I nuragici? Marinai provetti Ricostruiremo una loro nave»

in primavera salperà verso Creta.

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  1. lupone60
     
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    ARCHEOLOGIA E SPERIMENTAZIONI/LA SPEDIZIONE Un viaggio nel Mediterraneo sino alle coste siro-palestinesi. Tra Alghero e Sassari mobilitato staff di esperti e appassionati
    «I nuragici? Marinai provetti
    Ricostruiremo una loro nave»
    Imbarcazione monoalbero di undici metri
    Saranno usati materiali e tecniche compatibili con quelli di tremila anni fa


    ALGHERO. Sta per nascere una nave nuragica. Non ha ancora un nome ma è destinata a una missione da favola. Sulla scia del Kon Tiki. Sarà un?imbarcazione di 11 metri. Fatta come solo gli antichi abitatori dell?isola avrebbero potuto costruirla. La sua missione? Solcare il Mediterraneo. Dal Nord Sardegna verso l?Oriente. Prima, rotta su Creta. Poi, barra dritta verso le coste più a Levante. Tutto per emulare l?impresa di Thor Heyerdahl, l?antropologo norvegese che, a bordo della zattera chiamata come il Figlio del Sole, dimostrò la possibilità per le popolazioni incaiche di raggiungere la Polinesia partendo dalle spiagge del Sudamerica.
    Ora il sogno è simile, l?avventura diversa. Stavolta un assortito gruppo di professionisti sardi intende trovare elementi indiretti di riscontro su uno dei temi più controversi degli ultimi anni. I nostri progenitori si dedicavano solo ai commerci con gli stranieri lungo i litorali e al piccolo cabotaggio vicino all?isola? Oppure erano capaci di compiere spedizioni molto più a est, sino alle coste dell?odierna Turchia? Gli animatori del progetto vogliono dimostrare la consistenza concreta di questa seconda ipotesi. Provare insomma che, quanto a capacità di navigazione, i nuragici di tremila anni fa non avevano niente da invidiare ai Micenei o ai Fenici. Smentendo nello stesso tempo un abusato luogo comune: e cioè che perfino i sardi più antichi, prima delle invasioni, avessero un sacro quanto inspiegabile terrore del mare.
    Ma chi sono gli ideatori del progetto? E come mai hanno deciso di lanciarsi in quest?impresa? Il referente del programma è l?algherese Roberto Barbieri. Documentarista e skipper, contitolare di una scuola nautica, fa parte dell?Istituto subacqueo italiano. Una decina d?anni fa, aveva partecipato a una spedizione in qualche modo simile. «Ma allora, con l?imbarcazione Abora I e finanziamenti tedeschi, in Sardegna avevamo ricostruito una nave neolitica fatta di canne, paragonabile a un grande fassoni - dice Barbieri - Adesso le cose sono diverse. In questo caso, con fondi che dovrebbero esserci messi a disposizione dalla Camera di commercio sassarese e forse da altri enti e fondazioni, collaboreremo con la soprintendenza. Oltre alla nave nuragica, vogliamo realizzare un video sul viaggio, che avrà inizio nel maggio 2010 e durerà più di tre mesi».
    All?idea hanno aderito il docente-archeologo dell?università turritana Giampiero Pianu e il sub dell?antiquarium di Porto Torres Eugenio Muroni, che ha scoperto un nuraghe e importanti collegamenti legati ad antiche rotte a Cala del vino, l?insenatura vicina ad Alghero da cui partirà l?avventura. E, ancora, Maria Melis e Anna Depalmas, anche loro dell?ateneo di Sassari, oltre a tanti altri esperti, appassionati, scrittori, studiosi. Un gruppo eterogeneo ma estremamente deciso. Anche a far conoscere, come sottolineano alcuni tra loro, siti archeologici nell?isola di particolare interesse e valore.
    La nave, costruita a Sassari in un capannone della Comunità Primavera, nelle campagne di San Francesco, sarà pronta nella prossima primavera. Ci sarà l?aiuto tecnico dell?Associazione vela latina di Alghero e di Vittorio Cacciotto, uno degli ultimi maestri d?ascia catalani. Il supporto scientifico è assicurato da un team di ricercatori che fanno capo al dipartimento di storia dell?università.
    «Si chiamerà Spedizione Nur - incalza Barbieri - Al di là degli aspetti legati a quella che possiamo definire una missione di archeologia semi-sperimentale, vogliamo esportare l?immagine della Sardegna rappresentando un ponte ideale di amicizia con gli altri popoli del Mediterraneo. Non a caso il suo simbolo sarà il bronzetto del capotribù con la mano alzata in segno di pace».
    In assenza di reperti d?imbarcazioni nuragiche, sinora mai ritrovati, i promotori dell?iniziativa intendono ricorrere a materiali e tecniche compatibili con quelle del medio periodo nuragico (circa 1000 a.C.). Come modello di riferimento, si baseranno sulle navicelle ex voto lasciateci dai nostri progenitori, con i limiti oggettivi che tutto ciò comporta. «Ma da queste stesse navicelle diversi studiosi hanno proposto possibili modelli per ricostruzioni di dimensoni reali - rilevano ancora i promotori del progetto - E noi, bibliografia alla mano, non abbiamo fatto altro che riferirci a questi approfondimenti sulle imbarcazioni dell?Età del bronzo scegliendone alcune tra gli oltre 150 ritrovati negli scavi». Ma del resto, fino a oggi, nell?intero Mediterraneo sono pochissime le testimonianze di fasciami e carichi mercantili risalenti a quel lontano periodo storico.
    «Procedere per via indiretta era quindi inevitabile», chiariscono gli ideatori della spedizione. «Ci sono studi che dimostrano gli scambi commerciali tra la nostra isola e altre zone del Mediterraneo», afferma Eugenio Muroni. «È infatti assurdo ritenere, come è stato fatto da parecchi per tanto tempo, che i nuragici siano il solo popolo vissuto per secoli su un?isola che non abbia mai navigato», osserva il professor Giampiero Pianu.
    Il legname che sarà usato è da sempre presente in Sardegna: deriva da lecci, ginepri, pini. Le modalità costruttive non differiranno da quelle descritte da Omero nell?Odissea. La nave sarà un monoalbero, con timoni laterali. «Viaggeremo verso Creta, le isole del mar Egeo, le coste del Peloponneso e forse raggiungeremo Cipro e la costa siro-palestinese - chiarisce ancora Barbieri - Lungo la via del ritorno seguiremo i litorali greci. Per poi toccare la Puglia, la Calabria, lo stretto di Sicilia, le isole Eolie. Sino a raggiungere, alla fine, la Sardegna».

    FONTE
     
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  2. .machiavelli.
     
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    Dall'Unione sarda di oggi:


    Una nave nuragica fa rotta nel Mediterraneo
    È la spedizione Nur a bordo di un'imbarcazione ricostruita con tecniche e materiali dell'Età del Bronzo
    Giovedì 04 giugno 2009
    Vedi le foto Vedi le altre fotoVedi le altre foto O ltre le colonne del tempo. Là, dove tacciono i rumori della civiltà moderna per lasciare spazio all'antica voce del vento e del mare.
    Sarà una spedizione attraverso il passato, ripercorrendo le rotte della misteriosa gente dei nuraghi, quella che partirà dalle coste della Sardegna per raggiungere le acque dell'Oriente, sino ai confini turchi, a bordo di una grossa imbarcazione in legno, monoalbero, lunga circa 13 metri. Una nave nuragica, con timoni laterali, nel pieno rispetto dei materiali e delle tecniche conosciute degli antichi uomini delle torri di pietra. E Nur, (radice della parola nuraghe, fonema di origine sumera che significa “luce”) sarà il suo nome.
    La sfida è ambiziosa e affascinante: dimostrare al mondo come i nostri avi, pastori-re, guerrieri, mercanti, che hanno abitato l'isola dal 1800 avanti Cristo, non solo conoscevano la navigazione sotto costa, non solo sapevano di cime e fasciami, ma erano esperti navigatori. La civiltà nuragica, nel cuore del Mediterraneo, non poteva non conoscere la lettura degli astri e le grandi correnti mediterranee. E soprattutto possedeva i segreti per addomesticare i forti venti che soffiano dai quadranti dove la costa è solo un ricordo.
    Il progetto che sarà presentato nei prossimi giorni a Sassari nasce da un misto di passione e coraggio di un gruppo di ricercatori, archeologi, storici, subacquei ed esperti di navigazione, coordinati dal naturalista Roberto Barbieri, di Alghero. «Si tratta di una sfida dai numerosi risvolti, scientifici e archeologici, innanzitutto. Ma non solo», spiega Barbieri, che nel 1998 partecipò come skipper a una spedizione simile. «Allora venne ricostruita una nave neolitica in canne, Abora I, e successivamente Abora II, abbastanza vicina ai fassonis che si trovano ancora nell'Oristanese. Oggi», continua «con la Spedizione Nur, vogliamo dimostrare come i sardi dell'Età del Bronzo conoscessero bene la navigazione». E alla base del progetto anche l'obiettivo di promuovere l'immagine della Sardegna e delle produzioni tipiche dell'Isola nelle varie località dove si farà tappa. Dalla nave nuragica partirà un messaggio di pace e di amicizia rivolto a tutte le popolazioni del Mediterraneo. «Il simbolo della spedizione sarà un bronzetto che raffigura il capo-tribù che saluta in segno di pace».
    Giampiero Pianu, archeologo dell'università di Sassari, è il referente scientifico: «Con la ricostruzione filologicamente corretta di una nave nuragica, si vuole porre l'accento su un problema spesso sottovalutato: quello appunto della navigazione nuragica». Come erano quelle imbarcazioni è difficile dirlo. «Possiamo solo appoggiarci ai modellini in bronzo che ci sono pervenuti, con tutti i problemi che presenta questa operazione: sono molto più piccoli degli originali; sono oggetti votivi e quindi più legati all'aspetto ideale che non alla esattezza dei dettagli; sono di cronologia discussa e controversa. Tuttavia», continua l'archeologo, «proprio l'esistenza di questi modellini ci rende certi che esisteva nelle genti nuragiche l'idea dell'imbarcazione che solca i mari». Nur non sarà la copia di un bronzetto specifico: «Si prenderanno in esame tutti i bronzetti e gli altri oggetti utili per effettuare la costruzione di una potenziale “imbarcazione nuragica”. In questo senso sarà anche importante l'aspetto della ricerca scientifica che speriamo possa sfociare in una pubblicazione che contenga i dati relativi ai problemi che vogliamo affrontare con questa impresa», aggiunge Pianu. Il docente conferma come le popolazioni della Sardegna, «fin da epoche antiche, come l'età Neolitica, fase prenuragica, erano perfettamente inserite nei circuiti commerciali nel Mediterraneo. E non poteva essere diversamente in epoca nuragica, ovvero quasi otto secoli di storia in cui naturalmente le cose non sono state sempre uguali».
    Nel gruppo anche le archeologhe Maria Grazia Melis e Anna Depalmas dell'Università di Sassari e Gabriella Gasperetti, Soprintendenza archeologica Sassari e Nuoro. Inoltre Eugenio Muroni, Antiquarium Porto Torres, e Vincenzo Piras, esperto subacqueo di Bosa e autore di numerosi volumi.
    Per la realizzazione della nave saranno utilizzati legni sardi come leccio, roverella e pino d'Aleppo, forniti dall'Ente foreste. Un lavoro, tra le altre cose, seguito direttamente dall'Accademia dei Nuraghi che ha sede a Tortolì e dal suo presidente Giuliano Frau.
    A modellare e scolpire ordinate, fasciame, tenute e mortase, sarà uno degli ultimi maestri d'ascia algheresi, Vittorio Cacciotto. La nave sarà realizzata in un capannone della Comunità Primavera a San Francesco, nella periferia di Sassari.
    Ancora Barbieri: «Tutte le fasi di costruzione potranno essere viste da studenti, scolaresche e da chiunque fosse interessato». A maggio prossimo, questa è la previsione, il varo dalla rada di Alghero, a Cala del Vino. Tre mesi di navigazione attraversando lo stretto di Sicilia, per toccare Malta, Creta sino a raggiungere le Isole Sporadi, il mare Egeo e poi fare nuovamente rotta verso la Sardegna dopo aver solcato lo stretto di Messina. La spedizione Nur sarà sovvenzionata dalla Camera di commercio di Sassari e dall'assessorato regionale al Turismo, in campo potranno esserci anche Fondazioni, enti e sponsor privati.
    Un viaggio nel mito, diremmo oggi, proprio come, già alla fine degli anni Quaranta, fece l'esploratore norvegese Thor Heyerdahl che con il “Kon Tiki” prima e con il “RA I” e “RA II” negli anni successivi, attraversò il Pacifico dalle coste del Perù sino alle isole della Polinesia.
    E così anche Nur dovrà doppiare il rischioso stargate del sapere per riportare in un giusto contesto «il ruolo dei nuragici nel mondo antico. Che non può essere ridotto a quello di popolo chiuso dentro le sue torri», per dirla con le parole dell'archeologo Pianu.
     
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  3. bagassedda
     
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    E così anche Nur dovrà doppiare il rischioso stargate del sapere per riportare in un giusto contesto «il ruolo dei nuragici nel mondo antico. Che non può essere ridotto a quello di popolo chiuso dentro le sue torri», per dirla con le parole dell'archeologo Pianu.
     
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  4. la nave ed il nuraghe
     
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    vorremmo entrare in contatto con voi
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3 replies since 2/6/2009, 09:42   599 views
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