bandiera sarda

un compromesso

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar

    ENOCH

    Group
    Member
    Posts
    1,090
    Location
    Vivo a Bologna

    Status
    Anonymous
    Anche ottenere questo riconoscimento non è stato facile, vedere peraltro dei nostri produttori che si ostinano a non "sfruttare" queste importanti possibilità lascia delusi :

    Comunque ,tanto la storia ,che la genetica,che l' archeologia lo confermano:


    Ma il cannonau è figlio dei nuragici
    giovedì 30 agosto 2007
    L'archeologo: così i Sardi vinificavano nell'Età del bronzo Già tremila anni fa i sardi brindavano con il vino nel Nuraghe Arrrubiu

    GIANCARLO GHIRRA - Unione Sarda


    Orosei. Non è il caso di ricamarci sopra scenari politici o filosofie della storia. Ma sapere che i sardi nuragici praticavano con successo (e gioia) la coltivazione della vite non dispiace in un'era storica, la nostra, che vede un crescente successo dell'enologia made in Sardinia. C'è scienza antica dietro la fortuna dei vitigni autoctoni, come conferma Gianni Lovicu, ricercatore nell'istituto regionale che sino a poco tempo fa si chiamava Cras e ora è stato ribattezzato Agris. L'esperto di tecnologia insieme all'archeologo Mario Sanges, della Sovrintendenza di Nuoro e Sassari, sono i protagonisti della terza delle Serate di Archeologia a Casa Cabras di Orosei.

    E un pubblico incredibilemente folto li ascolta mentre demoliscono alcuni falsi miti: «Fino a qualche decennio fa era opinione comune fra tutti gli studiosi del settore - esordisce Sanges - che l'arrivo in Sardegna del vino, e della coltivazione della vite, risalisse alla fase iniziale della colonizzazione fenicia (nono-ottavo secolo prima di Cristo). Fortunate campagne di scavo condotte con i più moderni sistemi di indagine archeologica, coadiuvate da sofisticate analisi scientifiche, hanno consentito di retrodatare a partire dalla fine dell'Età del Bronzo medio (quindicesimo secolo avanti Cristo) la certezza della presenza in Sardegna della vite e del vino».
    LE BROCCHETTE MICENEE Il dottor Sanges sostiene che proprio 3.500 anni fa si intensificarono i rapporti dei Sardi con il mondo miceneo, come dimostrano contenitori di ceramica utilizzati per la conservazione dell'olio, ma anche del vino. Ne sono state ritrovate diverse, e in luoghi diversi: dal nuraghe Antigori di Sarroch al complesso nuragico di Santu Pauli di Villamassargia, dalla grotta santuario di Pirosu Su Benazzu di Santadi al Nuraghe Arrubiu di Orroli, che l'archeologo conosce particolarmente bene per aver partecipato da protagonista alla campagna di scavi. Oltre a narrazioni mitiche, come quelle riguardanti Aristeo, sono stati rivenuti dagli archeologi acini carbonizzati e pollini, brocche e anfore. Notevoli quelle a forma di askos , cioè di otre, fra le quali brilla anche per raffinatezza estetica la straordinaria brocca askoide a due colli (uno dei quali costituito da una grande protome bovina) proveniente dalla fonte sacra nuragica di Sa sedda ‘e sos carros di Oliena. «Tutto ciò, e molto altro, prova - secondo Mario Sanges - che il vino era già prodotto (ed esportato) nei tempi preistorici». Successivamente, in era fenicia, punica e poi romana, la Sardegna diventa un luogo di produzione e smercio.«Due laboratori enologici in eccezionale stato di conservazione, con vasche per la pigiatura, bacili, basi e contrappesi dei torchi, nonché recipienti di vario uso, in ceramica e vetro - precisa Sanges- erano presenti nei livelli di riutilizzazione degli spazi in Età romana nel grande complesso del Nuraghe Arrubiu di Orroli». Lo scavo ha permesso di recuperare anche una certa quantità di vinaccioli carbonizzati, rivelatisi appartenenti a un vitigno ancora coltivato nell'Isola, denominato a seconda delle diverse località «Bovale sardo» o «Muristellu».
    IL CANNONAU AUTOCTONO Sono tanti, in realtà, i vitigni nati in Sardegna. Fra loro il più famoso è sicuramente il cannonau, per secoli impropriamente ritenuto proveniente dalla Spagna. A smentire questo falso mito è stato ed è con le sue ricerche Mario Lovicu: «Il cannonau - spiega con gran profusione di cifre e dati - è il vitigno più coltivato in Sardegna e uno dei più coltivati al mondo: è stato riconosciuto simile al Garnacha spagnolo, al Grenache francese e al Tocai rosso friulano. Molti studiosi hanno affermato che il vitigno sarebbe originario della Spagna proprio per la similitudine con il Garnacha e con il«Can(n)onazo» di Siviglia, vitigno spagnolo di origine andalusa. In realtà, un'analisi più puntuale e completa delle fonti documentali ha permesso di evidenziare che il nome spagnolo del vitigno, Garnacha, ma anche quello con cui è internazionalmente conosciuto, Grenache, vengono dall'italiano Vernaccia, un chiaro segno della provenienza non iberica del vitigno».
    L'INESISTENTE CANONAZO Per di più non esiste un vitigno canonazo di Siviglia, dal quale è stato fatto derivare il cannonau. Nessun autore spagnolo parla di questa varietà, banalmente frutto di un errore di stampa: «Soltanto una serie di citazioni errate - spiega il dottor Lovicu - ha finito per dare un'errata origine spagnola al cannonau, del quale si parla in Sardegna in un atto notarile nel 1549, mentre la prima citazione del Garnacha come vino rosso in Spagna è di un dizionario del 1734». Si scopre insomma che le ipotesi classiche sull' origine di alcuni vitigni coltivati in Sardegna si fondano su un pregiudizio culturale, non sostenuto da una rigorosa analisi delle fonti. «Tutto ciò - precisa il ricercatore- ha determinato un'attribuzione di origine al cannonau perlomeno discutibile. A questo vitigno, e al muristellu, è stata attribuita un'origine spagnola che un esame puntuale delle fonti e i ritrovati della biologia molecolare sriportano invece in Sardegna. «Insomma - sostiene Mario Lovicu - si può ipotizzare che il cannonau sia stato esportato dalla Sardegna, dove è nato, in Spagna, e non viceversa».
    UN VERO E PROPRIO CAPOVOLGIMENTO Mario Lovicu, applauditissimo come l'archeologo Mario Sanges, riporta dunque nell'Isola le origini, rigorosamente di un vitigno che era stato regalato agli spagnoli. Torna invece qui, in una Sardegna che lo sudioso di tecnologie identifica in un centro di domesticazione, una terra, cioè, in cui la vite selvatica (vitis vinifera), è stata coltivata dall'uomo, ottenendo una produzione di uva abbondante e costante. Talmente abbandonante da consentire l'esportazione del vino sardo nel bacino del Mediterraneo. E non di un solo vino. In Sardegna sono ben 26 i vitigni dei quali il ministero delle Risorse agricole autorizza la coltivazione, ma il numero di quelli utilizzati in piccole realtà è assai più elevato. Si arriva a cento: tanti erano stati censiti dall'Angius centocinquant'anni fa. Certo, il cannonau è uno dei più noti, ma non si possono dimenticare altri, antichissimi, come il muristellu, del quale Mario Sanges, nel corso dei suoi scavi, ha trovato vinaccioli nel Nuraghe Arrubiu di Orroli.
    Ma anche di tutto ciò non esistono prove documentali né di analisi sceintifiche. In realtà sono tanti i luoghi comuni non dimostrati a proposito del vino. E purtroppo i falsi miti non si fermano all'enologia.

    Alla vostra
    :beoni:
     
    .
  2. bagassedda
     
    .

    User deleted


    ...grazie Elsa...molto interessante!
     
    .
  3. pietrusco
     
    .

    User deleted


    :salute: :salute:
     
    .
  4. stramaioni
     
    .

    User deleted


    Ne ero gia al corrente di questo trionfale ritorno del vitigno in terra madre sardegna, ma questa publicazione mi riempie il cuore di gioia perche' e' una cosa ufficiale che in sardegna millenni fa si esportava gia' del vino e non con il teletrasporto.
    Chi vuole intendere intenda
     
    .
  5. bagassedda
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (stramaioni @ 14/10/2009, 17:16)
    Chi vuole intendere intenda

    ...gli altri in sacco a pelo... ^____^
    Lo so..lo so...perdonate la freddura...
     
    .
  6. ELCERDEA
     
    .

    User deleted


    QUOTE (bagassedda @ 14/10/2009, 19:20)
    QUOTE (stramaioni @ 14/10/2009, 17:16)
    Chi vuole intendere intenda

    ...gli altri in sacco a pelo... ^____^
    Lo so..lo so...perdonate la freddura...

    no no, ci stava tutta....
     
    .
  7. shardar
     
    .

    User deleted


    Finalmente un riconoscimento dovuto, alla sardegna!!!
     
    .
  8. ELCERDEA
     
    .

    User deleted


    http://img24.imageshack.us/i/guerrierisannitiivsecac.jpg/
    http://img38.imageshack.us/i/dapadriaviiisecac1.jpg/

    Mi piacerebbe discutere con voi su queste simbologie, ne avevamo già parlato, ma un anonimo mi ha scritto animandomi a discuterne...

     
    .
  9. bagassedda
     
    .

    User deleted


    ...riguardo la prima immagine, vedo un soldato sannita con un vessillo: non vedo shardana, né bandiera sarda...riguardo la seconda immagine attendo una descrizione, perché non so di cosa si tratti... :-)
     
    .
  10. ELCERDEA
     
    .

    User deleted


    Allora primo indizio: l’“insegna votiva’ del VIII sec.a.C., in bronzo di Padria, divisa in due sportellini, museo A. CA (indica forse l'unione di due popoli fratelli?). così come me ne fa cenno l'anonimo...

    Nell'altro, non sembra un guerriero sannita, pare proprio una shardana
     
    .
39 replies since 7/10/2009, 08:59   2500 views
  Share  
.