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suonosardo.
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Troppo buona cabry
Complimenti immeritati perchè a scrivere delle leggende è stata la Delitala di cui più sopra, io mi sono limitato a scopiazzare.Quanto al traduttore, anch'io ho le mie brave pecche, anzi credo che anche su questo forum ve ne siano di migliori, solo che loro si imboscano i furbastri
Per la gara poetica...sei proprio una ruffianedda, sai benissimo che non posso dire di no lanciamela dai..attenta a non stendermi però. -
suonosardo.
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Ispirato da Craby ho pensato di postare questa poesia, non si tratta di una leggenda per cui sarà un pó fuoriposto, ma è pur sempre una storia.
Tiu Puntudu
Puntudu fit su primu ispaccadore
de pred'in bidda nostra. A piccu in manu
isse fit sempre d'ierru e d'eranu
coment'unu forte gherradore.
Cando b'haiat unu nodu sanu
timìdu da onzi bonu minadore,
giamaiana a issu,e cun ardore
li poniat segura e forte manu.
Sa gente si firmaiat a mirare
chie fit pius forte o s'operagiu
o su nodu. Puntudu cun su magiu
cuminzaiat serenu s'addobbare.
E fit bellu su ider cuss'iscuru
triballadore che unu gherreri
istare dies e dies , feri feri
dende battaglia a donzi crastu duru.
Tremaiat su monte tottu cantu
a sos iscoppios fortes de sas minas
e saltaian sas roccas cristallinas
sutta de su piccone a cantu a cantu.
In sos meses de triulas. d'austu,
cando su sole ballat in su saltu,
e paret donzi chelu pius altu,
tiu Puntudu de suore insustu
non finiat sa gherra. In su serenu
mesudie su suo palanchinu
lughiat che terribile ispadinu
ipacchende su coro a su terrinu.
E de s'ierru? Fini sos manzanos
frittos che su entu e sa morte.
Sos nodos sutta de s'astrau forte
pariant tantos bezzos pili canos.
Ma isse forte, a s'ora onzi die,
prontu fit cun su magiu e cun su piccu,
a ispaccare s'astraore siccu,
derettu che unu chercu in mesu nie.
In sos mannos silenzios de ierru
s'intendiat cuss'opera potente
in sa nuda costera in su padente
sonos de minas e tinnulos de ferru.
A chie cheriat pedra separada
pro fagher domos noas a primore
chircaiant s'iscuru minadore
chi sempre la teniat preparada.
Montes de pedra, altos che casteddos
chi faghian sa zente ispaventare
e Puntudu cuntentu a cuntrattare
a testa nuda e cun brazzos nieddos.
Tottus sas mezzus domos de sa idda
sun de sa pedra chi ha tirad'issu
cund'una volontad'e mincindissu
cun su corpu sudende istidd'istidda.
E issu non tenet domo. Hat tribagliadu
nott'e die tant'annos pro niente,
prite s'ingratitudine e sa gente,
mai s'opera sua hat cumpensadu
comente meritaiat. Bezzu canu
est como mesu surdu isconsoladu
che unu campu senz'alvure isfruttadu
chi piùs non dat elva non dat ranu.
Sas manos chi frundian sos piccones,
palos de ferru. che fozzas su entu,
appena appena istringhen s'alimentu
chi li porrit sa zente in sos cantones.
Questa ciclopica figura di umile e dolorante minatore è tolta dal vero. Sulle sue mani tremolanti che un giorno rovesciavano massi enormi, deposi anch'io l'obolo della pietà come qui offro alla sua memoria questo segno d'amore.
Antioco Casula ( Montanaru )
ps. segue la traduzione
pps. Craby e quella gara di poesia? dai che sono curioso. -
suonosardo.
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Puntudu fu il primo spaccatore
di pietre nel nostro paese.Col piccone in mano
egli fù sempre d'inverno e d'estate
come un grande combattente.
Quando vi era una roccia dura
temuta da ogni buon minatore,
chiamavano a lui, e con ardore
vi metteva mano forte e sicura
La gente si fermava per vedere
chi fosse più forte l'operaio
o la roccia.Puntudu con il maglio
cominciava sereno il picconare
Ed era bello vedere quel povero
lavoratore come un guerriero
stare giorni e giorni, colpo su colpo
dare battaglia ad ogni dura pietra
Tremava il monte tutto quanto
agli scoppi forti delle mine
e saltavano le rocce cristalline
sotto il piccone pezzo a pezzo.
Nei mesi di luglio, di agosto,
quando il sole danza sulla valle,
e sembra ogni cielo più alto,
zio Puntudu bagnato di sudore
non finiva la guerra. Nel sereno
mezzogiorno il suo palanchino
lucicava come terribile spadino
spaccando il cuore della terra
E d'inverno? erano le mattine
fredde come il vento della morte.
Le rocce sotto il ghiaccio forte
parevano tanti vecchi dai capelli bianchi
ma lui forte,puntuale ogni giorno,
pronto era col maglio e col piccone,
a spaccare il secco ghiaccio,
diritto come quercia in mezzo alla neve.
Nei grandi silenzi d'inverno
si udiva qell'opera possente
nella nuda costiera della foresta
suoni di mina e tintinnii di ferro.
Chi voleva pietre scelte
per fare case nuove, prestigiose
cercava il povero minatore
che sempre le teneva preparate.
Monti di pietra alti come castelli
che facevano la gente spaventare
e Puntudu felice a contrattare
a testa nuda e con la braccia nere.
Tutte le più belle case del paese
sono di pietra che ha lui cavato
con la volontà di un indiavolato
con il corpo coperto di sudore.
E lui di casa non ne ha.Ha lavorato
notte e giorno tanti anni per niente
perchè l'ingratitudine della gente,
mai l'opera sua ha ricompensato
degnamente. Vecchi canuto
È adesso mezzo sordo sconsolato
come un campo senz'alberi sfruttato
che più non da ne erba ne grano.
Le mani che brandivano i picconi
pali di ferro, che foglie al vento,
a mala pena stringono l'alimento
che gli porge la gente nei rioni.
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dedalonur9.
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abbiamo un novello Leopardi?!
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SaCraba.
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suonosà... ho fuso il pc non posso intervenire...devo portarlo ad aggiustare...ora sono con quello di mio fratello che mi stà guardando storto ricordati che devo postarti tutta la gara poetica... preparati psicologicamente... ci leggiamo tra 4 o 5 gg..
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Judikess4.
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Appello al fratello di Craby : permettile l'uso del pc per mezz'ora al giorno sotto stretta sorveglianza finchè non è a posto il suo.
Ti prego , ti prego, ti prego!
JK. -
suonosardo.
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Stai tranquilla Craby sò avere pazienza . -
dedalonur9.
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CITAZIONE (SaCraba @ 15/9/2009, 17:28)suonosà... ho fuso il pc non posso intervenire...devo portarlo ad aggiustare...ora sono con quello di mio fratello che mi stà guardando storto ricordati che devo postarti tutta la gara poetica... preparati psicologicamente... ci leggiamo tra 4 o 5 gg..
Poichè secondo la nota Legge di Einstein sui guasti termodinamici, "il 99,9 % dei problemi di un pc è posto tra la scrivania/pc e la sedia", diffido e sconsiglio, il fratello di tale "saCraba", dal prestargli il Pc..
anzi gia che ci siamo... non prestargli neppure il telegrafo....e neppure i "segnali di fumo"...
Edited by dedalonur9 - 16/9/2009, 09:56. -
ginzo96.
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CITAZIONE (dedalonur9 @ 15/9/2009, 15:55)abbiamo un novello Leopardi?!
no altri da studiare no mi basta dante, il boccaccio ecc.. -
SaCraba.
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CITAZIONE (dedalonur9 @ 16/9/2009, 09:12)CITAZIONE (SaCraba @ 15/9/2009, 17:28)suonosà... ho fuso il pc non posso intervenire...devo portarlo ad aggiustare...ora sono con quello di mio fratello che mi stà guardando storto ricordati che devo postarti tutta la gara poetica... preparati psicologicamente... ci leggiamo tra 4 o 5 gg..
Poichè secondo la nota Legge di Einstein sui guasti termodinamici, "il 99,9 % dei problemi di un pc è posto tra la scrivania/pc e la sedia", diffido e sconsiglio, il fratello di tale "saCraba", dal prestargli il Pc..
anzi gia che ci siamo... non prestargli neppure il telegrafo....e neppure i "segnali di fumo"...
hai perfettamente ragione.. meglio non prestarmi nulla.. non mi durada ne bidri e ne siccau..
pensa che era un gioiellino nuovo di zecca.. la Sony si stà ancora chiedendo come un loro pc si sia potuto ridurre in quello stato nel giro di pochissimo tempo ... è partito il disco rigido..
appena lo vedranno penseranno di avere a che fare con un posacenere al telefono ho raccomandato di dargli una bella passata di compressore visto che c'erano. -
suonosardo.
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Ciao Ginzo
Forse non sarebbe poi male se a scuola vi insegnassero un pò meno Boccaccio, e al suo posto un pò di sardo non pensi? per es.sapresti dirmi di cosa parla questa poesia?
No sias isciau
O sardu, si ses sardu e si ses bonu,
sempre sa limba tua apas presente:
no sias che isciau ubbidiente
faeddende sa limba 'e su padronu.
Sa nassione chi peldet su donu
de sa limba iscumparit lentamente.
massimu si che l'essit dae mente
in iscrittura che in arrejonu.
Sa limba 'e babbos e de jajos nostros
no l'usades pius nemmancu in domo
ca pobera e ca ruza la creides.
Si a s'iscola no che la jughides
po la diffunder mezus, dae como
sezis dissardizzende a fizos bostros
Remundu Piras 1977
p.s. non barare però. -
suonosardo.
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Nomi e caratteristiche del diavolo
Diàulu, demoniu, aremigu, lu-bekku, zampa-di-addu, codicella, coa-de-fogu, bestia, puzzinòsu, tentadòri, foras-de-nosu, foras-domine, bobbòi, mommòtti, maschingànna...quanti nomi ha il diavolo in Sardegna? A parte alcuni, comuni e generici, corrispondenti all'italiano "diavolo" e "demonio", la maggior parte sono perifrasi per non nominare direttamente il "nemico" o aremigu che altrimenti farebbe immediatamente la sua comparsa. Lo si indica perciò facendo ricorso a qualche sua caratteristica o ai suoi modi di incarnazione (becco,zampa di gallo, codetta, coda di fuoco, puzzolente ), o si ricorre ad un nome-scongiuro (foras-domine, fuori o lontano da noi ).
Questo diavolo che si materializza al solo farne il nome, viene immaginato e descritto nei suoi rapporti con gli uomini piuttosto che nel suo naturale ambiente infernale.
I moltissimi racconti sulle apparizioni del diavolo che è possibile ascoltare ancor oggi, descrivono le forme ingannevoli con cui si manifesta: una vecchia, un bambino piangente che, al nome di un santo o al segno della croce, si trasformano in una lingua di fuoco; un bue incatenato, un cane, un caprone, un cavallo, un cinghiale, un gallo, un vento impetuoso, e così via. Questi improvvisi incontri col diavolo che cerca di impossessarsi degli uomini, sarebbero frequenti specialmente la notte del Sabato Santo, la vigilia di San Giacomo e di San Giovanni Battista, ed avverrebbero di preferenza nei crocevia, nei cimiteri, presso le chiese sconsacrate, sotto le piante di fico.
Anche se, per sua natura, il diavolo dovrebbe agire per impossessarsi dell'anima degli uomini o per indurre a commettere peccato, nella leggenda sarda più che di patti col diavolo e di forme di possessione, si parla di incontri con il "nemico" che provocano spavento e, di conseguenza, debilitazione fisica e psichica. Anche malattie considerate diaboliche - certe malattie mentali, forme isteriche, l'epilessia - restano turbamenti della personalità che non comportano necessariamente una malvagità del malato o un suo peccato da scontare. È lo spavento dell'incontro con il diavolo, incontro inevitabile e imprevedibile, che lascia queste tracce. Un destino che incombe sugli esseri umani.
Tuttavia, questi diavoli e diavoletti sempre presenti, qualche volta possono essere anche benefici; si racconta infatti che essi custodiscono tesori, da soli o con l'aiuto dei loro alleati: Luxia Arrabiosa, la musca macèdda, una serpe, un'anima dannata, un cane nero, o l'iscultone, una specie di basilisco descritto come un grosso rettile o come un drago con la coda di bronzo e lo sguardo che uccide.. -
dedalonur9.
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CITAZIONE (SaCraba @ 16/9/2009, 19:58)hai perfettamente ragione.. meglio non prestarmi nulla.. non mi durada ne bidri e ne siccau..
pensa che era un gioiellino nuovo di zecca.. la Sony si stà ancora chiedendo come un loro pc si sia potuto ridurre in quello stato nel giro di pochissimo tempo ... è partito il disco rigido..
appena lo vedranno penseranno di avere a che fare con un posacenere al telefono ho raccomandato di dargli una bella passata di compressore visto che c'erano
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melqart.
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CITAZIONESa rutta 'e is diaulus", presunta porta dell'inferno al confine tra Seui e Ussassai, descritta dal Casalis nel "Dizionario geografico storico degli stati sardi". Molti pastori e gente comune, infatti si solevano recare li,quando perdevano un oggetto o del bastiame e arrivati nell voragine chiamata anche "sa rutta er bobbois"praticavano dei ritti pagani come:"Oremus,obrebus e Maias"che appunto nel mio paese praticano ancora oggi.Per tale motivo l'iquisizione di Cagliari processo molti dei miei compaesani, credo che fecero una brutta fine.Ci sono anche altre leggende legate a quel posto,che parlano di diavoli che scendevano travestiti da vecchie e altre storia macabre.
Salve, mi rifaccio alla leggenda postata da Dennis...anche a Triei (OG) c'è una grotta simile...sa Rutta 'e su diaulu, chi l'ha vista dice che al suo interno si possa vedere il suo volto sulla parete, pare abbia anche le corna...ma nella mia ultima esplorazione non l'ho trovata,ci ritenterò non appena tornerò i n Sardinia...ma ora un dubbio sorge spontaneo, tutte le divinità orientali portavano le corna come simbolo di regalità...e la religione cristiana ha voluto indicare in tutte queste raffigurazioni l'immagine del diavolo per tentare di sconfiggere il paganesimo...
La religione sarda è magnifica!!!!adora le statue cristiane e poi canta il Salve Regina per la Madonna indicandola come mama fizzia e isposa dessu Signore........(Dea Madre)!!!!!!!
La storia dessa 'rutta 'e Janas (Dedalo, mea culpa ...ti ho risposto riguardo questa leggenda nella discussione relativa alle janas...scusa per il ritardo ....) e di San Pietro e Sa Serpente ve l'ho propinata in tutte le salse...ora proviamo con un'altra:
la domenica è per i cristiani un giorno di festa, il lavoro nei campi andava però continuato, per cui Nicoleddu decise di andare a Golgo come tutti i giorni ad arare i suoi campi nonostante tutti glielo sconsiglissero. Dopo alcuni alcuni giri attorno alla voragine, il giogo di buoi impazzi catapultandosi verso l'imboccatura della voragine e gettandosi capofitto al suo interno, trascinandosi dietro il povero Nicoleddu che aveva osato disubbidire agli insegnamenti cristiani........
La voragine è considerata come il mondo degli inferi, creata quando San Pietro scaraventò il terribile serpente..... -
SaCraba.
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leggenda di Senorbì:
(...)Legata all'origine del nome di Senorbì, è raccontata un'antica leggenda. Si narra che vi fosse una fitta foresta abitata dai cinghiali. Un giorno, un popolo di splendide fanciulle e uomini fortissimi giunse nella foresta, disboscandola e uccidendo i cinghiali. Gli uomini costruirono al posto della foresta un villaggio che chiamarono Senorbì, dal nome sardo del cinghiale (sirboni). Il re andò a vivere, insieme ai cortigiani, nel colle di Simieri mentre il popolo costruì delle capanne a valle, proprio dove oggi sorge il centro abitato. Il sovrano, che abitava nel nuraghe di Simieri, si invaghì di una delle belle fanciulle del popolo, e fece costruire per lei un magnifico telaio d'oro. Il suo amore però non fu mai corrisposto e il re impazzì per il dolore, distruggendo la sua reggia e ammazzando i cortigiani.
Il telaio rimase sepolto sotto le macerie del nuraghe, ma ancora oggi a mezzogiorno nelle giornate d'estate si può sentire il rumore del telaio e il canto delle cortigiane del re.
http://www.comunas.it/j/v/420?s=5&v=9&c=20...=10&c1=1960&t=1
ps:L'origine del nome "Senorbì" è soggetto a diverse interpretazioni. Secondo alcuni avrebbe una derivazione latina, dall'unione dei termini "Sin" (dea luna) e "Orbis" (disco), con il significato di "disco della luna". Un'altra interpretazione, fa risalire il nome del paese alla parola sarda "sirboni" che significa cinghiale, animale che popola in maniera massiccia le campagne della Trexenta. Ancora, lo si farebbe derivare dalla voce fenicia "Scen", con il significato di cresta montuosa dentellata.
questa leggenda mi ricorda quella del Castel Medusa di Asuni e del nuraghe Nolza di Meana Sardo.