Riti Antichi del Passato

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  1. SaCraba
     
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    :unsure: apro questa discussione per poter raccogliere materiale sulle vecchie usanze religiose sarde... porto qui la discussione sull'antico strumento musicale "Rana e' canna" o "strokki arranasa" che veniva usato durante la Settimana Santa.

    Stumenti musicali sardi antichi. Dal libro di Don Giovanni Dore
    Rana 'e canna - stroki arranasa

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    Primitivi significati simbolici e allegorici

    Le canzoni ed i congegni fonici ,che affondano le loro radici nel totemismo,coi quali si imita un rumore della natura (tuono,vento,pioggia,mareggiata,etc...) o la voce di un animale,appartengono al patrimonio culturale più antico.
    " la mimesi di voci di animali si sono mantenute nel colmo delle culture superiori,e si ritrovano nella tradizione egizia,vedica e tibetana...... Voci d'avvoltoio e di aquile sono simboli sonori della luna nuova e del Dio della folgore e dei tuoni; voci di rana producono la pioggia e la fertilità.
    "Gli inni al Dio Agni vanno eseguiti con toni bestiali ed i canti rivolti a Vrihaspati sono intonati a modo di pavone".
    "a seconda del Dio al quale si rivolgevano i sacerdoti vedici,mutavano il timbro della voce."
    "Dinanzi a Soma mormoravano come Api,dinanzi a Indra muggivano come tori e così diventavano api e tori nella loro essenza intima".

    Così un tamburo di pelle di caprone,veniva usato come " caprone del tuono" in conseguenza al suono cupo e ruvido.
    Lo stesso strumento di pelle di toro veniva usato per iculti fallici.
    I riti più comuni,nei quali lo strumento veniva usato erano i riti funebri o pluviali,quelli di magia amatoria fallica e le cerimonie di iniziazione e di nascita.

    I riti pluviali corrispondono al ciclo dell'anno ,primavera-estate.
    "Le cerimonie falliche appartengono simbolicamente alla primavera e si estendono fino al periodo solstiziale,mentre i riti di nascita hanno inizio col solstizio invernale e appartengono alla pre-primavera."

    Così, i rumori di raganelle e di sonagli,lo schiocco della frusta e il cozzo delle catene,durante le feste di pre-primavera ,non sono simboli fallici ma bensì di crescita piena,dotati anche di forze apotropaiche.


    CITAZIONE
    SCIAMANI:

    "Lo sciamano è un esperto della comunicazione estatica tra il naturale e il soprannaturale. Il suo compito è quello di trovare i mezzi più adeguati atti a risolvere una crisi già in atto o a prevenire crisi future. Il rito sciamanico è un tentativo di risolvere i problemi del mondo naturale attraverso il contatto estatico con il soprannaturale".

    MUSICA

    "Ogni qualvolta un rito magico raggiunge l’apice assistiamo a un canto, a una recitazione enfatica o mormorata, a un ruggito o ad un grido, ad un sibilo o ad altri suoni prodotti dagli stregoni".
    Curt Sachs ha suggerito che l’origine della musica è da cercare nel potere magico del suono sulla materia.

    La musica appare subito come elemento costitutivo del rito e gli strumenti musicali in questo contesto mitologico hanno una funzione simbolica.

    Abbiamo così strumenti maschili e femminili, che possono essere suonati rispettivamente solo da uomini o solo da donne. I sonagli a collana o a braccialetto, che sottolineano ritmicamente i movimenti della danza, sono a loro volta degli amuleti. La sonagliera di zucca, o maraca, è uno strumento particolarmente magico utilizzato dagli sciamani per comunicare con i poteri soprannaturali o con gli spiriti degli antenati. Il tamburo è da sempre uno strumento sacro, dotato di diversi attributi secondo il tipo/funzione: tamburi reali, guerrieri o funebri. A questa specializzazione è seguita poi la differenziazione dei suoni/strumenti. Il tamburo è associato alla terra, alla luna, ai riti di fertilità, cosi come al cielo, al tuono e alla pioggia. Gli idiofoni a sfregamento (raspadores) generalmente vengono associati alla morte e ai riti funebri. I flauti sono legati a un simbolismo fallico e ai riti collegati con l’idea di fertilità e di resurrezione. La tromba si associa con la morte, coi riti crepuscolari e alla guerra. La tromba ricavata dalla conchiglia marina partecipa a un simbolismo tanto complesso quanto universale, che la associa alla fecondità, alla morte e resurrezione, al vento e a soffio divino.

    http://www.airesis.net/ArtedelleMuse/muse%...use%20zuffi.htm

    CITAZIONE
    Rane e ombrelli

    In molte culture la rana è considerato un animale importante in quanto è legato all'arrivo delle piogge, che sono essenziali per la vita di uomini, animali e piante. Un mito africano (popolazione Bantu) racconta che una volta per giorni e giorni dal cielo non scese acqua. Tutti gli animali si riunirono molto preoccupati e decisero che, divisi per specie e a turno avrebbero invocato la pioggia. solo le rane, giunto il loro turno e dopo aver gracidato per ore, riuscirono a far addensare grosse nubi nere nel cielo e a far scendere abbondante pioggia. Da allora, afferma il mito bantu, gli uomini quando sentono gracidare le rane con insistenza sanno che pioverà.
    Anche presso alcune popolazioni asiatiche la rana è considerato un animale molto importante perchè strettamente legato alla pioggia e alla vita. In Birmania la popolazione Kayan utilizza dei particolari tamburi chiamati Klu o Phasi o tamburi delle rane.
    Questo nome è dovuto al fatto che su questi tamburi sono raffigurate, oltre ad altri animali di buon augurio, proprio delle rane.
    Verso la metà di aprile i Kayan celebrano la festa del klu, durante la quale suonano questi tamburi per invocare benedizioni sul nuovo anno e per strappare dal cielo le piogge. Afferma infatti un detto Kayan: " La rana grida, viene la pioggia. Se la pioggia cade, il pesce guarda in alto, l'acqua aumenta. Aumentando l'acqua, l'elefante tira. Se l'elefante tira, i tronchi scivolano. Scivolando i tronchi, la nazione prospera".

    http://www.pimemilano.com/index.php?l=it&idn=388

    CITAZIONE
    La nascita della pioggia
    Al principio, quando ogni cosa era nuova e tutto era stato fatto da poco, non pioveva. Ciò era un bel guaio, un guaio tanto grosso che tutti gli animali si riunirono e decisero di invocare ad alta voce il cielo affinchè mandasse la pioggia.

    Si divisero così in vari gruppi, secondo le diverse specie, e gli elefanti per primi si misero a barrire a tutto spiano. Ma la pioggia non venne. Provarono allora i rinoceronti; tutti i rinoceronti assieme. Ma la pioggia non venne.

    Provarono le giraffe, poi le antilopi, poi i leoni (e i loro ruggiti parevano toccare il cielo); ma la pioggia non venne. Provarono tutti gli animali, pure i piccoli, pure i piccolissimi. Ma la pioggia non venne.

    Erano rimaste solo le rane. Toccava a loro provare, e gli altri animali le pregarono di invocare la pioggia dal cielo. Le rane accondiscesero tutte.

    Era così assordante il loro grido, così monotono, che il cielo, per attutirlo, si coprì di nubi. Tante, enormi nubi.

    Inutilmente, però. Il gracidare delle rane riusciva a penetrare attraverso la spessa cortina. Alla fine il cielo, stanco di udirle, tentò di affogarle con l'acqua. Piovve.

    Avendo ottenuto quel che volevano, le rane tacquero. Essendo piovuto, l'erba crebbe e gli altri animali si sparpagliarono per ogni dove a mangiare. Solo le rane rimasero nelle buche ove l'acqua si era fermata (laghi e stagni) perchè, avendo fatto piovere, si consideravano padrone dell'acqua. E lì son sempre rimaste, cercando il cibo fra la melma.

    Ancor oggi, quando gracidano, non lo fanno per nulla: lo fanno per chiamare la pioggia.

    Mito Africano.

    http://www.specialissimo.it/racconti/racconto-17.asp


    Quando venne creata la terra ogni animale aveva una sua funzione. Tutti servivano a qualcosa.
    I pesci popolavano i mari e i laghi, gli uccelli il cielo, i grossi animali le pianure estese.
    Solo le rane non avevano un loro posto e una loro funzione; così si riunirono tutte e cominciarono a chiedere al cielo un aiuto.
    Il cielo non sapendo cosa fargli fare, e rendendosi conto che mancava ancora la pioggia, decise che le rane sarebbero state le "chiamatrici" della pioggia.
    Ed è per questo che quando le rane cantano, la pioggia arriva

    CITAZIONE
    La Dea madre come Rana o Rospo

    Nel corso di una ricerca su questo animale particolare, è stato notato che il rospo viene sempre menzionato, dalle civiltà primordiali fino ad arrivare ai nostri giorni, sotto varie forme.

    Novemila anni fa, nelle culture pre-indoeuropee dell’antica Europa, dell’antica Anatolia e del Mediterraneo, la Dea Madre veniva raffigurata come un rospo.
    Le raffigurazioni del rospo e dell’ibrido donna-rospo nel corso dei millenni fino al giorno d’oggi vengono sempre associate alla Madre Terra, simbolo di fertilità e maternità, ma anche di morte e quindi di rigenerazione all’interno dei cicli del tempo.

    Anche nel Nord che nel Sud America sono presenti un insieme di miti che mettono in relazione il rospo con la terra come rappre sentazione animale della Dea Madre Terra, contemporaneamente distruttrice e generatrice della vita.

    Le civiltà dell’America centrale vedono il rospo come dualità, benefico divoratore, che si trasforma in una sciamana femmina padrona della terra e del fuoco, creatrice delle arti magiche come delle arti pratiche dell’agricoltura che lei ha donato all’umanità attraverso la mediazione di un eroe mitologico.

    In una leggenda azteca, la rana era origine dell’intero universo: Quetzalcoatl, il dio serpente-uccello e Tezcatlipoca, il dio mago-giaguaro, la trovarono nel mare primordiale. Ne divisero il corpo a metà e con esso crearono il cielo e la terra.

    Nelle tradizioni dell’America precolombiana la rana era portatrice di salute, teneva lontano il male e le energie negative. La dea Ceneotl, patrona delle nascita e della fertilità, era rappresentata come una rana.

    Presso gli Olmechi, promotori di quella che è considerata la cultura madre dalla quale originarono le diverse civiltà messicane, i re perti archeologi hanno evidenziato l´ossessionante presenza dell´immagine del rospo, accanto a quella del giaguaro, nell´iconografia religiosa e mitologica .

    L´associazione del rospo con la fertilità è evidente anche in uno schema iconografico comune dell´arte olmeca in cui il rospo è in posizione "a gambe di rana". Questa postura, chiamata anche "postura india", è le posizione normale del parto fra le antiche e attuali popolazioni locali. Inoltre, le secrezioni del rospo sono dotate della proprietà di aumentare le contrazioni durante il parto, per cui l´associazione rospo/fertilità acquisisce un significato che va oltre quello meramente simbolico.
    Nelle leggende cinesi, il rospo è un mago che detiene segreti preziosissimi. In un racconto popolare, quello inerente alla festa di Mezz’autunno, tratta di "Chang E, la Signora della Luna” che si trasformò in un rospo a tre zampe quando salì sulla luna. Dai tempi più antichi, vari elementi di questo mito sono stati intrecciati: la luna, l’essenza femminile (yin), l’acqua e gli anfibi (il rospo). Questo racconto, di origine indiana, viene narrato e ripetuto ancora oggi alla Festa di Mezz’autunno.

    Nell’antico Egitto la dea Heket, la Dea-rospo (o Dea-Rana) assiste le donne nel parto, rappresenta lo stadio germinale del grano e aiuta ogni giorno il sorgere del sole. Come dea della nascita assiste al parto dei figli dei re, ed ha un ruolo importante nel mito della morte e della rinascita del dio Osiride. Protettrice delle nuove vite, era invocata come protezione durante il parto o per difendere l’unità familiare e custodire la casa.


    Il motivo stilizzato del rospo è così comune da convincerci che l´animale anche in Europa fu sacralizzato e il misterioso potere sulla vita che a lui si attribuisce continuò a manifestarsi nella coscienza dei popoli europei anche molto tempo dopo la dissoluzione dell´Europa antica; anzi, si può dire che il rospo come archetipo della fecondità femminile è giunto fino ai giorni nostri, come dimostra la tradizione tirolese e tedesco-meridiona le attraverso i "rospi votivi" offerti dalle donne nelle chiese locali allo scopo di ottenere figli, per avere un parto facile, per guarire da malattie ginecologiche.


    Il rospo nei dialetti italiani è conosciuto come fata, in quelli tedeschi come hexe (strega), in quelli ucraini come bosorka (strega), in quelli polacchi come czarownika (strega). Sempre nell´Italia settentrionale i rospi o le rane vengono spesso chiamati con nomi quali il Signore, la Madonna, San Giovanni, San Martino , evidenti cristianizzazioni di una sacralità anteriore.

    http://www.mondo-doula.it/articolo.asp?ArtID=41

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    citazione Arruiasa de Ghentiana
    CITAZIONE
    da noi (alta marmilla ndr.) si chiama stroki arranasa (imita rane)

    mi sa che si usava con i matrakullasa il venerdi santo
    e comunque come gioco per bambini

    x Arruiasa..
    mi è stato detto che su stroki arranasa (in un paese vicino a Ruinas) è attualmente utilizzato.Lo strumento è molto antico,ed è fatto con canna.... qualcuno lo conserva gelosamente come fosse sacro tirandolo fuori ogni anno per usarlo durante la Settimana Santa.

    :lol: è incredibile...

    ps: se su stroki arranasa serviva per invocare la pioggia.. a cosa servivano i matrakullasa?
    CITAZIONE
    Matraca significa raganella (anche se in senso lirico e non come batrace - animale) in spagnolo.

    CITAZIONE
    La "Raganella" è uno strumento idiofono a pizzico diretto consistente in una RUOTA DENTATA di LEGNO che fatta girare, con i denti a contatto di una lamella (anch'essa di LEGNO), produce un caratteristico rumore simile al gracidio delle rane: da qui il nome appunto "Raganella"(nome comune degli anfibi anuri membri della famiglia degli ilidi).

    http://www.laraganella.com/la_raganella.php/

    CITAZIONE
    http://www.atelierdimusica.it/admin/view_t...tion=view&id=26
    Le raganelle:

    Questo crepitacolo chiamato in dialetto veneto: racola, ranèla, sgrèla, sgrèja,grèla, gretola, crècola, ribega, gratola, grea, grèga; veniva usato in tutta la cristianità durante il periodo in cui si diceva ai bambini che “ le campane erano andate a Roma” e si ritrova in ogni paese con nomi onomatopeici, come rokanain Grecia, carrara nei paesi ispanici, grécelle nelle regioni francofone, rattler o cracker nei paesi anglosassoni, grzechotka in Polonia.

    Durante la cerimonia del “mattutino delle tenebre”, che si teneva nelle sere di mercoledì, giovedì e venerdì santo, mentre i preti cantavano le lamentazioni di Geremia, a cominciare dal peccato di Adamo, si spegnevano ad una a una le candele, finchè arrivati al tradimento di Giuda, la chiesa piombava nel buio.Esplodeva allora un fragore quasi forsennato, prodotto con le raganelle, ma anche con colpi di piedi e di mani sui banchi, a rievocazione del grande misfatto, in ricordo dei clamori delle turbe di Giudei venuti a catturare Gesù, ma nel solco della tradizione pagana di espellere gli spiriti maligni con strepiti e fragori.

    Alla fine del mattutino c’erano anche ragazzi che sul sagrato della chiesa si mettevano a battere per terra con forza lunghe pertiche, fino a ridurle in pezzi, per batter i peccati o per ricordare le botte prese dal Signore.
    I pezzi di legno venivano poi raccolti dal sacrestano e servivano per il fuoco che veniva acceso e benedetto il sabato santo.
    Il giovedì mattina, dopo la messa rievocante l’ultima cena, si “legavano” le campane in segno di lutto.
    Al loro suono si sostituiva quello del, “ gròlon” collocato nella cella campanaria e azionato a mano. “Il grolon”, era una cassa di legno sulla quale battevano delle specie di martelli, pure in legno, posti all’estremità di lunghe leve elastiche; queste erano messe in tensione da un rullo dentato mosso da una manovella. Il “grolon” era sistemato nella cella campanaria e il campanaro, per suonarlo, doveva salire ogni volta in cima al campanile.

    http://www.alexamenos.com/index.php?itemid=139&page=2

    CITAZIONE (iperboreo50 @ 1/1/2010, 19:14)

    a proposito di raganella

    viene usata durante la festa ebraica di Purim per coprire il nome del perfido ministro babilonese Haman

    CITAZIONE
    da: http://festeebraiche.it/Purim/Storie/default.htm

    Con la distruzione del primo Tempio e l'estinzione del Regno di Giuda, i nostri antenati furono mandati in esilio in Babilonia. Poco dopo, i Persiani conquistarono la Babilonia ed i paesi circostanti, e diedero una certa autonomia ai loro sudditi ebrei, fino al punto che Ciro, Re di Persia, permise che gli Ebrei tornassero in patria, ricostruissero il loro Tempio e le loro città, e ristabilissero la loro vita nazionale e religiosa.

    Nel corso di questi anni, Assuero salì al potere e regnò su 127 provincie, proibendo la continuazione della costruzione del Tempio.

    Com'è riportato nella Meghillà (il Libro di Ester), il suo Primo Ministro, Haman, decise di eliminare tutti gli Ebrei all'interno di queste provincie. Haman tirò a sorte il mese ed il giorno durante i quali avrebbe realizzato le sue perverse intenzioni. Da qui il nome di Purim, che significa sorte. La sorte indicò il mese di Adar, ed il suo 13° giorno.

    Nel frattempo Vashtì, la sposa del Re Assuero, fu giustiziata per essersi rifiutata di comparire al banchetto del re ed un'ebrea, Ester, fu scelta tra le più belle del regno per essere la nuova regina. Mordechai, un suo parente, che era un membro del Sinedrio (Sanhedrin - la Suprema Corte ebraica), godeva anch'esso di un'alta posizione al servizio del re.

    Consigliata ed istruita da lui, Ester intercesse in favore del suo popolo e denunciò il piano di Haman al re. In un eccesso di rabbia, il re ordinò che Haman fosse impiccato e permise agli Ebrei di difendersi contro chi voleva distruggerli.

    I1 14 di Adar (il giorno seguente la data fissata da Haman), fu scelto dai Savi per la Festa di Purim.

    Durante la funzione religiosa:
    La Meghillà di Ester ci racconta tutta la storia di Purim. È una Mitzvà ascoltare la lettura della Meghillà la sera del 9 Marzo, e la mattina del 10 Marzo.

    Quando il nome di Haman viene citato, si agitano i raashanim (raganelle) e si fa rumore. Ma per il resto, bisogna ascoltare in silenzio e seguire ogni singola parola che viene letta.
    (IMG:https://image.forumcommunity.it/3/1/8/6/0/7/0/1262369191.jpg) (IMG:https://image.forumcommunity.it/3/1/8/6/0/7/0/1262369233.jpg)

    In Polonia nelle chiese durante la settimana santa tutte le croci in chiesa vengono coperte con dei panni viola in segno di lutto, all'altare durante le funzioni i campanelli vengono sostituiti con delle raganelle (grzechotki) sempre per evitare il suono gioioso delle campanelle. Tutto questo finisce il giorno di Pasqua.


    :salute:

    CITAZIONE (ARRUIASA DE GHENTIANA @ 2/1/2010, 17:27)

    @sacraba
    ps: se su stroki arranasa serviva per invocare la pioggia.. a cosa servivano i matrakullasa?

    @iperboreo50
    In Polonia nelle chiese durante la settimana santa tutte le croci in chiesa vengono coperte con dei panni viola in segno di lutto, all'altare durante le funzioni i campanelli vengono sostituiti con delle raganelle (grzechotki) sempre per evitare il suono gioioso delle campanelle. Tutto questo finisce il giorno di Pasqua.

    anche da noi stokki arranasa e mattraccullasa sostituivaono le campane il venerdi e il sabato santo che non possono essere suonate in segno di lutto prima della domenica di resurrezione.

    il sacrestano girava per tutto il paese , seguito da un nuvolo di bambini, con questo strumento ricavato da una tavola con sopra fissate 2 maniglie a batacchio che oscillate percuotevano una battuta metallica
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    ho notato in rete che questa pratica è diffusissima in spagna e portogallo dove per "matraca" s'intende la raganella strokki arranasa
    (IMG:http://www.lablaa.org/blaavirtual/exhibici...mg/14-matra.jpg)

    CITAZIONE (SaCraba @ 2/1/2010, 18:06)

    grazie Arruiasa.... a quanto pare questo strumento si è usato e si usa ancora in moltissime parti del mondo e sempre nel campo del sacro, ma non ho ancora trovato da nessuna parte che si usasse per invocare la pioggia... :cry:
    :blink: siccome sono testarda.. non me lo leva dalla testa nessuno che questo strumento si usasse fin dai tempi preistorici proprio per questo motivo...

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    Edited by SaCraba - 9/1/2010, 08:16
     
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  2. shardar
     
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    http://www.parcoportofino.org/upload/mario...0radici%201.pdf http://www.romacastelli.it/vivavoce/artico...d_articolo=1106 http://www.letradizioni.net/ http://www.sardegnaoggi.it/notizie.php?notizia=11902 http://www.scribd.com/doc/16608308/Antichi-Rituali http://nuke.noceraterinese.it/LinkClick.as...bid=173&mid=766 http://www.soundcenter.it/suonideimisteri.htm http://www.psychomedia.it/pm/telecomm/telematic/riti.htm http://www.sagreeprofane.it/download/broch...HURE_Fronte.pdf http://www.filosofico.net/ilconfucianesimo.htm http://www.liblab.it/ita/Cultura/Storia/Ci...o-al-31-ottobre http://www.daltramontoallalba.it/speciali/...betisegreti.htm http://www.antiqui.it/archeoastronomia/eclissi.htm http://ospitiweb.indire.it/~copc0001/ebraismo/antichi.htm http://www.federazionepagana.it/ritomemoria.html http://www.provincia.mediocampidano.it/med...AE722E987371629 http://www.giovannipelosini.com/2009/02/si...-mezzo-inverno/ http://rivoltialsignore.blogspot.com/2008/...aordinario.html http://www.jungometro.it/?p=55 http://www.vivereconcura.it/deamadre.html http://archiviostorico.corriere.it/1998/ag...808099030.shtml http://www.spaziodi.it/magazine/n0511/vd.asp?id=1535 http://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/...2/31/ST701.html http://www.candelemagiche.com/?gclid=CMeb_...CFcmEzAodIlXYNQ http://www.jstor.org/pss/1479851 http://www.unknown.it/storia/vampirismo-tr...uali-in-puglia/ http://blog.donnamoderna.com/placidiappunti/archives/71

    ho visto codesti like e devo dire che sono molto interessanti dimostrando come i riti antichi si sono conservati nonstante i passare dei secoli, nelle varie regioni italiane, europee e extraeuropee. Buona letturaq.
     
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  3. SaCraba
     
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    riporto qualcosa che racconta di vecchi riti che si svolgevano a Samugheo...

    Da "racconti e luoghi tenebrosi" di Gigi Deidda

    La Settimana Santa nei riti del passato

    La Settimana Santa era il tempo più fecondo di avvenimenti e il più sacro per i misteri che la chiesa celebrava nell'anno.Durante questo periodo a Samugheo venivano rivissuti i riti della passione di Cristo con una serie di cerimonie molto suggestive,dove i segni di lutto non erano dissimili da quelli praticati dal popolo durante un decesso.In quelle occasioni si compivano rituali d'obbligo: eliminare dalla casa ogni segno di allegria o di vita,spegnere il fuoco che ardeva perenne nel camino,coprire gli specchi e rimuovere le immagini sacre.......Ogni suono veniva bandito ed i familiari,parenti e vicini obbligati ad indossare gli indumenti del lutto previsto per il periodo prestabilito dalla tradizione.

    Durante la settimana santa la chiesa veniva spogliata dai tappeti,da tutte le tovaglie che coprivano gli altari e così i vasi con fiori venivano portati all'esterno.....

    Le priorissas e le massaias (donne che si occupano della manutenzione ordinaria della chiesa) ,costantemente presenti in quei giorni,il giovedì ed il venerdì santo vestivano gli abiti del lutto...... anche le altre donne indossavano i colori del lutto.....Gli uomini indossavano su capottinu ,una mantella d'orbace nera con il cappuccio calato sulla fronte ed evitavano di radersi,come capitava per la morte di un parente stretto.

    Le campane venivano "legate",i batacchi avvolti con stracci,per evitare che un suono,per errore, potesse infrangere quel periodo di grande mestizia.Dal momento dell'elevazione della messa del giovedì venivano sostituite dal rumore sordo di sa matraca .... per avvisare dell'imminente avvio delle funzioni,perchè sa matraca fosse udibile da tutti,il sagrestano la suonava dal campanile oppure veniva suonata per le strade dai ragazzi.Ogni altra campana veniva messa in condizione di non suonare,anche nelle case ed in campagna,dove i pastori usavano mettere dentro i sonagli delle pecore dell'erba fresca per immobilizzare il batacchio.....

    Su mamudinu

    Al pomeriggio del mercoledì,giovedì e venerdì si celebrava "l'ufficio delle tenebre" che prevedeva la lettura di tredici salmi.
    De-a-coru ,dalla cappella dietro l'altare,i celebranti davano luogo alla lettura dei salmi,mentre il sagrestano stava in piedi davanti ai fedeli,accanto ad un candelabro di forma triangolare con tredici ceri accesi,gli unici presenti in quel momento.Il sacrista,al termine di ogni salmo,procedeva allo spegnimento di un cero.Al dodicesimo cero,entro la chiesa,silenzio e compostezza erano totali,ma a questo punto venivano interrotti da un improvviso brussio da parte dei tanti giovani e ragazzi convenuti in gran numero,tutti con un bastone,arranas e tacculas.
    Quando il sagrestano procedeva allo spegnimento dell'ultimo cero rimasto,il tredicesimo,era il segnale di inizio di su mamudinu e per alcuni minuti un forte strepito,provocato dai fedeli presenti con colpi energici su pedane e porte,e dalle centinaia di arranas e tacculas portate dai ragazzini,rintronava tra le stesse mura.Gli stessi sacerdoti battevano con i libri sul leggio.Questo strepito,inusulale per quei giorni dedicati al silenzio e alla meditazione,veniva fatto po che'ogare su peccau ,per scacciare le anime malvagie.Interrotto a fatica dal sacrista,con su mamudinu
    terminava anche la cerimonia.Per tre giorni questo particolare rito interrompeva il silenzio e la mestizia dei giorni della passione.


    Giovedì santo

    Di particolare interesse sono gli altri rituali del giovedì santo, ritenuto dal popolo il giorno più importante non solo della settimana santa, ma di tutto l'anno.La messa,alla quale pochi mancavano di assistere,era ritenuta da tutti " una missa potente" ,che " si ddue disigianta fintzes is animas",persino le anime dei defunti presenziavano a questa importante cerimonia.Chi non presenziava correva il rischio di imbattersi in qualche anima mala .L'importanza che veniva data a questa funzione non era dovuta solo alla misteriosa presenza delle anime, ma anche perchè si credeva che " sa missa de giobia santa balet po tott'is baranta" ,ovvero aveva la stessa valenza di altre quaranta messe alle quali non si era presenziato.

    Durante questa cerimonia,che durava dalle tre alle quattro ore,si facevano alcuni particolari riti.I Pastori,costretti in campagna a lunghi periodi di isolamento,per quell'occasione erano sempre presenti anche perchè usavano portare a termine un amuleto ritenuto "potente" per la cura di alcune malattie,di una particolare,su filu 'e tita, la mastite delle donne e degli animali. Armati del coltello sardo,sa lipedda ,essi dovevano portare a termine la lavorazione di sa'rughitta de corr'e muvrone ...... doveva essere terminata prima della conclusione della lettura del passio,mentre nel momento dell'elevazione si doveva dire quale male era destinato a guarire.Veniva abrebau anche su pedrinostu'e latte ,un amuleto usato come il precedente per la guarigione della mastite......

    Nei giorni precedenti il giovedì santo,sa priorissa e is massaias de sa Madonna realizzavano is rughitas de sa Madonna ,delle piccole croci a strisce bicolore sovrapposte,di stoffa bianca e nera,mentre le priorissas de su coro 'e Gesusu ne realizzavano altre,sempre di colore rosso...... Tutte le rughittas venivano collocate in sa barandillia ,nella balaustra che racchiude l'altare,dove il celebrante dopo che le priorissas se le erano scambiate vicendevolmente.Il sabato santo le stesse massaias le distribuivano in tutte le case.... Le donne le cucivano nel corpetto,nel rosario o nel rovescio de sa chinta ,la gonna del costume.Ai bambini veniva cucita alla cuffia,a sa corotta ,o sulla camicetta, mentre gli uomini la mettevano in sa berritta e in sa burcicreta.


    Su sepolcru

    Un'altra cerimonia prevedeva il trasferimento del Sacramento dal tabernacolo posto nell'altare maggiore ad uno appositamente arredato: su sepolcru,così chiamato perchè doveva rappresentare il sepolcro del Cristo......

    Tutto il pomeriggio e durante la notte su sepolcru era meta di continue visite da parte di fedeli che si fermavano a lungo a pregare,mentre erano diverse le persone che portavano su congeddu ,un piccolo vaso di terra cotta smaltata e lo mettevano vicino ad altri vasi. I fiori ,benedetti dalla vicinanza de su Sacramentu ,verrano ripresi e utilizzati per fare is affumentos ,le fumigazioni contro il mal di testa.

    Terminato il rituale di trasferimento,..... il sacrestano provvedeva a spegnere tutti i lumi,restavano accesi solo quelli de su sepolcru ,si levavano poi tutte le tovaglie dagli altari..... Da quel momento sa cresia beniat ispoggiada,la chiesa veniva spogliata di ogni oggetto fino al sabato.


    Is paghes

    Concludeva i cerimoniali del mattino un rituale riservato esclusivamente alle priorissas e massaias .

    La priorissa maggiore,assieme alle altre sei prioresse,si portava al centro della navata,vicino alla statua de s' Addolorada ,dalla quale lungo la gonna scendeva un nastro multicolore,sa fitt'e sa paraula .Tutte lo sfioravano ... e si scambiavano vicendevolmente is paghes,baciandosi su entrambe le guance e pronunciando la frase seguente: " Gesusu,Ave Maria" e rispondendo " Gratzia prena"...

    Il rituale de is paghes era previsto durante tutte le feste più importanti,così come per la morte di una donna....


    Su lavabu

    Alle tre del pomeriggio,dodici frades de capa si sistemavano nella navata per ricevere la lavanda dei piedi,po su lavabu.Il celebrante si inginocchiava di fronte ad ognuno di loro,immergeva un mazzolino di viole in un catino ,aspargeva il piede destro,lo asciugava e dava un lieve bacio.Il mazzolino di viole veniva dato ai confratelli ed usato all'occorrenza per qualche "medicina"...

    Terminato su lavabu alcuni frades de capa sistemavano la statua del Cristo nella lettiga dopo averla levata dalla croce......la posizionavano vicino alla statua de s'Addolorada,mentre la croce spoglia veniva sistemata sull'altare.

    Seguiva un nuovo "officio delle tenebre" che dava vita al secondo mamudinu ed al canto de is crubas (le colpe??) (composizione poetica articolata in una serie di sestine) previste per la giornata.

    Su bangu

    L'importanza di tale giornata veniva confermata anche da un altro rituale,ricordato solo dalle persone più anziane,una cerimonia che viene da molto lontano nel tempo,ormai completamente abbandonata.

    Verso le diciannove, i frades de capa si apprestavano al rito de su bangu . Una lunga tavolata veniva imbandita nella navata principale ed insieme consumavano pietanze a base di pesce....

    Il rito de Su bangu venne abbandonato intorno agli anni '30-'35 del secolo scorso,quando le confraternite subirono un lento ed inesorabile declino,fino alla loro scomparsa totale, avvenuta a Samugheo nel 1963.

    Le testimonianze su questo rituale appaiono controverse,cosa abbastanza normale per una cerimonia molto antica e da tempo abbandonata.

    Alcuni sostengono che su bangu fosse riservato esclusivamente ai dodici frades de capa ,precedentemente sorteggiati,che avevano ricevuto su lavabu.... Altri sostengono che su bangu fosse riservato anche ad altri frades de capa ed alla priorissa maggiore con le sue massaias,a tottu sa gent'e cresia ,a tutte le persone che si trovavano impegnate in chiesa in quella giornata.

    La presenza delle donne alla mensa,cosa alquanto insolita.è da ritenersi veritiera in seguito al ritrovamento nell'archivio parrocchiale di Samugheo di una relazione datata i primi dell'Ottocento,in occasione della visita pastorale del Vescovo Giovanni Maria Bua,della Sede Arcivescovile di Oristano,dove ,tra numerosi divieti ,nel capitolo decimoquinto recita:

    "...e sarà una sola,abolita per l'avvenire,come l'aboliamo,la indecente usanza qui praticata finora di farsi la lavanda dei piedi anche tra donne.Del che incarichiamo il Parroco,o chi per esso"

    Da questo è facilmente deducibile che in tale cerimonia anche le donne godevano degli stessi privilegi dei maschi.

    Edited by SaCraba - 9/1/2010, 08:06
     
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  4. SaCraba
     
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    a Ruinas, il rituale de is paghes si usava anche quando si incontravano 2 compari o comari ,se questo succedeva fino alle 12 ,uno ,alzando la mano salutava dicendo: " Maria", l'altro rispondeva:" 'Tzia preha" (Grazia piena). Se l'incontro avveniva dopo mezzogiorno,la formula cambiava: uno salutava dicendo:"Gesù Cristu", e l'altro: " po sempri" ....



    quando i vecchi se ne andavano da una casa,venivano salutati con questa formula : " (bai-vai) Cun Deus" , il vecchio rispondeva : " ( abarra-resta) Cun sa Mamma"...
     
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  5. dedalonur9
     
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    rispetto alla baraonda sulla funzione dei nuraghi, qui siamo in paradiso... :lol:

    CITAZIONE
    Di particolare interesse sono gli altri rituali del giovedì santo, ritenuto dal popolo il giorno più importante non solo della settimana santa, ma di tutto l'anno.La messa,alla quale pochi mancavano di assistere,era ritenuta da tutti " una missa potente" ,che " si ddue disigianta fintzes is animas",persino le anime dei defunti presenziavano a questa importante cerimonia.Chi non presenziava correva il rischio di imbattersi in qualche anima mala .L'importanza che veniva data a questa funzione non era dovuta solo alla misteriosa presenza delle anime, ma anche perchè si credeva che " sa missa de giobia santa balet po tott'is baranta" ,ovvero aveva la stessa valenza di altre quaranta messe alle quali non si era presenziato.

    io avevo letto in un altro libro, che sa missa potente, o almeno quella ritenuta più importante, avveniva durante la novena , in coincidenza dunque col solstizio invernale.

    le donne incinte sopratuto dovevano presiedervi. Si riteneva che solo così, avrebbero evitato di generare un mostro...

     
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  6. Maimoni
     
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    Grande post Craba!!! :rolleyes:
     
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  7. SaCraba
     
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    CITAZIONE (Maimoni @ 8/1/2010, 21:03)
    Grande post Craba!!! :rolleyes:

    ^_^ grazie Maimoni

    CITAZIONE (SaCraba @ 6/1/2010, 17:20)
    Da "racconti e luoghi tenebrosi" di Gigi Deidda

    Su mamudinu

    Al pomeriggio del mercoledì,giovedì e venerdì si celebrava "l'ufficio delle tenebre" che prevedeva la lettura di tredici salmi.
    De-a-coru ,dalla cappella dietro l'altare,i celebranti davano luogo alla lettura dei salmi,mentre il sagrestano stava in piedi davanti ai fedeli,accanto ad un candelabro di forma triangolare con tredici ceri accesi,gli unici presenti in quel momento.Il sacrista,al termine di ogni salmo,procedeva allo spegnimento di un cero.Al dodicesimo cero,entro la chiesa,silenzio e compostezza erano totali,ma a questo punto venivano interrotti da un improvviso brussio da parte dei tanti giovani e ragazzi convenuti in gran numero,tutti con un bastone,arranas e tacculas.
    Quando il sagrestano procedeva allo spegnimento dell'ultimo cero rimasto,il tredicesimo,era il segnale di inizio di su mamudinu e per alcuni minuti un forte strepito,provocato dai fedeli presenti con colpi energici su pedane e porte,e dalle centinaia di arranas e tacculas portate dai ragazzini,rintronava tra le stesse mura.Gli stessi sacerdoti battevano con i libri sul leggio.Questo strepito,inusulale per quei giorni dedicati al silenzio e alla meditazione,veniva fatto po che'ogare su peccau ,per scacciare le anime malvagie.Interrotto a fatica dal sacrista,con su mamudinu
    terminava anche la cerimonia.Per tre giorni questo particolare rito interrompeva il silenzio e la mestizia dei giorni della passione.

    il termine "mamudinu" potrebbe essere legato al culto dell'antica divinità sarda dell'acqua Maimone?? :wacko: chissà...
    CITAZIONE
    da La civiltà dei Sardi dal neolitico all'età dei nuraghe.Giovanni Lilliu

    (...) ma il culto centrale e principale dei Protosardi dell'età dei nuraghe era quello delle acque......Il culto idrologico si collegava all'acqua di cielo,come eredità d'una religione della pioggia propria delle genti a civiltà agricola dell'età prenuragica; ma riguardava, in prevalenza,l'acqua di vena: quella delle fonti,dei pozzi,delle sorgive a cui si abbeveravano i pastori ed i loro greggi.Dominava ,cioè la forma tellurica,ctonia del culto dell'acqua,propria dei pastori costruenti la struttura sociale patriarcale delle genti nuragiche,pur non essendo cessato il vecchio costume della forma celeste-pluviale delle plebi contadine dell'età del Rame e del primo Bronzo.

    Del culto dell'acqua di cielo non abbiamo tracce autentiche e originarie,ma lo indiziano elementi conservatisi nel folklore sardo.E'ancora vivo,nel folklore,il ricordo d'una deità pluviale,diventata poi demone o genio dell'acqua.Un essere demoniaco delle acque è Maimone ,che viene invocato come "facitore di pioggia" in processioni magico-rituali del paesedi Ghilarza- Cagliari e che,in Iglesias,era lo spirito d'un pozzo,ora distrutto,detto "Su Maimone".

    Alla credenza in geni idrologici si riferisce anche la pratica dei pastori di Teti ,i quali ad Abini (località dove trovasi il pozzo sacro nuragico) ,solevano percuoter le rocce con lunghi bastoni e, in tal modo,evocando le frotte di demoni ivi aggirantisi,suscitar pioggia e tempesta: pratica comune a quella dei " facitori di pioggia" dei paesi dell'Oceania e dell'America,e che ricorda quella degli indigeni delle Canarie i quali battono il mare con verghe".



    Edited by SaCraba - 23/1/2010, 20:01
     
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  8. SaCraba
     
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    CITAZIONE (SaCraba @ 1/10/2009, 13:08)
    da" Inquisizione,sessualità e matrimonio.Sardegna,secoli XVI-XVII" di Salvatore Loi

    Nella documentazione inquisitoriale si trovano incidentalmente alcuni episodi significativi.

    (.....)Nel 1612 fu arrestato un abitante di Banari, Bartolomeo de Nurra,perchè:

    durante il carnevale andava mascherato per le strade e,rivolgendosi ai ragazzi a mo'di insegnamento,faceva tre piccoli segni della croce nel modo seguente:mettendo la mano sul membro virile,diceva"per signum sanctae crucis"; passando alla gamba destra,diceva" de inimicis nostris";toccandosi la sinistra,diceva" libera nos Deus noster".Si faceva,quindi,il segno della croce a cominciare dalla fronte,dicendo " in nomine Patris" e,toccando le parti vergognose,diceva " et Filii" sopra la parte sinistra," et Spiritus Sancti" sopra la destra.Finiva,dicendo " Amen.Jesus",scuotendo il membro virile cinque o sei volte (......)

    Un altro accenno alle maschere oscene del carnevale è riportato in una lettera che la Suprema,come veniva chiamato il Consiglio generale dell'Inquisizione spagnola,spedì agli inquisitori di Sardegna nel 1682,riprendendoli severamente per un episodio capitato in città durante quell'anno:

    La domenica di carnevale andò in giro per la città una persona mascherata a cavallo vestita da ecclesiastico,dando benedizioni con la mano a forma di fiche(higas).Era accompagnato da un'altra persona mascherata da donna che indicava qualcosa di indecente fatto di legno.....

    da " Su sacrificiu de su fogu de Sant'Antoni e de Chida Santa". Di Gigi Deidda

    Criccando informatziones po su carresegare de Samugheo e po sa festa de su fogu s'est bistu ca in custas festas ddu at fattos cumunos cun rituales de Chida Santa e chi paret tengiant su matessi sinnificau.In donniuna de custas festas ddu iad'unu sacrificiu: su de Gesu Cristu po Chida Santa e de duas mascaras in is dies de carresegare: sa mascara'e Minchilleo o a segunda de su logu: Zorzi,Giorgi,Ceomo,Bovete, Maimone,e s'atera ,sa mascara de S'Urtzu,chi si faiat biere no solu po carresegare ma fintzes po Sant'Antoni de su fogu.(.....)

    (....) Totus seus a connoschentzia de sa santidade de Gesusu,ma unu tempus fintzes is mascaras beniant cunsideradas sacras de-a sa gente.Ca is mascaras furint tentas comente sacras ,si podiat crumpendere no solu po sa presentzia a su ritu chi si faiat a inghiriu de unu fogu benedittu,su fogh'e sant'Antoni,ma fintzes de ateros particulares chi si podiant agattare in su carresegare samughesu inue sa mascara'e S'Urtzu fut cunsidera' unu personagiu chi portat fortuna e benessere.

    S'Urtzu :
    image

    - Is picioccas po s'assegurare figios meda,faiat a manera de toccare custa mascara cosa chi beniat fattu fintzes de ateras feminas,toccando fintzes in is partes chi no si potiat ( :huh: ).Fut meda cretiu po tennere un'annada bundosa de ddu toccare a buttones.

    -Sa bisita de sa mascara in is domos no fut solu ibertada ma tenta comente unu dovere.

    -S'Urtzu giughiat semper de afattu una chedda de pipios chi ddi cantant " S'Urtzu (o s'ocru) mannu piludu,no timet nexunu,solu su Deus mannu", cosa chi cunfermat ca solu un'ateru esistiat prus importante de issu.

    -Su martis de carresegare,sa mascara de Minchilleo fut protagonista de una mascarada de solu omines bestios chei sa gent'e cresia a chie mascaraos de sagrestanos e de cunfrades.Girant po tot'is bighinaos parodiando is cerimonias religiosas,cantando is goccios a " santu Minchilleo" e un'ateru mascarau de munzennore chi andat semper beneighindo (benedicendo) e donnia tantu faiat una predica bantando (vantando) sa vida e is miraculos de su "santu", mescamente cussos sessuales (.....)


    ^_^ ecco cosa combinava Bartolomeo de Nurra.. festeggiava Minchilleo :D peccato che lo arrestarono..

    questo è per pora reitia :lol:


    Edited by SaCraba - 29/1/2010, 13:11
     
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  9. bagassedda
     
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    ...che dire...la chiesa è sempre stata rispettosa dei riti che l'hanno preceduta...sigh... :-(
     
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  10. suonosardo
     
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    Craby mi ha chiesto la traduzione..ci provo.

    Da " il sacrificio del fuoco di Sant'Antonio e la Settimana Santa

    Cercando informazioni sul carnevale di Samugheo e per la festa del fuoco si è visto che in queste feste ci sono fatti comuni a rituali della Settimana Santa che sembrano avere lo stesso significato. In ognuna di queste feste vi era un sacrificio: quello di Gesù Cristo la Settimana Santa e di due maschere nei giorni di carnevale: la maschera di "Minchilleo" o a seconda della zona ZORZI, GIORGI, CEOMO, BOVETE, MAIMONE, e l'altra, la maschera "S'Urtzu" (l'orso) che si poteva vedere non solo per carnevale ma anche per Sant'Antonio del fuoco. (....)
    (....) Tutti sappiamo della santità di Gesù, ma un tempo anche le maschere venivano considerate sacre dalla gente. Questo si può dedurre non solo dalla loro presenza nel rito che si teneva attorno ad un fuoco benedetto, il fuoco do Sant'Antonio, ma anche da altri particolari che si possono trovare nel carnevale di Samugheo dove la maschera S'Urtzu veniva considerata un personaggio che portava fortuna e benessere.
    Le ragazze per assicurarsi una prole numerosa facevano in maniera di poter toccare questa maschera, come anche altre donne, toccando anche le parti che non si poteva, era credenza molto diffusa infatti che toccarne i "bottoni" favorisse un'annata abbondante.
    La visita della maschera nelle case non era solo ibertada :huh: ma ritenuta un dovere.
    S'Urtzu si portava sempre dietro un'orda di bambini che gli cantavano " L'Orso grande e peloso, non ha paura di nessuno, solo del grande Dio, cosa che conferma che soltanto uno esisteva più grande di lui.
    Il martedì di carnevale, la maschera di "Minchilleo" era protagonista di una mascherata di soli uomini vestiti come gente di chiesa, chi da sagrestano chi da confratello, giravano tutti i vicinati parodiando le cerimonie religiose, cantando le lodi a "San Minchilleo" mentre un'altro mascherato da monsignore camminava benedicendo in continuazione e ogni tanto faceva una predica vantando vita e miracoli del "santo" sopratutto quelli sessuali.
     
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  11. SaCraba
     
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    CITAZIONE
    Su fogu 'e Sant'Antoni , S'Urtzu e S'Omadore
    image
    Secondo la tradizione il 17 gennaio, giorno della festa di Sant'Antonio Abate, si aprono in Sardegna i festeggiamenti del Carnevale, una delle feste più sentite e vissute dell'Isola, con manifestazioni che si protraggono fino al mercoledì delle Ceneri, raggiungendo il culmine nell'ultima settimana, in particolare, il giovedì e il martedì grasso. L'origine di questa festa ha radici molto antiche e la stessa etimologia del nome può essere ricondotta a due locuzioni di origine latina. La prima rimanda all'espressione "carrus navalis" che, nella Roma antica, designava un grande carro a forma di barca portato in processione nel mese di febbraio per lo svolgimento di particolari riti di purificazione dedicati a Dioniso. La seconda spiegazione etimologica, invece, riconduce il termine carnevale alla locuzione "carnem levare", che farebbe riferimento al banchetto che segnava l'inizio del divieto di consumare carne nel periodo della Quaresima. Lo stesso uso delle maschere sarebbe un rituale di antichissima origine, che, secondo alcuni studiosi, affonderebbe le sue radici nelle pratiche sciamaniche di travestimento. Ciò che è certo è che il Carnevale, ovunque risulti attestato, assume i chiari caratteri di una festa segnata dalla provvisoria trasgressione delle norme sociali, a partire proprio da quella dell'identità individuale, momentaneamente "mascherata"....... continua

    www.abiesmap.it/index.php?mact=News...nt01returnid=59

    :woot: grazie per la traduzione suonosà.... grazie anche per non avermi manganellata :lol:

    in samughese "ibertada" significa: attesa,aspettata sperata..

    Edited by SaCraba - 27/1/2010, 18:39
     
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    SRDN

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    CITAZIONE (bagassedda @ 25/1/2010, 17:03)
    ...che dire...la chiesa è sempre stata rispettosa dei riti che l'hanno preceduta...sigh... :-(

    il carnevale di Bosa è un esempio di come la chiesa non sia riuscita ad arginare un antico culto pagano!

     
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  13. bagassedda
     
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    ...si si...rappresenta tuttavia un'eccezione...pur di cancellare i resti di tali ancestrali religioni...la Chiesa è scesa a compromessi imbarazzanti (es. san Costantino...per l'agiografia se non sbaglio non esiste nessun santo con questo nome...chissà quale assonanza col culto preesistente ha fatto in modo che si venerasse Costantino/Antinu/Antine...)
     
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  14. dedalonur9
     
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    ;) forse Antas bagassedda.....

    cmq a dire ill vero, alcune processioni che nulla a che fare con i riti cristiani a Bosa l'hanno sopprressi. per es. che io sappia non si effettua più la processione in giro per i pozzi sacri de sos tres re, che la ufficialità cristiana intendeva e traducva con i 3 magi.

    solo che veniva effettuata all'equinozio di primavera...nn d'inverno come vorrebbe la tradizione cristiana sui magi.-..
     
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  15. SaCraba
     
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    Dalla preistoria al folklore : alcuni aspetti della tradizione religiosa sarda. di Vittorio Lanternari

    Sul fondamento dell'archeologia preistorica sarda si possono trarre importanti indicazioni circa l'origine cronologica e culturale di alcune manifestazioni religiose,delle quali sono pervenuti dei riflessi ,attraverso processi tradizionali e di trasformazione,fino all'epoca moderna.Sottolineo pochi dati riguardanti la religione dell'acqua,la religione della fecondità-fertilità e la religione dei morti,valendomi da un lato della documentazione archeologica,dall'altro del folklore moderno attuale......

    Data l'aridità costituzionale del territorio sardo l'elemento acqua rappresentò fin dalla preistoria uno dei problemi chiave dell'economia e della vita sociale delle comunità locali.Una testimonianza del ruolo vitale dell'acqua è data dai pozzi sacri d'epoca nuragica,che rappresentano una delle forme più caratteristiche di architettura megalitica isolana.

    Già Solino (III d.C.), sottolineava il ruolo fondamentale dell'acqua per la civiltà protosarda,e fa pensare a gravi crisi di siccità.

    " Homo sardus opem plurimam de imbrido coelo habet,ubi defecerint scaturigines " ( IV,5).

    In Solino è già implicita,una distinzione fra "pioggia " ( imbridum coelum) e acqua di fonte ( scaturigines), che corrisponde assai bene a due distinte forme di culto dell'acqua ,complementari fra loro ma anche culturalmente differenziabili.Culto della pioggia,culto delle fonti sono infatti da distinguersi non soltanto come forme religiose fenomenologicamente diverse,ma anche perchè pertinenti a due ambienti sociali diversi,quello pastorale e quello agricolo.

    I pozzi sacri,con la loro struttura profonda,con il cappello a cupola che da essi esclude ogni diretto apporto pluviale,non hanno nulla a che vedere con una religione della pioggia: essibensì testimoniano un culto delle sorgenti.I pozzi contenevano e consacravano acqua di falda,e i reperti archeologici,ricchi di materiale vario ( figurine umane,sculture animali,protomi votive,navicelle ecc.) indicano visibilmente che i pozzi dovevano essere altrettanti luoghi di culto adibiti a cerimonie rituali praticate stagionalmente od occasionalmente,in rapporto al ruolo vitale e sacro dell'acqua che in essi si conteneva.

    Culturalmente ,e diversamente dal culto della pioggia,il culto delle acqua freatiche è dunque essenzialmente d'ambiente pastorale: quello della pioggia è essenzialmente agricolo. .....

    A indicare la pertinenza pastorale dei pozzi sacri sta la localizzazione collinosa o montana dei pozzi...... dice il Bottiglioni " ........La sorgente costituisce una garanzia,per il gregge ,per poter vagare di colle in colle e trovare sostentamento"

    Nell'ambiente arido e montanaro della Sardegna la sorgente dovette diventare centro culturale d'una religione della fecondità.Il rinvenimento presso i pozzi sacri di pietre di significato sessuale (betìli), o di ex-voto con figure di ovini,o figure di madri con figlio in grembo a volte in atteggiamento itifallico,danno un'idea del valore che si annetteva alle fonti d'acqua sorgiva,come centro d'un culto della rigenerazione e della fecondità.....

    (...) un'eco arcaico delle sorgenti è giunta fino a tempi recenti.Presso Bosa v'è un pozzo il cui nome rispecchia una sacralità già riconosciuta dalla Chiesa: il pozzo " De sos tres res" (dei tre re magi).Il popolino racconta che i re magi sostarono ivi e abbeverarono i cammelli.Un rito sacro ( Corona) vi si svolgeva fino a tempi moderni con la partecipazione di tutti i canonici: il primo marzo si recavano in processione al pozzo ed ivi benedicevano l'acqua .Il luogo e la data,in contraddizione con la data canonica del viaggio dei magi e in diretto rapporto con la stagione d'inizio dell'anno agricolo,indicano che siamo di fronte alla contaminazione operatasi fra culto arcaico del pozzo e la teologia o mitologia cristiana.Non a caso il vescovo locale fu indotto ad abolire il pellegrinaggio rituale,trattandosi di un rito visibilmente paganeggiante.

    Del resto anche oggi le sorgenti e i pozzi sono oggetto di atteggiamento culturale in Sardegna: per esempio nella Settimana Santa si getta un pò d'acqua benedetta nei pozzi e nelle fonti con lì'intento di assicurarsi un'abbondante riserva d'acqua per la stagione estiva (Deledda).
    Per la festa di S.Giovanni si attinge ritualemente acqua da un pozzo osservando un silenzio cerimoniale,e con questa acqua detta "muta" si aspergono tutte le case come rimedio contro pericoli e ossessioni (Ferraro)....

    Quanto alla religione della pioggia,essa rappresenta una manifestazione morfologicamente e culturalmente autonoma rispetto al già visto culto delle sorgenti.Dalla religione della pioggia esistono testimonianze odierne o almeno recenti in Sardegna:ma ovviamente non si dà traccia di essa attraverso l'archeologia.

    Il culto della piggia a differenza del culto pastorale delle sorgenti,ha carattere prevalentemente agricolo.Un esemplare rito per la pioggia (secondo Bottiglioni) è praticato ,fra i contadini di Ghilarza,quando la siccità,protraendosi oltremodo,minaccia il raccolto.Allora le donne e bambini con croci e stendardi procedono in processione per le vie del villaggio invocando la pioggia benedetta.Inoltre si compie un vero rito magico: una barella di ferule e rami viene ricoperta di terra e ciuffi d'erba ,e viene portata per le strade del paese mentre la processione intona la formula:

    "Maimone,Maimone,
    abba chere su laore,
    abba chere su siccau,
    Maimone,Llau Llau!"


    ( acqua occorre al campo,acqua occorre per la terra secca,Maimone olàh olàh.)

    In questo caso c'è da pensare che Maimone possa essere il nome tradizionale d'un antico essere mitico datore di pioggia:del resto Maimone,a quanto pare,è oggi il nome d'un essere mitico con il quale terrorizzano i bambini.Comunque il rito ripete certamente moduli arcaicissimi.E' un rito con il quale s'intende fondare magicamente,per simboli,la pioggia di cui si ha bisogno....


    continua...

    Edited by SaCraba - 29/1/2010, 16:25
     
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32 replies since 5/1/2010, 16:30   5601 views
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