L'origine del popolo gitano

dall'india? o erano...

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  1. ELCERDEA
     
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    ·Questo argomento mina la teoria che i Rom derivano 'da una
    conglomerazione di tribù Dom' (o qualunque altro gruppo). È doveroso
    menzionare che Sampson ha specificato che i Rom 'sono entrati in
    Persia come un unico gruppo, parlando la stessa lingua'."

    Sono pienamente d'accordo con questo concetto, tuttavia è importante
    far notare che la "teoria Dom" è stata quella "ufficiale" fra gli
    studiosi fino a poco tempo fa, e cadde successivamente in discredito
    come qualunque teoria che, insistendo sull'origine indiana, si basa su
    parametri sbagliati che portano ad una ricerca interminabile e
    contraddittoria.

    "·È probabile che ci sia stato un numero considerevole d'artisti
    Dhomba in Kànnaugi, come in ogni città civilizzata di quei tempi. Come
    principale centro intellettuale e spirituale nell'India
    settentrionale, Kànnaugi senza dubbio attirava numerosi artisti, tra i
    quali c'erano molti Dhomba (forse, ma non definitivamente, gli
    antenati degli odierni Dhomb). Ora, quando la popolazione di Kannaugia
    fu dispersa nel Khorassan ed aree circostanti, gli artisti Dhomba
    probabilmente catturarono l'immaginazione della popolazione locale
    piuttosto che i nobili ed artigiani, e ciò spiegherebbe l'estensione
    del termine Dhomba in riferimento all'intero gruppo di esuli di
    Kànnaugi. Questi potrebbero in seguito aver preso questa denominazione
    in riferimento a sè stessi, come termine di autodefinizione (in
    opposizione alla più generalizzata denominazione Sind[h]~, persiano
    Hind~, greco ionico Indh~ significando 'indiani' - da dove provenne
    forse il nome 'Sinto', malgrado la paradossale evoluzione da ~nd~ a
    ~nt~, che si deve postulare in questo caso. Infatti, alcuni dialetti
    romanì individuali, soprattutto in Ungheria, Austria e Slovenia,
    sembrano presentare quest'evoluzione da ~nd~ a ~nt~ )."

    Siccome l'autore non trova una spiegazione fattibile per il termine
    "Rom", ricorre a sotterfugi speculativi assolutamente improbabili. Ciò
    si manifesta nelle sue espressioni "è probabile", "forse",
    "spiegherebbe", "sembra"... Tutta la struttura su cui si fonda questa
    teoria cade per l'impossibilità di spiegare i fattori culturali e
    spirituali dei popoli Rom e Sinti, e sostanzialmente l'asserzione che
    "questi potrebbero in seguito aver preso la denominazione Dhom in
    riferimento a sè stessi, come termine di autodefinizione" si rivela
    totalmente fallace. L'autore si contraddice, perché prima aveva
    asserito che "molti degli esuli di Kànnaugi erano dei nobili", ora
    egli suppone che questi stessi "nobili" adottarono per sé stessi la
    denominazione appartenente ad una "casta inferiore" come lo erano gli
    artisti Dhomba.

    "·Il fatto che la popolazione proto-romanì provenne da un'area urbana
    e ch'erano principalmente dei notabili, artisti ed artigiani, potrebbe
    essere il motivo per cui un così basso numero di Rom lavorano
    nell'agricoltura fino ad oggi. Anche se 'il suolo della regione era
    ricco e fertile, i raccolti abbondanti ed il clima caldo', il
    pellegrino cinese Xuán Zàng (latinizzato Hsüan Tsang), nota che 'pochi
    degli abitanti della regione si dedicavano all'agricoltura'. In
    realtà, la terra era coltivata soprattutto per la produzione di fiori
    da profumo sin dall'antichità (principalmente a scopi religiosi."

    Anche quest'affermazione non prova nulla, ma rafforza l'ipotesi che i
    Rom non erano infatti indiani: un confronto accurato con il popolo
    Giudeo porta alle stesse conclusioni, perché i giudei furono portati
    via dalla loro terra da ogni strato sociale, tuttavia, i Giudei non si
    sono mai dedicati all'agricoltura e sono sempre vissuti in città
    dovunque fossero nella Diaspora. I Giudei divennero agricoltori
    soltanto recentemente, nello Stato di Israele, perché era necessario
    per lo sviluppo della Nazione. Ci sono evidenze in supporto del fatto
    che quando i Rom sono arrivati in India, erano già un popolo con
    queste caratteristiche; perché sia i Nord-Assiri che gli Assiri
    Babilonesi praticarono la deportazione selettiva d'entrambi Regni di
    Israele e Yehudah, come leggiamo: "E (il re di Babilonia) menò in
    cattività tutta Yerushalaym, tutti i capi, tutti gli uomini valorosi,
    in numero di diecimila, e tutti i falegnami e i fabbri, non vi rimase
    che la parte più povera della popolazione del paese, e deportò
    Yehoyakin a Babilonia, e la madre del re, le mogli del re, i suoi
    servi, i magnati del paese, tutti i guerrieri, falegnami e i
    fabbri..." (2Re 24:14-16); "Il capo dell'esercito (di Babilonia) non
    lasciò che alcuni dei più poveri del paese a coltivare le vigne e i
    campi" (2Re 25:12). La stessa cosa avevano fatto i re d'Assiria 120
    anni prima con il Regno di Samaria, ed i coltivatori ch'essi
    lasciarono sono gli odierni Samaritani, mentre la maggior parte degli
    Israeliti ancora risultano "tribù perdute", ed esiste evidenza certa
    che la maggioranza di loro emigrò in India.

    "·Sembra che un piccolo gruppo fuggì dalla razzia sulle acque del
    Gange e giunsero a Benares, da dove, a causa dell'ostilità della
    popolazione indigena se ne andarono e si stabilirono nell'area di
    Ranchee. Questa gente parla il sadri, una lingua indiana
    specificamente usata per la comunicazione intertribale. È degno
    menzionare che il sadri sembra essere la lingua indiana che permette
    una migliore comunicazione fra i loro parlanti e quelli che parlano il
    romanès."

    Ancora una volta, l'autore si fida delle teorie speculative che
    collegano una tribù indiana con i Rom soltanto attraverso alcuni
    fattori linguistici, ma niente che abbia a che fare con la cultura e
    spiritualità Rom, né con le leggi e tradizioni, e nessuna prova
    storica. Le lingue sono un punto di riferimento molto relativo e
    spesso fuorviante, perché possono essere adottate da popoli
    completamente diversi. Forse l'autore non conosce alcuni casi
    enigmatici come il seguente: c'è una provincia in Argentina, Santiago
    del Estero, dove una lingua indigena pre-coloniale si parla ancora: il
    kéciua, un dialetto della lingua degli Inca. Il fatto curioso è che
    quasi tutti gli individui che la parlano non sono indigeni ma Arabi
    siriano-libanesi stabiliti in quella provincia da circa un secolo. In
    un ipotetico evento catastrofico nel futuro da cui non sopravvivesse
    alcun attestato dell'immigrazione araba, gli studiosi del 25mo secolo
    sicuramente speculeranno affermando che quelli Arabi sono gli ultimi
    autentici discendenti dell'antica civiltà Incaica... Ciò che magari
    non riusciranno a spiegare è perché quelli "Inca" hanno tradizioni
    cristiano-ortodosse in un paese cattolico-romano, anche se queste due
    tradizioni sono molto più vicine che quella dei Rom nei confronti di
    quelle indiane.
    Un altro esempio di questo tipo ci è dato dagli stessi Sinti: in
    Piemonte, il dialetto locale è sempre meno parlato dai 'gagè', ancora
    usato da persone adulte ma non è più la prima lingua dei bambini
    piemontesi, che parlano l'italiano. La conservazione del dialetto
    dipende quasi esclusivamente dai Sinti Piemontesi, che l'hanno
    adottato come la propria lingua "romanì" e saranno probabilmente gli
    unici che parleranno questo dialetto verso la fine del presente
    secolo. In un evento immaginario come quello descritto sopra, gli
    studiosi del futuro giungeranno alla conclusione che gli autentici
    Piemontesi sono i Sinti di quella regione...
     
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48 replies since 17/11/2009, 10:09   10075 views
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