-
ELCERDEA.
User deleted
Come ho detto prima, il ragionamento è interessante; tuttavia non
prova niente, per i seguenti motivi:
·Tutte le osservazioni che l'autore ha elencato dimostrano che il
romanès è grammaticalmente più complesso della maggioranza delle
lingue parlate oggi in India, ciò significa che quando i Rom erano
esuli in India, molto probabilmente c'era una lingua più omogenea
ancora non evoluta verso le varie lingue che per logica linguistica
devono essere più semplici dal punto di vista grammaticale. Ciò è
successo, ad esempio, con il latino, che una volta era parlato in una
vasta area dell'Europa occidentale e che si è trasformato in italiano,
spagnolo, portoghese, catalano, occitano, romeno, ecc., tutti quanti
avendo una grammatica molto più semplice.
·Di conseguenza, com'è anche reso noto, tutte le lingue indiane
occidentali erano una volta una sola, da cui il romanès si separò in
un periodo di formazione iniziale. Un tale stadio primitivo della
lingua può perfettamente implicare che si trattasse del periodo
urritico, ancora prima del soggiorno in India, ma questo è solo un
suggerimento. Ciò che emerge in ogni caso è che tutta la famiglia
ìndica occidentale, ovvero le lingue della Valle dell'Indo e del
Rajasthan, sono diretti discendenti della cosiddetta lingua
"Kànnaugi", e ciò implica che il romanès non deve necessariamente
essere collegato all'area di Kànnaugi, ma può benissimo esserlo con
l'intera regione dal Kashmir al Gujarat e dal Sindh all'Uttar Pradesh.
·È anche certo che la regione menzionata sopra, da dove la lingua
romanì si presume sia originaria, non era allora popolata da
indoariani ma bensì da popoli scito-sarmatici stabilitisi nella Valle
dell'Indo e nel Sakastan, compreso il territorio di Kànnaugi (che era
governato da una dinastia Gujrati) e che avevano una cosa in comune:
tutti provenivano dall'occidente! Ci sono evidenze inconfutabili che
confermano che i popoli della Valle dell'Indo erano Saka e non Ariani,
ma questo non è l'argomento del presente studio.
·Il fatto che tracce dell'antica lingua esistano tuttóra nell'area di
Kànnaugi non implica assolutamente che essa sia la terra d'origine; la
storia linguistica ci provvede diversi esempi:
- una volta le lingue celtiche erano diffuse su quasi tutta l'Europa;
oggi sopravvivono in alcune regioni delle Isole Britanniche ed in
Bretagna, che non sono la terra d'origine dei Celti.
- prendendo di nuovo il latino come esempio, la lingua più vicina
parlata oggi non è l'italiano ma il romeno, molto lontano dalla terra
dove il latino nacque.
- durante un periodo di quasi quattro secoli in tutta l'Ukraina si
parlava l'ungherese e lingue dello stesso ceppo (fra l'epoca d'Attila
e d'Árpád), mentre che oggi non ci sono tracce dell'ungherese in
Ukraina e si parla in Ungheria, Transilvania e zone circonvicine.
- nello stesso modo, il turco non s'è parlato nell'Asia Minore fino
alla fine del Medioevo, e non esiste più nella sua terra d'origine.
- è provato che il basco (euskara) proviene dal Caucaso, l'estremo
opposto d'Europa con rispetto a dove si parla oggi il basco, non
esistono tracce intermedie che possano testimoniare il lungo viaggio
effettuato dagli antichi Baschi, e nessuna regione del Caucaso dove si
parli, ma soltanto delle lingue imparentate.
- l'unica gente ch'è ancora in grado di leggere le Saga Vikinghe nella
lingua che furono scritte sono gl'Islandesi e Feroesi, mentre che gli
Svedesi, Norvegesi e Danesi, dove le Saga sono state scritte, possono
difficilmente leggerle.
- è stato possibile decifrare l'antica lingua sumeria soltanto con
l'aiuto dell'ungherese moderno; ciò dimostra quanto sia impreciso
collegare una lingua all'area dove essa è parlata nel presente.
Ci sono molti altri esempi come questi, ma essi sono sufficienti.
Ancora c'è un'altro quesito proposto dall'autore:
"In quanto concerne alla cronologia dell'esodo, essa coincide con
l'epoca di Mahmud perché è chiaro che non potrebbe essere successo
prima del 10° secolo e.c., visto che il romanès presenta due
caratteristiche grammaticali che si sono formate verso la fine del
primo millennio, ossia:
a) la formazione del sistema posposizionale invece delle flessioni
ìndiche antica e media;
b) la perdita del neutro con passaggio al genere maschile o al
femminile dei nomi già neutri. Visto che quasi tutti questi nomi sono
stati ascritti in romanès agli stessi generi che in hindi ci si può concludere che tale fenomeno si verificò quando il
romanès era ancora parlato sul suolo indiano. In base a questo, il
romanès si separò dalle lingue ìndiche solo dopo queste evoluzioni."
Edited by ELCERDEA - 23/11/2009, 15:57.