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ELCERDEA.
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"·Inoltre, i parlanti di sadri hanno l'abitudine, durante cerimonie
speciali, di versare un poco di bevanda sul suolo prima di bere,
dicendo: 'per i nostri fratelli portati via dal vento freddo aldilà
delle montagne' (comunicazione personale da Rèzmuves Melinda). Questi
'fratelli' potrebbero essere i prigionieri di Mahmud. Tuttavia, è
necessario uno studio più estensivo sul gruppo che parla sadri."
Un'altra congettura speculativa basata su fatti non concreti. Le
deportazioni erano frequenti in quei tempi, ed asserire che si possano
riferire ai Rom è più che azzardato. È significativo che questa
tradizione sadri si riferisce al "vento freddo aldilà delle montagne",
una frase difficilmente applicabile ad una deportazione verso ovest
aldilà dei fiumi, logicamente da un vento caldo, ed è piuttosto
coerente con una deportazione verso nord, oltre l'Himalaya, dove
soffia il vento freddo.
"·La dea protettrice di Kànnaugi era Kali, una divinità ch'è ancora
molto popolare fra i Rom."
Questa è un'affermazione molto strana per uno studioso della cultura
romanì, perché di fatto, i Rom non hanno la minima idea dell'esistenza
della dea indiana Kali, che non ha questa presunta "popolarità". Non
sò se l'autore ha inserito questa falsa asserzione con l'unico scopo
di rafforzare la sua teoria, ma preferisco pensare che sia in buona
fede. Non esiste alcun elemento nella mia famiglia che possa indicare
l'esistenza di una tale tradizione nel passato, e non esiste in
nessuna della numerose famiglie Rom e Sinti che ho incontrato in tutto
il mondo, dalla Russia alla Spagna, dalla Svezia all'Italia, dagli
Stati Uniti alla Terra del Fuoco (l'estremità più a sud nel mondo
abitato), da ogni tribù Rom, dai Kalderash/Lovarya/Churarya ai Kalé
spagnoli, dai Sinti Estraxharya/Eftavagarya ai Kale finlandesi, dai
Machwaya ai Khoraxhané sudamericani. Invito a chiunque a chiedere ai
Rom chi pensano loro che sia Kali - la loro risposta sarà: "una donna
nera", perché "kali" è il femminile di "kalò", che significa nero (non
perché sappiano che pure l'idolo indiano è nero). Conosco la
maggioranza delle famiglie Rom importanti di tutto il mondo, e
consiglio all'autore di fare una visita ai Rom in Argentina, dove per
qualche ragione, la tradizione culturale Kalderash si mantiene più
genuina che altrove.
La devozione di alcuni gruppi verso "Sara kali" in Camargue ha a che
fare con la tradizione cattolico-romana, non con quella induista.
Infatti, ci sono "madonne nere" in quasi tutti i paesi
cattolico-romani (compresa la Polonia!). Sara "kali" si chiama così
perché è nera e, per puro caso o no, ha lo stesso nome della madre del
popolo Ebreo, il che può essere il motivo per cui i Rom cattolici
l'abbiano scelta come la propria santa.
"·Inoltre, l'antico nome della città era Kanakubja (o Kanogyza nei
documenti greci), che significava 'vergine gobba, storpia'. L'origine
di questo nome sorprendente si trova in un passo del Ramagian di
Valmiki: Kusmabha fondò una città chiamata Mahodaja (Grande
Prosperità); egli aveva cento belle figlie di cui un giorno, quando
giocavano nel giardino reale, Vàju, dio del vento, s'innamorò e volle
sposarle. Sfortunatamente, fu rifiutato e nella sua ira le fece
diventare gobbe, e quindi la città acquisì questo nome. In un'altra
versione, Kana Kubja era il nomignolo d'una devota storpia di Krishna,
a chi il dio donò un corpo bello e forte per la sua fervente unzione
dei suoi piedi. Infatti, 'vergine gobba' era uno dei titoli dati a
Dorga, la dea guerriera, un'altra forma di Kali. In altre parole,
possiamo fare un parallelismo: kana kubja ('vergine gobba') = Durga =
Kali. Rajko Djuric ha segnalato alcune similarità con il culto Rom di
Bibia o Kali Bibi ed il mito indiano di Kali.".