a 35 chilometri di distanza da 31 centrali nucleari tedesche e svizzere, il numero delle nascite di bambine risulta inferiore di 20’000 rispetto ai dati attesi.

    Si stimano in un milione le bambine e i bambini mai nati in tutta Europa a causa del disastro di Cernobyl.

    Gli studiosi hanno anche evidenzato un netto aumento dei casi di tumore infantile nelle vicinanze di centrali nucleari.

    Come spiegare questi 20’000 aborti spontanei “in eccesso”, in mancanza di “grandi” incidenti alle centrali di queste regioni? Forse con gli incidenti nucleari cosiddetti di “basso livello”, quelli che sono degradati a “guasti” con una esposizione alla radioattività della popolazione sistematicamente definita “entro i limiti di sicurezza” e che invece, anche in ragione della loro frequenza e del loro cumulo, potrebbero avere effetti sulla salute ben piu’ gravi di quelli stimati dalle autorità nazionali. O forse la ragione va individuata in una qualche altra conseguenza delle attività delle centrali nucleari, come le perdite nel trasporto e nello smaltimento delle scorie e di alcuni dei pericolosissimi materiali necessari al funzionamento degli impianti.

    Una cosa è certa, a causa dell’enorme peso dell’energia nucleare in molti Paesi, la politica dei governi e degli stessi enti di controllo mira spiccatamente a rassicurare le popolazioni sulla sicurezza degli impianti. Senza l’energia nucleare, molti sistemi-Paese si fermerebbero con effetti devastanti sulla loro economia.

    Nel 2005, l’ONU e l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) avevano speso molto tempo e denaro per cercare di dimostrare che l’incidente di Cernobyl non aveva avuto effetti sulle nascite né in Ucraina né in Europa. Per un breve periodo non erano emersi studi di senso contrario anche se i reportage da Cernobyl offrivano un’immagine in netta contraddizione rispetto ai rassicuranti studi dell’ONU e dell’AIEA. Poi molti enti di ricerca e università avevano demolito la validità scientifica di quei rapporti, evidenziando come ancora oggi gli effetti di quell’incidente producono una devastante quantità di aborti e malformazioni alla nascita.

    Fino a che punto i governi e l’AIEA stanno omettendo di informare le popolazioni sui reali effetti della produzione atomica? Quanto sta incidendo davvero tale produzione sull’evidente calo della fertilità umana in molte regioni del mondo?


    www.nuovaresistenza.org/2010/11/19/...ri-sostenibile/



    CITAZIONE
    Già si sapeva che anche quando funzionano bene le centrali nucleari nuocciono gravemente alla salute, nel senso che nelle vicinanze degli impianti aumentano i casi di tumore e di leucemia. Ora dalla Germania arriva un ulteriore ragguaglio: nuocciono gravemente alla salute delle donne. Anzi, delle bambine. Che non nascono proprio.

    E’ il risultato – in estrema sintesi . di uno studio effettuato dall’Helmholtz Zerntrum di Monaco di Baviera, un centro studi che si occupa di salute ambientale.

    Chissà se la notizia sarà giunta al professor Veronesi, l’oncologo fresco di nomina alla presidenza dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, secondo il quale gli italiani non vogliono le centrali nucleari solo perchè sono influenzati da un bombardamento di “idee disfattiste”.

    Lo studio pubblicato dall’Helmholtz Zerntrum è stato effettuato da Ralf Kusmierz, Kristina Voigt e Hagen Scherb. Si intitola, nella versione inglese, “Is the human sex odds at birth distorted in the vicinity of nuclear facilities?”. Ossia: il rapporto percentuale fra neonati maschi e femmine cambia nelle vicinanze degli impianti nucleari? La risposta è sì.

    Nell’arco degli ultimi 40 anni, in un raggio di 35 chilometri attorno a 31 centrali nucleari tedesche e svizzere, mancano all’appello circa 200.000 bambine. Soltanto se esse fossero venute al mondo sarebbero state rispettate le statistiche secondo le quali ogni 100 bambini nascono 105 bambine.

    Gli impianti nucleari oggetto dello studio non sono mai stati teatro di incidenti rilevanti. Dunque questi effetti sono stati riscontrati quando tutto va bene. E figuriamoci quando le cose vanno male…

    Infatti il medesimo studio prende in esame il sesso dei neonati negli anni seguenti all’incidente nucleare di Chernobyl (Ucraina, 1986) e ai test nucleari della Guerra Fredda. In tutti e due i casi (ma nel primo solo in Europa) è mancato all’appello un gran numero di nascite femminili.

    http://www.blogeko.it/2010/non-nascono-le-...unzionano-bene/

     
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