Il Tenente Scopa

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  1. SaCraba
     
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    Dedalo caro,che notizia sconvolgente,abbiamo rischiato di perdere tutta la storia dei nostri soldati sardi ... :cry: :cry: :cry:


    In sei chilometri di scaffali la storia di tutti i militari sardi
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    Un milione e mezzo di documenti: dal soldato Podda del 1861 all'ultimo coscritto

    Mercoledì 03 marzo 2010


    Il documento più vecchio risale all'anno dell'Unità d'Italia e della costituzione dell'Esercito italiano. È il foglio matricolare del soldato Daniele Salvatore Podda di Villasor, nato appunto nel 1861 e arruolato il 7 gennaio 1882 in fanteria per il servizio di leva. Sotto le armi il giovane sardo venne impiegato come telegrafista. Dopo il congedo mise a frutto l'esperienza fatta in divisa e trovò un lavoro nelle Poste. Del soldato Podda si conserva solo la matricola, mentre il fascicolo personale non esiste più. Quel documento è custodito nel Centro documentale dell'Esercito a Cagliari, ospitato dal 1993 nella caserma "Ederle" in viale Calamosca. L'archivio storico conserva oltre un milione e mezzo di documenti, rigorosamente classificati nei 6410 metri di scaffalature: messe in fila al Poetto da Marina Piccola raggiungerebbero la rotonda per Quartu. Qui è raccolta la memoria di tutti i sardi che dall'Unità d'Italia hanno vestito la divisa per la leva obbligatoria, sospesa nel 2005 per lasciare spazio alle forze armate di soli professionisti.
    È un patrimonio di grande importanza per gli storici, ma anche per i cittadini che qui possono rintracciare i documenti necessari per usi pensionistici, concorsi e il porto d'arma. Basta un numero per fotografare l'utilità "civile": ogni anno vengono rilasciati in media diecimila certificati. Eppure in un passato recente ha rischiato più volte di scomparire dalla Sardegna o addirittura di finire in cenere. Lo raccontano a bassa voce alcuni militari testimoni di storie di cieca burocrazia.

    L'ARCHIVIO SALVATO Negli anni Novanta, dopo la soppressione dei Distretti militari provinciali, qualche cervellone con le stellette decise che la documentazione regionale dovesse essere trasferita in blocco a Roma. I cento e più Distretti, ridotti a 25 in tutta Italia, avrebbero dovuto imballare gli archivi e inviarli nella capitale. In Sardegna chiusero Oristano nel 1992 e l'anno dopo Sassari, accentrando tutto a Cagliari nel neonato Centro documentale regionale nella caserma "Ederle". Dove oggi funziona a pieno regime grazie al lavoro di sessantasei militari (tra ufficiali e sottufficiali), sotto il comando del colonnello Michele Chieri. «Il progetto di trasferimento venne ben presto accantonato» raccontano. Ancor più incredibile fu l'ordine - arrivato sempre da Roma - di bruciare i documenti perché non si sapeva dove sistemarli. «Di fronte a una simile richiesta ci fu un atto di insubordinazione a cui parteciparono tutti, dai comandanti all'ultimo soldato. Si fece solo finta di bruciare qualche foglio, tanto per prendere tempo. Com'era ovvio dopo pochi mesi giunse il contrordine». L'archivio dei sardi era stato salvato. Ed oggi si può consultare nelle sale della caserma.

    I DOCUMENTI Negli scaffali si conservano i fogli matricolari del personale non in servizio riguardanti ufficiali, sottufficiali e truppa dell'Esercito inseriti nelle liste di leva dei comuni della Sardegna e dei militari residenti nell'isola. Inoltre custodisce i fogli matricolari di sottufficiali e truppa di Aeronautica, Carabinieri e Guardia di finanza. L'archivio contiene anche i "giornali ufficiali" e i ruolini a partire dal 1890 dove i ricercatori possono ritrovare ogni genere di notizie che riguardino la vita dell'Esercito: bollettini, promozioni, onoreficenze, ordini.

    LA STORIA L'Esercito italiano fu istituito il 4 maggio 1861 con decreto del ministro Fanti: l'Armata Sarda, che aveva già incorporato gli eserciti dei regni pre-unitari, assumeva la nuova denominazione. Spettava alla leva fornire i soldati che da quel momento avrebbero indossato il grigioverde. Nei primi anni fu impiegato per la lotta al brigantaggio e nella terza guerra d'Indipendenza. Dopo un periodo di riordinamento e potenziamento nel 1885 l'Esercito cominciò a muoversi per le campagne coloniali in Africa orientale e nel 1897 nell'isola di Candia per quella che oggi si definirebbe una missione di pace con un corpo interalleato.
    Il fascicolo personale più vecchio raccoglie i dati del maresciallo maggiore dei carabinieri Giuseppe Melis di Pula: nato il 5 ottobre 1870 fu arruolato nel 1891. Di Salvatore Uda, di Villanovafranca, e Antonio Cirronis, di Pabillonis, entrambi classe 1882, esistono ancora le foto tessera: il primo è ritratto col fez fascista e l'altro con un cappello da contadino. Quasi cinquantenni nel 1930 furono richiamati per prestare servizio nella Milizia dei volontari per la sicurezza nazionale. Il fascicolo più antico riguardante gli ufficiali conserva i documenti del bersagliere Gioachino Solinas, nato a Bonorva nel 1892 e morto a 87 anni dopo una lunga e gloriosa carriera che lo portò sino al grado di generale di divisione. Nella prima guerra combattè in Albania dove il destino lo ricondusse nel 1940. Un anno dopo Solinas comandava un reparto nella campagna di Russia: nell'ottobre finì in ospedale e per sua fortuna fu rimpatriato in dicembre, quando nella steppa innevata restarono migliaia di "gavette di ghiaccio".

    I RUOLI Un particolare interesse per i ricercatori rivestono le raccolte dei "Ruoli": sono registri in cui venivano inseriti i dati anagrafici da cui si attingeva per le chiamate alla leva. Il più vecchio (del 1880) si apre con Giovanni Basilio Salis di Sindia. Era alto appena un metro 59, magro, con un torace di 89 centimetri, contadino analfabeta. L'ultimo iscritto in quel registro invece è un carlofortino: Gennaro Porricino, pescatore, piuttosto alto (1,73) rispetto alla media, occhi azzurri e con la «dentatura guasta», già riformato in Marina e trasferito nell'Esercito. Lui sapeva leggere e scrivere. A scorrere le note dei giovani coscritti era una rarità, ma all'epoca l'analfabetismo raggiungeva l' 89 per cento della popolazione sarda.

    QUELLI DEL '99 Dai fogli ingialliti dei ruoli affiorano i destini dei ragazzi del '99, la classe dei diciottenni richiamati dopo la catastrofe di Caporetto e mandati in prima linea per la riscossa sul Piave: Francesco Mocci di Domusdemaria tornò a casa nel gennaio 1918 perché malato. Si salvarono dalla carneficina anche due "sassarini" di Villamassargia: Giulio Cardia (preso prigioniero nel giugno 1918) e Giovanni Mariani finito in ospedale perché affetto da tubercolosi. Dai documenti personali i ricercatori possono ricostruire le vicende della storia: così per il generale Antonio Basso, comandante militare della Sardegna nel 1943 al momento dell'armistizio, o di tutti i militari che si distinsero in qualche modo nelle guerre. «Spesso i comuni ci chiedono la documentazione per poter intitolare una piazza o un monumento», dice il luogotenente Roberto Ganga, "memoria storica" dell'archivio dove lavora da 14 anni.

    IL MITICO MUSINU Ben in vista l'onoreficenza che il capo dello Stato Francesco Cossiga, consegnò al generale algherese Giuseppe Musinu il 25 gennaio 1991: quel giorno il valoroso combattente della Brigata Sassari compiva cent'anni e veniva insignito del titolo di Grande ufficiale della Repubblica. Musinu, come Lussu, è un simbolo per la Sardegna. In quei fogli salvati da una possibile distruzione e custoditi con cura dagli archivisti in divisa, resta una traccia di tutti i militari sardi. Un patrimonio importante, ma sconosciuto alla città. Tanto che da tempo non ci arriva più neppure l'autobus di linea.
    CARLO FIGARI

    http://giornaleonline.unionesarda.ilsole24...rticolo=2436175
     
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